Non riuscire ad accettare la fine di una relazione

Buongiorno
Sono passati ormai quattro mesi da quando sono stata lasciata da un ragazzo con cui ho intrattenuto una breve relazione di soli due mesi e mezzo.
Negli ultimi anni ho sempre avuto brevi relazioni superficiali, perlopiù con persone già impegnate o che dichiaravano apertamente di non volersi impegnare, e per me questo non costituiva un problema, essendo libera mi "divertivo" finché non mi stancavo del ragazzo di turno, in attesa della persona giusta.
Ovviamente ho anche provato ad uscire con uomini aperti a progetti più seri, ma senza che in me scattasse l'interesse e dunque senza che ne scaturissero delle relazioni.
Verso la fine dell'anno scorso arrivano due nuovi colleghi, uno mi colpisce subito a pelle accendendo in me l'interesse, l'altro è molto timido, non attraente fisicamente e privo di qualsiasi appeal per me.
Quest 'ultimo, gradualmente e discretamente inizia a palesare un interesse, non ricambiato.
Tuttavia finisce che ci vediamo anche fuori dal lavoro per prendere un caffè o pranzare insieme, iniziamo anche a sentirci più spesso per telefono finché molto progressivamente anche io inizio a maturare un interesse nei confronti di questa persona che scopro essere, per quanto piuttosto introversa, brillante, ironica, molto sensibile e dolce.
Succede così che iniziamo una relazione bellissima, abbiamo svariati interessi in comune, un'intesa naturale.
Lui sembrava completamente "cotto", mi ricopriva di attenzioni, mi sono sentita subito messa al centro del suo mondo, non faceva che ripetere quanto si ritenesse fortunato ad avermi incontrata, quanto fossi speciale, e che per la prima volta nella sua vita si sentiva travolto da emozioni che non aveva mai provato prima, che quasi lo disorientavano.
Avevamo una complicità naturale sotto ogni aspetto, anche sessuale.
Spesso però diceva anche di sentire di non meritare le mie attenzioni, di non esserne all'altezza, di aver paura di rovinare tutto; si diceva preoccupato dall'interesse che l'altro nostro collega di cui parlavo all'inizio, e che lui riteneva essere più attraente, sembrava manifestare nei miei confronti.
Ovviamente io lo tranquillizzavo dicendogli, ed era vero, che volevo stare con lui, sono arrivata a dirgli di essere innamorata di lui.
Improvvisamente, senza nessun motivo e senza che niente fosse cambiato, dopo avermi detto solo due giorni prima che io per lui ero casa (il che dal mio punto di vista equivale ad una dichiarazione d'amore) mi lascia, dicendo di non essere innamorato di me nonostante tutte le qualità che mi riconosce.
A distanza di mesi continuo a pensare a lui, ripercorro ossessivamente tutte le fasi del nostro rapporto alla ricerca di una spiegazione, mi sento vuota e inutile, stupida e poco attraente.
Nel frattempo continuo a vederlo per lavoro, e lui vorrebbe restassimo amici.
Io non riesco a mettere l'accaduto nella giusta prospettiva, non riesco ad uscirne nonostante stia frequentando l'altro collega di cui ho parlato sopra.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
"Io non riesco a mettere l'accaduto nella giusta prospettiva".
Ecco qui, cara utente, una possibile chiave del disagio che perdura ancora dopo mesi: lei ha conosciuto la capacità di seduzione, quella vera, che non è nel fisico palestrato, negli abiti firmati, nei modi sicuri di sé.
Quelle doti, comuni e generiche, rispondono a canoni sociali sempliciotti, e niente hanno a che vedere con le qualità che lei riconosce nell'uomo che l'ha, per così dire, sedotta e abbandonata: "persona che scopro essere, per quanto piuttosto introversa, brillante, ironica, molto sensibile e dolce".
Intelligenza, sensibilità... e neuroni-specchio.
Sono questi ultimi che hanno suggerito al suo collega le parole e i modi per sedurla, legarla a lui, far sorgere la "complicità naturale sotto ogni aspetto, anche sessuale" che lei considera esclusiva della vostra coppia, ma è nelle doti empatiche di lui e lo rende capace di costruire la stessa "intesa unica" con altre.
Forse può esserci stato, da parte di questo seduttore naturale, anche un pizzico di malizia nel dimostrarle che poteva spuntarla sul "rivale" appariscente, ma non vincente; o forse qualcosa in lei gli è sembrato, per quanto gradevole, non abbastanza profondo, complesso, irraggiungibile; o ancora, come capita più spesso di quanto non si creda, vi siete incontrati in un momento inadatto della vostra vita, in cui non eravate pronti per il grande amore.
Capisco che avere quest'uomo accanto in ufficio possa costituire una specie di tortura per lei... "nonostante stia frequentando l'altro collega di cui ho parlato sopra".
Un'iniziativa non proprio indovinata, che anzi può aver confermato nel suo ex l'idea che lei non fosse la donna per lui.
Un'autoanalisi, con l'aiuto di un professionista, potrebbe fare di questa vicenda dolorosa la strada perché lei comprenda meglio sé stessa.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
La ringrazio per la gentile risposta.
"forse qualcosa in lei gli è sembrato, per quanto gradevole, non abbastanza profondo, complesso, irraggiungibile". In effetti la mia autostima è in pezzi, mi tormenta l'idea di non essere stata abbastanza per lui, e forse per nessuna persona con cui varrebbe la pena stare. E mi rende molto triste l'idea che un rapporto che corrispondeva per me potenzialmente all'ideale non abbia funzionato, e forse fosse addirittura un'illusione. Che io sappia le sue esperienze con l'universo femminile sono molto scarse, ma potrebbe benissimo avermi mentito. Quanto all'altro collega, non lo definirei un uomo appariscente, si tratta in realtà di una brava persona, semplice, è solo più piacente fisicamente ma di certo non si tratta di un palestrato o simili, categoria dalla quale non sono affatto attratta essendo profondamente lontana da me. Ammetto tuttavia di aver iniziato prematuramente questa frequentazione nel tentativo di "rimettermi in sella" più velocemente e lasciarmi alle spalle la storia andata male, che comunque non ho alcuna speranza di recuperare. "può aver confermato nel suo ex l'idea che lei non fosse la donna per lui", quest 'idea l' aveva già nel momento in cui ha deciso di lasciarmi, no? Non credo di avere speranze di farlo tornare sui suoi passi, visto che è proprio il mio modo di essere che non l'ha convinto, e non qualche avvenimento in particolare. Sono un po' traumatizzata dal suo repentino voltafaccia, questo si. E non so quanto in buona fede, come lui sostiene, possa aver fatto tutto questo. Considerando che nel mentre ho anche dovuto affrontare la perdita di una persona cara, gravemente malata da tempo, eventi dei quali era a conoscenza.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Cara utente,
una certa indelicatezza nei suoi confronti mi è sembrato di scorgerla, al momento dell'abbandono e anche nell'insistenza per restare amici, che sembra un modo di ignorare il dolore provocato.
Sentirsi distruggere l'autostima, però, fa pensare, assieme ad altri aspetti delle sue relazioni che ci ha raccontato, che ci fosse una certa fragilità in lei, quella per esempio che hanno le vittime dei narcisisti.
Lei scrive: "mi tormenta l'idea di non essere stata abbastanza per lui, e forse per nessuna persona con cui varrebbe la pena stare". Addirittura!
Ma l'autostima, e soprattutto la capacità di sedurre, si costruiscono, cara utente. Non per caso concludevo il mio parere precedente invitandola ad approfondire la conoscenza di sé stessa con l'aiuto di un/a psicologo/a.
Non esistono esseri umani di seconda categoria, e bisogna dubitare della buona fede e anche della bontà d'animo di coloro che sembrano lanciare il messaggio: "Tu per me non vali abbastanza".
Le sono vicina.
[#4]
dopo
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta. Anche io sento il bisogno intraprendere un percorso con un professionista. In particolare mi ha colpito la parte in cui dice che anche la capacità di sedurre, come l'autostima, vanno costruite. La causa dei miei fallimenti nei tentativi di instaurare relazioni durature risiede dunque in questa mia "incapacità di sedurre"? Ho avuto finora solo due relazioni nelle quali ho provato quanto di più simile ci possa essere all'innamoramento, una è questa appena conclusa e l'altra risale a circa 10 anni fa, è durata 8 mesi e si è conclusa più o meno nello stesso modo. Sono poi stata fidanzata 4 anni con una persona della quale non sono mai stata innamorata. Non so se i miei "problemi" relazionali siano da attribuirsi alla tendenza nel reiterare modelli inadeguati coinvolgendomi con persone sbagliate invece di ricercare forme di rapporto più maturo e stabile per quanto meno passionale, o se effettivamente sono io a non essere in grado di far funzionare questi rapporti "seducendo" e quindi convincendo a restare con me queste persone.