Insicurezza, depressione, mancanza di autostima

Buongiorno. Ho 27 anni. L'inizio del mio malessere è iniziato con l'università. Studiavo lettere, mi piaceva. Ma quando sono andata fuoricorso sono iniziati i problemi. Mi sono diplomata col massimo dei voti, e per la prima volta ho visto incrinate le mie capacità. Questa delusione nei confronti di me stessa me la trascino ancora. Assieme al fuoricorso mi ha mandato in crisi un metodo di studio da perfezionista e la crisi. Sentivo persone più titolate e in gamba di me a cui la laurea non era servita. Sono arrivata ad avere i primi sintomi di depressione e, molto dolorosamente, ma anche con un'urgenza di serenità, ho lasciato.
Non ho smesso di studiare. Ho sempre letto molto, ho tanti interessi, mi piace imparare. Sto per conseguire il tesserino da pubblicista; non sono convinta di volerlo, ma voglio dare un senso al tempo), ho lavorato in un call center e in estate in campagna. Ci ho lavorato per 5 anni, vivendolo come un sconfitta verso me stessa, ma lo stipendio è buono. E lo so fare, mentre l'idea di lavorare anche come cameriera... ho paura di non saperlo fare, immagino figure di m* e così non ho neanche la faccia di chiedere il lavoro. Un senso di inadeguatezza e incapacità che riguarda un po' tutti i lavori. Quest'anno mi sono stancata della campagna, ma i soldi stanno finendo (non lavoro da 7 mesi).
Sto persino mettendo in discussione il mio sogno: scrivere. Ho pubblicato un ebook. Ma non riesco più a divertirmi, la scrittura è diventata un campo di prova che mi fa sentire inadeguata. L'editore mi ha proposto di leggere in pubblico, ma sono timida, riservata, insicura, non sono il tipo che si espone. Questo è un altro motivo per cui sto mettendo in discussione il mio sogno: se scrivi devi esporti, farti vedere, e non è da me. Inoltre non sono pienamente soddisfatta del libro.
Invidio le persone realizzate, che fanno cose importanti, che vivono in città importanti (io vivo in un paese di provincia, vorrei avere il coraggio di andarmene), o che semplicemente sono felici. Invidio una ragazza che alla mia età ha scritto romanzi, presenta in giro e ha successo. Lo so che è stupido, che la propria vita non si paragona a quella degli altri. Spesso su Facebook scorro le vite degli altri, poi mi accorgo che sto sbagliando e cerco di focalizzarmi sulla mia vita.
Non ho amici. O meglio verso le ragazze con cui potrei uscire provo diffidenza, come parlassero male di me, e per la mia insicurezza evito di farmi vedere. Ci sono persone con cui mi piacerebbe uscire ma mi sembra di chiedere l'elemosina, mi sento una sfigata. L'unico che frequento regolarmente è un ragazzo, da più di un anno. A volte mi sembra di amarlo, altre no. Lui mi ama. Ieri dopo il mio ennesimo pianto se n'è andato. Il picco di depressione l'ho avuto nel 2012/2013, davo testate al muro. Ho rasentato qualche psicologo ma sono incapace di parlarci, ho paura di essere giudicata.
È difficile riassumere in poco spazio. Se ci sono domande cercherò di completare il quadro della situazione.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
sembra che lei pretenda troppo da sè; standard davvero elevati... probabile che la ricerca della perfezione le sia costata in termini di tempo per quanto riguarda gli studi universitari.

La rinuncia, il ripiegare, il non esporsi, se placa solo momentaneamente il disagio, finisce per lasciare le nostre paure e insicurezze lì dove sono e amplificarle.

Paura del giudizio altrui, carenza di autostima e insicurezza, la trattengono da tempo in una condizione di malessere e insoddisfazione, in un'impasse dalla quale le riesce difficile uscire.
E così anche lo stato del suo umore ne risente.

Non tema nell'incontrare un nostro collega, assenza di giudizio, ascolto empatico, accoglienza soio alcuni capisaldi fondamentali del nostro lavoro.

Sarebbe opportuno che lei fosse accompagnata a recuperare una migliore stima di sé, sicurezza, fiducia nelle sue potenzialità e risorse presenti, ritrovando quelle smarrite e imparando ad esporsi gradualmente, affrontare le sue paure, per una vita più appagante e un migliore benessere
Ha fatto il primo passo scrivendo qui a noi, ora provi a fare il secondo rivolgendosi a un nostro collega, provi a fare un primo incontro.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
in passato ho già tentato incontri coi suoi colleghi. Il primo in verità fu con un neurologo, a mio parere incompetente, che all'epoca non fece che umiliarmi davanti ai miei genitori cogliendo al balzo il fatto che non avessi mai avuto un ragazzo (non ricordo, ma forse fui io a dirglielo, anche se non era vero, tanto per non spiegare trascorsi ancora più complessi e assolutamente intimi) per giustificare tutto il mio disagio.
Il secondo mi sembrava davvero un bravo psicologo ma non riuscii a dire nulla. Pensavo che non avrei risolto niente comunque, che la mia vita ormai era andata così e non c'era più tempo né modo di recuperare, che questa sensazione di fallimento, di disfatta, ormai era parte di me. A volte avrei voluto semplicemente che mi avesse abbracciato, spesso nel mio caso è proprio l'affetto ciò di cui ho bisogno. Ci scambiammo qualche messaggio perché ancora oggi trovo molto più facile esprimermi scrivendo che parlando. Parlare di questi miei problemi mi fa sentire una stupida, non lo so perché. Può sembrare che non ci sia differenza, ma per me ce n'è tanta.
Dopo l'episodio col secondo psicologo mi ripresi (alla fine mi riprendo sempre da sola, in qualche modo, il problema è che da sola ricasco anche), poi, a distanza di un anno circa, un'altra psicologa, con cui feci qualche incontro. Anche a lei scrissi una lettera per spiegarmi.
Poi, se non avessi problemi a vedere faccia a faccia uno psicologo, non sarei qui, ci sarei già andata, non crede? Se sono qui è perché mi riesce più facile comunicare così.
L'ultima psicologa mi consigliò di fare cose che io stessa le avevo comunicato, e di cui avevo paura. Io lo so quali sono i problemi, i sintomi, sono cosciente del quadro della situazione. Il problema è che non riesco a pensare diversamente da come penso, non riesco a pensare positivo, non riesco a vedere il lato buono (anche se oggi, ad esempio, sto cercando di mettere a frutto il tempo della mia giornata). Non ho bisogno di qualcuno che mi dica come stanno le cose, ho bisogno di qualcuno che faccia pensare diversamente.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile ragazza,
ma è proprio ciò che fa uno psicoterapeuta. Si sinceri anzitutto se è stata da psicoterapeuti e si informi sugli indirizzi terapeutici usati.

Ciò che le ha detto la collega mi sembra appropriato, ma ovviamente una diagnosi non è una terapia. Occorre trovare i mezzi e i modi per superare i problemi e questo si può fare con adeguata psicoterapia.

La invito perciò a riprovare, preventivamente informandosi sugli approcci utilizzati e rivolgendosi ad un collega con cui si senta a suo agio.
cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, grazie per la risposta.
Però, scusate se insisto, ma se so già che davanti a uno psicologo non riuscirò a parlare, che senso ha andarci? E' una cosa che mi mette a disagio, mi vergogno nel parlare dei miei problemi perché qualcun altro li reputerebbe non tali. Scusate se insisto su questo punto, ma ci sono già passata, e so come andrebbero le cose.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"...parlare dei miei problemi perché qualcun altro li reputerebbe non tali...."

Per uno psicologo un SUO problema potrebbe anche NON essere un problema, soggettivamente intendo, ad esempio se un pz ha problemi di insicurezza e questo NON è un mio problema poco o nulla importa, perché il pz mi chiede aiuto non per fare in modo che io possa reputare il suo problema un problema, ma affinche sia il pz stesso a capire come superare e risolvere il problema.
Se Lei va in giro per il mondo con l'idea e il timore di essere a questo livello giudicata, è chiaro che non starà bene e creerà un problema.
E soprattutto perderà l'opportunità di essere aiutata.
Come vede, questi consulti sono solo indicativi, ma non possono sostituire il colloquio o un trattamento di persona.
Infine non è detto che il pz debba essere passivo e farsi andare bene tutto ciò che dicono i professionisti: se si è sentita umiliata dal neurologo (o da chicchessia) ha piena ragione nell'esprimerlo. Ma se, al contrario, questo è un Suo punto debole e cioè si sente umiliata perché una domanda o un'osservazione vanno al cuore del problema, allora è il caso di lavorarci.
In ogni caso non troverà psicologi disposti a trattamenti via mail.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica