Sclerosi multipla mononucleosi.

Il virus della malattia del bacio è la causa della sclerosi multipla?

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

La sclerosi multipla (SM) fu descritta per la prima volta nel 1868 nell’Ospedale parigino della Pitié-Salpêtrière dal grande Neurologo francese Jean Martin Charcot e dopo di lui molti autori descrissero le molteplici varianti della malattia, che annovera 2,8 milioni di pazienti nel mondo e circa 127.000 in Italia.  

Sclerosi multipla: le possibili cause

Durante tutto il secolo scorso c’è stato un importante sviluppo di teorie circa la causa e la patogenesi della sclerosi multipla, che oggi è definita come una malattia autoimmune cronica demielinizzante, che colpisce il  Sistema Nervoso Centrale causando un ampio spettro di segni e sintomi

Sono stati proposti un certo numero di meccanismi per spiegare l’eziologia della malattia tra cui l’ipotesi infettiva, che suppone che l’agente patogeno provochi un'infezione asintomatica persistente e che dopo numerosi anni e solo in pochi casi comporti la demielinizzazione. 

Alberto Ascherio, professore di epidemiologia alla Harvard Medical School, già nel suo lavoro del 2006 Infectious mononucleosis and risk for multiple sclerosis: a meta-analysis [1] avanzava l’ipotesi che la mononucleosi fosse un fattore di rischio per la sclerosi multipla.

Successivamente lo studio Epstein-Barr virus genetic variants are associated with multiple sclerosis [2], pubblicato nel 2015 dalla American Academy of Neurology ha associato la malattia a specifici ceppi del virus di Epstein-Barr (EBV), che è l’agente patogeno della mononucleosi, detta anche malattia del bacio per la sua trasmissibilità attraverso la saliva, che colpisce il 95% circa degli adulti e che, dopo la fase acuta, persiste in forma latente nei linfociti B.

Alberto Ascherio riferisce i risultati della sua nuova ricerca nell’articolo Longitudinal analysis reveals high prevalence of Epstein-Barr virus associated with multiple sclerosis, pubblicato Il 13 Gennaio 2022 su Science [3], che ha rilevato che l’infezione da virus di Epstein-Barr aumenta di 32 volte il rischio della sclerosi multipla.

Gli investigatori hanno utilizzato il database di oltre 10 milioni di soggetti appartenenti al personale militare degli Stati Uniti, che sono stati sottoposti a screening per HIV all’inizio del servizio, per la maggior parte al di sotto dei 20 anni, e successivamente a cadenza biennale ed hanno usato i campioni di sangue immagazzinati per determinare la relazione fra infezione da EBV e SM, lungo un periodo dal 1993 al 2013. Sono stati individuati 801 casi di pazienti affetti da sclerosi multipla, il cui esordio dei sintomi si colloca in una media di 10 anni dopo il primo prelievo di sangue; di questi solo un caso non aveva evidenza sierologica di Epstein-Barr, ma che potrebbe essere stato infettato dopo l’ultimo prelievo.

Il rapporto di rischio per la SM fra positività sierologica EBV e persistente sieronegatività era 32.4 (HR: 95% CI, 4.3-245.3; P <. 001). Il rischio non è risultato aumentato a seguito di infezione con citomegalovirus, altro herpes virus che come l’EBV è trasmesso con la saliva.

I ricercatori hanno misurato la concentrazione serica del neuro-filamento a catena leggera, biomarker della degenerazione neuro-assonale, nei campioni di individui EBV-negativi al baseline e non ne sono stati rilevati aumenti prima della conversione sierologica EBV- positiva tra i soggetti che hanno sviluppato la SM, ossia l’infezione con EBV precede non solo l’esordio dei sintomi ma anche il momento in cui sia rilevabile il biomarker del meccanismo patologico della SM. 

Secondo Ascherio questo ritardo tra l'infezione e l'insorgenza della sclerosi multipla può essere legato sia al fatto che i sintomi della malattia non siano individuati durante le prime fasi, quanto alla interazione tra il virus e il sistema immunitario dell'ospite, che viene stimolato ogniqualvolta il virus latente si riattiva.

Questi dati autorizzano a teorizzare che un vaccino possa prevenire l’infezione virus di Epstein-Barr e quindi la sclerosi multipla.

William H. Robinson, Immunologo della Stanford University, ritiene che questo studio abbia fornito dati evidenti che l’EBV sia implicato come elemento scatenante della SM con meccanismi al momento ignoti, ma che potrebbero consistere, con la complicità patogenetica di altri fattori, in un mimetismo molecolare delle proteine della mielina, che inducano una reazione autoimmune.

Daniel Davis, Immunologo dell’Università di Manchester, ritiene che il valore di questa nuova scoperta più che fornire una immediata possibilità di cura rappresenti un importante passo avanti nella comprensione della SM.

 

Fonti:

  1. EL. Thacker, F. Mirzaei e A. Ascherio, in Ann Neurol, vol. 59, n. 3, marzo 2006, pp. 499-503, Infectious mononucleosis and risk for multiple sclerosis: a meta-analysis - DOI:10.1002/ana.20820, PMID 16502434
  2. Mechelli R. et al., in Neurology, vol. 84, n. 13, marzo 2015, pp. 1362–8 - Epstein-Barr virus genetic variants are associated with multiple sclerosis
  3. A. Ascherio et Al.: SCIENCE • 13 Jan 2022 • First Release • Longitudinal analysis reveals high prevalence of Epstein-Barr virus associated with multiple sclerosis - DOI: 10.1126/science.abj8222
Data pubblicazione: 16 gennaio 2022

7 commenti

#1
Utente 510XXX
Utente 510XXX

Che bellissima notizia dott. Colangelo. Grazie per questa speranza che regala a chi è affetto da questa patologia,ed ai congiunti. In tempi come questi,dove non si intravedono soluzioni immediate a questa pandemia nonostante i vaccini, questa scoperta è veramente di buon auspicio. Speriamo che si possa trovare il giusto equilibrio tra parole e fatti e che venga prodotto il vaccino per combattere questa sclerosi multipla in via definitiva. Grazie ancora dott. Colangelo.

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Questa è la grande speranza...comunque il dato acquisito potrebbe gettare davvero luce nuova nell'impostazione delle terapie di questa infausta malattia.
Come sempre grazie della sue cortese attenzione

#3
Dr. Antonio Ferraloro
Dr. Antonio Ferraloro

È da molti anni che s'ipotizza un fattore infettivo, virale in particolare, nella patogenesi della SM. Di volta in volta sono stati menzionati diversi virus, compreso quello della mononucleosi. L'ultimo studio, che brillantemente descrive l'esimio collega Mauro Colangelo, è molto importante perché restringe il cerchio solo ad alcuni ceppi del virus di Epstein-Barr. Tale scoperta può aprire la strada alla comprensione del meccanismo patogenetico all’origine della malattia e predisporre in futuro un vaccino adeguato.
Tale scoperta non deve invece allarmare i soggetti che hanno contratto l'infezione, molto frequente, perché solo una piccola percentuale potrebbe sviluppare la SM, è importante sarà completare gli studi individuando i ceppi responsabili.
Grazie Mauro.

#4
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Grazie a te, stimato e caro Antonio, per la tua osservazione che aggiunge valore alla mia news.

#6
Utente 570XXX
Utente 570XXX

Buongiorno, capisco che con questo clima di covid la mia domanda possa farmi passare per no vax ma non è così. Mi viene un dubbio leggendo l'articolo. Se il vaccino è fatto apposta per stimolare il sistema immunitario, allora anche lui può portare una malattia autoimmune. E poi una persona come fa a stare tranquilla se non sa che ceppo di EBV ha? Ammesso che lo abbia? Non è un commento provocatorio è solo per mia curiosità

#7
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Nell'articolo non si parla di vaccino ma si riporta un'analisi di statistica medica che ha evidenziato un rischio aumentato in relazione all'infezione da EBV in casi molto isolati (801 casi su 10 milioni di soggetti studiati). La novità risiede nel fatto che questi dati aprono la strada ad una nuova comprensione del meccanismo della malattia ed auspicabilmente ad individuarne migliori possibilità terapeutiche

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