Difficoltà nel pensare e sensazione di estraneità

Salve, sarò il più breve possibile.

Sono uscito per la prima volta dopo un mese di quarantena per il covid, sono andato ad allenarmi con dei miei amici.
Li però non riuscivo a parlare, (e questo è successo di nuovo la volta dopo) e mi sentivo come se guardassi esternamente una scena teatrale e non riuscissi ad entrarci dentro.
Questo mi succede da quando avevo 13 anni (ora ne ho 19), più o meno quando è morto mio nonno.

Da allora è come se pensassi e parlassi in automatico, senza avere alcun controllo.

Questo mi fa fare molti errori sintattici quando parlo con qualcuno, faccio fatica a ricordarmi le cose, non riesco nemmeno a capire bene cosa provo, ma la cosa più grave è che ho la sensazione di essere immerso nella nebbia e pur leggendo tanti libri faccio molta fatica a trovare un argomento di conversazione ed esporre qualcosa in modo decente.

In passato ho iniziato due volte un percorso psicologico, non continuato perchè ero in dubbio persino di avere qualche disturbo e pensavo che lo stessi facendo per capriccio.

Prima avevo un'ansia assurda, l'ho superata per buona parte costringendomi a parlare con gli sconosciuti.

Oggi faccio l'università a Bologna (da pendolare), mi sono fatto un sacco di conoscenze ma quando torno a casa da un qualsiasi situazione sociale sento un peso e una stanchezza enorme sulla testa e mal di schiena.
Non sopporto i gruppi perchè questa sensazione aumenta esponenzialmente.

Sono irrequieto se non faccio nulla o se sto in mezzo a tanta gente, questo mi ha portato a leggere tanto.

Questo modo di percepire la realtà mi ha portato a fare comportamenti autodistruttivi (uso di alcol, ho provato alcune droghe, ho fatto alcuni incidenti per mancanza di senso del pericolo), perchè mi sentivo indifferente rispetto alla mia vita.

Oggi non bevo e mi sono tolto dai social media perchè entrambe le cose mi fanno star male e mi alleno per stabilizzare il mio umore con le endorfine.

Usando la disciplina ho fatto alcuni cambiamenti nella mia vita ma non sono abbastanza, mi sento debilitato rispetto alle altre persone e non so cosa fare, non capisco nemmeno quello che penso.

Breve storia personale: i miei genitori erano poco presenti da piccolo, avevo pochi amici; ho vissuto tre anni coi miei nonni (e loro litigavano perennemente) quando i miei sono venuti in Italia; sono arrivato in Italia in quarta elementare (sono nato in est Europa) e ho subito bullismo sia psicologico che fisico, zero amici fino alle medie e alle superiori, molto vicino al suicidio in seconda superiore.
Ora le cose vanno meglio ma non è abbastanza.

Non so cosa fare.
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Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
Gentile Utente,
innanzitutto mi fa piacere leggere che è impegnato in un percorso di studi che, spero, la stimoli e la appassioni. Cosa studia? Le piace quello che fa?
In questa sua richiesta di consulto mi colpisce molto che nonostante le sue difficoltà, la fatica e la sofferenza che ha provato nel corso della sua vita rispetto al relazionarsi con gli altri e allo stare in situazioni di socialità, ci dica che riesce a fare conoscenze e, nonostante tutto, le ricerca anche.

Per provare a fare chiarezza nella sua storia le chiedo: come mai ha iniziato per ben due volte un percorso psicologico? Come mai lo ha interrotto? E cosa le è stato detto?
Sapere queste informazioni può esserci a noi di aiuto per poter orientare al meglio le nostre risposte

Aspetto che ci risponda
Cordialmente

Dr.ssa Valeria Mazzilli
Psicologa Clinica
Via San Giacomo, 15 Napoli
cel. 3895404108

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