Differenza tra servizio di psicologia clinica e centro salute mentale

Buongiorno
a causa di problematiche relative ad insicurezza con paura di parlare in pubblico ho deciso di riiniziare una nuova psicoterapia ed ho trovato 2 psicoterapeute cognitivo-comportamentali, una che lavora in un centro di psicologia clinica dell'asl e un'altra che lavora in un centro di salute mentale dell'asl.
Volevo capire qual'è la differenza tra i due tipi di servizio e qual'è più indicato per le mie problematiche.
Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Non è tanto il servizio che può essere più o meno adatto a lei, ma la disponibilità e la preparazione del/della professionista in oggetto a darle l'aiuto di cui ha bisogno.

Ha già avuto colloqui con le terapeute, in modo da poterlo chiedere direttamente a loro?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Di solito nei servizi di psicologia clinica dell'ASL trova esclusivamente gli psicologi.
Spesso tali servizi sono indipendenti dalla psichiatria.
Nei centri di salute mentale, o centri psico-sociali c'è lo psicologo, ma ci sono anche gli psichiatri, a volte gli educatori professionali.

Dai precedenti consulti in cui ci aveva descritto la problematica, a me sembra che il servizio di psicologia clinica sia adatto alla situazione di disagio che ci aveva raccontato.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Con entrambe le psicologhe ho avuto modo di parlarci solo telefonicamente, entrambe mi hanno detto che potrò iniziare tra un mese circa, ed entrambe hanno una formazione cognitivo comportamentale.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ok, e ha chiesto se potevano fornirle aiuto specificamente per il suo problema?
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dopo
Utente
Utente
Ho brevissimamente detto qual'era la mia problematica e mi hanno dato la loro disponibbilità.

Sperando che questa sia la volta buona visto che di psicoterapia ne ho già fatta abbastanza....senza grandi risultati.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Bene, allora può scegliere di rivolgersi alla professionista che le ha lasciato l'impressione migliore.

Tuttavia, fatti salvi i limiti di un consulto a distanza, bisognerebbe vedere se lei non avesse più bisogno di psicoterapia o di un intervento volto ad acquisire la capacità che desidera.

Perché alla fin dei conti, per superare la paura di parlare in pubblico occorre... esatto, iniziare a parlare in pubblico. Gradualmente e inizialmente in ambiente protetto, certo, ma non s'illuda di "fare prima tutto dentro la sua testa", in psicoterapia, e poi uscire nel mondo trasformato. Prima si fanno cose diverse e di conseguenza si cambia dentro. Non il contrario. Perciò ogni intervento sensato per quello che le occorre dovrà prevedere un piano di esposizione graduale, iniziando a farle fare proprio ciò che teme.
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dopo
Utente
Utente
Nell'ultimo consulto in studio che ho fatto con la psicologa chiesi consiglio sullo scegliere tra un corso di teatro o un nuovo percorso psicoterapeutico non potendo fare entrambe le cose, lei mi disse di scegliere il corso di teatro perchè io necessitavo di fare le cose in pratica. Nell'altro consulto qui sul sito alcuni dei suoi colleghi mi hanno invece detto che sarebbe meglio una psicoterapia rispetto ad un corso di teatro.

""""non s'illuda di "fare prima tutto dentro la sua testa", in psicoterapia, e poi uscire nel mondo trasformato."""" .....In effetti si , questo è quello che pensavo oltre alle mie idee di perfezionismo.

Mi chiedo anche come mai io non abbia mai acquisito un minimo di fiducia in me stesso nonostante non abbia vissuto una vita completamente priva di stimoli sociali. I i farmaci, come la famosa paroxetina, potrebbero essermi d'aiuto visto che la psicoterapia fatta finora non è servita a molto?
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile utente,
la psicologa che lo ha seguito per 5 anni era anche psicoterapeuta? Lo ha verificato? Che tipo di psicoterapia ha effettuato? Con quale frequenza effettuava le sedute nel corso dei 5 anni? Nei precedenti consulti dice di aver seguito una ulteriore psicoterapia cognitivo comportamentale di 11 mesi, giusto? Come si è conclusa e perchè?

Quali lauree ha conseguito? Che tipo di lavoro svolge o ha svolto?

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Non ha acquisito fiducia in se stesso probabilmente perché finora si è messo in gioco troppo poco.

Ad esempio, se non è ancora riuscito a risolvere il problema di ansia sociale e parlare in pubblico, è perché finora non ha mai parlato in pubblico in modo continuativo e ripetutamente. Altrimenti si sarebbe già lasciato alle spalle i suoi timori.

Un altro dei nomi del perfezionismo è ossessività, ossia dubbio e preoccupazione continua che qualcosa potrebbe andare storto e/o che qualcosa che desideriamo fortemente potrebbe non accadere.

Se si ritrova in questo profilo è con tutta probabilità quello il motivo per cui è bloccato. In questo senso potrebbe aver bisogno di una psicoterapia. Non di una di quelle dove "si parla e basta", ma dove deve essere innanzitutto lei per primo motivato a *fare* cose diverse, e il terapeuta orientato a fornirle aiuto in tal senso.

Riguardo specificamente al parlare in pubblico può informarsi sui gruppi Toastmasters, presenti anche in varie città d'Italia, che non sono terapeutici (non almeno in senso stretto), ma aiutano a superare la paura di fare discorsi di fronte ad altre persone:

https://it.wikipedia.org/wiki/Toastmasters
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dopo
Utente
Utente
Dubbio e preoccupazione continua che qualcosa potrebbe andare storto per me sono praticamente costanti quando faccio un qualcosa specie in ambiente lavorativo e trovo che siano pensieri realisti per evitare di commettere errori perchè poi in seguito subentra il giudizio degli altri......se non fossi dubbioso penso che mi ritroverei a fare le cose in maniera superficiale , sbagliando.

Un altro punto che forse potrebbe essere causa della mia insicurezza (credo io) è l'aspetto fisico ovvero l'essere molto magro che forse inconsciamente mi riporta all'idea di fragilità.
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dopo
Utente
Utente
Riguardo la psicologa che mi seguiva , lei era una psicoterapeuta ho visto sull'albo , se non ricordo male facevamo psicoterapia analitica breve (non sono certo si chiamasse così), la cadenza era settimanale nei primi 2 anni poi dopo sempre settimanale ma mesi si e mesi no, con lei c'era un buon rapporto.
Dopo ho fatto 11 mesi di psicoterapia cognitiva, non cognitivo-comportamentale ma con il terapeuta non mi trovavo molto bene e poi ho smesso ,è durata 11 mesi solo perchè non avevo trovato altri terapeuti nei dintorni con la stessa formazione.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Certo, la coscienziosità è una qualità utile. Ma quando è pervasiva come nel suo caso, diventa un ostacolo e si chiama ossessività. Il suo problema è che non riesce a dosarla e a usarla, ma ne è, al contrario, usato.

Abbandoni pure la ricerca delle "cause". Quali che siano e anche se le conoscesse per filo e per segno, non l'aiuterebbe di una virgola a cambiare. Non le serve sapere, le occorre iniziare a *fare* nuove cose in modo diverso.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Si possono fare varie ipotesi sul fatto che abbia effettuato tanti anni di psicoterapia e non abbia avuto risultati. Oppure si può dire che ha avuto pochi risultati?

Se ha seguito le terapie per tanto tempo, sicuramente ne traeva giovamento, altrimenti le avrebbe interrotte prima. E' possibile che abbia avuto dei risultati, ma quando riemergono nuovamente le stesse difficoltà, seppur temporaneamente, le sembra che sia tornato punto e a capo? Ovvero, è possibile che sia troppo drastico con se stesso per un singolo episodio o per casi sporadici?

Se lei è perfezionista e coscienzioso, rimarrà tale, ed è bene che sia così, perché è la sua natura. Si tratta di smussare queste sue caratteristiche. A volte ci riuscirà, ma non sempre, e questo è normale perché è un essere umano e, così come tutti gli altri umani, è fallibile.

Un'altra possibilità è che abbia interrotto i percorsi proprio nei momenti in cui si trattava di affrontare il cuore della sua questione.
Accade frequentemente per varie ragioni: o perché il terapeuta non ha saputo usare sapientemente le tecniche a sua disposizione, o perché il paziente non è pronto ad affrontare le sue problematiche per resistenza al cambiamento o per scarsa motivazione, o perché quel tipo di terapia non è adatta a quella persona.

Non ci ha detto in cosa è laureato e che tipo di lavoro svolge. E' un lavoro fisso che svolge da tanto tempo oppure temporaneo? In questo mestiere è proprio necessario che lei parli in pubblico? E che significa parlare in pubblico nel suo specifico caso: parlare in riunione di fronte a 5 o 6 colleghi, oppure sostenere una conferenza di 2 ore di fronte a 30 persone? Deve per forza fare quel mestiere che svolge?

In questi anni si è mai messo alla prova? Se la risposta è sì, come è andata? Se no, è possibile che lei non sia stato pronto, ovvero, che proprio non era il caso che lo facesse? Talvolta la soluzione migliore è proprio non fare quella cosa che si teme perché non è il momento.

Tutte le psicoterapie sono basate su tre fattori: relazione, parole e tecnica.

Tutte le psicoterapie sono terapie di parola: bisogna distinguere tra la "parola vuota" che gira su se stessa autoreferenziale e di contorno, che scivola via e non lascia nulla e la "parola piena" che è quella che lascia un segno e genera il cambiamento nella mente e nel cuore e si trasforma in azione e comportamento. Una terapia, per funzionare, ha bisogno di entrambe, ovviamente soprattutto della "parola piena".

Riflettere su queste ipotesi e su queste considerazioni le potrebbe essere di aiuto per impostare al meglio il nuovo percorso che intraprenderà. Non serve che risponda alle domande che le ho posto qui nel dettaglio, poiché non siamo noi i suoi curanti. Tuttavia, se vuole, può farlo.

Sarebbe opportuno affrontare anche ciò che non ha funzionato con le precedenti terapie, con la nuova terapeuta, per lo stesso motivo.

Un caro saluto,
[#14]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie per le risposte.
Certo qualche miglioramento ci sarà pur stato dopo tanti anni solo che di fronte alle solite situazioni che temo nella gran parte delle volte scappo, o meglio fino ad ora sono potuto scappare.
Da ottobre di quest'anno invece faccio l'insegnante quindi mi ritrovo di fronte a situazioni in cui devo parlare in pubblico , sia di fronte a 24 colleghi (plesso) , sia in un collegio docenti o magari in altre riunioni di diverso genere in cui le persone sono di più......il problema non è tanto parlare ai bambini di scuola elementare (insegno inglese e sono laureato in lingue , e nei 2 indirizzi di scienze della formazione primaria), in queste situazioni non mi trovo molto a disagio il vero problema si presenta quando devo parlare con i colleghi. Al momento sono riuscito ad evitare quasi tutte le riunioni con i colleghi assentandomi proprio in coincidenza con esse ma sò già che questa cosa non la potrò fare più.
In questi anni mi sono messo alla prova poche volte in effetti avendo fatto lavori che non prevedevano il contatto con il publico, solo che ora le cose sono diverse perchè ho questo nuovo lavoro.


Premetto che anche nel passato ho avuto qualche problemino di natura psicosomatica, ma da quando ho iniziato questo lavoro ho iniziato a soffrire di insonnia dormendo circa 4 ore a notte prima invece riuscivo a fare le mie 7 ore a notte, mi chiedo se cambiando e iniziando a fare le cose in pratica , provando , acquisendo esperienza, mettendomi in gioco ecc ecc riuscirò di conseguenza anche a risolvere la mia insonnia? visto che comunque è un problema che mi porta ad essere intontito per il resto della giornata.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Grazie per i suoi chiarimenti.

Da come descrive le cose probabilmente sì, deve solo iniziare a mettersi in gioco e sperimentare che ce la fa. Gradualmente vedrà che le cose andranno meglio.

Inizi il nuovo percorso psicoterapeutico con fiducia, verrà accompagnato in questa nuova fase professionale e di vita.

Un caro saluto,
ci faccia sapere come procedono le cose se crede,