Quanto conta il quoziente intellettivo per il successo accademico?

Salve.
Sono un ragazzo affetto da sindrome di Asperger e depressione, in regolare cura presso uno psichiatra e una psicoterapeuta, che vorrebbe frequentare un corso universitario nell'ambito delle scienze biologiche, ma ho dei seri dubbi in merito alle mie capacità cognitive di affrontare un percorso selettivo e competitivo, che però, allo stesso tempo, sarebbe indiscutibilmente di mio gradimento.
Le mie capacità cognitive sono purtroppo caratterizzate da "alti" e "bassi": avevo un rendimento eccellente in certe fasi del mio percorso scolastico, mentre in altre ero mediocre; inoltre, presento delle difficoltà in alcune operazioni quotidiane, come portare l'automobile, orientarmi o dare indicazioni stradali, persino nella mia città.
Ogni volta che studio ho la costante paura di non comprendere i concetti che devo imparare "al volo", e di conseguenza faccio fatica a concentrarmi.
Considerato questo quadro, è facile capire perché mi sono spesso cimentato in test del quoziente intellettivo online, che però mi danno risultati variabili, da 100 fino a 130, per cui, su consiglio del mio psichiatra, mi sottoporrò a un test ufficiale - la wais-4 - presso una psicologa esperta.
Il fatto è che non so bene come prenderò questo risultato se esso non mi soddisferà, perché ho paura che un punteggio mediocre potrebbe precludere le mie possibilità di riuscire o persino di accedere nel percorso accademico che vorrei intraprendere.
La domanda che mi pongo in maniera ossessiva è se sia possibile aumentare il quoziente intellettivo in soggetti adulti (so già che la maggior parte di voi mi risponderà di no), ma soprattutto mi chiedo se sia possibile compensare un punteggio mediocre con il duro lavoro, per riuscire a competere con chi ha facoltà mentali superiori.
Grazie di cuore.

Salve a tutti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Gentile utente,
il primo mito da sfatare è che ci sia una relazione diretta tra quoziente intellettivo e resa negli studi, specie se parliamo di qualunque genere di studi.
Come vedrà sottoponendosi al Wais IV, e visto che ci si trova le consiglio di fare anche il nuovo Wais sulle capacità mnemoniche, le domande che riguardano il quoziente intellettivo non sono coincidenti con quelle che predicono il successo negli studi.
Lei stesso avrà visto degli studenti alquanto torpidi accedere a buoni risultati, e altri, brillanti, fermarsi al palo.
Del resto lei inizia la sua email parlando di capacità cognitive, che sono un ambito molto più vasto e complesso di quelle intellettive.
Scrive: "Ogni volta che studio ho la costante paura di non comprendere i concetti che devo imparare "al volo", e di conseguenza faccio fatica a concentrarmi".
In questa frase c'è un miscuglio di capacità cognitive (comprendere e imparare non sono la stessa cosa), di tratti ansiosi ("ho la costante paura") e di una risultante cognitiva (il far fatica a concentrarsi) che può dipendere dalla sua sindrome ma anche dalla paura citata prima.
Le capacità cognitive possono migliorare per tutta la vita, anche avvalendosi di strategie sia tradizionali (mappe mentali, riassunti, molte riletture e ripetizioni, per farle qualche esempio) sia ultramoderne: esistono oggi delle tecnologie di sostegno che colmano una serie di "carenze", se così le vogliamo chiamare.
Nel suo caso ce n'è una elementare: l'uso di un registratore in aula o della telecamera del telefonino per poter riascoltare la lezione tutte le volte che vuole. La favorisce anche il fatto che si è finalmente divulgata la trasmissione telematica dei corsi, data l'emergenza Covid.
Personalmente io caldeggio la sua iscrizione a Biologia, per due ragioni: affrontare una conoscenza che la interessa può ridurre la sua tendenziale depressione, e affrontarla insieme a colleghi di corso le permetterà di conoscere le difficoltà generalizzate a tutti gli studenti, certamente non esclusive della sindrome che le è stata diagnosticata.
Le faccio i più vivi auguri.
Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio di cuore per l'augurio e per gli utili consigli. Se posso approfittare ancora della Sua disponibilità, mi chiedo quale sia la distinzione tra capacità cognitive e intellettive, visto che mi sembra di non aver ben chiara la differenza. Grazie ancora.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Gentile utente,
la risposta la trova anche online, cercando "facoltà cognitive", che comprendono tutte le funzioni mentali, mentre le facoltà intellettive rappresentano una sola "capacità", oltretutto di difficilissima definizione.
Nel pensiero popolare, allo studio è associata l'intelligenza intesa come capacità di parlar bene, sapere tante cose, riuscire ad attingere mete sociali vantaggiose.
In realtà la faccenda non sta così.
L'uso corretto dei termini, per esempio, può essere indice di intelligenza, ma anche e soprattutto di letture numerose, attenzione, cultura familiare, esercizio.
Per farle un esempio, nella sua prima email lei ha parlato di "successo accademico", intendendo "successo universitario".
I due termini, pur indicando apparentemente la stessa cosa, rivestono funzioni diverse: la carriera universitaria è il corso di studi di chi si iscrive all'università, la carriera accademica è la carriera come docente universitario.
Le suggerirei di leggere molto, anche buoni romanzi, e naturalmente saggi e articoli di Biologia.
Ancora auguri.
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dopo
Utente
Utente
Grazie per le precisazioni. Grazie ancora per le cortesi risposte.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Grazie a lei, anche per le valutazioni positive, e in bocca al lupo per i suoi studi.