Aborto spontaneo.

Aborto spontaneo: aspetti medici e psicologici

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Dr.ssa Valentina Pontello Ginecologo, Perfezionato in medicine non convenzionali

L’aborto spontaneo precoce avviene entro i primi tre mesi di gestazione ed è purtroppo un evento frequente, che riguarda circa il 15-20% delle gravidanze riconosciute clinicamente.

Quello che noi vediamo però è solo la punta dell’iceberg di questo fenomeno, in quanto si stima che 2 concepimenti su 3 non vengano riconosciuti e passino per mestruazioni arrivate in ritardo. Al giorno d’oggi, queste cosiddette gravidanze biochimiche vengono riconosciute più facilmente grazie ai test di gravidanza ultraprecoci e devono essere riportate al medico, poiché soprattutto se si ripetono questa è un’indicazione a fare approfondimenti.

I sintomi dell’aborto

È molto difficile per la donna accorgersi che c’è stato un aborto spontaneo. Infatti i sintomi di gravidanza non sono indicativi (nausea, dolore al seno) possono anche non esserci o cambiare nel tempo. La donna può accorgersi di aver abortito per la presenza anche di minime macchie di sangue (in questi casi è bene sempre andare a farsi vedere dal medico) o da un’ecografia di routine.

Il primo controllo eco in gravidanza va fatto dalla settima settimana di gestazione (quindi a partire da 6+0), oppure prima in presenza di sintomi anomali (perdite ematiche, forti dolori pelvici).

Causa dell'aborto: non sempre è facile scoprirla

Nel 65% dei casi la causa di aborto è di tipo cromosomico, questo avviene quando l’ovocita è portatore di un cromosoma in più e l’embrione che si forma presenta un’anomalia incompatibile con la vita. Questo è il motivo principale per cui la probabilità di aborto aumenta con l’età materna.

Nell’altro 35% dei casi pensiamo a fattori legati alla madre come carenza di progesterone, alterazioni degli ormoni tiroidei, anomalie dell’utero, ad esempio malformazioni come l’utero setto, l’endometrite (infiammazione della parete dell’utero), fattori immunitari, come anticorpi antifosfolipidi, morbo celiaco, anticorpi antitiroide.

Aborto sintomo di un problema?

Si dice che un aborto è un evento comune, ma quando si ripete può essere sintomo di problematiche di salute sottostanti.

Le società scientifiche internazionali raccomandano di fare approfondimenti dal secondo aborto spontaneo precoce o anche dal primo aborto se avviene in epoca di sviluppo fetale, cioè dopo il terzo mese.

Gli esami previsti in caso di poliabortività comprendono esami ormonali e altri che riguardano il sistema coagulativo e gli autoanticorpi. Approfondimenti che vengono valutati caso per caso sono il cariotipo di coppia e l’isteroscopia, un esame che serve per valutare la cavità uterina ed escludere ad esempio setto uterino, endometrite.

Quando può essere cercata una gravidanza dopo un aborto?

Dopo un aborto spontaneo precoce si può cercare una nuova gravidanza dopo uno o due mesi. In tutti i casi è utile confrontarsi con il proprio medico.

Le tempistiche però variano anche a seconda di come si sente la coppia. Alcuni decidono di cercare una nuova gravidanza in tempi brevi, altri preferiscono concedersi più tempo per elaborare il lutto.

Per approfondire:Affrontare una nuova gravidanza dopo un aborto

Si può ridurre il rischio di aborto

A una donna che cerca una gravidanza consigliamo prima di tutto di fare un controllo dal ginecologo con visita ed ecografia pelvica. Il medico farà un bilancio di salute e valuterà la presenza di fattori di rischio, come fumo, eccesso di alcolici, che hanno un impatto sulla fertilità.

Verranno prescritti gli esami cosiddetti preconcezionali per vedere se sono richieste vaccinazioni (ad esempio contro la rosolia, la varicella e l’influenza per chi cerca una gravidanza nei mesi invernali), se la tiroide funziona bene, se ci sono carenze in vitamina D.

Il medico somministrerà l’acido folico, che è una vitamina che aiuta a prevenire alcune malformazioni del nascituro e migliora la fertilità femminile.

Aspetti psicologici dell'aborto

A cura di dr.ssa Eleonora Cocchini psicologa psicoterapeuta

La perdita in gravidanza, in particolare entro il primo trimestre, è un evento comune e in quanto tale tende a essere normalizzato nella cultura e nella prassi sanitaria e il suo impatto emotivo viene spesso minimizzato. In quanto evento improvviso e inaspettato che minaccia il senso di controllo e prevedibilità su un aspetto così rilevante della propria vita, l'aborto è un'alta fonte di stress.

Fin dall’inizio della gravidanza le donne spesso immaginano il loro futuro con un figlio, il bambino è rappresentato presto nelle loro fantasie, ottenendo rappresentazione mentale, dialogo interno e preparazione per il suo arrivo.

Quando le donne apprendono la notizia della perdita, non è un coagulo di sangue, un insieme di cellule, un embrione che hanno perso, è il loro bambino, temono di aver provocato loro la morte, sentono l’abbandono e sono realmente in lutto per questa profonda perdita.

Pur procedendo in modo simile a un lutto convenzionale, la sua elaborazione può essere più difficile perché la perdita è facilmente sottovalutata da molte persone significative per la donna, come i familiari, gli amici, il personale medico e anche il contesto socio-culturale più ampio.

Non c’è un bambino visibile e riconoscibile per cui piangere, non ci sono ricordi condivisi e c’è scarso riconoscimento dell’attaccamento verso il bambino perso. Di conseguenza le reazioni del lutto, anziché essere viste come risposte adeguate alla perdita, sono negate o non comprese e, quando notate, identificate impropriamente come patologiche.

La perdita è minimizzata, con l’aspettativa che si risolva in breve tempo, ignorandone le potenziali conseguenze traumatiche. I vissuti dolorosi sono a volte accentuati da giudizi negativi sulla qualità delle cure, sulla mancanza di informazione e supporto, e sugli atteggiamenti da parte dei curanti.

Sul piano sociale e culturale l’evento è circondato dal silenzio.

L’aborto spontaneo, come qualsiasi altro lutto, richiede tempo per l’elaborazione e cambia da soggetto a soggetto ma se questa non avviene naturalmente è consigliabile rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta.

Come specialiste di CiaoLapo ONLUS abbiamo partecipato alla puntata di Tg2 Medicina33 dedicata a questo argomento.

 

Data pubblicazione: 04 gennaio 2022 Ultimo aggiornamento: 14 gennaio 2022

2 commenti

#1
Dr.ssa Lucia Vecoli
Dr.ssa Lucia Vecoli

Ottimo lavoro, chiaro, di facile comprensione anche per il grande pubblico.

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