amore, genitori e scarsa autostima

Ho 26 anni e vivo con i genitori. Sono studente, non lavoro. Sono figlio unico.
Sto affrontando un periodo difficile.
Sono sempre stato una persona con scarsa autostima in molto ambiti, nonostante abbia qualità e capacità a detta di molti.
Non ho mai avuto una ragazza e qualche mese fa ho iniziato a frequentarne una di 31 anni, di nazionalità albanese. Una persona seria, sincera e che si è meritata la mia fiducia.
Ne ho parlato tranquillamente ai miei genitori e la reazione è stata di disappunto e di estrema preoccupazione (chissà chi è, chissà cosa ti racconta di sè, a 31 anni può voler metter su famiglia e tu allora cosa fai?, e l'ovvia preoccupazione che la metta incinta...). Da questa reazione sono rimasto destabilizzato, appiattito. Soprattutto mio padre, che in generale stimo, ha fatto uscire un lato che non mi aspettavo e con molta foga. Insomma, io mi so imporre poco e nonostante le discussioni e i tentativi (portati avanti anche con scarsa lucidità da parte mia), i loro dubbi sono diventati un poco anche i miei. non sapevo come uscirne, perchè in fondo questa ragazza mi piaceva e mi piace. Questa situazione ha poi fatto emergere delle fragilità che mi hanno destabilizzato in generale: troppo carico emotivo, inoltre ho lasciato intendere che era finita, ma dopo qualche mese di bugie e difficoltà oggettive è finita davvero. Questa situazione mi ha portato a chidere un sostegno psicologico che prosegue tuttora. Il dottore mi aiuta a conoscermi e a mettere ordine in me, ne sono abbastanza soddisfatto.
Mia madre non era e non è d'accordo sulla mia storia ma ha acconsentito a mantenere aperto un dialogo (tutto in segreto da mio padre).
Mio padre è una brava persona, ma nei suoi riguardi mi sono sempre sentito inferiore, in difetto, con la paura di sbagliare e di deluderlo.
la ragazza in questione sapeva tutto ed è stata molto comprensiva, si è offerta di starmi vicino per affrontare insieme questo momento, ma non me la sono sentita, perchè ovviamente per come andavano le cose si stava male.
Oggi ho capito che quella con lei è un'esperienza a cui tengo e che vorrei recuperare, ma temo il confronto con i miei (non voglio più mentire per vederla): temo il disaccordo, temo una rottura insanabile, che mi caccino di casa, che non riesca a terminare gli studi. Allo stesso tempo sento che rischio di bloccarmi davanti a una ragazza per la paura del loro giudizio e che rischio di portare rancore verso di loro.
Io non so se si convincerebbero mai, non so cosa fare. Con lo psicologo ho finora cercato di portare ordine in generale, dato che ho toccato vari ambiti. Mi aiutò a capire che per me in quel momento era meglio interrompere, ma dello stato attuale non ho ancora parlato a fondo. grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo,
I rapporti affettivi sono quanto di piu' personale esista. La natura interviene in modo deciso perche' questo sia garantito.
I genitori cercano tipicamentte di intervenire ma il parere che possono dare non ha alcuna relazione con il sentire dell'interessato.
Quello su cui lei doverebbe lavorare e' questa eccessiva importranza che da' al loro parere, al punto tale da averne timore. L'emancipazione da questa eccessiva dipendenza e' davvero necessaria e va costruita con determinazione!
Ci mandi sue notizie se vuole.
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazzo,
se è seguito da uno psicologo è con lui che dovrebbe parlare a fondo anche dello stato attuale, dato che la conosce personalmente e quindi, meglio di noi qui dietro a uno schermo, può esaminare le sue preoccupazioni e il rapporto con i suoi genitori, che sembrano pesare molto sulla sua vita e sulle sue scelte affettive.

Dice di sapersi imporre poco in famiglia nonostante sia già una persona adulta e dalle sue righe si intravede un rapporto, a mio parere, con i suoi genitori, e in particolare con suo padre, che sembra non essersi evoluto sotto il profilo della sua autonomia personale, come si converrebbe a un giovane adulto come lei.<Io non so se si convincerebbero mai, non so cosa fare.> in questo modo rischia di fare scelte che vanno bene ai suoi genitori ma non a lei. Oltretutto vive nella paura che se non compiace i suoi genitori verrà punito , <temo una rottura insanabile, che mi caccino di casa, che non riesca a terminare gli studi>

<Sono sempre stato una persona con scarsa autostima in molto ambiti>. Questo non mi meraviglia dato che lei dice< Mio padre è una brava persona, ma nei suoi riguardi mi sono sempre sentito inferiore, in difetto, con la paura di sbagliare e di deluderlo.> probabilmente è per lei un confronto schiacciante.

In genere alla sua età, più che temere di deludere i propri genitori, sarebbe importante non lasciare indietro se stessi, lavorando sulla sua autonomia, sulla stima di sé e sugli aspetti che finora le hanno impedito di avere una storia sentimentale.

E' seguito in ambito privato o pubblico?
Da quanto tempo?
Su cosa sta lavorando con il suo curante?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie entrambe per le risposte!
Il mio terapista è privato e con lui mi vedo da un paio di mesi. Anche lui dice che ho una visione di me non positiva ed è su questo aspetto che bisogna lavorare. Siccome questa vicenda ha fatto emergere anche altre paranoie stiamo lavorando un po' su tutto. Ho lasciato la ragazza perchè in quel momento non me la sentivo, poi stiamo affrontando il lato dello studio/professionale. Adesso dovrò affrontare in modo più diretto il nodo genitori. Vi ho consultato perchè purtroppo nel periodo estivo i nostri appuntamenti si sono diradati ed è un po' che non vado.
Io desidero potermi confrontare con mio padre ma, come il terapista suggerisce, devo prestare attenzione se la mia apertura al dialogo non sia in realtà un "chiedere il permesso". Proprio questo mi preoccupa, la difficoltà nel sapermi confrontare alla pari con mio padre, sopportando anche un parere contrario. In questi mesi sono molto migliorato, anche nel rapporto con lui, ma questo ostacolo è uno di quelli più sedimentati. Pur nella volontà di tornare con questa ragazza non vorrei "fare il passo più lungo della gamba" e buttarmi in un confronto che forse non sono ancora pronto a sostenere. Forse è opportuno lavorare ancora sulla mia consapevolezza ed eventualmente rimandare a quando mi sentirò meglio? Non starò semplicemente postponendo il problema? Questa ragazza mi piace ma il mio timore grosso è quello di rimanere comunque segnato nella mia autonomia di pensiero e azione. Forse mi devo dare tempo e se poi lei non sarà più disponibile almeno avrò la tranquillità di poter ricominciare con qualcun altro. Cosa ne pensate?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
entile ragazzo,
I temi su cui sta lavorando sono importanti e richiedono un certo tempo di elaborazione.
Riguardo la ragazza sarebbe utile comportarsi in modo spontaneo: gia' avere lla sensazione di "chiedere il permesso" e' negativa per la sfera affettiva.
Per quanto riguarda l'autonomia nei confronti dei genitori si tratta di un tema molto rilevante che incide su tutti gli altri temi esistenziali e va curato in modo particolare.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
I temi su cui sta lavorando sono importanti e richiedono un certo tempo di elaborazione.
Riguardo la ragazza sarebbe utile comportarsi in modo spontaneo: gia' avere la sensazione di "chiedere il permesso" e' negativa per la sfera affettiva, toglie autenticita' al suo sentire.
Per quanto riguarda l'autonomia nei confronti dei genitori si tratta di un tema molto rilevante che incide su tutti gli altri temi esistenziali e va curato in modo particolare.
Riprenda i colloqui con lo psicologo appena possibile!
Cordiali saluti