Senso di tristezza, pianto

Gentili Dottori,
sono un ragazzo di 28 anni. Negli ultimi 7-8 mesi sto attraversando un periodo difficile della mia vita. Ci sono dei momenti in cui avverto un profondo senso di tristezza e di solitudine; momenti in cui piccoli eventi che normalmente non influirebbero fortemente sull'umore di una persona mi commuovono (una canzone alla radio, una musica di un film, un regalo ricevuto, la fine di un libro come "il piccolo principe") e mi portano a volte al pianto vero e proprio. Mi rendo conto che probabilmente le motivazioni per cui piango si trovano oltre il singolo evento che scatena questa mia reazione ma anche riflettendoci approfonditamente non riesco a trovare il punto cruciale. Posso solo fare delle supposizioni che però, pur migliorando il mio stato, non mi hanno permesso ancora di superare completamente questa fase della mia vita. Oltretutto quando mi ritrovo in questo stato, mi preoccupo molto perchè lo vedo come fuori dal "normale", uno stato di forte debolezza e vulnerabilità e mi spavento, peggiorando la situazione.
Mi preoccupo anche perchè non voglio far soffrire le persone che mi circondano e che mi vogliono bene, perchè vorrei evitare che si preoccupino per me.
Questo senso di commozione mi prende anche quando, in genere la domenica, devo tornare nella città dove lavoro.

E' vero che nell'ultimo anno e mezzo della mia vita ci sono stati dei cambiamenti radicali. Sono stato fidanzato per 9 anni e mezzo con una ragazza che poi mi ha lasciato perchè era innamorata di un'altra persona. Ma la separazione da questa ragazza mi ha fatto bene e non ne ho sofferto molto, a parte i primi tempi. Dopo 3 mesi ho conosciuto la mia attuale ragazza che mi ha fatto conoscere emozioni che non avevo mai provato prima. Poi ho comprato casa nella città dove lavoro e mi sono trasferito, pur tornando, sempre per lavoro, nel fine settimana nella mia città d'origine.

E' stata la mia attuale ragazza a consigliarmi un consulto da uno specialista. Io ammetto di avere un grande scetticismo nei confronti della psicologia in genere e prima di scrivervi ho dovuto riflettere molto.

Quello di cui mi sono reso conto è che il momento del commiato con una persona che mi è cara è quello in cui a volte ho il massimo di senso di tristezza e commozione.

Devo dire che nell'ultimo mese la mia situazione è migliorata, ogni volta che mi riaffiora questa sensazione di tristezza cerco di accettarla e non spaventarmi, cercando di reagire. Forse il punto focale è che non accetto di vedermi in uno stato "depressivo" (anche se non so se è corretto usare questo termine) per delle motivazioni che non riesco a riconoscere e focalizzare. Ammetto che ho passato dei giorni, i più brutti, a pensare di essere pazzo e che non sarei più uscito da questo stato.

Quello che mi spinge a scrivervi è che voglio risolvere definitivamente questo mio problema, uscirne per evitare di continuare a vivere con questo senso di disagio e tristezza. Oltretutto ho una gran voglia di conoscere meglio le mie reazioni e le mie emozioni, ma ho paura di mettermi a piangere se dovessi incontrarmi con uno specialista.

Mi potete dare una vostra opinione a riguardo? Vi ringrazio anticipatamente.
Saluti.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signore,
leggendo la sua richiesta la sua situazione appare abbastanza chiara: dalle associazioni che lei fa tra il sintomo che lamenta e la sua situazione personale, sembrerebbe che lei non abbia elaborato a sufficienza i cambiamenti rilevanti nella sua vita.
Lei descrive: la fine di una storia d'amore importante e l'inizio di un'altra relazione sentimentale, il cambio di città per ragioni di lavoro, l'acquisto di una casa in una città diversa da quella di origine.
Molte persone si adattano facilmente e senza tanti problemi a cambiamenti importanti, altre persone hanno bisogno di più tempo.
E' probabile che lei debba interrogarsi ed elaborare il significato di questi cambiamenti. La sua compagna le ha consigliato bene: infatti lei le può stare vicino, ma un aiuto specialistico opera ad altri livelli.
Cerchi di avere fiducia, il percorso non è infinito.
Non pensi che sta per diventare pazzo: il malessere è profondo e preme per essere smascherato. Psicologi e psicoterapeuti servono proprio per questi momenti particolari.

La saluto cordialmente,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
La sua ragazza ha fatto bene a suggerirle di chiedere un consulto psicologico. Tuttavia, le devo dire che non è questo lo spazio adatto allo scopo. Attraverso questo servizio possiamo solo dare un orientamento molto generale, ma il colloquio vero e proprio dovrà farlo con un collega, che dovrà reperire nella sua zona.

Da ciò che descrive sembra come se lei avesse difficoltà, ogni volta, a staccarsi naturalmente da ciò che lo rassicura. La città, le persone amate. Non so se è davvero così, ma questo è ciò che traspare dalle sue parole.

È possibile che la ripetuta incapacità di far fronte alle situazioni che dal suo punto di vista le provocano disagio le abbia causato un abbassamento del tono dell'umore, da cui il senso di tristezza che riferisce.

È possibile che raccontando queste cose a uno psicologo le possa venir voglia di piangere. Anzi, è decisamente probabile. Ma non è nemmeno certo che sarà così. In ogni caso non ci sarebbe nulla di male, perché il nostro compito è anche quello di accogliere e dare spazio a questi momenti. Se si rompesse una gamba, e di fronte al medico le venisse da piangere per il dolore, basterebbe questo a sminuirla? Oppure sarebbe una reazione del tutto normale?

Ricerchi un collega psicologo/psicoterapeuta nella sua zona, e gli chieda un primo colloquo. Da lì potrà valutare se si trova bene e se sente che vale la pena continuare, sentendo anche il parere del collega, naturalmente: non tutti sono eleggibili per un percorso di consulenza psicologica o psicoterapeutico.

Può leggere intanto quest'articolo dal mio sito:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
onestamente a me sembra più che depresso preoccupato di esserlo, ma le mie supposizioni andrebbero confermate attraverso una valutazione concreta e dal vivo.

Certo devo notare che, per essere scettico nei confronti della psicologia, sembra non vedesse l'ora di aprirsi, vista la lunghezza della mail, ricca di particolari davvero molto interessanti.

Il pianto richiama un'emozione: la tristezza. Le emozioni richiedono "il momento giusto" per potersi esprimere. Forse Lei non ha ancora trovato questo momento. Ma insieme a qualcuno di preparato potrebbe farcela.

Per cui io al Suo posto sarei felice di riuscire a piangere di fronte ad uno sconosciuto

Le allego questi due articoli, uno sulla depressione

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/

e uno sull'ansia

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html

giusto per non arrivare impreparati ad un eventuale incontro con uno psicologo...

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
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Gentili Dottori,
Vi vorrei ringraziare per le Vostre opinioni e consigli
espressi. Sto valutando, dopo aver letto le Vostre impressioni, se fissare un primo colloquio con uno specialista della mia zona.
Grazie ancora a tutti, cordiali saluti.