Il mito della perfezione e il selfie all'anima

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Dr. Michele Spaccarotella Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

 

Pochi giorni fa è giunta dal Brasile la notizia che un ragazzo brasiliano di 30 anni ha sostenuto decine di interventi chirurgici per assomigliare a Ken, da lui ritenuto come emblema dell'uomo ideale e simbolo di perfezione. Non è la prima volta che ciò accade, dal momento che già l'anno scorso erano saliti alla ribalta i casi di un coetaneo americano e di una giovane ucraina, entrambi operatisi per assumere le fattezze di Ken e Barbie.

Sicuramente si tratta di casi limite, ma il trend del ricorso al 'ritocco' è in continuo aumento. Sappiamo infatti che nonostante la crisi economica, il mercato della chirurgia estetica non conosce flessioni, in particolar modo quella maschile, che ha raggiunto ben il 30% del totale delle operazioni effettuate. Oltre ad addominoplastica, blefaroplastica e rinoplatica, iniziano a fare capolino anche molte richieste che riguardano la sfera sessuale. Proprio in questi giorni Milano è stata sede di un importante corso di aggiornamento sulla penoplastica per fronteggiare il crescente numero di interventi realizzati (2mila in Italia, 5mila negli Usa). Un andamento già noto in Inghilterra sul finire del 2013 per quanto riguarda gli interventi 'intimi' al femminile. 

Alla luce di queste notizie appare chiaro come il rapporto con la propria identità psico-corporea e l'accettazione del proprio aspetto fisico sia un argomento di stretta attualità. Non è forse un caso che un'indagine di mercato realizzata recentemente abbia provato ad individuare quali siano, secondo il pubblico interpellato, le componenti di un corpo perfetto. A testimonianza del fatto che il mito della perfezione e l'ideale dell'eterna giovinezza stiano esercitando un crescente fascino nell'immaginario collettivo.

Uomini e donne sembrano sempre più impegnati nella ricerca o nell'ossessione di una bellezza senza sbavature, senza difetti. La piccola imperfezione passa da segno distintivo a segno dal cancellare. L'ideale di perfezione tranquillizza, appare come l'unico riparo dalla possibilità di essere criticati dagli altri. Ciò che viene perseguito attraverso la perfezione appare l'ottenimento dell'accettazione degli altri, ma il costo per la sua conquista è la standardizzazione della propria individualità, estetica e caratteriale. In un mondo dove si percepisce di non poter cambiare quasi nulla, il corpo assume la valenza di uno spazio di libertà, dove è possibile intervenire e trasformarsi. Il corpo che prima costituiva la nostra forma di contatto col mondo assume le vesti di biglietto da visita. Un corpo che viene narcisisticamente fotografato e riproposto attraverso scatti pubblicati in continuazione su social network come Twitter ed Instagram. Un corpo proposto intero o parcellizato in foto che sembrano solo tentativi di vedersi migliori. Chi valuta la propria esteriorità solo tramite gli occhi degli altri rischia di incappare in momenti di difficoltà personale qualora il rispecchiamento dall'esterno non sia all'altezza delle aspettative o la possibile critica ricevuta sia troppo forte. In un periodo dove i 'like' rappresentano la cartina tornasole del proprio 'valore', diventa ancora più importante fare appello alle proprie risorse e alla capacità di 'guardarsi' in maniera equilibrata. Riflettere sul personale modo di vivere e vedere il proprio corpo, di comprendere le origini delle proprie insicurezze, di colmare i propri vuoti, di valorizzare la propria diversità (ed individuazione) e di accettarsi per come si è fatti costituisce un buon esercizio nella creazione di una salda autostima.

In questo senso la psicoterapia appare un buon modo di farsi "un selfie all'anima"!

Data pubblicazione: 10 maggio 2014 Ultimo aggiornamento: 28 maggio 2014

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