Varici diagnosi terapia.

Le varici nella pratica clinica di tutti i giorni

albertogaravello
Dr. Alberto Garavello Chirurgo vascolare

Uno sguardo sulla patologia varicosa più comunemente osservata nella pratica ambulatoriale.

Le varici degli arti inferiori

Si stima che circa il 50% della popolazione italiana sia affetta da insufficienza venosa degli arti inferiori, un termine che indica una serie di situazioni cliniche che vanno dalle comuni microvarici, che costituiscono un problema estetico, fino alla gravi alterazioni cutanee della sindrome postflebitica.

Un iter diagnostico terapeutico "mirato" è fondamentale per una terapia "personalizzata" ad ogni singolo caso clinico.

Come fare la diagnosi

La visita

Si tratta del primo passo. Oltre alla storia flebologica del paziente (pregressi interventi, pregresse flebotrombosi, gravidanze) andranno esaminati gli arti inferiori nella loro totalità, comprendendo anche gli aspetti ortopedici, che hanno grande importanza nella funzionalità della pompa venosa del polpaccio e nel ritorno venoso.

Andranno rilevate inoltre le varicosità presenti ponendole in relazione ai sintomi lamentati dal paziente. 

Varici: la prima visita

Gli accertamenti strumentali

Dopo la visita l'esame strumentale "gold standard" è oggi l'esame Ecocolordoppler, che consente l'accertamento anatomico dell'insufficienza venosa superficiale e delle safene.

È importante sottolineare come l'esame sia fondamentale per "personalizzare" il trattamento per ogni singolo paziente.

Ovviamente oltre alla verifica della continenza delle safene, sarà fondamentale l'accertamento della pervietà e della continenza del circolo venoso profondo per una corretta programmazione del trattamento e del follow-up.  

Le teleangectasie (o microvarici)

Le microvarici (il cui termine medico è teleangectasie) costituiscono un problema molto comune nelle giovani donne. Il trattamento tradizionale è quello della terapia sclerosante, oggi affiancata anche dai trattamenti laser, ed entrambi necessitano di mani esperte.

La scleroterapia richiede tempo e pazienza, ma può dare ottimi risultati: è estremamente importante però che prima si proceda ad un esame ecocolordoppler per evitare che una sottostante insufficienza della grande safena possa inficiarne i risultati. Dopo la scleroterapia si dovranno indossare le calze elastiche per un periodo di tempo che va fino a 4 settimane.

Le varici della safena

L'insufficienza del circolo superficiale o della grande safena rappresenta una condizione in cui l'asse safenico si dilata e non riesce più ad essere efficiente dal punto di vista emodinamico, ovvero a riportare il sangue al cuore.

Questo provoca una stasi venosa negli arti inferiori che porta ad alterazioni della cute che possono arrivare fino all'ulcera, una patologia grave che necessita di terapia lunghe e spesso dolorose.

Anche in questo caso l'accertamento emodinamico con l'esame Ecocolordoppler sarà fondamentale prima di procedere alla terapia, che oggi ha un carattere mininvasivo. Le caratteristiche anatomiche ed emodinamiche del vaso guideranno nella scelta del trattamento più appropriato.

Per approfondire:10 domande sulle vene varicose

La terapia per le varici

La terapia delle varici degli arti inferiori ha subito negli ultimi decenni una profonda evoluzione, passando dal classico stripping in anestesia generale alle tecniche mininvasive, eseguite in regime di anestesia locale ed in day hospital, ovvero in ricovero breve.

La miniflebectomia, la schiuma sclerosante e la colla chirurgica hanno sostituito le tecniche chirurgiche tradizionali, consentendo di intervenire in anestesia locale. Anche per le recidive chirurgiche la scleroterapia con schiuma è oggi indicata in tutti i protocolli internazionali come il trattamento di scelta.

La flebotrombosi superficiale

La "flebite" ovvero l'infiammazione di una vena superficiale con la comparsa di dolore e intensa reazione infiammatoria nella sede della vena colpita, è una patologia frequente che necessita attenzione.

Il trattamento esige in prima istanza un esame con ultrasuoni per verificare la reale estensione del trombo e che questo non sia in prossimità della crosse della safena.

Le possibilità di un'embolizzazione non sono del tutto trascurabili e deve essere immediatamente iniziato un trattamento con eparina ed elastocompressione, monitorando l'andamento e la progressione del trombo.

La flebotrombosi profonda

La flebotrombosi di un vaso profondo (ovvero delle vene che decorrono tra i muscoli della gamba e della coscia, ad esempio la vena femorale o poplitea) costituisce una vera e propria emergenza medica che mette a rischio la vita del paziente.

Oltre ad una profilassi nei pazienti a rischio (anziani alettati, pazienti oncologici) è importante un alto indice di sospetto in tutti i pazienti che presentano un gonfiore della gamba, con impossibilità di camminare o dolore all'arto. Dopo l'accertamento con ultrasuoni è imperativo iniziare subito una terapia anticoagulante, monitorando il paziente.

La flebotrombosi può lasciare una importante alterazione funzionale del circolo venoso profondo, residuando una ostruzione o una insufficienza valvolare venosa, che impedisce un corretto ritorno del sangue venoso al cuore; questo ristagna nell'arto, che diventa edematoso e compaiono le alterazioni della cute (pigmentazione brunastra, eczema, ipodermite) tipiche della "sindrome postflebitica" e che preludono all'ulcera

Per approfondire:10 domande sulle ulcere venose

L'ulcera varicosa

Si tratta di una patologia che può risultare estremamente invalidante, con terapia impegnative, medicazioni talvolta dolorose e che tende a ripresentarsi nel tempo. 

È evidente che una diagnosi precoce, un trattamento tempestivo e un follow-up stretto costituiscono la chiave di volta per evitare la comparsa ed il ripresentarsi di questa patologia, che ha un alto costo sociale, in particolare nelle persone più giovani.

Il trattamento è costituito da:

  • medicazioni programmate,
  • elastocompressione,
  • bendaggio elastocompressivo,
  • terapia medica.

Può richiedere anche mesi per la guarigione. Il risultato ottenuto andrà mantenuto facendo indossare al paziente una calza elastica a compressione graduata e combattendo i fattori di rischio (obesità, alterazioni ortopediche) e invitando il paziente all'attività fisica ed al movimento

Bibliografia

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    J Vasc Surg 2014;60:3S-59S.
Data pubblicazione: 10 maggio 2024

Autore

albertogaravello
Dr. Alberto Garavello Chirurgo vascolare

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1985 presso Università La Sapienza di Roma.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 36630.

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