Rifiuto di fare la cacca nel vasino

Gentili dottori, vorrei esporvi la situazione del mio bimbo di 2 anni e 4 mesi. Notando una sua grande curiosità per il vasino e per il water, ho voluto provare a togliergli il pannolino abbastanza presto (20 mesi). Per la pipì abbiamo avuto qualche problema, ma in generale non è andata male. Non avvisa quando gli scappa ma me ne accorgo da dei gesti che fa (anche se lui nega, nega sempre). Per la cacca invece la situazione è ancora la stessa di 7 mesi fa: la fa una volta al giorno, ad orari imprevedibili, nelle mutandine. Non sono voluta tornare indietro (al pannolino) perché speravo che la situazione si sbloccasse, e invece niente. Fino a poco tempo fa negava anche di averla fatta e non voleva essere cambiato, ora invece mi avverte mentre la sta facendo o subito dopo e chiede di essere cambiato, ma di farla sul vasino non se ne parla. Sembra che abbia paura: se riesco a capire quando la deve fare e provo a convincerlo a sedersi sul vasino, sono pianti ed urla, sembra proprio terrorizzato. Solo una decina di volte l'ha fatta nel vasino in questi 7 mesi, ma sempre sotto mie insistenze e sue proteste. Non ho mai mostrato ribrezzo verso la sua cacca, non l'ho mai sgridato quando la fa nelle mutande e le poche volte che è riuscito a farla nel vasino mi sono sbizzarrita in lodi, applausi, ecc... Come mi consigliate di comportarmi? So che una buona risoluzione della fase anale è importante per lo sviluppo di una personalità equilibrata ed ho paura di sbagliare causando traumi al mio bambino. Non so se mostrarmi più rigida ed insistente o se aspettare con pazienza (dote che fortunatamente non mi manca) che sia lui a decidere che è arrivato il momento di fare la cacca nel vasino. Temo possibili ripercussioni negative sia in caso di un mio eccessivo lassismo che in caso di una mia eccessiva rigidità. Credo di aver sbagliato a togliergli il pannolino così presto, ma ormai è cosa fatta. In questo momento lui è in una fase abbastanza sfidante nei miei confronti (ad esempio, gli dico di non tirare i suoi giochi e lui lo fa per dispetto, guardandomi con aria di sfida); io credo di essere una mamma molto accomodante ma anche molto ferma e decisa quando ho detto "No" o "Questo non si fa". Mio marito in genere è sulla mia lunghezza d'onda per quanto riguarda le scelte educative, ma non mi è stato molto di supporto in questa fase di spannolinamento: è molto meno paziente di me, prova molto fastidio a ripulire il bimbo e per lui dovevamo rimettere il pannolino e basta. Aspetto le vostre osservazioni e, magari, i vostri suggerimenti. Grazie, cordiali saluti.
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Dr. Sergio Sposato Psicologo 147 6 14
Gentile signora,

Lo sviluppo infantile procede a fasi alterne. A periodi di crescita e acquisizione di abilità possono alternarsi periodi in cui si ha un rallentamento o si ritorna alle abitudini precedenti. Bisogna tenere conto che ciascun bambino ha i suoi ritmi di crescita e che provare a forzarli può portare a conseguenze a volte spiacevoli. Il rifiuto delle regole genitoriali in alcuni periodi può essere sinonimo dell'evoluzione morale del bambino. I bambini hanno infatti bisogno di mettere in discussioni le regole imposte dagli altri per crearsene delle proprie. Ciò è particolarmente evidente durante la fase dell'adolescenza. All'età di suoi figlio invece è necessario che siate voi genitori a decidere cosa è giusto e cosa non lo è, pertanto è giusto dire di no, purché si provi comunque a spiegare al bambino quali siano le motivazioni che stanno dietro alla regola. Per quanto riguarda i comportamenti, di solito gli esseri umani sono inclini a ripetere quelli che ritengono utili (ovvero che gli consentono di raggiungere lo scopo desiderato) e a non ripetere quelli dai quali non ricevono alcuna gratificazione (o ricevono una punizione). Quando ci si trova dinanzi a un comportamento indesiderato di scarso valore (ovvero che non ha conseguenze per il bambino o per gli altri), la cosa più semplice da fare è non prestargli attenzione (per esempio quando il bambino protesta per un divieto), mentre quando si tratta di reazioni che possono nuocere a se stessi o agli altri o che hanno conseguenze rilevanti (per esempio il bambino afferra un martello) è possibile introdurre una punizione. Affinché la punizione sia efficace è necessario che venga percepita come tale dal bambino, che venga applicata immediatamente dopo il comportamento indesiderato e che abbia una durata adeguata. Punizioni inadeguate possono spingere il bambino a ripetere con più insistenza il comportamento indesiderato. Lo stesso ragionamento può essere applicato al problema della defecazione (o encopresi). Provi a stabilire con suo figlio un elenco di ricompense (cibi, giocattoli, svaghi, ecc...) e ad assegnare un punteggio a ognuno di essi, in base alla desiderabilità (comportamenti più desiderabili avranno quindi punteggi più altri). Ogni punto equivale all'aver usato il vasino. Se suo figlio utilizza il vasino ottiene 1 punto, altrimenti lo perde. Una volta accumulati dei punti (ovvero se suo figlio avrà usato il vasino 1-2-3 giorni di fila) lasci che scelga come utilizzarli (ovvero se accedere alla ricompensa corrispondente o se continuare ad accumularli per ricompense più ambite). Rinforzando il comportamento desiderato (ovvero l'uso del vasino) dovrebbe motivare suo figlio a metterlo in atto. Quando suo figlio non userà il vasino e sporcherà le mutandine non corra subito a cambiarlo, ma provi a ignorarlo per qualche tempo (purché non sia un lasso di tempo tale da causargli un'irritazione) e poi lo cambi senza dire nulla. In tal modo, se suo figlio è cosciente dello stimolo, ma non usa il vasino per attirare la sua attenzione, non riceverà rinforzo e abbandonerà questo tipo di comportamento. Dopo 20 giorni consecutivi il cui il bambino usa il vasino, il problema dovrebbe essere risolto. Se nonostante questi suggerimenti il problema dovesse persistere è possibile che suo figlio non sia pronto per abbandonare il pannolino e in tal caso le suggerisco di posticipare l'eliminazione dello stesso o di rivolgersi di persona a uno psicologo dell'età evolutiva per una valutazione più approfondita. Le ricordo infine che il miglior modo per insegnare ai bambini come comportarsi è fungere voi stessi da modelli. I genitori sono la più grande risorsa per un bambino, nonché il loro principale modello di vita. Se mettete in pratica comportamenti desiderabili, i vostri figli probabilmente cresceranno con principi e valori sani, ma se mettete pratica comportamenti inadeguati (urlare, litigare, ecc...) è probabile che i bambini imiteranno anche quelli e cresceranno a loro volta aggressivi, litigiosi, ecc...

Cordialità

Dr. Sergio Sposato MSc, CPsychol, AFBPsS
Practitioner Clinical and Counselling Psychologist
EuroPsy Certificate (Clinical and Health Psychologist

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottor Sposato, la ringrazio moltissimo per la sua risposta così accurata. Credo che il mio bambino sia ancora troppo piccolo per poter comprendere e perseguire un sistema a punti come quello che mi suggerisce e, tra l'altro, onestamente non sono favorevole a metodi educativi basati su punizioni e rinforzi. Idealmente (e, mi auguro, concretamente) vorrei che fossero motivazioni intrinseche, anziché estrinseche, a costituire il motore della sua crescita e del suo cammino verso l'indipendenza, quali il desiderio di essere competente ed il bisogno di identificarsi coi suoi modelli di riferimento. Mi colpisce la sua affermazione "Il rifiuto delle regole genitoriali in alcuni periodi può essere sinonimo dell'evoluzione morale del bambino"; mi viene da pensare che forse il rifiuto del mio bimbo di "accontentarmi" facendo la cacca nel vasino si risolverà spontaneamente nel momento in cui avrà risolto questo periodo di messa in discussione della sua identificazione fusionale con me e con la MIA morale. In effetti, da quando ha imparato a dire (quindi a concepire) "Io" e "Te", ho assistito ad una sorta di "piccola adolescenza"...

La ringrazio ancora per questo prezioso confronto. Cordiali saluti.
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Dr. Sergio Sposato Psicologo 147 6 14
Gentile signora,

Le ho suggerito alcune tecniche di orientamento cognitivo-comportamentale perché sono quelle che funzionano meglio con i bambini. Lei scrive di non essere favorevole alle punizioni, ma se legge meglio il mio suggerimento vedrà che anche io le ho scritto che le punizioni possono non essere adeguate e le ho suggerito un metodo che non le prevede, ma si basa piuttosto sui rinforzi.

Scrive anche "vorrei che fossero motivazioni intrinseche, anziché estrinseche, a costituire il motore della sua crescita e del suo cammino verso l'indipendenza, quali il desiderio di essere competente ed il bisogno di identificarsi coi suoi modelli di riferimento". L'utilizzo di tecniche di gestione comportamentale, affiancate a modelli educativi funzionali, può favorire la nascita di motivazioni intrinseche funzionali. Quando si parla di motivazioni intrinseche infatti si fa riferimento a comportamenti che la persona mette in atto perché li trova piacevoli. Ovviamente ciò che suo figlio trova piacevole dipende anche dal sistema culturale in cui cresce e dai modelli ai quali si ispira. Quindi mostrandogli comportamenti adeguati e scoraggiando comportamenti disfunzionali contribuirà allo sviluppo di motivazioni intrinseche funzionali.

Quando le ho scritto "Il rifiuto delle regole genitoriali in alcuni periodi può essere sinonimo dell'evoluzione morale del bambino" mi riferivo all'adolescenza. Infatti ho aggiunto "All'età di suoi figlio invece è necessario che siate voi genitori a decidere cosa è giusto e cosa non lo è". Cerchiamo dunque di non fare confusione attribuendo al bambino competenze cognitive e morali che ancora potrebbero non essere adeguatamente sviluppate.

Cordialmente,