Disturbi urinari post covid 19.

Disturbi urinari femminili nel post-COVID-19: una patologia emergente

Tra le tante e talora curiose manifestazioni dell’infezione da COVID-19 (es. alterazioni del gusto e perdita dell’olfatto) è stata rilevata la presenza anche di sintomi alle basse vie urinarie. Si tratta perlopiù di disturbi di tipo irritativo, simil-cistitico, con bruciore urinario, stimoli frequenti, eccetera.

A distanza di due anni dalla fase più conclamata della pandemia si rileva che, in alcuni casi, questo tipo di disturbi urinari, in particolare nel sesso femminile, tende a persistere a lungo, rientrando quindi nel quadro della sintomatologia post-COVID o long-COVID, la cui precisa definizione è tuttora in corso, trattandosi di un quadro patologico praticamente del tutto nuovo.

L'incontinenza urinaria dopo il Covid-19

La condizione è stata già fatto oggetto di numerose pubblicazioni nella letteratura specialistica internazionale e definita con l’acronimo CAC (Covid associated cystitis)

Accade dunque di avere a che fare con donne che, in seguito all’infezione da COVID-19, hanno continuato a manifestare disturbi vescicali irritativi, talora con comparsa di incontinenza urinaria da impellenza dello stimolo (imperiosità).

Si è presentata recentemente alla nostra attenzione una donna di mezza età lamentando enùresi, ovvero perdita inavvertita di urina inavvertita durante il sonno. Questa manifestazione è da considerare assolutamente rara nella donna adulta, quantomeno in assenza di altri evidenti problemi neurologici o da effetto collaterale di farmaci.

La causa di questo disturbo è una instabilità vescicale, ovvero una condizione di vescica iperattiva. In pratica, si instaurano delle contrazioni non inibite della parete muscolare della vescica (a controllo involontario) che vengono percepite come stimolo urinario impellente.

Se questo può essere fastidioso durante il giorno, durante la notte, magari in condizioni di sonno molto profondo od assunzione di sedativi, può esitare addirittura in una perdita involontaria di urina.

Quali sono le cause?

La causa di questo interessamento vescicale è già stata in parte studiata e parrebbe legata alla presenza di citochine nelle urine o all’interessamento diretto del virus delle cellule della mucosa vescicale per tramite del recettore dell’enzima convertente l’angiotensina (ACE-2).

Si tratta di un recettore coinvolto anche nella genesi dell’ipertensione arteriosa, tanto che molti farmaci utilizzati oggi per questa patologia agiscono appunto a questo livello (ACE-inibitori).

Questo avrebbe una giustificazione nella fase acuta, meno in questa persistenza di disturbi vescicali anche dopo la guarigione con presumibile scomparsa del virus dall’organismo.

I meccanismi che stanno alla base di questa irritazione persistente devono essere quindi ancora chiariti definitivamente.

Il medico di base, ma anche lo specialista in urologia, dovrebbero essere quindi pronti a riconoscere questa situazione, da avviare ad ulteriori accertamenti e da trattare eventualmente con terapia specifica (parasimpatico-litici).

Pertanto non è da considerare erroneamente come semplice cistite, da trattare magari in modo empirico con antibiotici, che probabilmente sarebbero destinati a non sortire alcuna efficacia.

Fonte

  1. Long COVID and COVID-19_associated cystitis (CAC) 2022; 54(1): 17–21.
Data pubblicazione: 30 novembre 2023

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!

Guarda anche coronavirus 

Altro su "Covid-19"