Ascesso anale: intervento, infezione punti, riapertura ferita e pus. Cosa fare?
Fine giugno scorso mi si è presentata una escrescenza vicino all’ano che mi provocava dolore, successivamente ricevo una diagnosi di ascesso dal mio medico di base.
Mi prescrive degli antibiotici e mi consiglia un consulto da uno specialista.
Mi reco in endoscopia per il consulto e confermano la diagnosi.
Fine agosto svolgo l’intervento per la rimozione della sacca interna.
Fino a quel momento facevo medicazioni perché in ambulatorio mi hanno reciso l’escrescenza per liberarla di un po di pus.
Mi dicono in ospedale che era tutto apposto avevano asportato tutto senza problemi e mi chiudono chirurgicamente.
Mi dicono sarebbero bastati 15 giorni per rimuovere i punti e stare tranquilla.
Non arrivo alla fine dei 15 giorni, i mie punti erano infetti e con essi la zona (mi avevano inserito punti interni non assorbibili).
Mi esportano tutti i punti e continuo con le medicazioni fin quando la ferita non si chiuse sola.
Tre settimane dopo la chiusura della ferita, completa cicatrizzazione, si riapre e fuori esce un liquido giallastro puzzolente (possibile pus).
Mi reco dallo stesso chirurgo che mi ha operata (avvertendo dolore e fuoriuscita di questo liquido) passando per il pronto soccorso per avere maggiore velocità di consulto, in pronto soccorso mi rimuovono la garza che avevo da un giorno per controllarmi (mi dicono di stare tranquilla) poi poggiano una garza pulita sopra e mi lasciano andare dal medico.
Il medico a questo punto controllando la garza pulita non si preoccupa di nulla e mi tranquillizza ulteriormente, per lui non si trattava di pus o di una recidiva, per lui era semplice fibrina.
Mi lascia andare e mi dice che si richiuderà tranquillamente.
Passano settimane e aspettando che si chiuda e a questo punto ancora preoccupata dal dolore e dal pus che aumentava sono andata da un altro medico per un altro parere.
Anche questo medico dice di non preoccuparsi e che non era necessario alcun intervento o altro, solo attendere la chiusura della ferita (che intanto spurgava pus).
Adesso sono davvero preoccupata che si tratti di una ricaduta e che nessuno veda effettivamente questa possibilità.
Il dolore persiste e aumenta come anche il pus.
Se dovesse chiudersi prossimamente comunque ci sarà in rischio che si riapra.
Chiedo con gentilezza un chiarimento sulla mia situazione e un parere terzo.
Non conoscendo altri casi non conosco le possibilità.
Devo spingere per un’ulteriore intervento o lasciare che si chiuda?
Grazie in anticipo per la risposta.
Mi prescrive degli antibiotici e mi consiglia un consulto da uno specialista.
Mi reco in endoscopia per il consulto e confermano la diagnosi.
Fine agosto svolgo l’intervento per la rimozione della sacca interna.
Fino a quel momento facevo medicazioni perché in ambulatorio mi hanno reciso l’escrescenza per liberarla di un po di pus.
Mi dicono in ospedale che era tutto apposto avevano asportato tutto senza problemi e mi chiudono chirurgicamente.
Mi dicono sarebbero bastati 15 giorni per rimuovere i punti e stare tranquilla.
Non arrivo alla fine dei 15 giorni, i mie punti erano infetti e con essi la zona (mi avevano inserito punti interni non assorbibili).
Mi esportano tutti i punti e continuo con le medicazioni fin quando la ferita non si chiuse sola.
Tre settimane dopo la chiusura della ferita, completa cicatrizzazione, si riapre e fuori esce un liquido giallastro puzzolente (possibile pus).
Mi reco dallo stesso chirurgo che mi ha operata (avvertendo dolore e fuoriuscita di questo liquido) passando per il pronto soccorso per avere maggiore velocità di consulto, in pronto soccorso mi rimuovono la garza che avevo da un giorno per controllarmi (mi dicono di stare tranquilla) poi poggiano una garza pulita sopra e mi lasciano andare dal medico.
Il medico a questo punto controllando la garza pulita non si preoccupa di nulla e mi tranquillizza ulteriormente, per lui non si trattava di pus o di una recidiva, per lui era semplice fibrina.
Mi lascia andare e mi dice che si richiuderà tranquillamente.
Passano settimane e aspettando che si chiuda e a questo punto ancora preoccupata dal dolore e dal pus che aumentava sono andata da un altro medico per un altro parere.
Anche questo medico dice di non preoccuparsi e che non era necessario alcun intervento o altro, solo attendere la chiusura della ferita (che intanto spurgava pus).
Adesso sono davvero preoccupata che si tratti di una ricaduta e che nessuno veda effettivamente questa possibilità.
Il dolore persiste e aumenta come anche il pus.
Se dovesse chiudersi prossimamente comunque ci sarà in rischio che si riapra.
Chiedo con gentilezza un chiarimento sulla mia situazione e un parere terzo.
Non conoscendo altri casi non conosco le possibilità.
Devo spingere per un’ulteriore intervento o lasciare che si chiuda?
Grazie in anticipo per la risposta.
La situazione descritta è complessa e richiede un'analisi accurata. La sequenza degli eventi indica un'iniziale diagnosi di ascesso anale, seguito da intervento chirurgico per la rimozione della sacca interna. Successivamente, si sono verificate complicazioni post-operatorie, tra cui infezione dei punti di sutura, necessità di rimozione anticipata e, infine, riapertura della ferita con secrezione purulenta (pus) a distanza di settimane dalla chiusura.
Le rassicurazioni ricevute dai medici curanti, sebbene possano essere state benintenzionate, non sembrano aver risolto il problema. La persistenza di dolore e secrezione purulenta, a distanza di tempo e nonostante le medicazioni, suggerisce che la ferita non sia guarita correttamente e potrebbe esserci un processo infettivo o infiammatorio in corso, potenzialmente una recidiva dell'ascesso o la formazione di una fistola anale.
Considerando la persistenza dei sintomi (dolore e pus) e il tempo trascorso, è necessario un ulteriore accertamento. Ignorare la situazione potrebbe portare a cronicizzazione del problema o a complicazioni maggiori.
- Possibili cause: Recidiva dell'ascesso, fistola anale non diagnosticata, infezione cronica della ferita.
- Prossimi passi consigliati: Richiedere una valutazione specialistica (proctologo o chirurgo colorettale) per una diagnosi precisa. Potrebbe essere necessario esaminare la zona con strumenti diagnostici (ad esempio, anoscopia, ecografia endoanale, risonanza magnetica) per valutare la presenza di raccolte ascessuali, fistole o altri problemi.
La decisione di intervenire chirurgicamente dipenderà dalla diagnosi definitiva. Se si tratta di una recidiva o di una fistola, un intervento chirurgico potrebbe essere necessario per risolvere il problema in modo definitivo. Spingere per un'ulteriore valutazione e diagnosi, piuttosto che accontentarsi di rassicurazioni che non risolvono i sintomi, è il passo più appropriato.
Saluti
Le rassicurazioni ricevute dai medici curanti, sebbene possano essere state benintenzionate, non sembrano aver risolto il problema. La persistenza di dolore e secrezione purulenta, a distanza di tempo e nonostante le medicazioni, suggerisce che la ferita non sia guarita correttamente e potrebbe esserci un processo infettivo o infiammatorio in corso, potenzialmente una recidiva dell'ascesso o la formazione di una fistola anale.
Considerando la persistenza dei sintomi (dolore e pus) e il tempo trascorso, è necessario un ulteriore accertamento. Ignorare la situazione potrebbe portare a cronicizzazione del problema o a complicazioni maggiori.
- Possibili cause: Recidiva dell'ascesso, fistola anale non diagnosticata, infezione cronica della ferita.
- Prossimi passi consigliati: Richiedere una valutazione specialistica (proctologo o chirurgo colorettale) per una diagnosi precisa. Potrebbe essere necessario esaminare la zona con strumenti diagnostici (ad esempio, anoscopia, ecografia endoanale, risonanza magnetica) per valutare la presenza di raccolte ascessuali, fistole o altri problemi.
La decisione di intervenire chirurgicamente dipenderà dalla diagnosi definitiva. Se si tratta di una recidiva o di una fistola, un intervento chirurgico potrebbe essere necessario per risolvere il problema in modo definitivo. Spingere per un'ulteriore valutazione e diagnosi, piuttosto che accontentarsi di rassicurazioni che non risolvono i sintomi, è il passo più appropriato.
Saluti
Dr. Sergio Sforza
https://www.medicitalia.it/sergiosforza/
Risposta creata con il supporto di Medicitalia.AI
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3 visite dal 23/12/2025.
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