Infezioni urinarie recidivanti in paziente stomizzato

Buonasera!

Mio padre (77 anni) 2 anni fa ha subito un intervento di cistectomia radicale con deviazione briker per un carcinoma vescicale.
Per 1 anno e mezzo tutto bene.
Da agosto ha cominciato a soffrire di infezioni urinarie recidivanti.
Ormai siamo a 8.

Il batterio è quasi sempre Escherichia coli.

Ultima volta si è aggiunta klesbiella.

Praticamente ogni 20 /30 giorni torna la febbre.
I primi episodi sono stati violenti con febbre alta brividi e vomito.
In uno degli episodi è stato ricoverato in ospedale per terapia antibiotica ospedaliera (merrem 10 giorni).
Ultimamente la febbre è più lieve e all'occorrenza prende il bactrim a casa (5/7 giorni max).

Chiaramente è seguito da un'infettivologo.
Io però comincio ad essere disperata.

Finirà mai questo incubo?

E se gli antibiotici diventano resistenti?

Quanti cicli ne può fare una persona senza debilitarsi del tutto?
Non riesco a trovare altri casi di persone con questi problemi così frequenti.

Si riesce alla fine ad uscirne?

Papà va regolarmente in bagno, prende fermenti (ecn e inatal duo) mannosio, Cranberries, kefir, cibi acidificanti.
Ho letto che esiste un vaccino per Escherichia coli.

Che cosa posso fare per migliorare la situazione?
Vi chiedo qualsiasi tipo di consiglio, parere, supporto.
Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
La presenza di batteri nelle urine degli stomizzati e dei portatori di catetere a permanenza è praticamente ineluttabile ed è dovuta al contatto diretto delle urine con l'ambiente esterno, in particolare la superficie cutanea. Questo può essere ridotto solo in parte da una accurata igiene, che però non è suffciente. Nella maggior parte dei casi questa contaminazione è stabile e ben sopportata, infatti non si parla di infezione delle vie urinarie, ma di semplice "batteriuria". In questi casi la terapia antibiotica non è in genere consigliabile, anzi può risultare controproducente. Purtroppo, in alcuni casi i batteri presenti hanno caratteristiche più aggressive, sia perché selezionati da terapie antibiotiche energiche e protratte, o perché contratti in ambiente ospedaliero. In questi casi si possono manifestare queste infezioni, principalmente a livello renale (pielonefrite) con febbre anche elevata e compromissione funzionale.
Da quel che leggiamo, nel caso di suo padre sono già stati messi in atto molti provvedimenti utili, che a questo punto non sono più tanto di interesse urologico, ma piuttosto infettivologico e gastro-enterologico-nutrizionale. Dal nostro punto di vista, ricordiamo ovviamente la imprescindibile necessità di una idratazione abbondantissima (acqua, bevande e cibi acquosi).

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Dottore grazie per la risposta! Papà beve molto. Almeno 2.5 litri al giorno solo di acqua! L'igiene e il cambio della sacca sono molto accurati e la stomia non presenta nessuna irritazione. Considerati tutti gli integratori e fermenti che prende mi aspettavo prima o poi una risoluzione del problema. Invece continua a ritornare la febbre. Ieri ho ritirato ultimo antibiogramma e dopo 4 cicli di bactrim non è più sensibile come prima e va alzato il dosaggio. È questa la mia preoccupazione. Se diventano resistenti come si fa? Posso sperare in un miglioramento prima o poi o una volta colonizzato non si debella più? Antibiotico lo prende solo con febbre mai solo per antibiogramma positivo. Il vaccino potrebbe servire in qualche modo? Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
Come le abbiamo scritto, si tratta di competenze infettivologiche e non più urologiche.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Chiedo scusa credevo di avere inserito il consulto nella sezione malattie infettive. Grazie!!