Lutto o trauma: è possibile non sentire nulla?

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Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio privato da parte di una ragazza che segue questa pagina in cui mi chiedeva se fosse possibile non sentire nulla in seguito a un trauma o a un lutto. Mi chiedeva in particolare se ci fosse un modo per distinguere tra un "non sentire" normale e un "non sentire" che invece dovrebbe farci preoccupare.
Non esiste, come ben potete immaginare, un unico modo per reagire a un trauma o a un lutto. Ognuno di noi risponde in maniera differente in base alla propria personalità, in base all'esperienza pregressa, in base anche al momento della vita in cui ci troviamo. Basti pensare alla perdita di un genitore e immaginare di perderlo a 5 o 50 anni, oppure immaginare di perderlo prima o dopo essere diventati anche noi genitori... vi rendete conto da soli che lo stesso evento avrebbe ripercussioni differenti sulla nostra vita e sulla nostra reazione.
Tra le possibili reazioni c'è sicuramente quella di non sentire nulla, un congelamento delle emozioni con cui possiamo proteggerci dall'impatto potenzialmente devastante di una perdita o un trauma. Non esiste un "non sentire" sano o normale: già "sentire" di "non sentire" ci fa capire che qualcosa non va. Noi sentiamo qualcosa anche se vediamo un passerotto poggiarsi sul nostro balcone per un attimo e poi volare via. Noi sentiamo qualcosa anche se alla cassa del supermercato non c'è nessuna fila. Noi sentiamo qualcosa anche se una folata di vento fa sbattere una porta. Possiamo quindi non sentire nulla se perdiamo un nostro caro o se ci accade qualcosa di traumatico?
Il non sentire nulla è quindi un modo per prendere distanza dall'evento e dal dolore che ci provoca. E può anche essere adattivo a breve termine, perché magari ci consente quella lucidità che serve in quella situazione e che non potremmo avere se fossimo emotivamente travolti. Però se questa condizione fosse protratta a lungo e non ci consentisse di affrontare il dolore (che inevitabilmente bisognerà andare a toccare), suggerirei vivamente di approfondire con uno specialista.
Cara M., spero di essere riuscito a rispondere alla tua domanda e che possa esserti di aiuto. In bocca al lupo.
Data pubblicazione: 19 aprile 2016

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