Alcol giovani adolescenti.

Adolescenza e alcol

adelia.lucattini
Dr.ssa Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta

Il consumo di alcol tra gli adolescenti è un fenomeno in costante crescita che suscita grande preoccupazione in Italia e a livello internazionale.

Bere, per molti ragazzi, è diventato un modo per affrontare ansia, noia, vuoto interiore o per sentirsi accettati dal gruppo. Ma dietro l’apparente trasgressione si nasconde un problema serio di salute pubblica.

Dati recenti del Ministero della Salute (2024) indicano che in Italia circa 800.000 minorenni sono a rischio di dipendenza da alcol, su un totale di 9 milioni di persone vulnerabili. Un dato allarmante riguarda le ragazze: per la prima volta, tra i 14 e i 17 anni, le adolescenti superano i coetanei maschi per frequenza e modalità di consumo rischioso.

Perché i giovani bevono

Bere alcolici, in adolescenza, è spesso il tentativo di affrontare emozioni difficili: ansia, vuoto, angoscia, sintomi depressivi. L’alcol diventa una forma di “automedicazione” che offre un sollievo immediato ma ingannevole.

Uno studio internazionale pubblicato su Alcoholism: Clinical and Experimental Research, che ha coinvolto adolescenti di 38 Paesi, ha mostrato che non tanto l’inizio precoce, quanto le prime ubriacature sono collegate a comportamenti a rischio.

L’alcol viene anche percepito come strumento di socializzazione: un modo per sentirsi parte del gruppo, per trasgredire o affermare la propria identità. I social media amplificano il fenomeno con le cosiddette “alcohol challenge”, sfide collettive filmate e condivise online, che trasformano il bere in spettacolo e rito di passaggio.

In questo contesto, si diffondono pratiche come il binge drinking, cioè l’assunzione di grandi quantità di alcol in un breve lasso di tempo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2023) ha definito da anni il binge drinking una delle principali minacce alla salute globale, con particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione.

L’alcol come risposta al disagio

I ragazzi spesso bevono per imitazione di modelli familiari o sociali o per sentirsi accettati dal gruppo. Ma dietro questi comportamenti, spesso inconsci, si nascondono emozioni difficili da mentalizzare: ansia, angoscia, noia, senso di vuoto.

Dal punto di vista psicoanalitico, il consumo di alcol rappresenta una difesa dall’insopportabile. I ragazzi lo usano per eludere la fatica del pensare, per contenere l’angoscia della crescita, per anestetizzare il dolore legato a mancanze affettive o a separazioni. In questi casi, l’alcol non è solo un vizio o un gesto trasgressivo: diventa un tentativo di autocura del dolore psichico.

Come mostrato da uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry (2021), gli adolescenti con sintomi depressivi e ansiosi sono più inclini a usare l’alcol come strategia di evitamento emotivo.

Bere, dunque, diventa spesso un modo per sentirsi parte del gruppo, per anestetizzare il dolore psichico o per gestire l’insicurezza tipica dell’adolescenza.

Ma si tratta di una strategia disfunzionale: il sollievo momentaneo si paga con un circolo vizioso di isolamento, comportamenti a rischio e dipendenza. Se l’esperienza di bere resta sporadica, può non lasciare tracce; se diventa un mezzo abituale per gestire il disagio, il rischio di cronicizzazione è molto elevato.

Alcol e depressione: un legame stretto

La relazione tra alcol e depressione è bidirezionale: chi è depresso tende a bere, e l’alcol peggiora la depressione. In clinica, quando un adolescente mostra un consumo cronico di alcol, bisogna sempre considerare la possibilità che sia presente un disturbo depressivo o, in alcuni casi, un disturbo bipolare agli esordi.

Per approfondire:È vero che si beve per depressione o stress?

Eventi traumatici infantili – abbandoni, trascuratezza, lutti o violenze psicologiche – possono riemergere con forza in adolescenza, rendendo l’alcol un mezzo illusorio di sollievo. Uno studio recente pubblicato su Addiction (2021) conferma che traumi precoci e depressione non trattata aumentano il rischio di abuso di alcol in età giovanile.

Gli effetti dell'alcol sul cervello in sviluppo

L’adolescenza è una fase delicata dello sviluppo, in cui avvengono profondi cambiamenti fisici, psicologici e cerebrali. In questo periodo il cervello è in rapida trasformazione: si consolidano le connessioni neuronali e si forma l’identità personale.

L’assunzione di alcol in questa età può interferire con tali processi, sia a livello psichico che biologico, danneggiando strutture cerebrali e neuroni, come confermato da numerosi studi.

Una ricerca pubblicata su Translational Psychiatry (2025) sottolinea che il consumo di alcol in adolescenza rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica, con conseguenze a lungo termine sulla salute mentale e fisica, e un alto rischio di sviluppare dipendenze in età adulta.

Secondo il volume Advances in Experimental Medicine and Biology (2025), la corteccia prefrontale — responsabile del controllo delle emozioni e delle decisioni — è tra le ultime aree a maturare, spesso fino all’età adulta. Proprio questa maturazione tardiva la rende particolarmente vulnerabile ai danni provocati dall’esposizione precoce all’alcol.

Per approfondire:Nei teen-ager l'alcool blocca la maturazione del cervello

I danni agli organi e i rischi immediati

Non è solo il cervello a soffrire. Il fegato è particolarmente vulnerabile: negli adolescenti sono in aumento epatiti e pancreatiti alcoliche, crisi epilettiche indotte da abuso e danni neurologici gravi.

A livello sociale, l’alcol è coinvolto in un numero altissimo di incidenti stradali e atti di violenza. Secondo il report Alcohol in Europe: Key Facts si stima che in Europa, 1 decesso su 4 tra i giovani uomini tra i 15 e i 29 anni è attribuibile all’alcol.

Nel complesso, si stima che l’alcol sia responsabile del 35% delle morti maschili e del 10% di quelle femminili in questa fascia di età.

Non esiste un consumo sicuro sotto i 18 anni

Il messaggio degli esperti è chiaro: non esiste un consumo sicuro di alcol per i minori di 18 anni. In questa fascia di età, l’organismo è più vulnerabile e i danni sono più profondi e duraturi rispetto a quelli che si osservano negli adulti.

Bere in giovane età aumenta di quattro volte il rischio di sviluppare dipendenza in età adulta. Educare i ragazzi a questa consapevolezza è un passo fondamentale per proteggerne la salute e il futuro.

Il ruolo della famiglia e della scuola

Famiglia e scuola rappresentano due pilastri insostituibili nella prevenzione. I genitori trasmettono modelli di comportamento e valori fin dall’infanzia; la scuola è un luogo di educazione e confronto dove i ragazzi possono acquisire consapevolezza e imparare a gestire il proprio disagio.

Dove insegnanti e genitori collaborano, gli studi (Penrose: International Journal of Interdisciplinary Studies (2024)) mostrano una riduzione significativa del consumo alcolico tra gli adolescenti.

Educare all’autostima, alla gestione delle emozioni e a relazioni autentiche è la vera prevenzione.

Il ruolo della psicoanalisi nella cura dell'alcolismo

Curare l’alcolismo significa mettere in campo più competenze: medici, psicologi, psichiatri e operatori sociali devono lavorare insieme. All’interno di questo percorso, la psicoanalisi ha un ruolo particolare perché non si limita a trattare i sintomi, ma va a indagare le radici del problema: traumi, sofferenze affettive e vuoti emotivi che spingono la persona a rifugiarsi nell’alcol.

Bere diventa una difesa “illusoria”: calma l’ansia e la tristezza per un momento, ma non risolve il dolore che sta alla base.

La psicoanalisi aiuta invece a dare un senso a queste emozioni, a elaborarle e a trasformarle. I cambiamenti ottenuti in terapia si riflettono poi nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni, nel lavoro e nella capacità di prendersi cura di sé.

Anche la ricerca scientifica conferma questa prospettiva: uno studio pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience (2025) ha dimostrato che esperienze traumatiche e difficoltà emotive possono modificare alcune aree del cervello, aumentando il rischio di sviluppare dipendenze.

Un lavoro psicoterapeutico profondo permette quindi di ricostruire un equilibrio affettivo più sano e di ridurre le probabilità di ricaduta.

Consigli ai giovani

Per i ragazzi, conoscere gli effetti dell’alcol è fondamentale:

  • È una sostanza psicoattiva che danneggia cervello e organi.
  • Riduce riflessi e coordinazione, aumentando il rischio di incidenti.
  • Altera il giudizio e la percezione della realtà, favorendo comportamenti rischiosi.
  • Provoca disinibizione e rende meno consapevoli dei pericoli.
  • Rallenta il pensiero e la capacità decisionale.

Consigli ai genitori

Ai genitori si raccomanda di:

  • Non minimizzare comportamenti a rischio come binge drinking o “sfide alcoliche”.
  • Intervenire subito, anche con decisioni impopolari, quando emergono segnali di abuso.
  • Informarsi sui danni dell’alcol e trasmettere consapevolezza ai figli.
  • Rivolgersi tempestivamente a uno specialista quando emergono segnali di sofferenza emotiva o psichica.

In sintesi

Il consumo di alcol in adolescenza è un problema crescente e complesso, che coinvolge aspetti psicologici, sociali e biologici.

Bere in giovane età compromette lo sviluppo del cervello, danneggia organi vitali, aumenta il rischio di incidenti e quadruplica la possibilità di dipendenza futura.

Non esiste un consumo sicuro sotto i 18 anni. La prevenzione passa da informazione, sostegno emotivo, ascolto e collaborazione tra famiglia e scuola. La psicoanalisi e gli interventi psicoterapeutici aiutano ad affrontare i traumi e le fragilità profonde che spesso sono all’origine dell’abuso.

Proteggere i giovani significa educarli a riconoscere il valore della salute come bene più prezioso, offrendo strumenti concreti per costruire un futuro libero dalle dipendenze.

Fonti

  1. Alcoholism: Clinical and Experimental Research
  2. The Lancet Psychiatry (2021)
  3. Addiction (2021)
  4. Translational Psychiatry (2025)
  5. Advances in Experimental Medicine and Biology (2025)
  6. Alcohol in Europe: Key Facts
  7. Penrose: International Journal of Interdisciplinary Studies (2024)
  8. Frontiers in Human Neuroscience (2025)
Data pubblicazione: 21 agosto 2025

Autore

adelia.lucattini
Dr.ssa Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 59819.

Psichiatra psicoterapeuta e psicoanalista ordinario con oltre 30 anni di esperienza clinica e accademica, specializzata in cefalee, dolori cranio-facciali e medicina integrata. CTU del Tribunale di Roma, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e volumi su psichiatria, psicoanalisi e disturbi adolescenziali. Esperta in trattamento psicoanalitico di bambini, adolescenti e traumi, con un approccio integrato e multidisciplinare.

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