Trauma e disturbi specifici di apprendimento un approccio corporeo

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Cosa sono i disturbi specifici dell'apprendimento (D.S.A.)? 
Sentiamo spesso parlare di queste parole ormai in TV, nelle scuole, nelle classi fra genitori; Questi sono vocaboli ormai entrati nel linguaggio comune,cosi come è comune il termine "Trauma".

Ma cosa sappiamo in verità del Trauma e dei disturbi specifici dell'apprendimento? Perchè i D.S.A. nella bibliografia viene addirittura classificato come N.A.S (Disturbo non meglio specificato)? Che ruolo gioca la famiglia, la cultura, il contesto dove il bambino nasce? Perchè si parla spesso di traumi? Domande che cercherò di rispondere a breve, innanzitutto descriviamo il D.S.A.

Si intendono con la sigla D.S.A i disturbi specifici di apprendimento definiti anche: F81 nella Classificazione ICD-10 secondo l'O.M.S. Si tratta di disturbi nell'apprendimento di alcune abilità specifiche che non permettono una completa autosufficienza nell'apprendimento di alcune abilità specifiche, poichè la difficoltà viene sentita sulla trasmissione della cultura di alcune abilità: Leggere, scrivere, fare calcoli etc. 

Vediamo in breve cosa vuole dire il mondo della scuola per un bambino con D.S.A. 

La vita scolastica di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento può essere piuttosto difficile, non solo a scuola, ma anche a casa. A scuola il problema è sempre diverso, a seconda sia del tipo di disturbo, sia dell’età e quindi anche della classe frequentata. In linea di massima, si verifica che, nell' ambito dei diversi cicli scolastici, man mano che la classe frequentata cresce (Prima, Seconda, Terza…), con essa crescono i problemi. Le richieste legate all'apprendimento si fanno sempre più importanti e così il disturbo si fa “sentire” sempre di più. Questa tendenza, però, può col tempo cambiare, quando gli studenti, crescendo, tendono a “compensare” i propri disturbi: può accadere (e di fatto accade spesso) che, già nei primi anni di scuola Secondaria di II grado, si assista ad un evidente cambiamento, grazie al quale l’adolescente tende a fare sempre meno fatica. A ciò concorre, da un lato, il fatto che la diagnosi sia stata fatta tempestivamente, e quindi si siano attivati precocemente tutti gli aiuti indispensabili; dall'altro lato, alla compensazione concorrono la crescita e la conoscenza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie possibilità. Ciò consente un’auto regolazione delle strategie di apprendimento, che rendono quest’ultimo sempre più rapido ed efficace.

La diagnosi è comunque elemento indispensabile dalla classe terza elementare in poi, perché consente di individuare la tipologia di disturbo e la “comorbilità”, cioè la presenza contemporanea di più disturbi.

La Teoria Multifattoriale (Simonetta Faretta 2004) afferma che: l'ereditarietà, i traumi, il contesto familiare, lo stile genitoriale e cultura concorrono nell'instaurare un disturbo specifico dell'apprendimento.

Spesso i traumi dei genitori, le emozioni negative e stati mentali non elaborati,provocano nel bambino una non sintonizzazione affettiva, in grado di aiutarlo ad apprendere sicurezza, empatia, fiducia in altre parole un "buon stile di attaccamento (Bowlby Liotti)". Ad esempio la disgnosia "disturbo dell'apprendere" è una di queste.

I traumi che spesso vediamo in clinica possono essere suddivisi in 2 categorie:

  • traumi T semplici: incidenti stradali,episodi di violenza,terremoti, etc
  • traumi T complessi: abusi, maltrattamenti, inflitti all'interno della relazione, ci si riferisce cui ai traumi, inflitti dal genitore che maltratta il proprio figlio, (storia di attaccamento).

Dalla storia dell'attaccamento di come siamo cresciuti e se siamo stati amati, curati, nasce la fiducia di base utile per un adulto sano e forte. 

Quest' ultimo a mio avviso sono ancora più importanti per chi vuole approcciarsi a qualsiasi bambino bambino dislessico, disprassico e con disturbi specifici di apprendimento.

Io personalmente in seguito ai studi psicomotori non prendo in terapia bambini, ma i genitori.

I bambini cerco di aiutarli tramite esercizi psicomotori come la pratica del Karate e Sport Chanbara che insegno a Jesi e Ancona. Ho inventato una modalità di approccio corporeo che può sviluppare molte abilità il progetto lo intitolato Psicokarate.

Io cerco di dare al bambino quella fiducia di base che deriva dal fatto di affidarsi al suo corpo,ai schemi corporei nuovi, introiettando la positività che ne deriva da quel fattore che chiamo: self efficacy (auto efficaccia) e Autostima.

Creo assieme a lui e al gruppo di piccoli karateki le condizioni dove lui possa crescere in sintonia con il suo ritmo naturale corporeo.Il corpo apprende, il corpo è il motore dei nuovi schemi mentali, il corpo è tutto.

Data pubblicazione: 30 ottobre 2015

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