Dal Regno Unito una aspra critica sulle terapie cognitivo comportamentali

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

«CBT is a scam and a waste of money!». 

Non ha usato certo giri di parole Oliver James, autorevole psicoterapeuta inglese che ha presentato le sue tesi sulla terapia cognitivo-comportamentale nel corso del prestigioso Limbus Critical Psychotherapy Conference, tenutosi nei giorni 1 e 2 novembre 2014 nei pressi di Devon (UK), incentrato sul tema: “Sfida alle terapie Cognitivo-Comportamentali. La sopravvalutazione della CBT”.

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James in una successiva intervista apparsa sul Daily Mail il 10 novembre scorso, a valle della Conferenza tenutasi a Limbus, si è espresso in maniera molto dura nel definire l’utilità delle terapie cognitivo-comportamentali (TCC in italiano; in in inglese CBT: Cognitive Behavioral Therapy), una delle forme di psicoterapia maggiormente praticate e diffuse al giorno d’oggi.

Autore di best seller, giornalista, presentatore televisivo e membro della British Psychological Society, Oliver James è uno dei più affermati terapeuti inglesi, e ha dichiarato senza mezzi termini che la CBT, nonostante sia oggi tra le terapie più alla moda: «non funziona».

Dalle ricerche più recenti è emerso che dopo 5 o 20 sedute di CBT i pazienti con problemi di ansia o depressione sembrano migliorare, ma due anni dopo ritornano nelle stesse condizioni dei pazienti che non avevano ricevuto alcun trattamento. «La ricerca scientifica» – ha detto James – «ormai ha dimostrato che la CBT non produce miglioramenti duraturi nei soggetti».

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L’NHS britannico (National Institute for Health and Clinical Excellence, L'Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza Clinica del Regno Unito) ha emanato anni fa una serie di linee guida che in qualche modo sono state interpretate come tentativi per privilegiare, in alcuni i casi, i trattamenti CBT, ma ciò secondo James è dovuto al fatto che «il Governo britannico preferisce che si utilizzino trattamenti veloci e a basso costo anche se del tutto inutili per la salute dei pazienti». Le persone con problemi di salute mentale – sempre secondo James – sono vittime di una terapia “truffa” che sta facendo sprecare ingenti somme di denaro pubblico, per questo il Governo britannico dovrebbe secondo questo studioso dirottare i finanziamenti su altri tipi di ricerche.

I pazienti vengono «tratti in inganno» perché il cambiamento a breve termine offerto dalla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) non ha un beneficio duraturo, ha aggiunto ancora Oliver James.

Il dottor James ha citato a questo proposito un’autorevole studio sui trattamenti CBT effettuato dal professor Drew Weston e colleghi, pubblicato nel 2004 e l’anno successivo tradotto in italiano “Lo statuto empirico delle psicoterapie validate empiricamente: assunti, risultati e pubblicazione delle ricerche” (Psicoterapia e Scienze Umane, 2005, XXXIX, 1: 7-90) nel quale,  «Weston ha dimostrato che due anni dopo il trattamento con terapia cognitivo-comportamentale, i due terzi di coloro trattati hanno avuto gravi ricadute o sono nuovamente tornati in terapia

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Queste e altre evidenze empiriche hanno portato il dottor James a sostenere che «I metodi che vanno al di là dei sintomi e sono orientati ad affrontare il cuore della questione, come le terapie psicodinamiche, sono infinitamente preferibili alla CBT».

Gli studiosi riunitisi a Devon si sono infine appellati alla politica affinché riveda le priorità della spesa sanitaria e «smetta di considerare utili pratiche come la CBT che sembrano poco costose e veloci» ma si sono rivelate a conti fatti «una perdita di tempo e uno spreco inutile di denaro». 

LINK UTILI 

-          Intervista a Oliver James: Daily Mail del 10 novembre 2014

-          Sito web del Limbus Critical Psychotherapy Conference

Data pubblicazione: 20 novembre 2014

75 commenti

#1
Psicologo
Psicologo

Oltre ad essere una news palesemente "faziosa" vorrei solamente ricordare che per un articolo così contro la psicoterapia cognitivo-comportamentale, ne esistono centinaia che sottolineano ed evidenziano i limiti delle terapie psicodinamiche. Allo stesso modo "l'illustre" dott. James dovrebbe sapere che anche noi terapeuti cognitivi vediamo tanti, ma proprio tanti pazienti scontenti o insoddisfatti dopo lunghe e infruttuose terapie di matrice psicodinamica durate svariati anni. Personalmente trovo sterile e assolutamente improduttiva per la nostra professione questa continua "lotta" tra colleghi, l'approccio giusto e valido per tutti e per tutte le situazioni non esiste. Punto. Invito pertanto a rivedere il concetto di equifinalità delle psicoterapie e soprattutto l'importanza dei fattori aspecifici nel corso della relazione terapeutica.

#3
Dr. Andrea Epifani
Dr. Andrea Epifani

Confesso che anch'io avrei voluto rispondere argomentando la questione su un livello scientifico e non sul livello delle credenze personali. Il collega Calì mi ha però preceduto come non avrei saputo fare io, quindi innanzitutto mi complimento con lui per l'alto livello delle sue argomentazioni.

Questa news ci pone di fronte a un problema che riguarda tutte le discussioni tra noi psicologi, ovvero quello del piano di analisi dal quale partire per discutere e dibattere. Se il piano di analisi condiviso riguarda gli studi scientifici pubblicati su riviste internazionali, con tanto di referaggio e controllo metodologico, allora credo che le affermazioni di James debbano valere quanto il due di coppe quando la briscola è a spade. Analizzando seriamente le ricerche pubblicate si giunge infatti alla conclusione che la CBT risulta ad oggi non solo il trattamento d'elezione per molti disturbi clinici, ma anche l'unico trattamento psicologico ad essersi costantemente sottoposto alla falsificazione scientifica tramite trial clinici. Per quanto riguarda poi l'affermazione "la ricerca scientifica ha ormai dimostrato che la CBT non produce miglioramenti duraturi nei soggetti", anch'io mi chiedo seriamente cosa intenda James per ricerca scientifica (probabilmente ha un'idea molto personale di scienza) e per quali disturbi egli faccia questa affermazione. A puro titolo di esempio, questo studio https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24929926, pubblicato su Behaviour Research and Therapy nel Luglio scorso, ha rilevato che il protocollo di CBT breve per il Binge Eating Disorder produce miglioramenti che si mantengono nel tempo nei quattro anni successivi alla fine del trattamento.

Dopodiché potremmo ragionare a lungo sui limiti metodologici dei vari studi (ogni studio avrà sempre i suoi limiti), sul campione, sugli strumenti di outcome utilizzati etc., sui protocolli, e questi ragionamenti li troverei utili e proficui per tutti noi. Ma vi prego, non ci affidiamo alle parole del primo James di turno giusto perché ci fanno comodo, perché se il piano di analisi riguarda le opinioni di (autorevoli o meno) personaggi di spicco del mondo della psicologia, allora ne derivano una serie di conseguenze:
1. possiamo ragionare all'infinito, ma lo faremo sempre sul nulla, un po' come due tifosi di squadre diverse che il lunedì mattina si ritrovano al bar sotto casa;
2. la psicologia continuerà ad essere vista da molti come una pratica poco scientifica;
3. chiunque può alzarsi una mattina e dichiarare che questa terapia funziona mentre quest'altra no, e questa sua affermazione sarà seguita in misura direttamente proporzionale alla sua fama. Mi vengono in mente certi psicologi televisivi che parlano di problemi come gli attacchi di panico facendo affermazioni a dir poco ridicole. Voi volete questo? Io personalmente no;
4. la psicologia come scienza non evolverà mai, e resterà sempre uno sciamanesimo 2.0.

I concetti più importanti della psicologia contemporanea sono stati acquisiti grazie al metodo scientifico, e non alle opinioni o alle mode del momento. Pensiamo all'attaccamento. Cosa risponderemmo ad un collega che si ostina ancora oggi a dire che la relazione del bambino con la madre è guidata dal principio del piacere e non dal bisogno di protezione? Mi auguro che tutti quanti risponderemmo citando le miriadi di studi sull'attaccamento. Ancora una volta il metodo scientifico ci mette al riparo da affermazioni sterili e obsolete, come lo sono quelle di James riguardo la CBT.

#4
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Aridaje! Ancora la solita querelle fratricida fra scuole di psicoterapie. "La mia tecnica è più scientifica della tua!" "No, ti porto fior di esperimenti e pubblicazioni sui protocolli validati e standardizzati della mia pratica terapeutica!" Ecc. ecc. ecc.
Aveva ragione il buon Aristotele: dell'individuo non c'è scienza. E per questo ogni ricerca scientifica in psicoterapia assomiglia a quella del "Santo Graal", ossia una ricerca che sarà sempre infruttuosa.
In questo dibattito mi sento equidistante: non penso che ci siano scuole o protocolli terapeutici migliori di altri, così come diffido dalle costruzioni nosografiche e arbitrarie dei vari DSM su cui si basano diversi studi sperimentali.

#5
Psicologo
Psicologo

>>ti porto fior di esperimenti e pubblicazioni sui protocolli validati e standardizzati della mia pratica terapeutica!

Gentile utente, il tono della sua replica mi induce a supporre che lei non sia esattamente un profano del settore, oppure che sia un utente mooolto informato.
In entrambi i casi, penso le sia chiaro che è differente dire:

"La mia terapia è più scientifica della tua!"

Oppure

"La tua terapia fa schifo, è una truffa che fa perdere tempo e denaro alle persone!" - "No, quello che scrivi è falso, e ti posso portare fior di esperimenti e pubblicazioni sui protocolli validati e standardizzati a supporto, nonchè prove di efficacia e follow-up!"

Sul fatto che la ricerca scientifica sulle psicoterapie sia destinata ad essere infruttuosa mi permetto di dissentire in toto. Proprio grazie ad essa il "pensiero soggettivo" sul fatto che la psicoterapia funzioni, e come, quanto, e per cosa funzioni, è stato sostituito da criteri non dico oggettivi, ma perlomeno empirici e condivisi da una buona fetta degli addetti ai lavori.

Poi, ognuno di noi può diffidare da quello che vuole; ma non scambiamo i nostri pareri (soggettivi) per fatti...

#6
Utente 219XXX
Utente 219XXX

E hai ragione, caro Dr Calì. Avrei dovuto essere più preciso nel mio intervento e meno lapidario. Approfitto per chiarire. Non trovo che esistano psicoterapie che fanno schifo, ma trovo infruttuoso brandire studi scientifici per dimostrare che la propria scuola sia migliore delle altre. Ne sono una dimostrazione le frequenti querelle di questo sito e quelle tra i vari professionisti e capiscuola. Per non parlare poi delle lotte intestine tra i vari indirizzi dell'una o dell'altra scuola che nascono come funghi. A cosa portano? A niente! Tutti hanno le loro buone ragioni e i loro riscontri e alla fine tutti rimangono saldi nella loro posizione. E questo perché? Perché sui fenomeni psichici non c'è nessuna legge, c'è sempre quella variabile indipendente che rimette tutto in gioco; con buona pace di coloro che aspirano a trovare il Santo Graal della pratica terapeutica migliore.

#7
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

(...)Perché sui fenomeni psichici non c'è nessuna legge, c'è sempre quella variabile indipendente che rimette tutto in gioco; con buona pace di coloro che aspirano a trovare il Santo Graal della pratica terapeutica migliore.(...)

dottor Calì, sembra il solito discorso di chi ha una certa difficoltà a comprendere il vero valore del metodo scientifico e della sua applicaizone.
D'altronde non tutti possono intendere la scienza. Non crede dottor Calì!?

#8
Ex utente
Ex utente

ho seguto una terapia cogntiivo comportamentale,ma da paziente la ritengo una metolodogia che cura solo il sintomo,tralasciando troppo il vissuto di ciascuno di noi,ed e' il vissuto che produce i sintomi.per disturbi d ansia secondo me e' efficace,ma se ci sono disturbi depressivi di una certa portata,concentrandosi sul"qui e ora" si ricava ben poco a mio parere.Bisogna lavorare sui vissuti,sui traumi,sul perche' si ha la tendenza ad esempio ad ossessivizzare le cose,non basta soltanto lavorare sull eleminazione del sintomo ossessione o sulle strategie da attuare per evitare l oseessione.puo' essere utile,ma poi bisogna capire come quella persona ha sviluppato il disturbo in questione.

se non viene fatta bene la TCC diventa troppo comportamentale poco comportamentale.

da paziente sono rimasto davvero scotatto e mi sono rifiutato di intraprendere nuovi percorsi del genere.
evidentemente sono stato sfortunato e in giro ci sono ottimi terapeuti CC,ma personalmente non la intraprenderei mai piu

#9
Ex utente
Ex utente

volevo dire : diventa troppo comportamentale e poco cognitiva

#10
Ex utente
Ex utente

ho seguto una terapia cogntiivo comportamentale,ma da paziente la ritengo una metolodogia che cura solo il sintomo,tralasciando troppo il vissuto di ciascuno di noi,ed e' il vissuto che produce i sintomi.per disturbi d ansia secondo me e' efficace,ma se ci sono disturbi depressivi di una certa portata,concentrandosi sul"qui e ora" si ricava ben poco a mio parere.Bisogna lavorare sui vissuti,sui traumi,sul perche' si ha la tendenza ad esempio ad ossessivizzare le cose,non basta soltanto lavorare sull eleminazione del sintomo ossessione o sulle strategie da attuare per evitare l oseessione.puo' essere utile,ma poi bisogna capire come quella persona ha sviluppato il disturbo in questione.

se non viene fatta bene la TCC diventa troppo comportamentale poco comportamentale.

da paziente sono rimasto davvero scotatto e mi sono rifiutato di intraprendere nuovi percorsi del genere.
evidentemente sono stato sfortunato e in giro ci sono ottimi terapeuti CC,ma personalmente non la intraprenderei mai piu

#11
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Gentile Utente 359570,

dice bene nel dire che la TCC deve essere eseguita correttamente, per poter essere efficace. E mi dispiace che Lei si sia trovato male. Però, da terapeuta cognitivo-comportamentale, sono in disaccordo con alcune Sue affermazioni. La prima, che è un luogo comune, è quella di ritenere che la TCC debba lavorare solo sul sintomo. Se così fosse non funzionerebbe neppure per i disturbi d'ansia, perchè li amplificherebbe. Al contrario, la TCC lavora semmai sulle credenze che generano e mantengono il problema; il problema infatti è questo e non il sintomo in sè. Questa, però, è una credenza molto diffusa. https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Il lavoro solo sul sintomo non porterebbe da nessuna parte, mi pare troppo riduttivo lavorare sul sintomo nell'essere umano che in realtà è fin troppo complicato e raffinato.
La seconda riguarda il vissuto personale del pz: come è possibile tralasciare il vissuto del pz se in terapia si parla di emozioni, di pensieri, di accadimenti e comportamenti?
E soprattutto come è possibile tralasciare il vissuto di QUEL pz che abbiamo davanti, se questo è fondamentale per capire il pz, il modo in cui pensa, il modo in cui elabora le informazioni, che cosa sente, ecc...?
Nei disturbi depressivi che Lei cita, per esempio, è fondamentale ricostruire con il terapeuta tutti i vissuti legati alla perdita, al non-accudimento, ecc...
Qui lo avevo spiegato già anni fa: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
"... Il paziente depresso, durante una psicoterapia, deve ricostruire col terapeuta temi legati alla perdita, al non-accudimento dei propri genitori. Il paziente depresso sovente protegge i genitori e tende a giustificare le mancanze altrui. Ha una attribuzione causale interna: è sempre responsabile, se non addirittura colpevole; non riesce a vedere la mancanza di supporto.

Nel depresso, contrariamente a quanto si possa credere, è la gestione della rabbia uno dei punti centrali del lavoro psicoterapico. In questo tipi di pazienti l’incapacità di modulare la rabbia è più evidente rispetto ad altri disturbi psicopatologici, perché il depresso non riesce a controllare gli scoppi di rabbia. Pertanto è indispensabile mettere a fuoco l’andamento di questi scoppi di rabbia, perché i depressi sono estremamente sensibili a tutte le esperienze di perdita. Da qui la rabbia e la disperazione."

Ovviamente io l'ho scritto in qualità di terapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale.

Uno solo mi sembra il limite di questa news: parlare di qualcosa che non si conosce da parte del dr. James.




#12
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

@LUCA MITA
«..anche noi terapeuti cognitivi vediamo tanti, ma proprio tanti pazienti scontenti o insoddisfatti dopo lunghe e infruttuose terapie di matrice psicodinamica durate svariati anni..»

Anche io (noi non te lo so dire) nella mia pratica clinica incontro tanti pazienti scontenti o insoddisfatti sia per infruttuose terapie di matrice psicodinamica durate svariati anni o pochi mesi, che per infruttuose terapie CBT durate svariati anni o pochi mesi, che per altro. E quindi?

«..Personalmente trovo sterile e assolutamente improduttiva per la nostra professione questa continua "lotta" tra colleghi..»

Io non la vedo una “lotta”, credo sia un confronto utile e per niente sterile se si riesce a mantenersi su un piano di rispetto personale reciproco, per quanto possa essere serrato.

«..l'approccio giusto e valido per tutti e per tutte le situazioni non esiste. Punto. Invito pertanto a rivedere il concetto di equifinalità delle psicoterapie e soprattutto l'importanza dei fattori aspecifici nel corso della relazione terapeutica.»

Figurati se non sono d’accordo con la tua affermazione, per la mia formazione junghiana ritengo che l’”equazione personale” teorizzata 150 anni fa da Jung sia valida ancora oggi: “in psicologia per quanto un metodo possa essere efficace non è il metodo che cura, ma la persona che si avvale di quel metodo”
I fattori aspecifici, concordo con te, sono ancora molto sottovalutati. Però poi, incuriosito dalla tua dichiarazione, vado a leggere nel tuo sito personale e con mia sorpresa ai “fattori aspecifici” non trovo alcun riferimento, ma unicamente affermazioni sull’efficacia “superiore” della CBT, tutt’altro che dimostrata però. Affermazioni come questa tratta proprio dal tuo sito personale: «La letteratura scientifica ad oggi sostiene che l'approccio cognitivo-comportamentale risulta essere il più efficace per i disturbi d'ansia (in particolar modo disturbo di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo), disturbi dell'umore, disturbi del comportamento alimentare, disturbi psicosomatici, disturbi sessuali, parafilie, disturbi dell'età evolutiva e disturbi di personalità; anche più dei trattamenti di tipo farmacologico.» - ecco, ti inviterei a darmi una sola meta analisi o anche una sola prova “scientifica” di questa presunta superiorità “..risulta essere il più efficace per..” – ma perderemmo tempo perché tu forse (ma mi auguro di sbagliare) mi spammeresti decine di studi, ma nessuno che contenga “la prova” di questa presunta superiorità della CBT rispetto a tutte le altre forme di psicoterapia, semplicemente perché di prove del genere non ne esistono, anche perché mancano sufficienti confronti diretti e quelli che ci sono (pochi) hanno dato risultati non univoci. Differente sarebbe stato se tu avessi scritto “risulta essere il più efficace per..”: è quel “più” che inficia la tua affermazione.
Dunque come credi che si concili “l'approccio giusto e valido per tutti e per tutte le situazioni non esiste”, con le tue affermazioni - non verificabili - contenute nel tuo sito?

@DANIEL BULLA
Grazie Daniel ;)

@ANDREA EPIFANI
Andrea per quante volte hai nominato la parola “scienza” e “scientifico” in queste poche righe mi hai quasi convinto che tutto ciò che hai scritto sia “scientifico”: il mantra ha funzionato. :)

Risparmio a te e ai lettori lo spamming di link a studi che dimostrano cose differenti dallo studio che hai citato tu. Inoltre come tu saprai, un singolo studio (non è una meta-analisi, né uno studio su un campione rilevante per quanto 41 persone siano statisticamente significative) non dice nulla se astratto da un contesto di letteratura e ricerche più ampio e non inserito in una serie di altri studi coerenti con quel risultato, che lo rendano leggibile e connesso. Oltretutto, davvero non voglio entrare troppo nel merito, però in particolare lo studio che citi a mio avviso presenta delle gravi lacune di tipo teorico e metodologico, la validità dei costrutti che vengono utilizzato per definire la “guarigione” (aumento di peso in primis) - ad esempio - non è unanimemente accettata dai clinici come soddisfacente per definire la guarigione dal BED, e in molti si casi si afferma esattamente il contrario.

«Analizzando seriamente le ricerche pubblicate si giunge infatti alla conclusione che la CBT risulta ad oggi non solo il trattamento d'elezione per molti disturbi clinici» - Questa è un’affermazione non verificabile e per quanto mi riguarda anche falsa. Quali ricerche pubblicate affermano che la CBT sia “d’elezione”? Tutte le ricerche? Cosa vuol dire “seriamente”? Chi è giunto a questa conclusione, al di là dei luoghi comuni, e dove? Quali studi “scientifici” attestano questa presunta “elezione”? La “comunità scientifica internazionale forse”? Questa affermazione, non supportata da evidenze empiriche, sembra davvero quella di uno “che si alza la mattina e dichiara che questa terapia funziona mentre quest'altra no” e sino a prova contraria credo possa “valere quanto il due di coppe quando la briscola è a spade”.

«…ma anche l'unico trattamento psicologico ad essersi costantemente sottoposto alla falsificazione scientifica tramite trial clinici.»

Questa affermazione è vera in parte. Gli studiosi CBT hanno sicuramente un primato, sia per tradizione che per quantità, rispetto alla ricerca clinica nel campo della psicoterapia secondo metodologie standardizzate. Di questo, i clinici di orientamento relazionale e psicodinamico, debbono prendere atto, poiché si sono mossi con colpevole ritardo nella direzione di fornire prove “basate sull’evidenza” (Evidence Based) della propria pratica. Negli ultimi quindici anni, in particolare negli ultimi cinque o sei, si sta tentando di rimediare a questo gap e gli studi sull’efficacia ed efficienza delle terapie psicodinamiche o relazionali sono in cotante aumento. Sono in aumento anche ricerche e studi di comparazione diretta con la CBT, sino ad oggi carenti.

«Mi vengono in mente certi psicologi televisivi che parlano di problemi come gli attacchi di panico facendo affermazioni a dir poco ridicole.»

Vado OT, per segnalarti che spesso si tratta di “neurologi” (almeno un paio) i quali neanche sono psicoterapeuti peraltro e quindi davvero non si comprende a che titolo parlino di psicopatologie. Misteri mediatici.

«4. la psicologia come scienza non evolverà mai, e resterà sempre uno sciamanesimo 2.0.»

Non mi è chiaro come pensi che debba evolvere la psicologia, secondo quale visione o modello “scientifico” e cosa c’entri lo sciamanesimo, ma ti ascolto.

«I concetti più importanti della psicologia contemporanea sono stati acquisiti grazie al metodo scientifico, e non alle opinioni o alle mode del momento.»

Quest’affermazione non è del tutto vera, ma nemmeno falsa. I concetti più importanti in psicologia sono stati prima teorizzati e poi verificati e spesso sono derivati proprio da opinioni e da “mode del momento” (se ti va di chiamarle così a me sta bene) o da specifiche contingenze del tempo. Mi riferisco agli studi pionieristici che spesso si sono orientati lì dove la “moda” del tempo rendeva più o meno interessante indirizzarsi. Non ho intenzione di ripassare ciò che conosci bene, ovvero la storia della psicologia o la differenza tra la psicologia e la psicoterapia, ma sono convinto della tua affermazione. A metà ottocento la psicologia “scientifica” si rifaceva alla religione (vedi le Opere di Melantone) e le stesse scuole di Wundt e Brentano non si occupavano di “cura” sino all’arrivo di Freud che con la sua la psicoanalisi ha portato avanti il primo tentativo di fare della cura della psiche attraverso la terapia della parola una scienza.

«Pensiamo all'attaccamento. Cosa risponderemmo ad un collega che si ostina ancora oggi a dire che la relazione del bambino con la madre è guidata dal principio del piacere e non dal bisogno di protezione?»
Mi sfugge la finalità di questa domanda, ma se a te piace non annoverare il bisogno di protezione tre le fonti di piacere, ciò ti allineerebbe a tanti pensatori, e ti comprenderei bene.

@GIANLUCA CALI’
Lo lascio per ultimo perché – non me ne vogliano i colleghi – il suo intervento mi è personalmente sembrato il più interessante. Calì da studioso dei movimenti EB qual è, si è guardato dall’attribuire una qualsiasi superiorità alla CBT (o a altre metodologie terapeutiche) eppure non esita (giustamente) a scagliarsi con forza contro le definizioni di “inutilità” della CBT espresse da James o da chiunque altro. Ribadisce però l’evidenza di ricerche che dimostrano l’efficacia della CBT (o “delle” varie forme di CBT, come anche lo stesso Calì fa notare).

Non entro pienamente nel merito delle questioni sollevate da Calì, che mi sembrano ben poste e che in parte persino condivido, ma vorrei cogliere l’occasione per una riflessione più di contesto. Non si tratta sempre di questioni aperte direttamente da Calì, ma con lui mi sono già confrontato su queste questioni e in ogni caso vi si trovano ampi spunti anche per le questioni sollevate dagli altri colleghi.

1) Prima Questione: due visioni del mondo.
Tra “le” CBT e “le” psicoterapie psicodinamiche vi sono differenze non solo tecnico-metodologiche, ma etico-epistemologiche non facilmente superabili. Ecco perché, a dispetto di ciò che auspicano alcuni benpensanti, quelli del “tutti uniti contro le patologie”, tra le due discipline non si troverà – a mio avviso – alcuna facile “integrazione” o “comunione d’intenti”. Psicodinamica e CBT si muovono da presupposti di base completamente differenti rispetto alla visione della natura umana, del sintomo, della malattia, e dunque dei concetti di “cura” e di “guarigione”. Queste parole nei due modelli hanno significati profondamente dissimili. La sintesi c’è e ci sarà a livello di integrazione tra clinici, ma è difficile che possa esservi a un livello più alto.

2) Seconda Questione: EBP
Tra EBM (Evidence Based Medicine) e EBT (Evidence Based Treatment) in psicoterapia c’è a mio aviso eccessiva contiguità e la seconda si rifà troppo alla prima, pur in presenza di costrutti radicalmente differenti da quelli per cui può dirsi indicata la prima. So bene di aver tagliato con l’accetta, ma chi sa di cosa sto cercando di parlare avrà colto bene il senso di ciò che voglio dire, che lo condivida o meno. Per quanto esse possano dirsi evoluzioni della più generale pratica EB, mentre per la prima c’è un modello, quello medico, abbastanza condiviso, per la seconda (EBT) non c’è affatto questa condivisione rispetto al modello di fondo. Siamo a mio avviso ancora distanti da una pratica EB in psicoterapia (che ritengo importante) e sempre a mio avviso non troveremo la “quadratura” finché non rinunceremo all’idea di una psicoterapia scientifica sul modello delle scienze mediche.

3) Terza Questione: cosa è la “Scienza”
Si parla spesso di scienza e di scientifico quando ci si riferisce alla psicoterapia (e a volte ci si riempie un po' la bocca con queste parole), ma non sempre si condivide lo stesso modello di scienza o ci si riferisce allo stesso modello (e teoria) di scienza e di scientificità. Davvero non vorrei che questo dibattito diventasse un trattatello di epistemologia della scienza, anche perché personalmente non sarei in grado di darvi seguito con la dovuta competenza, ma ciò che critico nell’approccio di moti colleghi CBT è l’idea emergente che loro possano possedere la verità ultima sulla scienza e su ciò che è scientifico. In pratica sembra che ti si proponga un determinato modello di scienza (compatibile con la metodologia e i presupporti teorici del proprio modello) e si pretenda che tutti gli altri – per poter essere definiti scientifici – debbano uniformarsi a quel modello e a quella visione. Questa modalità ricorda, come dice Dave Holmes, "più la dittatura che la scienza". Insomma, dire indirettamente che "la Scienza siamo noi e decidiamo noi cosa è scientifico e cosa no" mi sembra un azzardo oltre che un rischio.

In ultimo e per concludere entro nel merito di una sola affermazione del collega Calì, che include due differenti problemi:

«...personalmente, non ho mai sentito un analista parlare con rispetto della Terapia Cognitivo-Comportamentale. E, ancor più, non ho mai sentito di un analista che sapesse COSA E' la terapia cognitivo-comportamentale, se non sparando sciocchezze tipo "non cura le CAUSE", che equivale a dire che ESISTONO CERTAMENTE DELLE CAUSE inconsce, profonde, che determinano la nostra vita psichica, i nostri comportamenti, le nostre scelte, le nostre emozioni, e forse persino la taglia dei nostri vestiti. La maggior parte delle Terapie Cognitivo-Comportamentali identifica con chiarezza le CAUSE del MANTENIMENTO…»

Il primo problema è quello delle “cause” – anche qui in assenza di presupposti di base comuni non si può che prendere atto di una sostanziale differenza nel conferire significato alla psicopatologia del soggetto. Non è, infatti, una questione di “conoscenza” della CBT dal mio punto di vista. Certo che la CBT si occupa anche delle “cause”, come rileva Calì, sebbene le “cause” a cui mira la CBT siano diverse dalle “cause” a cui mira la terapia psicodinamica. Questo perché le due terapie hanno una visione diversa della natura umana e del significato del sintomo. (vedi prima questione). In quest’ottica quando qualcuno dice superficialmente che la CBT non si occupa delle “cause” dal punto di vista psicodinamico questa affermazione ha la sua validità, che non è però una validità assoluta.

Il secondo problema è quello del rispetto reciproco (da non confondersi con il pensiero ipocritamente buonista del “tutti uniti contro il male..” come già detto) Su questo non posso che concordare, Il rispetto però a mio avviso si può distinguere tra rispetto dei clinici e rispetto del modello. Io si può chiedere di “rispettare” un modello (l’uno o l’altro) che si ritiene profondamente distante dalla propria visione etica della natura umana, ma si possono rispettare, invece, i clinici che in buona fede si rifanno a quel modello. E tra le due cose, modello terapeutico e terapeuti, come ricorda Bateson, il salto logico è determinante. Francamente tra “libri neri della psicoanalisi”, macchiette, stereotipi negativi e altri libretti con presunte finalità scientifiche sugli aspetti “iatrogeni” della psicoanalisi, che ogni tanto si attacchi frontalmente anche la CBT ci può stare.

Sul piano clinico, invece, può valere che vi siano alcuni analisti o terapeuti psicodinamici ai quali non invierei mai un paziente, mentre ne invio a colleghi CBT che reputo pieni d’amore verso i pazienti, professionali e competenti. A Conferma della famosa “equazione personale”.

Un caro saluto a tutti.

#13
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

"sembra il solito discorso di chi ha una certa difficoltà a comprendere il vero valore del metodo scientifico e della sua applicaizone. D'altronde non tutti possono intendere la scienza. Non crede dottor Calì!?"

Ecco una prova (Evidence Based) di quanto alla mia "terza Questione": che cos'è la scienza. E di come vi siano pretese di avere la verità in tasca su cosa debba o meno essere considerato scientifico o persino di chi possa "intendere" la scienza. Addirittura. Per la serie, come ho già scritto: "la scienza ti dico io cosa è ed è ovviamente quello che si avvicina di più al mio modello." Un ragionamento davvero scientifico e arioso.

#16
Utente 219XXX
Utente 219XXX

E no, caro De Vincentiis, non tutti possono intendere la scienza; solo gli inziati al culto della dea scienza come te sono in grado di penetrarne i misteri.

Dr Calì, nessun paradosso. La mia intenzione era proprio quella di essere lapidario nei confronti dell'articolo esso stesso lapidario. Non posso accettare che la TCC venga classificata come truffa. Mi sembra davvero troppo; così come trovo improduttive le baruffe tra terapeuti TCC e di indirizzo psicodinamico. E questo dibattito mi sembra proprio che avalli la mia ipotesi di partenza. La pretesa maggiore scientificità dell'uno o dell'altro indirizzo mi sembra una ricerca del Santo Graal proprio perché sulle scelte, sui vissuti, sui comportamenti, sulle emozioni non sono state scoperte leggi, ma ognuno ha un suo modello di riferimento che "apre" un determinato campo d'indagine sull'uomo.
Ah, mi chiamo Alessandro.

#17
Psicologo
Psicologo

@AlessandroRaggi: La discussione è molto lunga e certamente questa non è la sede più adatta per continuare, mi preme chiarire comunque qualcosa prima di salutarci
1) più efficace non vuol dire infallibile, universale nè tantomeno unico. Allo stesso modo non faccio alcun riferimento a una possibile validità universale(per tutti) e soprattutto tendo a distinguere molto bene quello che può essere un parere personale (che nel sito emerge) da quello che attualmente sostiene la ricerca (ricerca in psicologia e psicoterapia che, leggendo le tue risposte, critichi per una serie di limiti e motivi che mi sembrano molto interessanti. La situazione purtroppo allo stato attuale è questa) . Alla luce di quello che scrivi e delle criticità che sottolinei non riesco però a comprendere perchè pubblichi questa notizia; Possiamo considerare questo studio valido e serio? Hai modo di indicarmi (a questo punto per me ricevere dei riferimenti sarebbe un piacere, non lo considererei spam) risultati e/o studi specifici che giustificherebbero la scelta di terapie psicodinamicamente orientate?
2) Parli di un confronto sugli approcci che può rivelarsi utile e costruttivo, questo se il tutto rimane "tra noi", non coinvolgendo i non addetti ai lavori. E abbiamo avuto conferma, leggendo le risposte degli utenti del sito, di come la gente comune ci veda: del tutto poco credibili, pronti a difendere le proprie idee criticando e mettendo in cattiva luce "quelli dell'altra parte".
Un caro saluto

#18
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

(...)Ecco una prova (Evidence Based) di quanto alla mia "terza Questione": che cos'è la scienza. E di come vi siano pretese di avere la verità in tasca su cosa debba o meno essere considerato scientifico o persino di chi possa "intendere" la scienza (..)

ecco quanto affermavo, il tentativo di relativizzare il metodo (quest'ultimo inteso come un insieme di tecniche e di presupposti iniversalmente accettati) dimostra o la mancanza di conoscenza di quest'ultimi o una certa presa di distanza per sostenere "scinetificamente" ciò che di sicentifico ha ben poco (ma è solo un gioco dialettico). Il metodo scientifico non è una opinione ed è grazie al metodo che ci sono differenze tra cose che funzionano e cose che non funzionano. Il resto è filosofia!!!

Utente219318
spiritoso ma studi prima di parlare grazie.

#19
Psicologo
Psicologo

Gentile Alessandro, avevo frainteso il suo intervento. Lei intendeva essere lapidario con la lapidarietà della news, io pensavo invece fosse in accordo con la stessa, affermando una sorta di "tanto non c'è modo di parlare scientificamente dell'essere umano", quindi chi si appelli alla scienza sta truffando. Era stata una mia "interpretazione" distorta... ^___^

Vorrei entrare nel merito di una sua affermazione, e ricollegarmi all'ultimo intervento del dott. Raggi (forse scrivevamo contemporaneamente, non l'avevo letto ieri):

>>La pretesa maggiore scientificità dell'uno o dell'altro indirizzo mi sembra una ricerca del Santo Graal proprio perché sulle scelte, sui vissuti, sui comportamenti, sulle emozioni non sono state scoperte leggi, ma ognuno ha un suo modello di riferimento che "apre" un determinato campo d'indagine sull'uomo.

Gli interventi cognitivo-comportamentali si sostanziano della ricerca scientifica in psicologia ed in altre discipline. Questo perchè, almeno negli interventi CC, la distanza tra psicologia di base e pratica clinica non esiste.

Un esempio? I recenti protocolli di Terapia Metacognitiva, che sembrano molto promettenti non solo in termini di efficacia, ma anche di efficienza, sono INTRISI di ricerca di base sui processi cognitivi (ad esempio, sulla memoria, sugli effetti paradossali della soppressione di contenuti cognitivi, sullo shifting attentivo, etc.).
Proprio in ambito CC quello iato che sembrava incolmabile tra il laboratorio di Lipsia e le stanze di terapia sembra essere (almeno in parte) colmato.
Altro esempio: tutti i protocolli ABA di intervento in età evolutiva (e non solo) sono PROFONDAMENTE radicati nel metodo scientifico. I clinici ABA sono molto più esperti della media degli psicoterapeuti in analisi, misurazione e modificazione di specifici comportamenti-bersaglio, con un livello di analisi dei dati e precisione metodologica da articolo internazionale.

Tutto questo per dire che la ricerca scientifica è parametrata: se un protocollo di ricerca, intervento, terapia rispetta alcuni criteri più di un altro, si avvicina di più ad una ricerca scientifica, altrimenti sarà magari più vicino ad altri modelli non meno dignitosi ed importanti di ricerca in auge nelle Scienze Umane.

Nulla di male, per carità. Non ritengo, nè ho mei ritenuto, la conoscenza scientifica come l'unica possibile o la più utile, importante, "vera".

MA, e qui non accetto deroghe, non mi si vengano a riportare dati INCONSISTENTI da parte di personaggi che, magari a partire da studi pubblicati, ne fanno letture disinvolte e spregiudicate, per concludere con affermazioni lapidarie e FALSE.

Che poi ci possano essere distanze anche siderali tra modelli di psicopatologia, di intervento clinico, di teoria della tecnica, etc., ma MENO MALE! Ma ve lo immaginate se, partendo da premesse metodologiche come quelle CC, si facessero interventi psicodinamici! L'eclettismo, in Psicoterapia, non paga. Persino all'interno di un singolo approccio, come il CC, poichè coesistono tanti protocolli e tante teorie differenti, è più utile adottare con QUEL paziente QUEL protocollo o approccio, e non mixare disinvoltamente concettualizzazioni e tecniche, altrimenti l'efficacia terapeutica va a farsi benedire.

E penso che questo valga anche in altri approcci: un'analisi condotta secondo un approccio junghiano, ad esempio potrebbe beneficiare in corso di lavoro terapeutico di una brusca "virata" su un approccio kleiniano?

E qui una nota su un'affermazione del dott. Raggi, che mi trova in profondo disaccordo. Se il tono di questo post fosse stato quello che hai assunto nelle repliche sarebbe stato persino piacevole partecipare. Ma non lo era: era un attacco frontale.

Io ho letto il libro di Armando De Vincentiis: alcune cose le condivido, altre no. Ma di certo non è un attacco frontale.

Ho letto il "Libro nero della Psicoanalisi". Credo sia stata un'operazione di marketing molto mal riuscita, e non mi piace per niente. Lo trovo semplificante, riduzionista, scandalistico e banalizzato. E non ne condivido neppure lo scopo di fondo.

Da clinico (non sono nè un ricercatore, nè un accademico), non me ne frega niente di dimostrare che altri approcci non funzionano, o funzionano male. Mi interessa applicare bene quello che sembra funzionare bene con le persone che mi chiedono aiuto, e, se ci riesco, star loro accanto mentre si rimettono in movimento, magari aiutandole ad imboccare le strade che portano effettivamente dove per loro è importante arrivare, pagandone i costi.

Non ci può stare che si attacchi frontalmente la CBT: almeno su MedicItalia. Così come interverrei su una news che dicesse: "LA PSICOANALISI E' UNA TRUFFA, LO DICE XY". Non è il tono da dibattito costruttivo dei commenti ad aver provocato la mia indignazione: è quello sensazional-scandalistico della news, che non posso accettare.

Poi, se ci sono studi che riportano successi terapeutici di protocolli psicodinamici (ad esempio) per attacchi di panico, o disturbo ossessivo-compulsivo, o fobie specifiche SUPERIORI a quelli CBT, ne prenderò volentieri atto e, forse, se sarò sufficientemente onesto intellettualmente e ricco, mi iscriverò ad una ulteriore specializzazione in quella direzione (o forse mi comprerò una multiproprietà in Sardegna, e chissenefrega...)

#20
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

"Relativizzare il metodo...Il metodo scientifico non è una opinione ed è grazie al metodo che ci sono differenze tra cose che funzionano e cose che non funzionano. Il resto è filosofia!!!"

Io sono uno psicoterapeuta non uno scienziato come te, però da che mi risulti non c'è affatto un metodo scientifico unico universalmente accettato, insomma non esiste il metodo ma tanti metodi scientifici che si adattano allo studio delle differenti discipline a cui si applicano.

Ad esempio ti riporto quanto nell'Enciclopedia Treccani (che non è proprio una rivista spicciola) alla voce "metodi scientifici": "tra i metodi delle diverse scienze vi sono differenze, che si sono progressivamente ampliate, di linguaggi, di apparati strumentali e di oggetti della esperienza; ciò ha imposto l’abbandono dell’idea di un metodo scientifico unico."

Sarà pure filosofia quella della Treccani ma forse la filosofia non è proprio tutta da buttare altrimenti la scienza rischia di derivare in scientismo: lo scientismo del fantomatico "metodo universale".

#21
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

il metodo scientifico ha dei principi di base dai quali non si può prescindere! Applicato a diversi campi di studio può sicuramente subire degli adattamenti ma la sua matrice è unica e NON esistono tanti metodi quanti sono i campi di applicazione. E' questo fraintendimento che apre le porte alla pseudoscienza, ossia l'illusione di dare significati e/o misurare con metodi privi di valore l'esperienza (a scanso di equivoci non sto mettendo in ballo la psicoanalisi, prima che si litighi inutilmente).

Ad ogni sua applicazione non si può fare a meno di regole epistemologiche di base.
Falsificabilità delle affermazioni, concretezza dei costrutti, cumulabilità empirica e così via...
non esiste alcun ricercatore che farebbe a meno di questi ed è il loro utilizzo o meno che fa distinguere la scienza dalla falsa scienza.

(...)ltrimenti la scienza rischia di derivare in scientismo (..)
non ci si pongono problemi di definizioni ma semplicemente di risultati!
Nessuno nega il valore della filosofia come nemmeno della poesia, ma la scienza è ciò che porta ai risultati (quella stessa scienza che ci permette di chattare, che tiene lontana dalle infezioni, che ci ha mandato sulla luna e così via). Al di là di come la si voglia etichettare.

#22
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

"non sto mettendo in ballo la psicoanalisi"
per me puoi includerla facilmente, non opporrei resistenza, credo che la psicoanalisi abbia uno statuto epistemologico abbastanza difficile da collocare e per questo credo sia differente dalla psicoterapia psicodinamica (o dalle psicoterapie psicodinamiche), ma qui si aprirebbe un capitolo enorme.

Ad esempio Conrotto (2006, Rivista di psicoanalisi, Borla) si interrogava sullo statuto epistemologico della psicoanalisi e sulla stretta relazione tra quest'ultimo e la metapsicologia psicoanalitica stessa, affermando che la psicoanalisi è una "..disciplina sui generis, dotata di uno statuto al tempo stesso scientifico e ermeneutico; una disciplina che sfugge alle classificazioni consolidate e capace di dare luogo a cortocircuiti inattesi: mentre l’epistemologia discute del controllo empirico in psicoanalisi, la psicoanalisi indaga i presupposti inconsci del sapere scientifico, contribuendo all’evoluzione dell’epistemologia." Insomma il dubbio che la psicoanalisi si ponga in un limbo di extraterritorialità scientifica io ce l'ho non fosse altro che per una certa propensione all'autoreferenzialità, che però sinora non è ancora mai caduta nel farsi "dottrina", non foss'altro che per una attitudine a considerare l'ignoto una sorta di proprio limite statutario.

#23
Utente 287XXX
Utente 287XXX

Io non sono d'accordo, ho seguito una terapia TCC anni fa e mi riusciva molto difficile eseguire le cose che chiedeva il terapeuta. Se ero da lui per de motivi specifici era difficile seguire delle indicazioni che a lui sembravano piccoli passettini, ma per me erano enormi. Non capisco, se uno non fa ciò che dice il terapeuta cognitivo allora è lui che non segue bene la terapia, ma se si sapeva già fare ciò che mi chiedeva non andavo mica in terapia.
Poi dopo la terapia l'ho iniziata con una psicoanalista, ma è stato anche peggio e dopo pochi mesi ho cercato un'altro terapeuta e ne ho trovato uno che era sempre psicoanalista però poi finalmente mi sono trovato bene. La psicoanalisi è durata tre anni, una volta a settimana, ma oggi io sono un'altra persona, sono più capace, sicuro di me, consapevole dell'avere dei miei limiti e però anche delle mie vere possibilità. Il problema non era l'ansia, ma era l'ansia che nascondeva i problemi, quelli veri, e questo l'ho capito grazie all'ultimo terapeuta.
Voglio dire che a volte non c'entra veramente nulla se sei cognitivo o psicoanalista ma che terapeuta incontri. Si può avere una buona macchina ma è il pilota che poi ti porta a spasso che fa la differenza.

#24
Ex utente
Ex utente

io mi sono ritrovato nell'esatta situazione dell'utente 287505.il terapeuta mi dava dei compiti,io non riuscivo per motivi da me indipendenti a eseguire i compiti e per lei la terapia non aveva successo.
Presentavo un problema di dismofofobia molto serio,che era ben chiaro dalla prima seduta che ebbi con questo terapeuta.ero cosi afflitto dal mio aspetto fisico che mi ero ero sottoposto da poco ad un intervento di chirurgia plastica,mi ricordo che andavo alle sedute con ancora molto ben evidenti i segni dell'intervento(mi ero operato 20 giorni )
presentavo ancora ossessioni inerenti il mio aspetto(volevo sottopormi ad altri interventi)ed ero incapace di relazionarmi con l'altro sesso.
la ricetta di questa vostra collega era 1)"tu sei carino,fidati di me,e' inutile che parliamo di queste cose,al massimo posso suggerirti un nuovo taglio di capelli o come vestirti,perche' noi nuovi terapisti cognitivo comportamentali facciamo anche questo 2)voleva insegnarmi come approcciarmi ad una ragazza.
mi diceva:"dobbiamo trovare una ragazza con la quale approcciarci graduatamente,piano piano"
all'epoca non conoscevo ragazze libere,e la vostra collega diceva:"io non posso credere che lei non conosca nessuna ragazza single da corteggiare,come le insegno nuove modalita' di interazione con l'altro sesso se non conosce nessuna ragazza single"?

quindi,dopo 5 mesi di terapia ho scoperto che una persona con dismorfofobia,per intraprendere una TCC,deve conoscere qualcuno da corteggiare

dottori,credetemi,ho provato vergogna,ma non per me,ma per la vostra collega.

questo e' il modello cognitivo comportamentale?sento psicologi lamentarsi del fatto che ci sono persone che non credono nella psicoterapia

ditemi dottori.dopo questa esperienza,come si fa a dire ad un paziente di credere nella psicoterapia?

dopo quella esperienza,non mi sognerei mai piu' di dare 60 e rotti euro per una seduta privata di psicoterapia per sentirmi dire: SEI CARINO FIDATI DI ME,queste cose lo possono dire gli amici,non una professionista che deve lavorare da dentro.

#25
Ex utente
Ex utente

a me non piace la figura del terapeuta che diventa una sorta di "guru" da seguire ad ogni costo.

io vado da una psicologa per sentirmi dire come vestirmi????ma scherziamo??e chi diavolo sarebbe questa psicologa?dove si e' laureata?all'accademia dello stilista valentino?
chi e' costei per dirmi come devo vestirmi o come devo farmi l'acconciatura??
e' la depositaria del verbo assoluto??
ma anche se fosse,chi dice che lei sappia come vestirsi?e se ha dei gusti orrendi?(come effettivamente li aveva nel vestirsi)??

io cerco la mia individualita' durante una terapia,non cerco l'individualita' della terapeuta

ma chi se ne frega di come vuoi farmi vestire??? ma scherziamo?
no purtroppo non scherziamo,perche' questa persona e' davvero uno psicologo iscritto all'ordine e sono diverse le persone che si sono trovate nella medesima situazione e nelle medesima situazione.

#26
Ex utente
Ex utente

ribadisco: io soldi nel privato con terapie del genere non le spendero' piu'.prendetevela con certi colleghi che vogliono suggerire acconciature ai pazienti

#27
Dr. Andrea Epifani
Dr. Andrea Epifani

Caro Raggi,
proverò a rispondere ad alcuni punti che mi riguardano. In merito alla mia affermazione:

Analizzando seriamente le ricerche pubblicate si giunge infatti alla conclusione che la CBT risulta ad oggi non solo il trattamento d'elezione per molti disturbi clinici

Tu rispondi:

Questa è un’affermazione non verificabile e per quanto mi riguarda anche falsa. Quali ricerche pubblicate affermano che la CBT sia “d’elezione”? Tutte le ricerche? Cosa vuol dire “seriamente”? Chi è giunto a questa conclusione, al di là dei luoghi comuni, e dove? Quali studi “scientifici” attestano questa presunta “elezione”? La “comunità scientifica internazionale forse”? Questa affermazione, non supportata da evidenze empiriche, sembra davvero quella di uno “che si alza la mattina e dichiara che questa terapia funziona mentre quest'altra no” e sino a prova contraria credo possa “valere quanto il due di coppe quando la briscola è a spade”.

Primo non ho detto tutte le ricerche. È impossibile che tutte le ricerche vadano in un'unica direzione, soprattutto in psicologia. Poi: perché dici che si tratta di un'affermazione 'non verificabile'? Basta fare una ricerca su PubMed per verificarla. E ancora: perché dici che si tratta di un'affermazione 'falsa'? Su che base? Mi spiace che consideri i link agli studi alla stregua di spam, ma io non condivido la tua visione. Quindi ti allego il link a una meta-analisi del 2010 che ha analizzato 26 RCT che confrontavano CBT con altre forme di psicoterapia (principalmente di tipo psicodinamico):

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20547435

La CBT risultava più efficace per disturbi d'ansia e disturbi depressivi. Sia chiaro che non ritengo assolutamente che questo studio possa dirimere la questione. Era solo per rispondere alla tua affermazione di non verificabilità della mia frase.

Questa:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3584580/

è invece una review di meta-analisi. Lo studio è recente (del 2013), cito alcune parti:

"For the treatment of bulimia, CBT was considerably more effective than other forms of psychotherapies, but less is known for other eating disorders"

"The efficacy of CBT for anxiety disorders was consistently strong, despite some notable heterogeneity in the specific anxiety pathology, comparison conditions, follow-up data, and severity level. Large effect sizes were reported for the treatment of obsessive compulsive disorder, and at least medium effect sizes for social anxiety disorder, panic disorder, and post-traumatic stress disorder. [...] However, more studies using larger trials and greater sample sizes are needed to draw more conclusive findings with regard to CBT’s relative efficacy in comparison to other active treatments."

"our review identified 11 studies that compared response rates between CBT and other treatments or control conditions. In 7 of these reviews, CBT showed higher response rates than the comparison conditions, and in only one review (Leichsenring & Leibig, 2003), which was conducted by authors with a psychodynamic orientation, reported that CBT had lower response rates than comparison treatments."

Lo studio non dice mica che la CBT è la migliore terapia dell'universo, ma permette di affermare che la superiorità di questa forma di psicoterapia è maggiormente supportata dai dati.

Alla luce di ciò, affermare che ad oggi la CBT ha dimostrato di essere efficace (e in diversi casi anche più efficace di altri trattamenti) per una serie di disturbi non è l'affermazione di uno “che si alza la mattina e dichiara che questa terapia funziona mentre quest'altra no".

Dopodiché, personalmente ritengo che il dato sia viziato dalla scarsità di studi effettuati in ambito psicodinamico e dalla poca dimestichezza di quest'orientamento con i protocolli e con questa metodologia di ricerca. Le cose stanno cambiando, e qualche studio è stato fatto (me ne viene in mente uno sulla fobia sociale che ha dimostrato che il trattamento psicodinamico era efficace). Tra qualche anno le cose saranno diverse, di questo ne sono convinto. Ma ad oggi, se vogliamo basarci sugli studi e non sulle parole del primo James che capita, è molto più ragionevole affermare che la CBT si è spesso dimostrata più efficace che affermare che è una truffa.

Come dice il collega Calì, tutta questa discussione nasce dal fatto che una news del genere suona come una provocazione gratuita e fine a se stessa. Per fortuna in Inghilterra (dove sono molto più attenti di noi a queste cose) non credo che penderanno dalle labbra di uno che non è la prima volta, a quanto pare, che fa affermazioni approssimative.

http://liberalconspiracy.org/2009/08/09/the-bizarre-journalism-of-psychologist-oliver-james/

Da quanto ho capito si tratta di una specie di Raffaele Morelli d'oltremanica. Ha pubblicato una serie di libri divulgativi e spesso travisa i risultati delle ricerche.

Infine tu scrivi:

"Non mi è chiaro come pensi che debba evolvere la psicologia, secondo quale visione o modello “scientifico” e cosa c’entri lo sciamanesimo, ma ti ascolto."

La risposta alla tua domanda è insita in questa mia risposta.

#28
Ex utente
Ex utente

dottor epifani,il problema non sono gli articoli del signore inglese di cui sopra,il problema e': come mai ci sono in giro colleghi che confondono le sedute di psicoterapie come uno scambio di confidenze tra amici ?

forse qualcosa non va nelle scuole di specializzazione in psicoterapia??
siamo concreti,ci sono persone che spendono tempo e soldi e poi si sentono dire"sei carino fidati di me",voi non dovreste preoccuparvi del signore inglese,ma dei pazienti che vi portono problematiche concrete.

#29
Ex utente
Ex utente

senza scomodare morelli

#32
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Andrea apprezzo il tuo sforzo ma continuo a pensare che citare studi spot non costituisca prova incontrovertibile della superiorità di un metodo, ma semplicemente la prova che in quello studio condotto secondo quei criteri quel metodo si è rivelato superiore.

Infatti tu stesso citi l'affermazione degli autori che non si azzardano a sostenere ciò che sostieni tu - ovvero che la conclusione sia che le CBT sono più efficaci di altri trattamenti , bensì: "However, more studies using larger trials and greater sample sizes are needed to draw more conclusive findings with regard to CBT’s relative efficacy in comparison to other active treatments."

Che la CBT sia efficace non ho dubbi, che sia in molti studi più efficace di altri trattamenti non ho dubbi, che in un minor numero di studi sia meno efficace di altri trattamenti è un dato anche questo, ciò che contesto è la presunzione per cui è "superiore" in assoluto. Questa affermazione è falsa e non è verificabile.

Peraltro lo studio comparativo tra i più rappresentativi, per mole di dati analizzati, è quello di Shedler del 2010, una meta-analisi enorme che compara direttamente diverse forme di terapie psicodinamiche con altre terapie (CBT inclusa) più affini ai protocolli EB e i risultati non sono univoci rispetto a quelli degli studi da te citati, ma hanno evidenziato un efficacia maggiore delle terapie psicodinamiche, un ES più elevato e un più lungo mantenimento nel tempo degli effetti terapeutici ai follow up 18 mesi. Questo è il link dove puoi scaricare l'articolo che sintetizza i risultati dello studio pubblicato su American Psychologist: http://www.apa.org/pubs/journals/releases/amp-65-2-98.pdf

Poi se vuoi c'è la bella meta analisi di Leichsenring e Rabung (2012) che mostra la superiorità (sempre relativa!) della terapia psicodinamica a lungo termine per i disturbi di personalità (in particolare ma non solo) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21719877

Dunque o la si finisce con il mito della superiorità, oppure siamo alla generalizzazione pura, esattamente come ha fatto James.

#33
Psicologo
Psicologo

@Utente 287505: in terapia cognitivo-comportamentale, gli impegni tra una seduta e l'altra sono una parte FONDAMENTALE del lavoro terapeutico. Arrivo a dire che, senza lavoro a casa, non c'è terapia cognitivo-comportamentale.

A questo vanno aggiunte altre considerazioni. E' chiaro che, per poter aiutare il paziente ad esplorare nuovi modi di pensare, reagire, interpretare gli eventi, vivere le proprie emozioni, questi nuovi modi non possano essere gli stessi che già usa. In altre parole, si tratta di fare un passo "fuori da recinto" e vedere che succede.

"Un passo" deve essere più lungo di quello che saremmo disposti a fare per rimanere tranquilli, ma più breve di quanto saremmo costretti a fare se fossimo alle strette; deve essere impegnativo, ma non eccessivamente.

Deve essere concordato (la TCC è collaborativa!), utile, ben chiaro. Eventuali difficoltà nel portare a termine questi impegni non sono nè drammi, nè colpe. Sono problemi, e come tali vanno affrontati, in modo costruttivo.

Anzi, aggiungo che a volte è importantissimo ciò che accade in seduta quando si discutono impegni a casa che hanno evidenziato difficoltà tali da non permettere di essere portati a compimento. Perchè forse in quel momento si è intercettato proprio un punto nodale del problema, ed è un'occasione importantissima per lavorarci su.

E questa è proprio la BASE della teoria della tecnica cognitivo-comportamentale. Modalità impositive, o non concordate, o eccessive di lavoro a casa non sono efficaci.

E' anche vero che se una persona è profondamente convinta di dover "scavare", allora è molto meglio che si rivolga ad un analista, e non ad un terapeuta cognitivo-comportamentale. Si discute tanto del fatto che vi siano approcci più o meno adatti a risolvere determinati problemi, ma forse andrebbe maggiormente considerata la variabile "paziente": non tutti accettano di mettere in discussione alcuni profondi convincimenti mettendone di nuovi alla prova della realtà, o di lavorare tra una seduta e l'altra, o di trattare i propri pensieri come ipotesi sul mondo e non come "la realtà".

>>quindi,dopo 5 mesi di terapia ho scoperto che una persona con dismorfofobia,per intraprendere una TCC,deve conoscere qualcuno da corteggiare

Questa mi sembra una generalizzazione bella e buona. Ho cercato su PubMed e PsychInfo (due banche dati di articoli scientifici) protocolli di corteggiamento cognitivo-comportamentali e non ne ho trovati...

Scherzi a parte, non entro nel merito di terapie che non ho seguito personalmente. So per certo che la comunicazione umana è un processo tutt'altro che lineare, e che a volte alcune frasi possono essere infelici, o mal interpretate, o decontestualizzate. O proprio sbagliate. Ma preferisco non giudicare le terapie psicoanalitiche dai resoconti di pazienti insoddisfatti. O quelle sistemiche. O quelle farmacologiche.

E questo per un motivo semplice: esisteranno sempre persone "insoddisfatte", e basare le proprie valutazioni su questo o quel resoconto sarebbe distorto in partenza. Sarebbe molto più utile valutare un campione di 1000 pazienti che hanno terminato una TCC e sentire cosa hanno da dire loro. Perchè chi non l'ha terminata (per qualsiasi ragione, anche le più valide e condivisibili), fornirà un resoconto ovviamente sbilanciato in senso negativo.

>>come mai ci sono in giro colleghi che confondono le sedute di psicoterapie come uno scambio di confidenze tra amici ?

Non entro nel merito. Se lei non ha trovato soddisfacente un percorso è legittimo che l'abbia interrotto. Meno legittimo sarebbe tirar fuori da questa sua personale esperienza delle regole generali.

Così come mi è capitato di cenare con analisti che interpretavano atti mancati dei commensali a cena (si commenta da sè), allo stesso modo mi è capitato di ascoltare colleghi cognitivo-comportamentali dire cose che non condivido per niente. Questo mi dice qualcosa sulla psicoanalisi, sulla TCC, sulla psicoterapia privata in generale? Ovviamente no. Mi dice qualcosa su quegli specifici comportamenti, messi in atto da quelle persone, in quelle circostanze. Non commetta l'errore di generalizzare, non serve se non ad alimentare livore.

PS: a me capita che partano tante volte gli stessi messaggi quando scrivo da cellulare e torno indietro a pagine precedenti.

#35
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Ci risiamo! Come preventivato, ecco il solito dibattito fra indirizzi terapeutici dove ognuno porta le proprie ragioni cercando di dimostrare la maggiore scientificità della propria scuola e alla fine tutti tornano a casa sempre più convinti delle proprie posizioni. Di solito, invece, dove c'è scienza c'è accordo e non solo sul metodo ma anche sui risultati. E perché ci sia scienza esatta, i risultati devono essere frutto di sperimentazioni che devono dare gli stessi esiti in qualunque luogo, in qualunque tempo e da chiunque questa sperimentazione venga effettuata. Ciò può accadere con la psicoterapia? No! Perché se la psicoterapia persegue l'oggettivazione perde la soggettività, ossia il suo ambito di ricerca e affonda quindi in un paradosso epistemologico.
Mi raccomando però, non fate leggere questo commento al buon De Vincentiis, non vorrei che venisse messa in discussione la sua statura di scienziato duro e puro. Tutto il resto - come direbbe il novello Newton della psiche - è filosofia! Peccato poi che l'epistemologia è filosofia...

#36
Ex utente
Ex utente

gentile dottore,non avevo alcun dubbio che avrebbe risposto cosi.

le persone che pensano necessariamente di dover scavare e' meglio che vadano da uno psicanalista?

dottore mi perdoni,ma ha detto una cosa che per me non significa nulla.

io non pensavo di dover scavare,io mi sono affidato ad un professionista,che nell accogliere la domanda di analisi,doveva capire cosa cercava il paziente e dova capire se il suo orientamento e' adatto al caso.

se il professionista interpellato non ci riesce,allora e' meglio che cambia mestiere,perche' altrimenti,ripeto,me ne vado con il mio amico a chiacchierare al bar.

nella sua non risposta,non mi ha detto che tipo di compito e'' corteggiare una ragazza.ripeto:se non c'e' una ragazza da corteggiare,lei come terapista cognitivo comportsmentale cosa fa?dice al paziente che la terapia termina perche' non So come fare a scardinare questa convinzione?

non buttiamola sul livore che una persona puo' provare,io non le parlo di livore,io le sto ponendo un quesito che lei ha elegantemente glissato.

lei la pensa come vuole ed e' legittimo,io da paziente la penso altrettanto come voglio ed e' altrettanto legittimo.

saluti

#37
Ex utente
Ex utente

p.s. voi psicologi non commettiate l errore di trincerarvi dietro "i pareri dei pazienti sono soggettivi"
certo lo sono,pero' attenti a non considerare i pazienti stupidi,perche' alla lunga non vi e' ritorno.

#38
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

(...)Ciò può accadere con la psicoterapia? No! Perché se la psicoterapia persegue l'oggettivazione perde la soggettività, ossia il suo ambito di ricerca e affonda quindi in un paradosso epistemologico.
Mi raccomando però, non fate leggere questo commento al buon De Vincentiis,(..) mi spiace per lei utente 219318 non solo ho letto ma le dico anche che non ha idea di quello che dice (o è un non addetto ai lavori che si sforza di utilizzare un linguaggio tecnico senza conoscerne i veri contenuti o peggio è un addetto ai lavori che non ha capito nulla della scienza) quindi ribadisco l'invito ad approfondire in modo dettagliato l'oggetto del suo discorso, il rischio altrimenti è quello di sparare enormi sciocchezze!!

#39
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Utente 219318, da come lei si esprime non sembra un utente medio, ma comunque sia io sono molto d'accordo con la sua affermazione #36, secondo la quale la psicologia - ma io direi la psicoterapia piuttosto - gode di una sorta di statuto "speciale" essendo essa stessa oggetto e soggetto d'indagine scientifica.
La scienza è una questione delicata e complessa, in costante mutamento e trasformazione persino nei suoi presupposti, tutt'altro che assodati.
Chi si muove in nome di una scienza dogmatica, che assomiglia più alla fede che alla ricerca libera da pregiudizi, ha di norma più certezze che dubbi. Mentre il dubbio, la spinta alla ricerca, l'interrogarsi piuttosto che il rispondere, sono il sale della scienza: quella vera.

#40
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Sciocchezze?! Inizia a studiare Heidegger, Husserl e la Psicopatologia Generale di Jasper e poi ne riparliamo... caro il mio De Vincentiis.

#41
Utente 219XXX
Utente 219XXX

"Chi si muove in nome di una scienza dogmatica, che assomiglia più alla fede che alla ricerca libera da pregiudizi, ha di norma più certezze che dubbi. Mentre il dubbio, la spinta alla ricerca, l'interrogarsi piuttosto che il rispondere, sono il sale della scienza: quella vera."

Sottoscrivo in pieno. Non sono un utente medio. Sono uno che ha studiato Jaspers, Callieri, Borgna, Husserl, Heidegger e Galimberti a differenza del dogmatico De Vincentiis.

#43
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

Utente 21938 bene studiare gli autori che cita, poi però, se si vuole avere una opinione informata sulla scienza e la sua applicazione bisogna studiare anche il metodo, la tecnica, e, soprattutto, i metodi di ricerca. Quindi ancora una volta la pianti di dire sciocchezze e di elargire inutili consigli degni di un dilettante, che avendo letto qualcosa di epistemologia ne rimane esaltato e crede di divulgare il verbo al mondo intero. Grazie

#45
Psicologo
Psicologo

Gentile sig. Alessandro, con il dovuto rispetto per gli Autori che cita, vorrei la sua opinione su un paio di punti, giusto per comprendere cosa ne pensi una persona che parte da presupposti differenti dai miei.

Cosa pensa del fatto di definire il dott. Oliver James "autorevole"?

Come valuta il fatto che questo "autorevole" personaggio ha più volte rilasciato affermazioni prive di qualsivoglia fondamento non dico scientifico, ma anche solo REALE, manipolando dati, citando articoli che non corroborano per nulla le sue tesi, affermando verità dogmatiche (come quella su ADHD e stress materno)?

Come valuta il citare una review critica, spacciandola per "studio autorevole", e dicendo che dimostrerebbe che la TCC non funziona nel lungo periodo, mentre il focus di questa review è una disamina critica di alcuni criteri utilizzati nella ricerca scientifica sull'efficacia delle psicoterapie?

Come considera l'impiegare tutto questo materiale per attaccare un orientamento che si è sforzato, con tutti i suoi limiti, di fornire (all'utenza in primis) delle prove a supporto delle sue prassi terapeutiche? E che si è messo continuamente in discussione, malgrado gli attacchi che ha sempre subito fin dagli albori?

Lo dico da terapeuta cognitivo-comportamentale: non ha neppure la più pallida idea di quanto siamo spesso calunniati da colleghi di altri orientamenti. Ma provi a chiedere non agli scontenti, ai delusi, ma a chi ha completato un percorso di terapia, come ha vissuto la nostra relazione, come si sia sentito accolto o trattato, e che benefici ne abbia conseguito.

Oppure provi a chiedere ai delusi di qualsiasi altro orientamento teorico. Secondo lei è un caso se su MedicItalia non trova articoli del tipo "LA PSICOANALISI" (O "LA TERAPIA SISTEMICA, ROGERSIANA, BIOENERGETICA) E' UNA TRUFFA, LO DICE XY"? Secondo lei, cosa accadrebbe se cominciassimo a pubblicare sciocchezze come queste, corredate magari da pareri-fuffa e ricerche manipolate ad hoc?

#46
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Credo che sia più facile difendersi da un attacco frontale che da attacchi meno diretti ma persino più insidiosi.

Qualcuno si è sentito offeso dalla pubblicazione di questa news, vorrei pertanto chiarire poche cose pubblicamente.

Aver pubblicato per primi in italiano su MEDICITALIA una notizia come questa non può essere considerata un'offesa da parte dell'autore a chicchessia, si tratta di una notizia su un fatto pubblico e trattandosi di un terapeuta molto noto nel mondo anglosassone (alcuni colleghi qui sopra lo hanno paragonato a un "Morelli" o un "Giacobbo" italiano) che sconosciuti non sono) non si può ignorare o censurare questa informazione. James ha usato apprezzamenti indebiti o parole dure? Sicuramente si, e allora? Per questo non dovevo darne notizia? A mio avviso anche questo fa notizia, invece, proprio per la notorietà di James.

Volutamente non mi sono soffermato nell'inserire commenti o opinioni personali in questa news, ma ho riportato quanto dichiarato al Limbus Conference o in altre occasioni e divulgato in UK da un quotidiano tra i più diffusi nel Regno Unito, il Daily Mail, dove peraltro la notizia viene data con un titolo molto meno edulcorato di quello qui pubblicato.

Francamente poi credo che attaccare in maniera indiretta renda invece molto più difficile contestare apertamente le dichiarazioni fatte, così come invece si può fare per le palesi dichiarazioni di James.

A titolo meramente esemplificativo, affermare che

"..E' anche vero che se una persona è profondamente convinta di dover "scavare", allora è molto meglio che si rivolga ad un analista, e non ad un terapeuta cognitivo-comportamentale." (#34)

..è un po' come se uno dicesse "..E' anche vero che se una persona è profondamente convinta di volersi far dare degli "ordini" in forma di prescrizioni da eseguire alla lettera, allora è molto meglio che si rivolga ad un terapeuta cognitivo-comportamentale , e non ad un analista ."

Nessun attacco frontale per carità, ma anche difficilmente contestabile d'altronde. Certo ci vuole un certo stile, lo ammetto, e forse in questo gli psicoanalisti hanno ancora qualcosa da imparare.


.

#47
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Caro Dr Calí, come ho sempre affermato in questi commenti non ho nulla contro la TCC, nulla. Mi rendo che in un dibattito del genere si perdano le fila del discorso, ma io giá dal primo commento ho deprecato la lotta fratricida tra scuole di psicoterapia e di conseguenza - come ho giá detto - non reputo giusto dire che i terapeuti cognitivisti siano dei truffatori. I truffatori sono i vari maghi e venditori di fumo semmai.

Allo stesso tempo é legittimo che il Dr Raggi pubblichi un articolo che riporta il pensiero di questo psicologo. Io non condivido il contenuto di questo articolo, ma diamo atto al Dr Raggi di averci dato la possibilitá di replica senza censure. Poi le vostre posizioni sono diverse e rimarranno tali, cosí come sono diversi gli indirizzi terapeutici che rappresentate. In ognuno c'é un pezzo di veritá.

Caro il mio De Vincentiis, replico solo a coloro che portano delle idee e non a chi offende in mancanza di argomenti. Quindi mi fermo qui.

#48
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

Molto bene signor utente 219318
mi risparmia altre critiche alle sue eventuali sciocchezze

#49
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

De Vincentiis,

non sarà offendendo gli utenti e il sottoscritto che farai trionfare la tua fede in una visione personale della scienza.

Quelli che hai utilizzato, non sono epiteti diversi da quelli utilizzati da James, che però si è riferito a un metodo e non ha offeso dei soggetti specifici, e poi almeno lui i dati di quanto afferma li ha portati, noi invece attendiamo ancora di sapere da quale prospettiva tu ritieni di saperne più degli autori dell'Enciclopedia Treccani.

#51
Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

Raggi il mio lavoro di ricercatore e di divulgatore scientifico mi spingono a dire che l'utente dice sciocchezze e che tu , forse, le difendi. Sei ora libero di censurare queste mie affermazioni.

(..)Quelli che hai utilizzato, non sono epiteti diversi da quelli utilizzati da James (..) lieto che tu riconosca di aver utilizzato un emanatore di bufale per pubblicare il tuo faziosissimo articolo!!!

#56
Psicologo
Psicologo

Stessa bufala, stessa fonte (James Oliver), stesse affermazioni gratuite senza uno straccio di prova, stessa principio autoritario (siccome l'ha detto l'autorevole Pinco Pallino, che riporta una bufala del non autorevole Oliver James, allora è vero).

A cosiddetta "euristica dell'esperto" è incompatibile con il metodo scientifico. Con queste bufale la crociata anti-TCC potrebbe ritorcersi contro i suoi stessi fautori. Immaginate cosa accadrebbe se le persone cominciassero a pensare:

"ma come mai attaccano un metodo che può provare di funzionare bene senza addurre prove, ma solo pareri? "

" ma di cosa hanno paura? "

#62
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

E' stucchevole che non ci siano riferimenti nell'articolo di Goisis (ANSA http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2014/11/18/psicoterapia-se-breve-non-sempre-e-efficace-a-lungo_2c823649-352c-4427-9e57-fe1f2ecfc214.html ) e poi mi pare una bella contraddizione dire: "Anche a livello psicoanalitico, in ogni caso, esistono delle terapie brevi" conclude Goisis.
Vorrei dunque capire una cosa: se la TCC è breve è una truffa, come si afferma in questa news da Oliver James, autorevole presentatore televisivo, ma diventa breve anche la psicoanalisi, che -come dice l'articolo riportato su (ANSA) - va nel profondo, allora non è più una truffa... Prima di affermare che mi pare un controsenso molto chiaro, mi piacerebbe capire meglio. Perchè mi viene da ipotizzare che sia un'offerta golosa, data la concorrenza, o sbaglio? Oppure ci si sta accorgendo che, accanto all'efficacia bisogna anche considerare l'efficienza di un trattamento.
Inoltre, sempre tratto da http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2014/11/18/psicoterapia-se-breve-non-sempre-e-efficace-a-lungo_2c823649-352c-4427-9e57-fe1f2ecfc214.html: "la terapia cognitivo comportamentale, sottoposta a prove di validazione, si è dimostrata efficace e rapida ma SEMBRA esserlo nel breve periodo, mentre le terapie psicoanalitiche, che sono più lunghe, appaiono però più efficaci e stabili nel tempo". Anche qui manca la fonte, e vorrei capire in che modo il pz dopo la TCC ricomincia a stare male. In che senso? Quali sono gli studi che lo dicono?
SEMBRA a chi? Sempre a Oliver James? A Goisis? O ad altri disinteressati?

#65
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Capisco che per alcuni colleghi CBT, che hanno avuto l'opportunità di esprimere il loro parere liberamente su questo blog, le parole di James risultino pesanti da sopportare, peraltro mi dissocio dalla modalità non aspra, bensì finanche offensiva con sui sono stati espressi concetti, che invece nei loro contenuti mi trovano d'accordo e di cui la scienza sta producendo prove empiriche attraverso le sempre più numerose ricerche Evidence Based che mostrano come l'efficacia delle terapie psicodinamiche sia non minore di quelle cognitivo-comportamentali sino ad oggi molto più testate delle prime.

Dubito che però si renda un servizio alla causa scientifica e neppure all'orientamento CBT "declassando" la visibilità di un'informazione solo perchè ritenuta "una bufala" da parte dei colleghi cognitivi. Chiaro che sentendosi attaccati si difendano, ma ci si difenda nei contenuti non aggirando l'ostacolo. Nonostante il declassamento di visibilità, comunque, questa news è tra le più cliccate del sito in questi mesi.

#66
Dr. Andrea Epifani
Dr. Andrea Epifani

Onestamente faccio molta fatica a non replicare a certe affermazioni.

"la scienza sta producendo prove empiriche attraverso le sempre più numerose ricerche Evidence Based che mostrano come l'efficacia delle terapie psicodinamiche sia non minore di quelle cognitivo-comportamentali sino ad oggi molto più testate delle prime."

Questo è un po' diverso dal dire che la CBT è uno spreco di denaro e che produce miglioramenti effimeri. È questa la news che hai riportato, te ne devi assumere la responsabilità. L'ho affermato qualche commento più sopra che secondo me in futuro la maggior parte dei trattamenti psicoterapeutici saranno, in misura più o meno maggiore, evidence based.

"Dubito che però si renda un servizio alla causa scientifica e neppure all'orientamento CBT "declassando" la visibilità di un'informazione solo perchè ritenuta "una bufala" da parte dei colleghi cognitivi."

Il servizio alla causa scientifica avresti dovuto farlo tu scrivendo un articolo con un taglio scientifico un po' più alto, anziché riportare una notizia presa dal Daily Mail, notizia tra l'altro piena di pressapochismo e campanilismo. Io una news del genere l'avrei forse scritta sul mio blog, non su MedicItalia, ma... de gustibus.

"Medicitalia ha preceduto molte altre testate cartacee e online nel divulgare questa notizia in lingua italiana. "

Ti assicuro che se un nostro collega medico scrivesse in una news che l'ibuprofene calma il dolore ma nel lungo termine provoca il cancro, copia-incollando da un noto tabloid statunitense (non dal British Medical Journal), anche quella news avrebbe molti click. Probabilmente sarebbe anche pubblicata su altre riviste che trattano di scienza in maniera divulgativa, i cui lettori non sono così esigenti e critici. Come ti ho già scritto, però, i medici sanno pesare molto meglio di te e di tanti colleghi psicologi le affermazioni fatte sul nulla, quindi non scriverebbero mai una news tipo la tua. Su MedicItalia infatti si presuppone che i medici abbiano un minimo di senso critico. Se poi basi la positività di una news sui click ricevuti, allora sei stato bravissimo, nulla da eccepire.

#67
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Andrea la notizia era non solo per i contenuti, che avete ampiamente avuto la possibilità di criticare e/o di smontare, ma è una news che un noto psicoterapeuta britannico, scrittore e conduttore televisivo (definito da alcuni colleghi più su "Giacobbo" o "Morelli" italiano) abbia affermato che la CBT è una truffa e uno spreco di denaro.

Nei contenuti avete le vostre opinioni e le avete espresse, nella forma ritengo che se un noto divulgatore scientifico si fosse riferito così verso la psicoterapia dinamica sarebbe stato importante riportare la notizia.

Se poi vogliamo parlare di bufale non declassate allora basta che ti fai un giro nelle news e anche in alcuni articoli. Il punto è cercare di dare stesso peso alle questioni e non gridare allo scandalo solo quando si attacca - a torto o ragione - la CBT.

#69
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

<<Sempre di psicologi, che il giorno in cui impareranno a ragionare in maniera scientifica e non alla "Freud ha detto", "Jung ha scritto", "James ha affermato", ne guadagneranno in rispettabilità.>>

Anche tu come qualcun'altro pensi di avere il copyright (o l'illuminazione?) sull'idea stessa di "scienza"?

Il senso del ridicolo non sfiora mai chi fa certe affermazioni?

Come diceva Bergson:"L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità. "

#74
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

La nuova copertina di Internazionale: La rivincita della psicoanalisi.
"Ci sono tanti tipi di psicoterapia. Ma è difficile capire quali sono i più efficaci. Negli ultimi decenni la terapia cognitivo-comportamentale ha avuto la meglio sulla psicoanalisi tradizionale. Ma nuovi studi mettono in dubbio i suoi risultati." (Oliver Burkeman, The Guardian 2015)
L'articolo in italiano su Internazionale: http://www.internazionale.it/sommario/1138

#75
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Una stimolante recensione, a cura di Marco Innamorati, del nuovo libro di Mauro La Forgia, analista junghiano e fisico, ricercatore nella Facoltà di Fisica della ‘Sapienza’ di Roma, è stato curatore dell’Enciclopedia delle Scienze Fisiche della Treccani.

"IL MESTIERE DELLE PAROLE. CURA E VITA TRA PSICOANALISI, EPISTEMOLOGIA E FENOMENOLOGIA."

Dedicato "..a tutti coloro che nutrono eccessiva fiducia nella psicoterapia evidence based".

http://www.stateofmind.it/2016/05/mestiere-delle-parole-recensione/

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