Non so da che parte andare

Buonasera. Ho da poco compiuto 34 anni e il mio problema, fondamentalmente, è che in questo momento nella mia vita non c'è nulla che vada bene, a cominciare dal lavoro (in teoria sarei una libera professionista, ma di fatto sono una disoccupata). Ho faticato per molti anni, ho accumulato vari titoli e esperienze e, proprio quando sta per finire il periodo in cui di solito una persona si definisce "giovane", mi ritrovo senza nulla in mano.
Certo, come tutti, di difficoltà ne ho incontrate anche in passato, ma per la prima volta non so cosa fare, che direzione prendere. Sono sempre riuscita a cavarmela da sola ma adesso non riesco, sono confusa, stanca. Vorrei fare delle scelte concrete, rimboccarmi le maniche per uscirne, ma ho paura di fare di nuovo la scelta sbagliata e considerato che non sono più così "giovane", non posso sbagliare.
Avrei bisogno di parlare con qualcuno o, se non altro, di sapere che c'è qualcuno. Invece non c'è nessuno, non parenti, non affetti, anche le mie amiche si sono allontanate. Sono assolutamente, completamente sola. Sia in senso fisico (vivo da sola e spesso passo intere giornate senza dire una parola a nessuno) che morale.
Cerco comunque di "fare cose" per migliorare la situazione, mantenermi attiva in qualche modo: vado a correre, faccio volontariato, un corso di lingue. E in effetti quando faccio queste cose per un po' mi sento meglio, ma poi torna il problema di fondo: che non so cosa fare della mia vita e intanto il tempo continua a passare velocemente.
Vedo che i miei conoscenti hanno avuto successo in campo lavorativo, sentimentale (stasera per es. ho scoperto su FB che una mia ex amica si è sposata con l'uomo per cui avevo avuto una breve infatuazione). Io invece nulla, praticamente non ho una vita.
Da un po' di tempo ho anche preso a pensare ad alta voce, quando sono in luoghi pubblici. Non che senta voci o che. Semplicemente a volte quando sono molto preoccupata per qualcosa o in una situazione in cui temo il giudizio altrui ripercorro mentalmente conversazioni già avute o immagino cosa dovrei dire ad una certa persona. Poi all'improvviso, quando vedo la gente intorno a me che mi guarda sconvolta o ride, mi rendo conto che probabilmente ho espresso verbalmente quello che doveva rimanere un pensiero. Mi rendo conto che questo non è il problema principale, è solo un sintomo che dimostra quanto io mi senta sola ma questa cosa ovviamente mi provoca ulteriore ansia e paura di avere contatti sociali. Ne avevo anche parlato con uno psicoterapeuta. E' stata un'esperienza bruttissima. Mi sono sentita una stupida e ho cominciato a nutrire forti dubbi anche sulla psicoterapia.
In ogni caso, non ho le risorse economiche per intraprendere un percorso psicoterapeutico e, sinceramente, non me la sentirei di andare in una struttura pubblica.
So che le risposte su cosa fare della mia vita possono essere solo dentro di me, ma non so come trovarle e comincio ad essere davvero, davvero stanca.
Grazie.
[#1]
Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

da come scrive direi che le qualità per riuscire a smuovere la situazione non Le mancano, deve "solo" trovare la necessaria fiducia in se stessa.

Per quanto riguarda l'età, fa parte della mentalità nazionale pensare che tutto deve essere legato all'età; il che è vero ma fino a un certo punto..

Quindi, non si faccia imbrogliare da questo luogo comune; è molto più importante credere in se stessi.

Per quanto riguarda la psicoterapia, si tratta di trovare il/la professionista con cui riesce a intendersi e ad esaminare la situazione in modo costruttivo.

Con un po' di impegno, il resto verrà di conseguenza.
[#2]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
comprendo che la mancanza di un lavoro possa essere molto "faticosa" da digerire.
Il lavoro non è solo denaro. Il lavoro è riconoscimento sociale, indipendenza, identità..
Non a caso la professione che facciamo è scritta proprio nella "carta di identità". Inoltre mi immagino che questo ancora non la renda autonoma dalla famiglia, ed anche questo, forse, è un ulteriore elemento problematico.
Che cosa teme nelle relazioni con gli altri?
Per lei è complicato dire "sono disoccupata"?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#3]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Vi ringrazio, siete stati molto gentili.
Riguardo alla domanda “cosa temo nella relazione con gli altri?”, non dico “sono disoccupata”, perché ho sperimentato che genera reazioni che vanno dal fastidio al pietismo. Ma non è il timore principale. Non so cosa temo, è un insieme di paure irrazionali: “dirò qualcosa di sbagliato?”, “qualcosa nel mio aspetto non va?”, “mi metterò a pensare ad alta voce?”. A mente fredda sono sciocchezze, ma sul momento mettono ansia. Prima non ero così insicura. Credo che si leghi, almeno in parte, all'assenza di lavoro. Quando non si lavora i rapporti con gli altri diminuiscono sia perché diminuiscono le occasioni (per es. quelle legate direttamente al lavoro o al tempo libero che non ci si può più permettere economicamente) sia perché ci si intristisce e, siccome comprensibilmente le persone tristi non piacciono, si viene allontanati. Ma se si hanno meno rapporti sociali si diventa anche meno “allenati” ai rapporti sociali quando finalmente le occasioni si presentano: un circolo vizioso. Senza contare che i piccoli successi lavorativi sono gratifiche che ci regalano fiducia in noi stessi. La disoccupazione toglie fiducia.
Il mio proposito è di trovare occasioni di relazioni con gli altri, magari non troppo ansiogene, per riabituarmi, continuando nel contempo a cercare rimedi per la situazione lavorativa.
Detto ciò e per concludere... So che ci sono problemi ben peggiori e penso davvero che la serenità si debba cercare nelle piccole cose, come può essere una corsa lungo il fiume. Inoltre in questo momento sono un po' più propositiva e positiva. Ma so che la mente non è sempre razionale e lucida. A volte le cose potrebbero sembrare più tragiche di quel che sono in realtà. Questi argomenti normalmente sono un po’ tabù. Eppure si sa – e mi spaventa – che tanti disoccupati ad un certo momento sono arrivati a pensare che per loro non ci fossero più carte da giocare, hanno creduto di aver esaurito tutte le opportunità, anche se magari l’ultima opportunità era dietro l’angolo e non sono più stati in grado di trovare un significato per la loro vita... magari in quel momento non avevano nessuno da chiamare... Cosa si può fare per non arrivare mai a quel punto? Mi rendo conto che la domanda è un po’ generica e difficile, un po’ come pretendere che uno psicologo abbia in mano il senso della vita. Spero che non esuli dal contesto. Ma volevo dire tutto ciò che avevo da dire.

Grazie. Cordiali saluti.