Sono avvilita, non riesco a studiare per l'ultimo esame

Salve, ho 26 anni e devo fare l'ultimo esame all'università (magistrale a ciclo unico).
Si tratta di un esame difficilissimo che richiede tempo, costanza ed impegno, cosa che io non riesco a metterci.
Sto studiando da metà maggio circa, in maniera intermittente, con una ragazza, ma evidentemente l'ho fatto male perché non ricordo le cose ed altre non le ho nemmeno capite.
Non mi è mai piaciuto ciò che studio, infatti ho scelto di intraprendere da sola un'altra strada e ho diversi progetti per il futuro che però ho accantonato proprio in vista dell'imminente laurea.
Ho anche una buona media, perché nonostante tutto volevo comunque completare il percorso di studi con un voto più alto del 105, considerando anche che sapevo già mi sarei laureata in ritardo.
So che per dedicarmi a ciò che voglio devo laurearmi, eppure mi ritrovo priva di forze e volontà.
Probabilmente è causato anche dal fatto che c'è stata la quarantena e che prima di allora ero già chiusa in casa da almeno 10 giorni per un altro esame.
In tutti questi mesi credo sia uscita per divertimento solo 4-5 volte, non di più.
Mancano 6 giorni all'esame, non sono in ansia, ma mi sento abbattuta. Non riesco a concentrarmi per ripetere e più vedo che non so le cose e che devo ri-studiarle, più mi avvilisco e mi deconcentro.
Ho paura di essere bocciata per la prima volta in vita mia e so che se succederà ci starò malissimo rischiando a settembre di farmi venire un attacco di panico.
So anche che se decido invece di rimandare direttamente a settembre durante l'estate non riuscirò a rilassarmi e soprattutto non riuscirò a scrivere la tesi e di conseguenza non potrò laurearmi ad ottobre.
La laurea mi serve per accedere ad un master che mi piacerebbe fare, ma di questo passo non la prenderò mai.
Cosa devo fare?
Mi sto auto-sabotando, ne sono consapevole, ma non riesco a concentrarmi.
Come faccio?
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Dr. Roberto Calia Psicologo 4
Probabilmente lei è arrivata a questo momento importante per lei in condizioni non ottimali. Il lockdown e il clima di generica paura diffusa dall’epidemia hanno certamente contribuito a non facilitare il tutto. Ora sembra entrata in un corto circuito ansiogeno, e sembra che qualunque cosa lei faccia (o possa fare) la fa sentire stressata, o in colpa per le stesse difficoltà che incontra. Deve uscire da questo loop! Seguo il suo ragionamento: presentandosi all’esame può certamente correre il rischio di essere respinta, ma se non si presenta tale possibilità diviene certezza! D’altronde se si sottrae non riuscirebbe ugualmente a farsi tregua.
Quindi le conviene affrontare la prova, provando comunque a farcela; l’eventualità della bocciatura sarebbe il minor dei mali: potrà rifarlo a settembre con maggior convinzione. Sullo sfondo di questo empasse ci saranno certamente altri aspetti, che hanno a che fare con gli obiettivi che lei persegue; lei riferisce di altre tappe che si accinge a raggiungere, che rivelano una modalità di affrontare le situazioni con un eccesso di anticipazione del futuro (quindi con ansia). Mi pare che lei senta troppe pressioni circa le proprie aspirazioni (le derivano dall’esterno oppure più verosimilmente dalle aspettative che lei ha su se stessa?...). Il blocco attuale potrebbe rappresentare il conflitto (e le paure sottostanti) circa il presente e il futuro. La condizione che abbiamo vissuto con questa emergenza sanitaria ha agito psicologicamente proprio sull’asse del tempo, ipertrofizzando il presente (attraversato con angoscia), e minando il futuro (minacciato dall’imprevisto). La paura di non farcela all’esame può quindi essere anche la manifestazione del desiderio di recuperare un senso di maggior sicurezza. Affronti quindi l’esame e qualunque sia l’esito dal punto di vista scolastico , sarà comunque positivo per il prosieguo della sua vita.

Dr. Roberto Calia

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta, purtroppo in questi ultimi giorni sono stata anche male fisicamente e oggi ho deciso definitivamente di non farlo, anche dopo che mi sono fatta interrogare da una persona cara che solitamente mi stimola sempre a provarci e che mi ha confermato che non era "solo ansia", ma che davvero purtroppo non sono preparata. Comunque sì, mi sento abbastanza in colpa per averlo rimandato e ne conosco le conseguenze, però l'idea di sforzarmi e di provarci era diventata una fonte di stress enorme, adesso che ho deciso di non provarci mi sento molto meglio, anche fisicamente (oggi pomeriggio avevo mal di testa, decimi, mi sentivo stanchissima ecc... ora è tutto scomparso, possibile fosse causato dallo stress?).

" Mi pare che lei senta troppe pressioni circa le proprie aspirazioni (le derivano dall’esterno oppure più verosimilmente dalle aspettative che lei ha su se stessa?...). " Sento fortissime pressioni per quanto riguarda l'università, molto meno per il lavoro. Le pressioni derivano dai miei genitori sicuramente, con cui non vivo, ma che hanno fatto la mia stessa facoltà e a cui, per quanto cerchi di evitarlo, mi rivolgo ogni volta che ho un problema universitario (per sfogarmi, per chiarimenti, consigli ecc...). Quindi sono molto presenti da questo punto di vista nella mia vita, sono il mio punto di appoggio e, allo stesso tempo, il mio cruccio. Se decido di non fare un esame ho sempre "paura" della loro reazione. Allo stesso tempo io da sola mi carico di pressioni e stress, motivo per cui diverse volte ho rinunciato a "provare" gli esami, perché non voglio un voto basso o non voglio essere bocciata. Per quanto riguarda le altre aspirazioni mi sento completamente libera da pressioni esterne, ma anche interne. Ho scelto io quello che voglio fare in assoluta autonomia e libertà, ho preso una abilitazione e lavoro (come collaboratrice esterna, quindi saltuariamente) da circa 3 anni nel campo che mi piace (o almeno ci lavoravo fino all'inizio della pandemia). Certo, non ho mai potuto dedicarmici davvero tanto, quindi non vedo l'ora di finire l'università per poter fare solo quello ed imparare ancora di più. Probabilmente per questo, negli ultimi tempi, ho iniziato a concepire l'università come l'unico ostacolo a ciò che voglio fare a tempo pieno, una sorta di ostacolo alla mia felicità che non mi permette di fare ciò che voglio e di vivere dove voglio. La maggior parte delle persone che conosco se ne sono andate ed io vorrei fare lo stesso, in parte perché non mi piace tantissimo la città dove vivo ed in parte perché non mi dispiacerebbe "cambiare un po' aria". Ho fatto l'erasmus ed è stato uno dei momenti più felici della mia vita e penso che potrei rifare un'esperienza simile anche in Italia e non vedo l'ora che accada.
"Il blocco attuale potrebbe rappresentare il conflitto (e le paure sottostanti) circa il presente e il futuro". Non so se il riferimento è alla paura per il futuro, però sinceramente sono fin troppo fiduciosa, considerando anche la situazione in Italia ahah. Penso che se lo voglio e se mi impegno ce la faccio, che se voglio riuscirò a costruire ciò che desidero. Ho una visione molto positiva del futuro, se ci penso mi sento felice e tiro un sospiro di sollievo. Il problema è il presente che richiede un impegno enorme. Lo scorso anno di questi tempi stavo facendo un altro esame difficilissimo, ma sono riuscita a metterci tutta me stessa studiando anche 12 ore al giorno e riuscendo a passarlo con pochi mesi di studio. Ammetto che non è stata una passeggiata, anzi, la notte prima dell'esame ho dormito una sola ora e mezza e ho passato tutta la notte in preda alla nausea. Ma poi alla fine ci sono riuscita. Stavolta invece non ci sono riuscita anche per mancanza di concentrazione e forza di volontà, ho paura di non riuscire a fare l'ultimo sforzo. Secondo lei c'è un modo per ritrovare la concentrazione e soprattutto la forza? Quello che ho notato mentre studiavo questo esame è stata la mancanza di forza durante gli ultimi 15 giorni, che dal mio punto di vista sono quelli cruciali, dove faccio di più e dove capisco e memorizzo davvero.
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Dr. Roberto Calia Psicologo 4
La tensione per l’esame, nel contesto in cui l’ha affrontato, evidentemente hanno limitato la sua attenzione e l’apprendimento; i problemi fisici (correlati verosimilmente allo stress) hanno chiuso il cerchio. Presa la decisione non ci rifletta troppo su... Adesso l’attenzione (non la tensione!) deve essere rivolta al passo successivo. Si conceda qualche giorno di riposo, poi riprogrammi l’esame. Superare l’esame non è solo un dovere, ma soprattutto un piacere!... A mio avviso, il dovere può esistere ma solo se concepito come un piacere differito (mi sacrifico oggi, studio, lavoro, ecc. per conseguire domani qualcosa cui tengo, quindi un piacere più grande). Per lei finire gli studi con questo esame è la chiusura di una fase precedente della vita (chiusura non significa separazione o morte , ma passaggio, svolta, cambiamento...). Si accinga dunque a svoltare, in piena autonomia e responsabilità, tutto dipende da lei: lotterai e l’otterrai! Un semplice gioco di parole, per sottolineare il nostro diritto/dovere di essere protagonisti (non comparse) del nostro destino. In bocca al lupo!
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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta, è stato molto gentile, e crepi!