Dolore post simpaticectomia
Buonasera,
Ho 48 anni. Spiego il mio problema:
Nell'ottobre del 2005 ho subìto un intervento di simpaticectomia bilaterale T2-T4, per iperidrosi palmare e ascellare. Ho firmato un consenso riguardante l'eventualità di dover sgonfiare i polmoni in caso di necessità. Due sonde sono state inserite sotto le ascelle e due anche nella zona toracica, all'altezza delle areole. Cosa, quest'ultima, della quale non ero stato informato.
L'intervento mi era stato descritto, da chi mi ha operato, come una passeggiata e, invece, è durato circa quattro ore. E pensare che, pochi giorni prima, un collega di questo chirurgo mi stava dicendo che in quell'ospedale non era mai stato fatto un'intervento di questo tipo, ma è stato subito zittito. Alla luce dei fatti, mi sembra di essere stato usato come una cavia.
Dopo l'operazione ho sempre lamentato dolori nella zona dell'intervento, nella parte posteriore. Sono tornato dal chirurgo che mi ha detto che, sicuramente, il dolore lo avevo già da prima. Assurdo!
Il dolore è continuo e la situazione diventa critica quando comincio a sentire come delle punte di lama che pungono quella zona. Il dolore è così forte che mi fa male anche il torace e provo nausea. Sono costretto persino ad accorciare la lunghezza del respiro a causa di questo dolore. Purtroppo succede troppo spesso e in questi casi non riesco a mantenere la posizione eretta e devo sdraiarmi. Dopo diverse decine di minuti, o qualche ora, comincio a sentire un miglioramento. Mi hanno anche riconosciuto un'invalidità del 46% .
Naturalmente mi sono attivato fin dall'inizio per trovare una soluzione. Ho fatto vari esami come RMN, RX, TAC, potenziali evocati, visite ortopediche e neurologiche. Nei primi mesi dopo l'intervento ho anche contattato un chirurgo che eseguiva questo tipo di intervento. Era di un'altra città e, quindi, i contatti erano solo telefonici. Quando gli ho spiegato il mio problema, mi ha consigliato di fare dei cicli trimestrali di Gabapentin associato a punture di un farmaco di cui non ricordo il nome.
Ho fatto due o tre cicli di questa terapia, senza risolvere il problema. Negli anni ho preso anche il Lyrica, ma l'esito non è stato quello sperato. Ho anche assunto svariati antinfiammatori e antidolorifici per periodi dai dieci ai trenta giorni. Non ho risolto.
Devo aggiungere, per completezza, che l'intervento mi ha risolto solo il problema palmare e poco quello ascellare. In particolare, l'ascella sinistra suda più di quella destra. Inoltre, quella che mi era stata descritta come una fase compensativa transitoria, in realtà dura fino a tutt'oggi. Infatti, 11 anni dopo l'intervento, soprattutto durante i mesi caldi, sudo tantissimo all'altezza di torace, addome, schiena e inguine. Cosa che non mi succedeva prima dell'intervento.
Di certo non posso continuare così. Ho prenotato un'altra visita neurologica, anche se dovrò aspettare un po’.
Spero possiate darmi qualche consiglio, nella speranza che esista una via d'uscita.
Cordialmente.
Ho 48 anni. Spiego il mio problema:
Nell'ottobre del 2005 ho subìto un intervento di simpaticectomia bilaterale T2-T4, per iperidrosi palmare e ascellare. Ho firmato un consenso riguardante l'eventualità di dover sgonfiare i polmoni in caso di necessità. Due sonde sono state inserite sotto le ascelle e due anche nella zona toracica, all'altezza delle areole. Cosa, quest'ultima, della quale non ero stato informato.
L'intervento mi era stato descritto, da chi mi ha operato, come una passeggiata e, invece, è durato circa quattro ore. E pensare che, pochi giorni prima, un collega di questo chirurgo mi stava dicendo che in quell'ospedale non era mai stato fatto un'intervento di questo tipo, ma è stato subito zittito. Alla luce dei fatti, mi sembra di essere stato usato come una cavia.
Dopo l'operazione ho sempre lamentato dolori nella zona dell'intervento, nella parte posteriore. Sono tornato dal chirurgo che mi ha detto che, sicuramente, il dolore lo avevo già da prima. Assurdo!
Il dolore è continuo e la situazione diventa critica quando comincio a sentire come delle punte di lama che pungono quella zona. Il dolore è così forte che mi fa male anche il torace e provo nausea. Sono costretto persino ad accorciare la lunghezza del respiro a causa di questo dolore. Purtroppo succede troppo spesso e in questi casi non riesco a mantenere la posizione eretta e devo sdraiarmi. Dopo diverse decine di minuti, o qualche ora, comincio a sentire un miglioramento. Mi hanno anche riconosciuto un'invalidità del 46% .
Naturalmente mi sono attivato fin dall'inizio per trovare una soluzione. Ho fatto vari esami come RMN, RX, TAC, potenziali evocati, visite ortopediche e neurologiche. Nei primi mesi dopo l'intervento ho anche contattato un chirurgo che eseguiva questo tipo di intervento. Era di un'altra città e, quindi, i contatti erano solo telefonici. Quando gli ho spiegato il mio problema, mi ha consigliato di fare dei cicli trimestrali di Gabapentin associato a punture di un farmaco di cui non ricordo il nome.
Ho fatto due o tre cicli di questa terapia, senza risolvere il problema. Negli anni ho preso anche il Lyrica, ma l'esito non è stato quello sperato. Ho anche assunto svariati antinfiammatori e antidolorifici per periodi dai dieci ai trenta giorni. Non ho risolto.
Devo aggiungere, per completezza, che l'intervento mi ha risolto solo il problema palmare e poco quello ascellare. In particolare, l'ascella sinistra suda più di quella destra. Inoltre, quella che mi era stata descritta come una fase compensativa transitoria, in realtà dura fino a tutt'oggi. Infatti, 11 anni dopo l'intervento, soprattutto durante i mesi caldi, sudo tantissimo all'altezza di torace, addome, schiena e inguine. Cosa che non mi succedeva prima dell'intervento.
Di certo non posso continuare così. Ho prenotato un'altra visita neurologica, anche se dovrò aspettare un po’.
Spero possiate darmi qualche consiglio, nella speranza che esista una via d'uscita.
Cordialmente.
[#1]
Buonasera,
purtroppo il suo è verosimilmente un dolore da nevrite cronica post-chirurgica e, a undici anni dall'intervento, l'unica soluzione razionale è quella di rivolgersi con una visita neurologica ad un centro specializzato in questo tipo di problemi (per esempio noi in casi simili inviamo i nostri pazienti all'Istituto Neurologico Besta, dove esiste un equipe che tratta tale tipo di esito post-chirurgico).
Cordiali saluti.
purtroppo il suo è verosimilmente un dolore da nevrite cronica post-chirurgica e, a undici anni dall'intervento, l'unica soluzione razionale è quella di rivolgersi con una visita neurologica ad un centro specializzato in questo tipo di problemi (per esempio noi in casi simili inviamo i nostri pazienti all'Istituto Neurologico Besta, dove esiste un equipe che tratta tale tipo di esito post-chirurgico).
Cordiali saluti.
Dr. Paolo Scanagatta
Direttore UOC Chir.Toracica SONDALO
http://sites.google.com/site/dottpaoloscanagatta/Home
[#2]
Ex utente
Buonasera,
La ringrazio per la risposta, dottore, e chiedo:
1 - Da cosa è generalmente causata questa nevrite. Lei, poi, la definisce giustamente cronica perché permane dopo 11 anni, ma il dolore l'ho avuto fin dall'inizio, quindi mi chiedo, a maggior ragione, quale sia stata la causa scatenante.
2 - Io devo ritirare la richiesta per una visita neurologica. Quindi non è sufficiente andare dal un neurologo qualsiasi, ma rivolgermi a un centro spcializzato?
Ne esiste qualcuno in Lombardia?
Grazie dottore.
Saluti cordiali
La ringrazio per la risposta, dottore, e chiedo:
1 - Da cosa è generalmente causata questa nevrite. Lei, poi, la definisce giustamente cronica perché permane dopo 11 anni, ma il dolore l'ho avuto fin dall'inizio, quindi mi chiedo, a maggior ragione, quale sia stata la causa scatenante.
2 - Io devo ritirare la richiesta per una visita neurologica. Quindi non è sufficiente andare dal un neurologo qualsiasi, ma rivolgermi a un centro spcializzato?
Ne esiste qualcuno in Lombardia?
Grazie dottore.
Saluti cordiali
[#3]
Buonasera
1. La nevrite intercostale è in genere un evento imprevedibile, presente in quasi tutti i pazienti ma in alcuni molto forte e persistente, dovuta alla cicatrizzazione del tramite toracoscopico o della toracotomia con interessamento del nervo intercostale. Il paziente sente una sensazione di peso, come avere un mattone appoggiato alla pelle, formicolio e un dolore trafittivo che si può distribuire dal centro delle scapole in alto fino alla regione epigastrica-parasternale in basso.
Peggiora con i cambiamenti del clima ( gli abbassamenti della temperatura ambientale soprattutto in inverno e nelle giornate di vento)
2. Istituto Neurologico Besta, Milano (via Celoria) gruppo di lavoro del Dott. Dones, può trovare i contatti con una semplice ricerca in rete
1. La nevrite intercostale è in genere un evento imprevedibile, presente in quasi tutti i pazienti ma in alcuni molto forte e persistente, dovuta alla cicatrizzazione del tramite toracoscopico o della toracotomia con interessamento del nervo intercostale. Il paziente sente una sensazione di peso, come avere un mattone appoggiato alla pelle, formicolio e un dolore trafittivo che si può distribuire dal centro delle scapole in alto fino alla regione epigastrica-parasternale in basso.
Peggiora con i cambiamenti del clima ( gli abbassamenti della temperatura ambientale soprattutto in inverno e nelle giornate di vento)
2. Istituto Neurologico Besta, Milano (via Celoria) gruppo di lavoro del Dott. Dones, può trovare i contatti con una semplice ricerca in rete
[#5]
Ex utente
Buonasera.
Riapro il discorso perché, nel frattempo, non essendo in condizione di affrontare un viaggio, ho avuto due consulti con due neurologi locali che mi hanno detto che quella con gli antidepressivi resta la terapia più idonea. Io ho già avuto esperienze molto negative con questo tipo di farmaci e non ho alcuna intenzione di assumerli. Chiedo se esistano, invece, terapie improntate su un approccio diverso. Sia farmacologico sia in termini di "medicina non convenzionale" (agopuntura?). Anche se non so se potrà "sbilanciarsi" riguardo alla medicina non convenzionale, devo provare a non escludere nulla. D'altronde è già oltre un decennio che la medicina tradizionale non mi aiuta. Questo non significa che sono pronto ad affidarmi al ciarlatano di turno. Ci mancherebbe!
Grazie
Cordialmente.
Riapro il discorso perché, nel frattempo, non essendo in condizione di affrontare un viaggio, ho avuto due consulti con due neurologi locali che mi hanno detto che quella con gli antidepressivi resta la terapia più idonea. Io ho già avuto esperienze molto negative con questo tipo di farmaci e non ho alcuna intenzione di assumerli. Chiedo se esistano, invece, terapie improntate su un approccio diverso. Sia farmacologico sia in termini di "medicina non convenzionale" (agopuntura?). Anche se non so se potrà "sbilanciarsi" riguardo alla medicina non convenzionale, devo provare a non escludere nulla. D'altronde è già oltre un decennio che la medicina tradizionale non mi aiuta. Questo non significa che sono pronto ad affidarmi al ciarlatano di turno. Ci mancherebbe!
Grazie
Cordialmente.
[#6]
Il centro che le ho segnalato è specializzato in questo tipo di disturbi, se io avessi questo problema andrei lì senza esitazioni, anche se abitassi all'estero.
Non vale la pena fare altro senza aver prima sentito il loro parere
Non vale la pena fare altro senza aver prima sentito il loro parere
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 9.1k visite dal 07/02/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.