Dopo 6 anni di psicofarmaci sono avvilito e confuso!

SpettabiLe Dottore, Le scrivo in quanto nel 2002, a seguito di attacchi di panico, depressione, ansia, manie e fobie, ho avvertito l' esigenza di rivolgermi ad un medico. Dopo essermi rivolto prima ad un neurologo, poi ad uno psicologo (da cui ho seguito una psicoterapia cognitivo-comportamentale x 6 mesi 2 v a settimana), poi ad uno psichiatra e in ultimo ad un neurologo specializzato in malattie nervose, il quale mi ha dichiarato dapprima bipolare, poi depresso in forma maggiore e, finalmente, mi ha prescritto xanax e seropram dai quali ho tratto benefici e ridotto di molto il disagio sociale/professionale che questi problemi mi stavano creando. Premesso questo, appunto, il motivo che mi ha spinto a richiedere un consulto risiede nel fatto che, dopo ben 6 anni e dopo avere sospeso x 3 volte i farmaci per alcuni mesi (in contatto col medico) , mi trovo a tutt' oggi a non aver superato i problemi o a rivederli manifestati sotto forma di ossessioni, compulsioni, addictions e dipendenze con ansie o depressioni; di entità lieve ma costanti. Altra cosa che mi sconforta, è il fatto che vi è antagonismo tra psicologo e neurologo o psichiatra, in quanto il primo sostiene che tutto dipende solo da aspetti comportamentali e psicologici e non farmacologici, i secondi, al contrario, sostengono l' esatto opposto. Ora, per arrivare alla specifica domanda che intendevo porre, poichè sarebbe mia intenzione rivolgermi ad uno psichiatra che possa aiutarmi negli aspetti farmacologici che psicologici, ma temo di rivolgermi ad uno che, come i precedenti, altro non faccia che pensare piu alle sue competenze che al mio stato di salute, per cui Le chiedo, al di là di uno specialista bravo e serio, saprebbe indicarmi consigli su come muovermi o su come provare a risolvere questa situazione che, paradossalmente, è lei stessa fonte di ansia.
La/Vi ringrazio anticipatamente per i consigli che vorrete indicarmi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

consideriamo innanzitutto che il trattamento dei disturbi psichiatrici deve essere demandato allo psichiatra e non al neurologo.

Per cio' che riguarda i trattamenti, a seconda del tipo di disturbo
possono avere giovamento da trattamenti combinati farmacoterapia + psicoterapia, dove il trattamento farmacologico di base consente il lavoro psicoterapeutico (volgarmente di supporto) e non viceversa.

Detto cio' sicuramente i trattamenti devono avere una validita' nel corso del tempo e devono essere somministrati e prescritti a dosaggi validi a ridurre la sintomatologia.
Il trattamento psicoterapeutico nel frattempo le deve fornire gli strumenti per fronteggiare tutti gli "stati problematici" che si manifestano e si manifestavano durante i periodi di ripresentazione dei sintomi.

Attualmente, la sua scelta di rivolgersi ad una unica figura e' la piu' appropriata soprattutto perche' ha trovato sulla sua strada individui che hanno preferito combattere per la propria "ideologia" piuttosto che fornirle gli strumenti che, mi pare, dopo 6 anni non siano stati acquisiti del tutto.

Provi a cercare nella sua zona uno psichiatra con orientamento cognitivo comportamentale e qualora la sua diagnosi consentisse tale trattamento potra' trarre giovamento da un trattamento combinato da valutare in sede di visita.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

colgo qualche elemento di confusione nella storia:
il neurologo "mi ha dichiarato dapprima bipolare, poi depresso in forma maggiore". Bipolare comprende anche depressioni maggiori, quindi la seconda diagnosi è una ritrattazione (non è bipolare ?), oppure lei è bipolare con depressioni maggiore (che non significa niente, vuol dire bipolare come prima), oppure non ha ancora ricevuto una diagnosi chiara ?
Parla di dipendenze o addictions ? Ma a che cosa ?
Lo specialista che manca è uno psichiatra. Un neurologo in generale ha una pratica limitata nel campo delle malattie cosiddette mentali, in genere si intende più di malattie cosiddette neurologiche che sono altre. In ogni caso il primo approccio quando si hanno sintomi psichici è lo psichiatra.

Se ha un disturbo bipolare prendere i farmaci e sospenderli per ben tre vole in sei anni è un'assurdità (e quindi se era in questo assistito dal medico non è un suo errore). Non si sospendono i farmaci tanto per sospenderli in questa malattia, tantomeno in linea generale dopo qualche anno di cura. E' una malattia seria, come avrà avuto modo di sperimentare. Lei è stanco per sei anni di cure inconcludenti probabilmente, vista anche questa gestione delle cure "metti e leva" che rischia di farle avere brutte ricadute e di compromettere il fine ultimo della cura che è la stabilizzazione e l'assenza dei sintomi maggiori.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Attivo dal 2008 al 2014
Ex utente
Spettabili Dottori, Vi ringrazio innanzitutto per la Vs tempestiva risposta, la quale mi dà conforto nell' avere avuto la conferma di ciò che anch'io sospettavo, ossia di essermi rivolto a medici inadatti a fronteggiare questo tipo di problematiche, in secondo luogo, nel fornirmi una sorta di benestare al prossimo percorso che intendo intraprendere, che coniughi psicoterapia e farmaci adeguati.

PS: Ho omesso prima, poichè gli aspetti da esporre erano diversi, e mi scuso pertanto se li ho esposti a tratti in modo un po' confuso, che cio' che mi disse la psicoterapeuta a riguardo, risiedeva nel fatto di una forte carenza di affetto, autostima, identità e sicurezza, tali da portarmi a non sapermi gestire in materia di soldi e a dipendenze da sostanze (sigarette, caffè, aperitivi) e da comportamenti ( gioco, shopping, internet)che aggravavano aggiungo io i disturbi già sopra elencati in quanto mi portavano e mi porano all autoisolamento o all' evitamento di amici e ragazze ; ecco perchè sento la mancanza di un sostegno psicoterapeutico che supporti una forza di volontà presente ma insufficente.

Un ultima curiosità che mi sono dimenticato di chiederVi ma che reputo a mio parere fondamentale a superare queste problematiche, e cioè, premesso che vuoi per la mia condizione psicologica, che per avvenimenti ed eventi circostanziali, ho sempre avuto esperienze professionali e sentimenali di breve durata e instabili ed a tutt' oggi mi trovo in una condizione di insicurezza professionale, assenza di una partner ed assenza di uno o più amici soddisfacenti, QUANTO, SECONDO VOI, IL VISSUTO DEL PRESENTE, INFLUENZA E CONDIZIONA TUTTE QUESTE PROBLEMATICHE? OVVERO, QUALORA IN TUTTO O IN PARTE O DI PARI PASSO ALLA CURA SI RISOLVANO DETRMINATE CARENZE O INSICUREZZE DELLA VITA REALE,QUANDO POTER RITORNARE AD UNA VITA "NORMALE"?

Vi ringrazio nuovamente
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

spesso l'illusione di non avere qualcosa ci porta alla ricerca di questa fino a quando ci si accorge che era appunto una ricerca vana.

Credo che Lei non abbia fatto una psicoterapia cognitivo-comportamentale che ben si guarda dall'utilizzo di determinati termini.

A mio avviso, deve ricercare la soluzione dei suoi problemi indipendentemente dalle ricerche personali che possono andare di pari passo, e senza attribuire a queste ultime la speranza di risoluzione di tutte le sue problematiche, altrimenti la ricerca diviene eterna e molto deludente.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
La forza di volontà è un concetto indefinito. Abbiamo una volontà. Averla debole non è un'offesa, può essere conseguenza di una malattia. Nel caso delle dipendenze non è debole, è solo troppo forte la volontà di ricercare certi oggetti, che quindi vince. Se poi per forza di volontà intende l'intenzione, che è buona ma non è sufficiente, è un'altra cosa, ma il discorso non cambia.
L'interpretazione sull'autostima e le carenze affettive la lascerei da parte, in quanto si tratta se mai di caratteristiche della persona, non di meccanismi con cui si produce il disturbo. L'errore che fanno alcuni è di partire dal sintomo (es. abuso di alcol) per "inventarsi" che la persona avrebbe carenze affettive o quant'altro. Se ci sono la persona interessata lo sa. E se ci sono non è detto che abbiano a che vedere con i suoi comportamenit patologici.
Dopodiché, se la diagnosi è quella di disturbo bipolare, come mi sembra che anche altri aspetti confermino, che lei abbia una emotività a volte eccessiva, una stabilità affettiva precaria e comportamenti impulsivi mi sembra nient'altro che una serie di dettagli di questa diagnosi.
La farmacoterapia le può offrire maggiore stabilità. La maggiore stbailità aggiusta la sua identità e le permette di creare rapporti più costanti e rassicuranti con l'ambiente. Se anni di disturbo non le consentono di adattarsi naturalmente all'essere più stabile, e rincorre invece l'essere "al massimo" o "motivato" una psicoterapia cognitivo-comportamentlae può aiutarla ad ottenere questo obiettivo.
Capire perché è la cosa meno importante.
[#6]
dopo
Attivo dal 2008 al 2014
Ex utente
Vi Ringrazio nuovamente per i Vs pareri, in ultimo Vi chiedo in qualità di specialisti se, visto il mio turbolento escursus di vita ed i miei innumerevoli cambi di terapie e specialisti, si renda necessario stilare un promemoria schematico che renda a me, una più facile esposizione al nuovo specialista, ed allo stesso una piu rapida comprensione oppure anche quest' ultima idea appena esposta, faccia parte egli stessa di una mia mania di perfezionismo che sono consapevole di avere. Concludo nel chiederVi se, a Vs avviso, visti anche i costi che una psicoterapia ha, sapreste indicarmi una frequenza ottimale che appunto coniughi sia l' aspetto economico con quello psicoterapeutico necessario a questo tipo di disturbi.

Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

se vuole puo' fare un promemoria per il suo futuro curante, eventualmente portando in visione anche le prescrizioni precedenti.

Per cio' che riguarda la psicoterapia sia l'eleggiblita' che la frequenza viene decisa da chi la prendera' in cura, quindi per ora non si preoccupi di questo ed attenda con calma la visita.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Porti allo specialista la documentazione "in disordine". Penserà lui a vedere cosa gli interessa sapere.
I costi sono variabili, ma come consiglio generale cerchi di investire in maniera ragionevole secondo i risultati. Non compri "pacchetti" senza che sia chiaro cosa è garantito alla fine del pacchetto. Le visite mediche non sono prodotti di consumo, quindi non è garantito un risultato ma neanche è richiesta una spesa proporzionale all'eventuale risultato ottenuto (magari poi sta benissimo magari e ha speso relativamente poco).
[#9]
dopo
Attivo dal 2008 al 2014
Ex utente
Seguirò i Vs consigli....grazie ancora!!
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