Le mutilazioni dei genitali femminili (MGF)
Oltre 200 milioni di donne nel mondo hanno subito mutilazioni genitali, solo il continente Antartide ne è immune: il dato proviene dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. In cosa consiste il fenomeno della mutilazione genitale femminile?
Più di 200 milioni di donne nel mondo hanno subito mutilazioni genitali. Solo il continente Antartide ne è immune. Il dato proviene dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Per sensibilizzare su tale drammatico fenomeno è stata istituita una "Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili", il 6 febbraio di ogni anno.
Perché interessa noi italiani?
La mutilazione genitale femminile esiste anche in Italia
La mutilazione genitale femminile è un fenomeno presente anche in Italia dove coinvolge ben 80.000 donne, incluse minori, per lo più straniere. D'altra parte fino al 1850 l'escissione della clitoride era in uso anche qui in Europa per curare la ninfomania, ed anche per prevenire tutti i tipi di malattie e di disordini emotivi quali isteria, masturbazione e altri comportamenti “non conformi”.
Le donne straniere a noi vicine interessate da mutilazione genitale femminile possono essere le badanti dei genitori vecchi, ma anche la seconda moglie di nostro padre, la compagna "esotica" del fratello, l'addetta alle pulizia di casa. Di esse frequentemente si conosce la storia, ma non la storia "intima", quella che provoca loro attuamente infezioni e cistiti ricorrenti.
A noi psico-sessuologhe cliniche accade di essere richieste per coppie miste, in cui la donna ha comportamenti sessuali incomprensibili per il marito italiano a causa di pratiche di mutilazione genitale.
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La potenza dei nostri stereotipi occidentali
Molti sono gli stereotipi che circondano tale pratica:
- che sia prescritta dalla religione islamica, eppure è presente anche in comunità cristiane;
- che siano pratiche legate all'ignoranza, eppure i dati testimoniano che le MGF sono presenti in tutti i contesti;
- che riguardino unicamente un fattore estetico, eppure sono in grado di provocare gravi patologie vulvari, problemi nel corso del parto e complicanze anche mortali. Per questo sono considerate fonte di rischio sanitario elevato.
Mutilazioni genitali femminili: in cosa consistono?
Per mutilazioni genitali femminili si intendono:
"tutte le pratiche che portano alla rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o ad altri danni agli organi genitali femminili compiuti sulla base di motivazioni culturali o altre motivazioni non terapeutiche" (definizione OMS).
Ci si riferisce a vari tipi di asportazione:
- del solo prepuzio
- della clitoride
- della clitoride e piccole labbra
- anche delle grandi labbra
- dei genitali esterni completi, con "cucitura" della vulva.
A noi occidentali vengono i brividi anche solo a leggerle.
Quali sono le motivazioni che portano altre culture alle mutilazioni genitali femminili?
Esse sono un misto di credenze tramandate nei secoli, ma al contempo rappresentano un fattore di coesione sociale ed economica. Perpetuano l'esigenza che la donna sia "suddita": senza clitoride non potrà godere: né da sola, né con altri che non sia il marito e ciò sarà alla base della stabilità del matrimonio.
Entriamo più nel dettaglio.
Il ritenere la clitoride un piccolo pene, porta alla conseguenza della necessità di rimuoverla pereliminare tratti maschili dalla anatomia della donna.
Le infibulazioni vengono attuate principalmente per garantire la verginità, aumentando così la possibilità di contrarre un buon matrimonio nella società di appartenenza.
Non è secondaria la credenza che una vagina di conseguenza così ristretta produca maggiore piacere all'uomo nel corso della penetrazione.
Ed infine l'escissione della clitoride favorirebbe la purezza anche del corpo.
Si tenga conto che gran parte delle donna richiede tale intervento. Dal punto di vista femminile infatti la fase della "mutilazione" rappresenta un importante rito di passaggio da bambina a donna, e dunque entra a definirne l'identità.
L'intervento comporta una rieducazione della corporeità definitivamente modificata, che segna la fine della promiscuità tra bambini e bambine. Privarsi di tale intervento porterebbe alla privazione del matrimonio e alla esclusione dal gruppo di appartenenza. La pressione sociale è dunque enorme e rende ragione del perchè sia così difficile modificare tale pratica.
Merita una considerazione a parte il fatto che alcune culture (Kenya, Tanzania) stanno sperimentando in proprio riti di passaggio che prevedono di "circoncidere con le parole", mantenendo dunque il rito, ma escludendo l'operazione.
E le mutilazioni genitali fatte da medici?
Ci si potrebbe chiedere: se tali pratiche, anziché essere compiute con strumenti approssimativi e in condizioni igieniche precarie, in Italia fossero effettuate da personale sanitario, in questo caso si potrebbero evitare complicanze alla salute del corpo? Non sarebbe forse un "male minore", nel rispetto delle culture di origine?
Con l'approvazione della Legge 9 Gennaio 2006 n. 7, in Italia praticare mutilazioni genitali femminili è un reato. La ratio è di reprimere l'illegalità e la violenza contro i diritti umani delle donne, ma anche di stimolare la riflessione di persone e famiglie immigrate. A tale scopo alcuni Consultori pubblici hanno istituito "Ambulatori Multietnici", in alcune scuole si diffonde materiale informativo specifico.
Questo perché le mutilazioni genitali, anche se fatte in ambiente sanitario, sono una grave violazione dei diritti umani e un problema fisico, psichico, sanitario, che richiede grande attenzione.
Molti operatori sanitari italiani uomini e donne. Medici di base, ginecologi, psicologi, sessuologi si sentono poco preparati su questo tema e spesso cadono in errori, come l'idea che le mutilazioni siano pratiche religiose, quando in realtà non sono prescritte da alcuna fede.
Un'indagine condotta su oltre 300 medici ha rivelato che oltre il 60% si sente poco formato sulle MGF e circa il 70% non ha informazioni sufficienti per indirizzare le pazienti verso strutture specializzate. È importante notare che tutte le forme di mutilazione genitale sono dannose e non sono limitate a contesti specifici o a persone poco istruite.
Infine, praticare le MGF in ospedale non riduce necessariamente i rischi, poiché gli effetti psicologici e fisici rimangono gravi. Questo è emerso da uno studio presentato in un evento dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Università Cattolica, nella giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili del 6 febbraio.
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Conclusioni
Dentro l'ottica di una differente gestione del potere e del rapporto uomo-donna, le MGF mutano e muteranno il loro intrinseco significato anche all'interno delle società che le praticano; e di conseguenza le pratiche escissorie.
La società occidentale è chiamata a mettersi in ascolto del fenomeno, prima di volere intervenire su di esso. Ma non mancano le azioni già sperimentate positivamente in alcuni contesti italiani, nei quali i servizi e le comunità locali si sono attivati per sensibilizzare sulle MGF le donne immigrate.
Esse si trovano a cavallo tra due culture, soprattutto quando hanno figlie femmine cresciute qui; ed hanno dimostrato di apprezzare quella confidenza tra donne e con le mediatrici culturali che può nascere attraverso:
- percorsi specifici sul femminile collegati alle scuole di italiano,
- percorsi sulla genitorialità e sull'avere figlie femmine,
- corsi di cucito a partire dalle stoffe tradizionali per incentivare confidenze attraverso la mediatrice culturale ("cucire parole"),
- materiale informativo sulle MGF e loro conseguenze,
- atelier di espressione corporea comprendenti incontri formativi specifici.
Ed inoltre ogni persona comune è in grado di sviluppare sensibilità verso questa problematica, per abbattere muri di informazioni errate e di pregiudizi.
Questo è l'obiettivo del presente articolo.
Per approfondire
- Le mutilazioni genitali femminili - Regione Emilia-Romagna
- Serangeli E., Le mutilazioni dei genitali femminili tra violenza e costruzione dell'identità, in AAVV, Diritti umani e diritti allo sviluppo
- Mutilazioni genitali femminili, più formazione per gli operatori sanitari - Università Cattolica del Sacro Cuore
- Prevenzione e contrasto delle mutilazioni genitali femminili in una società multietnica
- Azioni per contrastare le MGF. Il lascito di un progetto
- Save the Children - Stop alle mutilazioni genitali femminili