Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Stiamo diventando un feudo

Potere di CR7!
A me, quando ero tornata al lavoro dopo l'intervento, pensandomi forse coi giorni contati, quasi tutti si erano mostrati stranamente gentili e mi erano venuti a salutare e a chiedere informazioni su come stavo, tranne una persona, che per un periodo aveva assunto la direzione dell'ufficio e mi aveva trattata malissimo passandomi anche a mansioni inferiori, che non era riuscita a mostrare una falsa gentilezza e non mi aveva più rivolto la parola per tutto il tempo che ero rimasta in servizio, anzi aveva deciso di andare in pensione prima di me, forse per evitare di essere presente al saluto ufficiale per il mio pensionamento. Ma almeno, sapendomi malata, l'ultimo periodo lavorativo era stato meno pesante. Comunque, avevo avvisato tutti che non sarebbero stati graditi per l'ultimo saluto.
Grazieee amiche mie, grazie di
Fino ad un anno fa per me la parola "tumore" era l'analogo di ciò che i fisici chiamano "orizzonte degli eventi": un muro invisibile che racchiude un buco nero e divide lo spazio in due regioni distinte e non comunicanti. Chi lo oltrepassa non si accorge di nulla ma da quel momento non può più comunicare con chi è dall'altra parte. Ecco: quando mi dicevano che qualcuno s'era ammalato semplicemente lo ponevo al di là del muro.
Se lo incontravo c'era sempre qualcosa fra noi di non detto, di non esplicitato, un muro invisibile appunto, che me lo rendeva estraneo. Era come quel gioco che si fa da bambini, in cui chiudendo gli occhi si immagina che ciò che non si vede cessa di esistere: io chiudevo gli occhi sul dolore. Tanto - mi dicevo - che posso fare? Non sono dio e non ho la bacchetta magica...
Poi un anno fa il gioco si è rotto.
Avevo di fronte una ragazza che mi raccontava ciò che le stava accadendo e tutto ciò che riuscivo a pensare era che non volevo sparisse anche lei al di là del muro. E se anche non sapevo cosa dire, come comportarmi, come "gestirla", ero assolutamente certo che, malattia o non malattia, un modo per non lasciarla andare ci dovesse essere. Improvvisamente "esserci" - pur senza bacchetta magica e senza essere dio - mi sembrava dannatamente importante.
E' stato allora che vi ho incontrate. Ancora non lo sapevo ma eravate esattamente ciò che stavo cercando, "l'esempio più bello di come si vive affrontando sofferenze". E per quanto stupido possa apparirvi scoprire che la "malattia si vive" è stata un grande scoperta!
Continuo ancora a pensare al dolore e alla malattia come ad uno "scandalo" di cui non trovo ragione, ma ora so che l'"orizzonte degli eventi" è solo nella mia testa, una sorta di "censura cosmica" operata dalla mia paura di soffrire. Là fuori non c'è nessun muro.
Nel rileggere i post passati mi è capitata questa bellissima osservazione di Roberto che
ha scritto qui tempo fa
Didi
Enza, io non trovo per niente logico che quasi si faccia sentire in difetto una persona solo perché non è in balia delle paure. Ben venga una lucidità che consente di vedere il tutto nella giusta dimensione, senza immaginare scenari catastrofici. Io pure ho affrontato tutto con tranquillità, mi era stato detto niente di grave, intervento+radioterapia+terapia endocrina, nulla di cui preoccuparsi. Si fa, ed è tutto risolto. Se ci lasciamoo prendere dalle paure che vita è?
Molto bella, Didi. Grazie per averla condivisa. Anche io, prima di ammalarmi, mi sentivo come Roberto. Se sapevo di qualcuno che stava male tendevo ad allontanarmi, per vigliaccheria, per non volere vivere la tristezza, per egoismo. Ora non posso più mettere la testa sotto la sabbia e ammiro tanto le persone che mi stanno vicino e da cui traggo forza.
Nina
Cara Nina ero certa che l'avresti apprezzata e ne sono contenta
Un abbraccio
Congratulazioni per l'immissione in ruolo!
Bellissima Didi
Cosa si dice in questi casi????COMPLIMENTI...FELICITAZIONI...EVVIVA...CHENESO!!!!So che vorrei abbracciarti e basta...traguardo davvero meritato e presumo faticoso:heart::heart:
Dott.Catania
Mi prendono alla sprovvista!!!!! MA DAI....Lo devo proprio memorizzare....:):)
Che ci crediate oppure no, in chemio una persona mi disse che il suo k era diventato 4 volte ++++...io boccalona ci ho creduto e mi porto questo peso da allora....visto che il virtuale mi protegge Dott.Cataniae' vero????????
Io non vado mai a cercare su google ma in questo blog non ho mai letto una cosa simile....
Preciso che ero alla 2 o 3 chemio ,boccalonissima e spaventatissima...poi ho imparato a mettere le cuffie e ad andare in meditazione...l'antistaminico faceva il resto...ronf...ronf...ronf...
VAVA
Non so se lo hai chiesto tu ma io con Taxolo facevo cortisone il giorno prima come premedicazione (ho avuto una reazione allergica) ,prima dell'infusione e per 3 giorni successivi. Mi gonfiavo in viso il giorno successivo...un effetto lifting meraviglioso a costo zero...ero anche abbronzata....
Riscappo a fare la spesa..
A piu'tardi bambole!!:-p
Cristina mi conforta sapere che non sono l'unica a sentirmi così. È che la notte sta diventando un problema. Non faccio nemenno dormire il mio amore...anche se cerco di girarmi poco e faccio tutto in silenzio. ..immancabilmente lui si sveglia. .
E a me dispiace.
Tropo brava! !!!
Nel rileggere i post passati mi è capitata questa bellissima osservazione di Roberto che ha scritto qui tempo fa
GUARDARE IL CANCRO OLTRE IL MURO
Bellissima senz'altro questa di Roberto anche perche' spiegava molto bene cosa voglia dire 'guardare il cancro oltre il muro , essendo un muro per tutti noi .
Ci ho dedicato un intero capitolo in un mio volume.
Roberto era stato costretto a guardare oltre il muro la sua cara amica Dafne (poco importa se non ha mai spiegato cosa fosse per lui) .
Per questa ragione invito tutti a stampare i propri commenti perche' la fase , che uno abbia avuto il cancro oppure no, al di qua del muro e' sempre lunghissima
e alcune pazienti purtroppo restano al qua del muro per tutta la vita.
Soprattutto quelle che fanno finta che nulla sia accaduto.
Poi c'e' una fase, quella della SperANSIA, ma lavorando su se' stesse arriva inevitabilmente il momento in cui si squarcia il muro grazie alla Speranza
Roberto quando aveva smesso di scrivere ha avuto diversi scambi con me via mail ed io gli avevo chiesto di restare nel blog incontrando il suo silenzio illuminante :
Roberto dietro quel muro aveva perso la sua Dafne, cosi' l'aveva chiamata, la ninfa inseguita da Apollo per la sua bellezza, che supplicava i genitori di salvarla.
Roberto non era riuscito a salvare la sua ninfa.
Forse per questo Roberto non e' riuscito mai a squarciare il muro della speranza
ma e' rimasto nei nostri cuori come figura importante per il blog.
Aggiungo un altro commento di Roberto in replica al sottoscritto
Dott. Catania
Oggi più che un muro vedo una cipolla.
Come lei ha fatto correttamente notare io non sono un caregiver: "abbattere il muro" per me è stato scegliere (ma non è la parola giusta trattandosi di una scelta che sentivo obbligata) di non girarmi un'altra volta dall'altra parte.
Per inciso: mi sono chiesto spesso cosa mi abbia coinvolto in questa vicenda più che in altre simili, alcune delle quali si stavano pure verificando in quello stesso periodo. Le ragioni sono molteplici, non ultima delle quali il modo in cui ho appreso la notizia: direttamente dall'interessata. Negli altri casi l'ho sempre saputo per vie traverse. E' difficile girare la testa da un'altra parte quando hai di fronte due occhi che ti inchiodano. Il fatto poi che mi avesse cercato per dirmelo di persona mi sembrava un'enorme dimostrazione di fiducia, perché un sorriso lo puoi condividere con chiunque ma le lacrime, quelle puoi condividerle soltanto con qualcuno di cui ti fidi davvero. Non ero, non sono, affatto sicuro di meritare una simile apertura di credito: in ogni caso me ne sono sentito responsabile.
Superato quel muro, però, restava il fatto che «non sapevo cosa dire, come comportarmi, come "gestirla"». E, fra alti e bassi, così è stato fino ad oggi. Ci ho provato, ci provo, ma non è sempre facile trovare la giusta misura fra l'essere presente e il non essere invadente, fra l'essere discreto e il non sparire. Non essere un caregiver implica che non si può pretendere di essere vicini per "diritto" (ammesso e non concesso che un tale diritto esista) ma solo se e nella misura in cui ti è richiesto. E non mi è facile gestire i periodi di silenzio cercando di immaginarne le ragioni e sforzandomi di non fare troppe domande per non aggiungere alla sua anche il carico della mia ansia. Che però c'è. E pesa.
Ecco perché invece del muro oggi c'è una cipolla: fatta di ostacoli, che si susseguono uno dopo l'altro e rispetto ai quali spesso non mi sento all'altezza.
Poi ci sono due ulteriori considerazioni da tenere sempre presenti.
La prima è che i muri, tanto più quelli mentali, non si abbattono mai in via definitiva: ritirarli su è un attimo. "E' stato un periodo difficile, meglio lasciarla tranquilla e non disturbarla" può essere una sacrosanta attenzione ma può anche trasformarsi in un'ottima scusa alla vigliaccheria.
La seconda è che per costruire un muro fra due persone ne basta una sola, ma sono sempre necessarie entrambe per abbatterlo...
Infine, Dott. Catania, non mi resta che ringraziarla: con la sua domanda mi ha appena fatto realizzare che ho ancora bisogno di un buon piccone.
E anche di un pelacipolle.
Roberto
#7,001 Scritto: 3 Ott 2016 01:08][/i]
[b]DIDI[/b
Grazie... davvero profonda questa pagina...non conosco Roberto ma vedo che la sua sofferenza ha lasciato un segno profondo in voi tutti...spero di riuscire a vedere oltre
io sono stata per 10 anni davanti a quel muro e ci ho fatto pure le ragnatele...questa volta piano piano spero con il vostro aiuto di riuscire ad andare oltre....
Vivere ...convivere bene con la malattia...per adesso fa un po'impressione..ma questo e'
Molto bella Didi
guardare il cancro oltre il muro...grazie anche lei Dott Catania
HOPE