Problema compotamentale: timidezza, rapporti sociali

Buongiorno,
vi scrivo perché volevo un consulto da voi. Vi spiego...

Ho 27 anni e da sempre sono timido, alle superiori lo ero molto di più, poi man mano son diventato meno timido con il tempo, però anche adesso ogni volta che mi approccio a persone sconosciute avverto un senso di timidezza. Non riesco inoltre a chiedere a persone conosciute da poco cose per me, non riesco insomma a "imporre" una mia idea e son sempre ipergentile, non perché sia obbligato, ma perché mi va di esserlo.

Per diminuire questo senso di timidezza ho sempre fatto lavori a contatto col pubblico, che mi esponessero alla conoscenza e contatto con molte persone e devo dire che dopo l'impaccio iniziale ora non posso farne a meno, amo conoscere gente nuova (cosa che un tempo per me era impossibile, non andavo oltre al mio gruppo di amici in cui mi sentivo protetto) però ogni volta quel senso di timidezza che ho imparato ad apprezzare come una sfida non è scemato... è sempre lì in ogni nuova conoscenza.

Vedo che il consiglio di tutti è quello di non negarsi cose: perché ogni volta che si dice di no a una situazione che preoccupa accresce il senso di paura creando ancora di più la convinzione di non riuscirci. In effetti lavorando inizialmente come barista ho avuto modo di parlare e venire a contatto con sconosciuti, all'inizio mi son dovuto forzare perché l'idea "se prendo ordinazioni sbaglaite, e se in mezzo a tutti mi cade qualcosa" del giudizio altrui mi infastidiva, poi l'ho fatto senza problemi e ho parlato e fatto mille conoscenze. Ho poi fatto raccolta fondi, perché mi è sempre piaciuto l'ambito ONG e stare in mezzo a una piazza ad attirare l'attenzione di gente sconosciuta parlarci e sentirsi dire che una donazione non la possono fare perché "famiglie distrutte, tutti in cassa integrazione ecc ecc"mi dava difficoltà ad insistere "imporre la mia idea", per un timidoipergentile è impossibile.... eppure l'ho fatto e mi è piaciuto un sacco sentire mille racconti di persone diverse.
Nonostante tutto ciò, ancora adesso, seppure riesca a fare le cose non sono disinibito nel farle, la timidezza è sempre lì.
Ogni volta che vedo qualche persona interessante mi butto a parlarci, ma son comunque imbarazzato pur avendone conosciute e fatto molti amici.
Insomma mi chiedevo quindi se fosse possibile cambiare un carattere del genere, nonostante tutte queste esperienze pare di no.
[#1]
dopo
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo,
Non Le viene in mente Che quello che accade a Lei sia perfettamente "normale"?
Che quello che prova non sia patologico ma frutto di una sensibilita', di una umanita' forse non piu' tanto apprezzata ma normale?
Non Le viene in mente che chi Le sembra tanto sicuro di se' semplicemente non "veda" l'altro? Non lo consideri? Lo veda trasparente?
Forse tutta la fretta che c'e nel modo di rapportarsi l'uno all'altro non potrebbe essere la conseguenza del "non vedersi" reciproco?
Ecco, rifletta su quanto Le ho proposto. E scopra le Sue risposte.
Poi alla fine della riflessione si domandi di nuovo se desidererebbe davvero "cambiare carattere" oppure possa considerarsi fortunato di avere quello che ha.
Mi farebbe piacere se poi con calma mi racconta tutto!
I migliori saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Veronica Di Biagio Psicologo 21 1
Carissimo, forse il problema non è il tipo di carattere che ha ma qual'è il carattere che vorrebbe avere... o che pensa che si debba avere... qual'è l'ideale con il quale si sta confrontando?

In aggiunta alle riflessioni già esposte dalla collega, le consiglio di leggere "La timidezza" di Giovanna Axia, una lettura breve e piacevole che forse potrebbe aiutarla a trovare le risposte che cerca... o quantomeno a farsi delle domande diverse.
Se le fa piacere, mi faccia sapere cosa ne pensa...

Un caro saluto

Dr.ssa Veronica Di Biagio Psicologa
www.veronicadibiagio.it

[#3]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Vi ringrazio per le belle parole e gli utili spunti di riflessione.

Volevo però chiedervi una cosa per chiarimento: so che esistono psicoterapie che vanno ad affrontare proprio la timidezza, ma se è una caratteristica non "negativa" perché si va ad affrontarla in questi percorsi psicologici? non servono queste psicoterapie proprio per "cambiare" questo lato del carattere?

Vi ringrazio per le future spiegazioni perché è un argomento che mi incuriosisce.
Grazie ancora :)
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Esistono delle forme patologiche di timidezza, che si deve cercare di "lenire" , per quello che si puo'. Perche' impediscono di vivere in quanto paralizzanti.
Ma non sono forme svincolate da patologie piu' ampie!
I migliori saluti.
[#5]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Grazie ancora Dr.ssa

Giusto per capire: quindi in un certo senso un carattere timido è un po' come avere i capelli neri o gli occhi scuri, sono una caratteristica personale che non può essere cambiata ma accettata in sostanza.

Buona giornata.
[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo
Da quello che Lei mi ha descritto di se' Lei non sembra neanche avere un "carattere timido".
Diciamo che "non e' sfacciato"! E' un ragazzo rispettoso della propria sensibilita' e che desidera rispettare gli altri, specialmente quelli che non conosce ga' bene!
E questo lo definirei un pregio non da poco!
Buona giornata!
[#7]
Dr.ssa Veronica Di Biagio Psicologo 21 1
"Volevo però chiedervi una cosa per chiarimento: so che esistono psicoterapie che vanno ad affrontare proprio la timidezza, ma se è una caratteristica non "negativa" perché si va ad affrontarla in questi percorsi psicologici? non servono queste psicoterapie proprio per "cambiare" questo lato del carattere?"

Ciò che noi chiamiamo "timidezza", come ha ben colto, è una caratteristica della personalità, una naturale introversione che porta a non esporsi, ad essere prudente, e allo stesso tempo attento e rispettoso dell'altro... in una società efficientista come la nostra questo tipo di atteggiamento spesso viene squalificato sin dall'infanzia, perchè ciò che sarebbe desiderabile invece è un atteggiamento estroverso, proattivo, di chi ama stare al centro dell'attenzione... ha mai sentito un adulto dire di un bambino "è molto intelligente, ma timido... dovrebbe essere più spigliato... Paoletto non ti devi vergognare!"? Così impariamo che nell'essere introversi e riservati ci sia qualcosa che non va... e non ci sentiamo adeguati quando siamo al centro dell'attenzione, percepiamo disagio in situazioni poco familiari, e cominciamo ad avere paura di non essere all'altezza...

Un percorso psicologico non cambia il nostro "carattere", ma ci aiuta ad armonizzare quelle che sono le nostre caratteristiche personali rispetto ai nostri obiettivi... ed è necessaria quando questo modo di essere diventa un ostacolo nella vita quotidiana: se mi impedisce di avere relazioni, fare nuove amicizie, quando subisco le decisioni degli altri e non riesco ad esprimere i miei bisogni, o se mi crea difficoltà sul lavoro e nello studio che mi impediscono di ottenere buoni risultati.

Spero di aver soddisfatto almeno in parte le sue curiosità,
un caro saluto
[#8]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Vi ringrazio nuovamente, in effetti volevo capire un po' di più sull'argomento, perché ho sempre sentito dire che un carattere timido si può cambiare facendo esperienze, il fatto è che avendone fatte veramente molte non capivo perché comunque mi ritenessi ancora timido. Ora ho compreso essere una caratteristica personale ecco il perché delle domande, era una curiosità.

Detto questo devo dire che ad oggi in effetti a me piace molto essere come sono, però spesso mi sento dire che non dovrei sempre essere così gentile, che dovrei esse così esser cosà, e questo fin da bambino. E l'altro giorno parlando di questa cosa e sentendomelo dire di nuovo mi è tornato alla mente il dubbio. Il fatto è che non ho mai trovato lati negativi in questo mio carattere (solo gli altri), anzi: Son sempre stato apprezzato, ad esempio ho fatto molti lavori (nel mentre studio all'università) e in ogni lavoro, anche all'estero (son stato in inghilterra per un anno partendo da zero) son sempre stato il ragazzo gentile, garbato e apprezzato per questo e su cui hanno scommesso i capi facendomi crescere all'interno dell'ambito. Non ho mai visto queste persone tanto cattive che mi avrebbero fregato. Sono garbato, non stupido!
Anche in ambito relazionale con altre persone mi piace: mi piace quella timidezza che mi fa vedere una ragazza importante, l'esser un po' goffo ma poi il farmi notare per quello che sono. Mi piace l'importanza che do ad ogni essere umano, in effetti non vorrei cambiare, sembrano tanto alcuni desiderosi nel vedermi cambiato, che mi vedono troppo rispettoso.... ma non capisco il perché.
[#9]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Mi compiaccio per i risultati che ha ottenuto e continua ad ottenere con il Suo modo di comportarsi "garbato".
E' gentilezza e' una cosa bella e abbastanza rara.
Per rispondere alla Sua domanda conclusiva:
"Perche' alcuni sembrano desiderosi di vedermi cambiato rispetto al mio modo di essere?" Le propongo di riflettere su un principio sociologico molto imperante : "l'isomorfismo mimetico".
In base ad esso nella societa' ci si "mimetizza" bene se si e' tutti uguali, se si esibisce lo stesso modo di essere e di comportarsi.
E Questo modo di comportarsi viene "diffuso" nella societa' proprio in quanto molto diffuso.
Cosa indica questo? Che i comportamenti spesso vengono attuati per difesa e non per convincimento vero!
Ma Lei per fortuna ha una personalita' forte e desidera continuare a comportarsi come sente di fare e non ha bisogno di "mimetizzarsi".
Complimenti!
I migliori saluti.
[#10]
Dr.ssa Veronica Di Biagio Psicologo 21 1
Caro ragazzo, consideri anche che la maggior parte delle persone non considera che possano esserci punti di vista e atteggiamenti diversi dai propri e altrettanto validi. Tendiamo a considerare il nostro punto di vista l'unico possibile, quello più naturale (perchè è naturale per noi essere così), e attraverso di esso giudichiamo, non solo noi stessi, ma anche gli altri, i loro atteggiamenti e comportamenti... e magari cerchiamo di dare del buoni consiglio (cioè buoni per noi) agli altri, senza considerare che possa esistere un modo diverso, alternativo al proprio, di affrontare una situazione, o di vedere le cose, ma ugualmente legittimo, "giusto" ed efficace rispetto al nostro. Spesso ci sentiamo disconfermati, sentiamo che questo mette pericolosamente in discussione i nostri punti di riferimento...

Lei sembra una persona molto sensibile e attenta all'altro, e questo probabilmente amplifica l'effetto di certe osservazioni... certo confrontarsi con il mondo esterno è importante, ma come ha ben osservato, ciò che orienta in definitiva il nostro comportamento è ciò che noi sentiamo e come noi consideriamo la realtà. Se l'opinione che abbiamo di noi stessi si basa troppo sulle informazioni che arrivano dall'esterno rischiamo di vivere una vita un po' "sbilanciata".

Spero che questi spunti siano utili alle sue riflessioni...
un caro saluto