Cadaver slalom

Non si può rimanere indifferenti di fronte alle agghiaccianti immagini che recentemente, ma con frequenza maggiore, ci provengono dai media sulla immane tragedia dei naufragi nel canale di Sicilia alla ricerca della agognata libertà e di una vita migliore.

Sono immagini che raggelano il sangue e pesano sulla nostra coscienza di uomini singolarmente e di popoli che abitano un emisfero, apparentemente, più civile.

C'è però un ulteriore aspetto ancora più tragico e che contribuisce, con angoscia, a interrogarci ancora di più sulla nostra coscienza individuale.

Mi riferisco a quella immagine trasmessa dai Tg di una persona in tuta che fa footing schivando i cadaveri allineati su una spiaggia siciliana.

Altre immagini di apparente totale indifferenza siamo stati abituati a vedere, come quella di un omicidio su una spiaggia calabrese con i bagnanti che, come se nulla fosse, continuano a prendere la tintarella o quelle di un altro omicidio in una strada di un centro cittadino (mi pare Londra) o quella di un uomo ucciso davanti a un bar e la gente che transita sul marciapiede scavalcando il cadavere.

A me personalmente è capitato di assistere alla morte improvvisa di un uomo in un ristorante. Io mi adoperai cercando di rianimarlo, ma fu tutto inutile. In attesa dell'Autorità Giudiziaria, con il cadavere in mezzo alla sala, gli altri avventori continuarono la cena come se non fosse successo nulla.

E questi sono gli episodi che ora mi vengono in mente, ma ce ne sono di  altri.

Non sembra un fenomeno localizzato in una determinata area geografica. Siamo tutti cinici di fronte alla morte? A qualsiasi latitudine?

Non penso si tratti di indifferenza o, peggio, di cinismo; penso piuttosto che sia un modo, più o meno inconsapevole (inconscio) di esorcizzare il dramma e la morte.

E gli psichiatri e psicologi, se vorranno qui intervenire, possono darci una lettura del fenomeno meglio di quanto possa fare io.

Qual'è il meccanismo dell'indifferenza o la psicopatologia dell'indifferenza?

Forse uno degli aspetti è quello di affermare a se stessi la propria  diversità e consapevolezza di non essere in quella condizione che non ci appartiene e quindi non riguarda noi, considerando che il destino, fino ad oggi, è stato con noi benevolo.

Analogo comportamento, che trova la medesima "etiologia", è l'indifferenza e la ingenerosità nel fare l'elemosina a chi stende la mano davanti a una Chiesa o a un semaforo.

Il vecchio, la zingara, comunque la persona che ci chiede qualche cent provoca in noi indifferenza che, però a mio parere, non esprime  cinismo, ma l'inconscio impulso a fugare l'idea che  al loro posto ci saremmo potuti essere noi, spingendoci a tirar diritto o a chiudere velocemente il finestrino della nostra auto.

Non dando l'elemosina, chi ce la chiede non esiste. Continuando a correre o a cenare, la tragedia appena consumata non esiste.

 

Data pubblicazione: 04 ottobre 2013

20 commenti

#1
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Dr. Francesco Mori

Dr Migliaccio concordo con lei nel dire che uno dei motivi che sta alla base dell'indifferenza è la "negazione". Nel momento in cui io non vedo il dolore altrui, mi sforzo di cancellarlo, non si attiva in me quella risposta empatica che mi "costringe" a provare la spiacevole situazione del malessere emotivo. Chi ha un comportamento di coinvolgimento, prosociale, si pone nei panni della vittima e, di conseguenza ne sperimenta il dispiacere. L'aiuto è sofferenza oltre che piacere.
Ci sono poi, come ha sottolineato, componenti culturali potenti, che influenzano l'altruismo. L'aiuto dell'altro non è l'aiuto dell'altro, punto. Esso è un comportamento socializzato che assume significati diversi intorno al contesto in cui si sviluppa. Quindi dipende anche dal richiedente, da chi eventualmente presta, dal valore sociale attribuito al comportamento In alcune culture un offerta di aiuto è d'obbligo, in un altra un'offesa, in un altra ancora un segno di benevolenza.
Studi psicologici indicano che più piccola è una comunità maggiore la propensione all'altruismo. Nella cultura globalizzata in cui viviamo anche il comportamento prosociale è globalizzato. Per cui "se non aiuto io lo farà un altro, quella persona non ha così bisogno di me....".
Si tratta di un discorso molto complesso in cui le variabili in gioco sono diverse, non ultima l'assuefazione alla disgrazia, che chi frequenta programmi televisivi conosce bene.

#2
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Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Giovanni,
Trovo il tuo articolo veramente interessante ed apre le porte a scenari raccapriccianti sul piano psichico, morale e sociale.
La mia terra, purtroppo, perché circondata dal mare, si presta a sciagure di tale intensità.
Credo o spero però, che non trattasi di abitudine alla sofferenza/ morte, quanto invece di un "meccanismo di difesa psichico" , che si chiama "negazione" , spesso associato ad un altro detto " rimozione".
Sono una sorta di strumenti della psiche che servono per fare sentire meno dolore; meccanismi di difesa, che adesso si sono estesi alle masse.
Valeria

#3
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Dr. Giovanni Migliaccio

C'è un altro aspetto,cui non ho accennato,dello stesso problema che, apparentemente diverso, è l'altra faccia della stessa medaglia, ovvero la curiosità!
La curiosità (che non è poi curiosità) dell'evento tragico, del dolore,della morte.
Si è detto dell'indifferenza nel fare slalom fra i cadaveri, ovvero il tirar diritto, ma ciò non avviene, per esempio, quando ci capita di assistere o transitare su una strada dove è appena accaduto un incidente automobilistico.
Ci fermiamo, curiosiamo, guardiamo le lamiere contorte, i feriti, i morti, ma non tiriamo diritto. Perchè?

Perchè in questo caso il meccanismo di difesa non è più la negazione nè la rimozione, ma è la paura!
Noi siamo ancora su quella strada, su quella autostrada, non siamo ancora al sicuro e al riparo da quel che ci può succedere nei successivi chilometri che ci separano dal "guscio" protettivo delle nostre case.
Quella curiosità (ed è spesso chi sta guidando a scendere a guardare, non tanto i propri passeggeri) ci fa scrutare le lamiere contorte, i segni delle frenate, alla ricerca di quale può esser stato l'errore degli altri affinchè, nei km che ci restano, possiamo o speriamo noi di evitarne.

Entrambi gli atteggiamenti sono la difesa inconscia della propria integrità biologica, intesa come integrità psico-fisica.
E i colleghi, del cui intervento ringrazio, avranno lo spunto, "scrutando" meglio gli aspetti di tali fenomeni, per aiutarci, per capire, per migliorarci.

#4
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Dr. Fernando Bellizzi

E ci sono anche altri aspetti.

Alcuni dicono anche che sia il nostro lato scuro e la nostra aggressività repressa dalla società: siamo "buoni" perchè dobbiamo esserlo.

Poi il lato oscuro si manifesta nei film violenti, negli sport violenti o nello stravolgimento dei valori nelle situazioni di guerra o nel semplice esercitare il potere sul più debole, in qualunque forma: ricatti, corruzione ed estorsioni.

Poi, c'è l'abitudine, il non impressionarsi, l'avere una soglia di stimolazione alta, che da una parte può essere percepita come indifferenza, ma che è anche forza e capacità di andare oltre. Il vetro antiproiettili è più forte del proiettile, ma è anche indifferente al proiettile, che tanto non gli fa nulla. Ci vuole ben altro per buttarlo giu.

#5
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Dr. Luigi Laino

Capacità di andare oltre? Negazionismo? Rimozione?

Saltellare sui cadaveri mentre si fa jogging? Abbuffarsi innanzi ad un morto nello stesso locale? Scavalcare un ammazzato per la strada?

Ma vi rendete conto di ciò che state dicendo? Quale analisi può essere fatta innanzi a un simile vilipendio?


Una tragedia nella tragedia, la quale può avere solo un nome, solo una parola, quella di Francesco: vergogna.

Homo, homini lupus. E chiediamo tutti scusa, anche per quelli che non lo faranno.



#6
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Dr. Giovanni Migliaccio

Caro Luigi,
Noi dobbiamo vergognarci di non riuscire ad evitare le tragedie come quella di Lampedusa, come quelle di altri luoghi martoriati nel mondo e, assieme a te, io non chiedo scusa, ma perdono.
Non possiamo però ridurre il fenomeno dei fatti citati giudicandoli solo un atto di vilipendio.
Da medici e osservatori del comportamento umano, dobbiamo chiederci il perchè, quali le cause, non solo psicoanalitiche, ma anche sociologiche, storiche, culturali che producono comportamenti così esecrabili e disumani.

Noi medici siamo abituati,nel fare le diagnosi, a ricercare le cause di una manifestazione patologica perchè sappiamo che trovando la causa si trova o si può trovare la terapia.
E questo vale non solo per la vitiligine, la lue o il meningioma o l'ulcera gastrica, ma anche per la psiche che, al di là delle varie scuole di pensiero mediche o filosofiche, è anch'essa un "organo" che funziona seguendo leggi della fisiologia, della biochimica, dell'istochimica.

Homo homini lupus, si! Ma perchè?

#7
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Dr. Luigi Laino

Caro Giovanni

Credi che il bene e il male in un uomo, siano mondi analizzabili parimenti ad una patologia o un corollario di segni e sintomi? Fortunato te, Giovanni.

Questa e' l'essenza della "società" o dell'uomo nella socialità. Esistenza effimera e meccanicismo innato. Cos'è l'uomo quindi?

Spiegare perché l'essere "umano" arrivi a negare il suo prossimo (e quindi sè stesso) è sovrapponibile allo sforzo di spiegare perché esiste l'uomo e tutto il resto del creato senza l'ausilio della Metafisica o delle religioni. Ovvero senza uno strumento non scientifico.

Nel giorno amaro di Lampedusa, un'altra notizia e' arrivata agli "orrori" della cronaca:
il linciaggio di 2 cittadini EUROPEI in una nazione africana, da parte della popolazione che (probabilmente a buon bisogno) li aveva identificati come trafficanti di organi. Tutto questo, mentre un bimbo riaffiorava ancora semi congelato e orrendamente mutilato sulle spiagge di quel posto.

Apprezzo la Tua disamina onesta e puntuale, ma vuoi analizzare scientificamente anche questo?
Homo homini lupus: sì e non chiederti perché. Piuttosto vivi con coraggio e con buona volontà. Nulla ti cambierà.

#8
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Dr. Giovanni Migliaccio

Luigi,
Qualcuno ha detto che essendo il Mondo nato senza l'uomo, il Mondo finirà senza l'uomo.
L'uomo distruggerà se stesso, l'uomo è l'essere più feroce del regno animale. E lo sappiamo!
Ma nell'Uomo inteso come Umanità, come razza Umana, c'è l'individuo, cioè la persona che ne fa parte e che vive con altri individui, in luoghi e zone differenti climaticamente, politicamente,socialmente, economicamente, culturalmente.

Clima, ambiente, politica,l' economia, la società in cui vive e la cultura influenzano l'individuo da quando nasce fino alla morte.
Io e te siamo uguali in quanto "uomini del regno animale", ma siamo diversi in quanto individui che pensano, amano,sognano, progettano, credono, appartengono.

I pensieri, i sentimenti ecc. variano in ognuno di noi e un motivo c'è perchè io non traffico in droga o tu non stupri le nigeriane o perchè faccio il macabro slalom sulla spiaggia.

Ti ringrazio del tuo apprezzamento che mi fa contento e seguo il tuo sprone a vivere con coraggio e buona volontà.
E anche l'affermazione <Nulla ti cambierà>, l'accetto come un grande affettuoso augurio, perchè ciò che cambia o può cambiare nell'uomo-individuo, non può essere del tutto certo.

Un caro abbraccio

#9
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Dr. Maurizio Cecchini

Perche' l'uomo non e' buono. Non occorrono voli pindarici.
L' uomo e' un animale cattivo.

#10
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Dr. Giovanni Migliaccio

Maurizio! Ma tu sei un uomo buono, hai fatto e stai facendo delle ottime cose per gli altri uomini senza chiederti se sono buoni o cattivi. Perchè allora saresti cattivo?

#11
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Dr. Maurizio Cecchini

Non facciamo casi personali, anche perche' non penso di essere buono
L'uomo e' l'unico animale che ha inventato i campi di sterminio, i lager, la schiavitu'.

#12
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Dr. Giovanni Migliaccio

Infatti, io ho distinto l'uomo come umanità, dalla persona ovvero dall'individuo.
Non per nulla la lingua italiana usa due termini per definire l'uomo, cioè maschio e uomo, i latini anche: homo e vir!
E proprio perchè l'uomo è cattivo che dobbiamo chiederci il perchè e, seppur ci vorranno diecimila anni, dobbiamo combattere perchè diventi buono o almeno meno cattivo.

I campi di sterminio non ci sono e se non ci saranno più un motivo ci sarà, no?
La guerra in Siria che avrebbe potuto scatenare un nuovo conflitto mondiale è stata evitata.
Credi solo per paura della distruzione nucleare? Forse, ma io voglio credere in ben altro!

#13
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Dr. Fernando Bellizzi

Caro Giovanni,
non mi far essere cattivo... :)
La distruzione nucleare crea tabula rasa.
Meglio un conflitto cronico e lungo con varie ricostruzioni, vendita di armi al dettaglio, missioni ONU, Medici Senza Frontiere, etc etc
Vedi altri conflitti in Medio Oriente.

L'uomo è anche una delle poche specie (se non l'unica) che attua il cannibalismo.
Se la Bibbia è storia, l'uomo è bugiardo ed ammazza il proprio fratello...
Angeli e Demoni convivono nell'uomo!

#14
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Dr. Giovanni Migliaccio

Stiamo andando un pò fuori dal seminato. L'argomento era tutt'altro, ovvero l'importanza di studiare, capire i comportamenti umani per curarli, migliorarli.
E questo è ANCHE un compito della psicologia. Se tale compito non è compreso dallo psicologo, bisogna che se ne occupino gli psichiatri, i sociologi, i teologi e i medici.

Per cannibalismo si intende nutrirsi di un individuo della stessa razza. Mangiare un bel pollo arrosto non è la stessa cosa, a meno che tu non consideri te, e i tuoi simili,un pollo. (^___^)

#15
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Dr. Andrea Annoni

A me sembra che la risposta l'abbia data lo psicologo Francesco Mori nel primo commento >> Nel momento in cui io non vedo il dolore altrui, mi sforzo di cancellarlo, non si attiva in me quella risposta empatica che mi "costringe" a provare la spiacevole situazione del malessere emotivo. Chi ha un comportamento di coinvolgimento, prosociale, si pone nei panni della vittima e, di conseguenza ne sperimenta il dispiacere. >>

Poi ci si è allontanati da quanto le neuroscienze hanno chiarito con studi probabilmente definitivi tramite l'aiuto della Risonanza Magnetica funzionale. La crudeltà non è né cattiveria, né negazione e niente altro. E' livello empatico zero , in alcuni casi con un coinvolgimento genetico che ha chiarito persino il ruolo dei "geni dell'aggressività".

Baron-Cohen spiega magistralmente l'origine della crudeltà (The Science of Evil) : il genere umano non è né buono né cattivo : ha un quoziente empatico, misurabile con la Risonanza Magnetica funzionale che traccia una curva a campana, dove ci sono individui con livello zero sino ai bonzi buddisti superempatici, che quando guardano in viso chi gli sta di fronte incendiano la Risonanza Magnetica che sta registrando

Leggere

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/3598-esiste-l-empatia-online-altroche.html

#16
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Dr. Fernando Bellizzi

Giovanni,

in questi momenti è sorto un pensiero diverso. Anche perchè col passare del tempo sto elaborando diversamente la vicenda e credo di star prendendo in considerazione anche altri aspetti della vicenda. (razionalizzo? difesa negazionista? lucidità? controllo delle emozioni?)

Perchè il cadaver slalom viene definito cinico e insensibile al dolore umano?

Tecnicamente il cadavere non ha più nulla di *umano* inteso come attività mentale, emozioni e pensieri.
Il cadavere non soffre e non prova nulla.

Se adottiamo una visione pragmatica, cessata la vita, cessato l'individuo, quindi non ha senso idolatrare un ammasso di materia a base di carbonio. E' la paura della morte e della decomposizione, nonchè delle malattie e della puzza, a farci *prendere cura* del corpo, a smaltirlo in forma sana ed utile.

Se adottiamo una visione animistica, allora nuovamente il corpo è vuoto e l'anima è altrove. Le religioni resurrezionistiche (non reincarnazioniste) impongono la preservazione del corpo. Quelle reincarnazionistiche invece smaltiscono il corpo con il fuoco, perchè tanto il corpo è solo contenitore ed una volta svuotato non serve a nulla.

Il corpo senza vita è solo carne in via di decomposizone. Tecnicamente quei corpi, se fossero conservati adeguatamente, sarebbero fonte di organi e tessuti per persone bisognose di trapianto.

Fare footing sarebbe cinico se quei corpi avessero vita e chiedessero aiuto e comunque potessero essere salvati, e l'atletico umano (che fa footing per vivere a lungo) continuasse la sua corsa ignorandoli.

Sull'empatia con un cadavere... inorridisco... quale patos prova un cadavere?

Forse fare cadaver slalom è segno di concretezza, di ateismo e di alta fede scientifica, senza paura della morte e senza paura che le anime dei morti possano vendicare la mancanza di attenzione verso il corpo che non appartiene più?

#17
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Dr. Andrea Annoni

>>Sull'empatia con un cadavere... inorridisco... quale patos prova un cadavere? >>

Il patos, vedi studi di Damasio, che registra la Risonanza Magnetica funzionale in individui che guardano un quadro, una fotografia ecc ecc.

#18
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Dr. Giovanni Migliaccio

Certamente! Le tue sono considerazioni interessanti.
Il mio intento era quello di domandarmi cosa spinge a questi comportamenti, perchè e come in qualche modo si possono studiare, capire, rimediare, almeno individualmente.

Detto questo devo precisare alcune tue affermazioni.
1)Le religioni resurrezionistiche (quella cattolica almeno)non impongono la preservazione del corpo, tanto è vero che la Chiesa ammette la cremazione.
2)I corpi dei morti anche se fossero conservati adeguatamente (cosa intendi? Ibernati?)non sarebbero utili per persone bisognose di trapianto, poichè un organo per essere trapiantato deve avere caratteristiche anatomiche e funzionali peculiari che vengono perse in poche ore dopo l'espianto.

Buona serata

#19
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Dr. Fernando Bellizzi

Andrea,
Empatia: Capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d'animo di un'altra persona
Cadavere NO persona... cadavere NO stati d'animo... cadavere NO pensieri
Se penso che un cadavere provi emozioni o è delirio oppure è proiezione dei miei stati d'animo.

Giovanni,
1. adesso la nostra religione ci permette la cremazione... ma prima no. Se non ricordo male Malpighi dove rubare i cadaveri per fare gli esperimenti di medicina e le autopsie perchè era peccato profanare i morti (se non ricordo male la serie tv. Mi rimase impressa questa cosa che i primi anatomopatologi italiani, o forse dello Stato del Vaticano, venivano scomunicati se scoperti a studiare cadaveri umani). Sulla cremazione (http://it.wikipedia.org/wiki/Cremazione)
2. Si intendevo se il corpo fosse adatto all'espianto.
Ricordati che son pur sempre psicologo :)

#20
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Dr. Giovanni Migliaccio

Nella storia della medicina ci ono stati periodi alterni, ma brevi, in cui non si consentiva di studiare i cadaveri.
Ricorda che ciò che sappiamo dell'anatomia lo sappiamo perchè lo studiamo su di essi.
Mortui vivos docent, Leonardo, e tutti gli anatomisti hanno studiato i cadaveri.
Solo oggi e solo in Italia non è consentito l'esercitazione sui cadaveri, ma questo perchè da un bel pò l'Italia è piombata in un oscurantismo intellettuale da far invidia al Medio Evo.

Da psicologo non sei tenuto a sapere determinate cose e non c'è nulla di male, però, non si dovrebbero fare affermazioni su argomenti che non si conoscono.
Così nasce per esempio la "leggenda metropolitana" del traffico di organi che, come è vissuta nell'immaginario collettivo, non è possibile praticarlo.

Guarda anche indifferenza