Se il colore è giusto continuo la terapia!

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

"Se mi cambi il colore e la forma del farmaco sospendo la terapia!"

Questa notizia, apparentemente curiosa, ci viene fornita da un recente studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine e condotto da alcuni ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston.

I nostri studiosi hanno valutato, tra il 2006 ed il 2011, 11.513 pazienti, dimessi dalla loro struttura per problemi di natura cardiologica, ed hanno rilevato come il cambiamento del colore e della forma delle pastiglie, contenenti sempre comunque lo stesso principio attivo, portava alla sospensione della terapia rispettivamente nel 34% e nel 66% dei casi.

Un dato critico da considerare è che lo studio in questione non ha tenuto conto della situazione socio-economica dei pazienti o la loro iscrizione ad eventuali programmi automatici di ricarica delle prescrizioni, situazione molto frequente negli Stati Uniti d’America.

Interessanti sono invece i confronti con le percentuali di abbandono della terapia con altri dati recuperati dalla letteratura dove viene riscontrata una non aderenza a seguire le terapie in soggetti post-infartuati del 18,3% per l’Aspirina, del 22,7 per gli ACE inibitori e del 24% per i Beta-bloccanti; qui i fattori che sembravano essere maggiormente in causa erano l’età (superiore ai 74 anni) e la scarsa copertura sanitaria di alcuni pazienti.

Sul colore e la forma dei farmaci i ricercatori di Boston ritengono che una certa responsabilità per questa situazione un pò caotica sia anche da attribuire agli Enti di Controllo, come la Food and Drug Administration (FDA), che non hanno imposto la regola che le compresse dei farmaci generici abbiano lo stesso colore e/o forma dei prodotti di marca, anche se sono bioequivalenti.

Sulla base dei dati rilevati da questo nuovo studio, per evitare un abbondono significativo delle terapie indicate, i ricercatori hanno quindi invitato la FDA e gli altri meccanismi di controllo governativi a richiedere alle industrie farmaceutiche che i farmaci generici abbiano un aspetto simile a quelli di marca.

Questo avrebbe non solo effetti di tipo “estetico” ma soprattutto prospettive clinicamente rilevanti come quello di non facilitare l'abbandono delle terapie quindi le recidive di nuovi infarti del miocardio, la riduzione della mortalità e della necessità di ulteriori ricoveri ospedalieri.

Questo è un discorso che sembra valere anche per il nostro territorio nazionale dove una precedente ricerca, fatta nel 2012 e condotta su 273 medici dalla SNAMID, Società Scientifica di Medicina Generale, aveva rilevato che circa il 60-70% dei pazienti modificavano da soli la loro terapia, assumendola in modo scorretto o abbandonandola, quando, per varie ragioni, da parte della Farmacia, venivano forniti farmaci equivalenti ma di una marca diversa e con aspetti, per forma e colore, decisamente modificati.

 

Fontehttp://annals.org/article.aspx?articleid=1887026&resultClick=1

 

Data pubblicazione: 17 agosto 2014

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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