Madre manipolatrice, anafettiva o?

Buongiorno Dottori.

Da poche settimane mi sto rendendo conto di una cosa che non ho mai voluto ammettere: mia madre non mi fa bene. Ho sempre avuto solo lei nella vita come figura genitoriale. La dinamica del rapporto è sempre stata questa: avrà pure i suoi difetti, ma è mia madre e non posso litigarci. Molti dei miei problemi relazionali li ho sempre attribuiti all'assenza di una figura paterna nella mia vita, ma ora mi sto rendendo conto che è da lei che parte tutto.
Fin dall'infanzia sono stata "abbandonata a me stessa". Lei, giovanissima, usciva e rincasava anche il giorno dopo. Io, molto piccola (5/6 anni, forse 7?), passavo le notti a piangere nel terrore che non tornasse mai più. Poi la cosa era diventata addirittura più acuta, perché mi veniva l'ansia anche quando tardava di 10 minuti di ritorno dal lavoro. Quando tornava, la mia felicità nel vederla prevaleva sulla rabbia. Se lei si accorgeva che avevo pianto, a volte mi prendeva in giro e altre volte, se era ancora ubriaca, si arrabbiava. Così ho imparato a pensare che la mia reazione fosse stupida e non giustificata. Successivamente mi ha "scaricata" prima ad una tata e poi a mio padre. Lui abitava vicino e potevo andare da lui a piedi. E' il calssico uomo non cattivo ma completamente disinteressato. Anche lui mi lasciava per giorni a casa con la sua anziana madre, la quale era capace di "tenermi il muso" per giorni per qualsiasi piccolo screzio. Con mio padre poi ho perso ogni tipo di rapporto e quindi sono rimasta sempre e solo con lei. Crescendo, lei mi dimostrava continuamente un enorme senso di colpa per non essere stata una brava madre, il che mi portava a sentirmi in colpa a mia volta e risponderle di continuo "ma figurati, mamma, ti voglio tanto bene". Ha scelto lei la scuola che era giusta per me (o meglio, mi ha convinta che fosse la mia scelta). Mi ha convinta che l'università che volevo fare non servisse a nulla. Sono stata spinta da lei a cercare un lavoro il prima possibile, perché non avevamo mai soldi, e io sentivo la necessità di "ripagare" quello che è stato fatto per me. Sono andata via da casa appena ho potuto. Per problemi economici non riuscivo però a vivere da sola. Così a 30 anni sono alla mia quarta convinvenza, e di nuovo penso di non amare l'uomo con cui sto. E di nuovo non ho altra scelta che tornare da lei. Solo che questa volta non ho più sopportato alcuni suoi atteggiamenti e me ne sono andata in malo modo. Non l'avevo mai fatto e ci sto molto male. Ho fissato la prima visita con una psicoanalista, ma è martedì e mia madre mi sta cercando. Ignoro le sue chiamate, perché voglio interrompere questo circolo di dipendenza, ma la voglia tremenda di tornare e fare finta di niente è fortissima. Non so cosa devo fare, non riesco a continuare ad ignorarla, ma non posso più farmi manipolare. Cosa posso fare nel frattempo? Parlarle o continuare ad ignorarla? Sento che mi riprenderà tra le sue grinfie, non sono per niente forte ora. E' davvero urgente
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Visto che ha preso la gustissima decisione di affidarsi ad una analisi credo sia bene che Lei elabori in se' le emozioni di questi giorni di *preparazione*.
Sono queste le cose che contano e dovra' elaborare con il Suo analista compiutamente.
Auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta, Dottoressa.
Cosa mi consiglia di fare nell'immediato, ovvero oggi, ora, tra due minuti? Lei continua a chiamarmi e io non so cosa fare. Sono andata completamente nel panico. Mi ha scritto 5 messaggi in cui dice che ha di nuovo trovato la soluzione materiale a tutti i miei problemi. E che mi vuole bene e che DEVE sgridarmi perché la mia testa non funziona. Attraverso le urla, dice, prima o poi la farà funzionare. Risponderle di lasciarmi in pace? Ignorarla? Cercare un dialogo più profondo? Il cordone ombelicale pulsa...
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Lei ha 31 anni e deve farsi carico di se' stessa.
E non *delegare* ad altri o questo depotenzierebbe gravemente la Sia individualita'.
Quindi rifletta da sola e trovi la soluzione che preferisce.
Assumersi la responsabilita' di se' stessi e delle scelte che si ritengono opportune e' il primo indispensabile *riconoscimento* che deve a se' stessa.
Auguri,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Credo di avere basse capacità di giudizio in questo momento. Grazie comunque, ci proverò