Ossessioni, la paura è il maggior difetto!
Le illusioni e i bias nel disturbo ossessivo-compulsivo
Nel disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) esistono numerosi bias cognitivi.
Come abbiamo visto nelle sessioni precedenti (ossessioni, questione di forma non di contenuto), tra questi bias troviamo l’illusione di pretese assolute e di risposte definitive, oltre all’illusione del controllo.
Queste illusioni, se non riconosciute, possono evolvere in vere e proprie derive di pretesa: il soggetto con DOC desidera avere il controllo totale, ottenere risposte definitive e, al contempo, rimanere incerto sulla sicurezza dei propri pensieri.
Abbiamo già evidenziato quali siano le trappole in cui il soggetto cade, o peggio, quelle che si costruisce da solo, spesso senza consapevolezza, nel tentativo affannoso di ottenere certezze assolute (la rimuginazione ossessiva).
Un ulteriore bias di ragionamento, strettamente legato alla paura dei propri pensieri, è noto come (emotional reasoning) “ragionamento emotivo”. Questo bias consiste nel pensare: “Se provo emozioni intense rispetto a un pensiero, allora quel pensiero deve essere vero”.
Nonostante il soggetto cerchi di razionalizzare i propri pensieri, è in realtà governato dalle emozioni: i suoi ragionamenti apparentemente logici sono sostenuti dalla pura emozione.
Nel DOC, l’emozione predominante è la paura. Paura che nasce proprio dai pensieri dai quali il soggetto vorrebbe tenersi lontano: paura di non amare, paura di far del male, timore di comportamenti fuori controllo.
Il ragionamento tipico del soggetto diventa quindi: “Se ho paura, allora è vero”.
La paura come motore del circolo vizioso
Abbiamo già trattato, in una precedente sessione, la dinamica della paura, (le ossessioni possono diventare reali?) evidenziando che più la si teme, più il pensiero si conferma falso.
Qui vogliamo sottolineare che la paura non è solo un indicatore di falsità del pensiero, ma rappresenta uno dei più grandi errori di valutazione del nostro cervello.
La paura diventa la base di ogni ragionamento del soggetto con DOC, influenza ogni sua conclusione, partecipa a ogni valutazione e, alla fine, decide al posto suo.
Fisiologicamente, la paura si manifesta con reazioni somatiche come aumento del battito cardiaco, fiato corto e sensazione di malessere. Il cervello interpreta queste reazioni come conferme della veridicità dei pensieri: "se provo angoscia, allora sto per arrivare al punto in cui si realizzerà ciò che temo".
Il problema è che questa “soglia” di realizzazione del pericolo non esiste nella realtà. È solo una costruzione mentale del cervello, una bugia perfettamente strutturata che scatena il circolo vizioso di rimuginazione, evitamento e rinunce, che diventano il vero problema.
La terapia, in questi casi, aiuta a ricordare e credere (giustamente) al fatto che quei pensieri, quelle sensazioni e quelle paure sono solo bugie.
Sono bugie ben strutturate, nate dal nostro cervello, ma sono pur sempre bugie, e riconoscerle come tali permette di liberarsi dal loro controllo e di limitare meno la propria vita.
In terapia si impara a osservare i pensieri senza giudicarli riducendo il loro potere. Si comprende che affrontare, anche solo mentalmente, progressivamente le situazioni temute, senza cercare rassicurazioni, aiuta a smentire la “soglia inesistente” e a costruire fiducia nelle proprie capacità di gestire la paura.
Ci si accorge che un pensiero “spaventoso” non implica necessariamente che si realizzerà; è solo un prodotto del cervello, non un fatto.
Si apprende quindi Il concetto di “errore di predizione” del cervello, ossia lui anticipa pericoli che spesso non esistono, generando reazioni fisiche intense che non corrispondono alla realtà.
Alla fine apprendiamo, una volta per tutte, che sono solo bugie!