Emorroidi recidive dopo intervento sec. longo
Egregi Dottori,
a seguito di una prima gravidanza nel 1991 ho avuto comparsa di emorroidi che nel tempo hanno cominciato a sanguinare; diagnosticate e valutate di III e IV grado mi sono sottoposta ad intervento di emorroidectomia sec Longo nel 2000. Esternamente sembrava quasi tutto recuperato. Il post operatorio, però, è risultato dolorosissimo: per circa un mese terapie farmacologiche e dieta ferrea mi consentivano di alzarmi dal letto solo per pochissimo tempo durante il beneficio degli antidolorifici. Il dolore, interno, localizzato prevalentemente a sinistra è stato immediatamente motivo di ritorno dal chirurgo, appena dopo una settimana dall'intervento. A distanza di più di un mese la ripresa alla quasi normalità, attività professionale compresa, sono tornata per il controllo dal quale risultava tutto recuperato. Ma al mio quesito relativo al dolore nessuna risposta esauriente e nei mesi successivi rimaneva senso di gonfiore unitamente a bruciore molto lieve che tenevo sotto controllo con pomate che alleviassero tali malesseri. Nel 2002, durante una seconda gravidanza, la ricomparsa. Tutta la parte destra si era infiammata, prolassando stabilmente all'esterno, con conseguenze drammatiche, impossibilitata ad assumere farmaci, vista anche la situazione fisica, gestendo il tutto con alimentazione adeguata ed impacchi locali con acqua tiepida.
Sono un soggetto molto emotivo ed a causa di ciò ogni avvenimento che mi crei tensione provoca, inevitabilmente, conseguenze a carico del mio intestino che mi provoca dolori ed evacuazioni più frequenti. Da lì si innesca il meccanismo che a volte mi ha condotto a vere e proprie crisi infiammatorie, dolorose e di durata anche superiore ai 15 gg. La parte sinistra si gonfia, prolassa ogni volta che vado in bagno e ricollocarla nel momento della crisi è doloroso; il dolore ed il bruciore restano costanti per diverso tempo, anche fino alle prime ore pomeridiane, momento in cui allenta la presa, e fino a quel momento ogni normale attività risulta inconcepibile…
In un paio di occasioni mi sono rivolta a specialisti e la risposta è sempre stata che necessito di un secondo intervento chirurgico ( legatura o metodo classico), visto che la situazione si ripresenta ancora di III e IV grado, in quanto i farmaci, le creme e la dieta non risolvono il problema.
Affrontare nuovamente un post intervento come la volta precedente mi terrorizza, e probabilmente per questo motivo cerco di autoregolarmi, per il timore di sentirmi dire che non ho alternativa. Sicuramente il mio fisico non ha risposto in modo ottimale, ma cosa è davvero accaduto? Leggo che la soluzione a problemi come il mio sia esattamente l’intervento al quale mi sono già sottoposta, ma quali possono essere i rischi reali? Potrò uscirne da questo tunnel e ricominciare ad avere una vita normale?
Vi ringrazio in anticipo per la considerazione nella lettura di questa mia prolissa e complessa richiesta, sperando in un Vs gentile riscontro
a seguito di una prima gravidanza nel 1991 ho avuto comparsa di emorroidi che nel tempo hanno cominciato a sanguinare; diagnosticate e valutate di III e IV grado mi sono sottoposta ad intervento di emorroidectomia sec Longo nel 2000. Esternamente sembrava quasi tutto recuperato. Il post operatorio, però, è risultato dolorosissimo: per circa un mese terapie farmacologiche e dieta ferrea mi consentivano di alzarmi dal letto solo per pochissimo tempo durante il beneficio degli antidolorifici. Il dolore, interno, localizzato prevalentemente a sinistra è stato immediatamente motivo di ritorno dal chirurgo, appena dopo una settimana dall'intervento. A distanza di più di un mese la ripresa alla quasi normalità, attività professionale compresa, sono tornata per il controllo dal quale risultava tutto recuperato. Ma al mio quesito relativo al dolore nessuna risposta esauriente e nei mesi successivi rimaneva senso di gonfiore unitamente a bruciore molto lieve che tenevo sotto controllo con pomate che alleviassero tali malesseri. Nel 2002, durante una seconda gravidanza, la ricomparsa. Tutta la parte destra si era infiammata, prolassando stabilmente all'esterno, con conseguenze drammatiche, impossibilitata ad assumere farmaci, vista anche la situazione fisica, gestendo il tutto con alimentazione adeguata ed impacchi locali con acqua tiepida.
Sono un soggetto molto emotivo ed a causa di ciò ogni avvenimento che mi crei tensione provoca, inevitabilmente, conseguenze a carico del mio intestino che mi provoca dolori ed evacuazioni più frequenti. Da lì si innesca il meccanismo che a volte mi ha condotto a vere e proprie crisi infiammatorie, dolorose e di durata anche superiore ai 15 gg. La parte sinistra si gonfia, prolassa ogni volta che vado in bagno e ricollocarla nel momento della crisi è doloroso; il dolore ed il bruciore restano costanti per diverso tempo, anche fino alle prime ore pomeridiane, momento in cui allenta la presa, e fino a quel momento ogni normale attività risulta inconcepibile…
In un paio di occasioni mi sono rivolta a specialisti e la risposta è sempre stata che necessito di un secondo intervento chirurgico ( legatura o metodo classico), visto che la situazione si ripresenta ancora di III e IV grado, in quanto i farmaci, le creme e la dieta non risolvono il problema.
Affrontare nuovamente un post intervento come la volta precedente mi terrorizza, e probabilmente per questo motivo cerco di autoregolarmi, per il timore di sentirmi dire che non ho alternativa. Sicuramente il mio fisico non ha risposto in modo ottimale, ma cosa è davvero accaduto? Leggo che la soluzione a problemi come il mio sia esattamente l’intervento al quale mi sono già sottoposta, ma quali possono essere i rischi reali? Potrò uscirne da questo tunnel e ricominciare ad avere una vita normale?
Vi ringrazio in anticipo per la considerazione nella lettura di questa mia prolissa e complessa richiesta, sperando in un Vs gentile riscontro
[#1]
Purtroppo la recidiva emorroidari post chirurgia è una evenienza possibile. Nel caso del primo intervento di muco pessima il dolore è causato probabilmente dall'esecuzione della sutura molto vicina alla linea pettinerà che è un'area molto innervata da fibre sensitive. Credo però che ora la terapia conservativa non sia più percorribile e pertanto per risolvere il problema sarà opportuno prendere nuovamente in considerazione la via chirurgica. Il tipo di intervento lo dovra concordare con lo specialista.
Dr. Roberto Rossi
[#2]
Utente
Egregio Dottore,
La ringrazio per l'immediata ed esauriente risposta.
Questa conferma avvalora le tesi dei Suoi Colleghi, sicuramente, ma il mio dubbio su quali saranno gli esiti, purtroppo, non troverà risposta.
Si sentono pareri discordanti, come accade per qualsiasi altra tematica, oltre alla chirurgia, motivo per cui si arriva veramente a non sapere che decisione prendere.
Non esistono garanzie e la possibilità di sottopormi ad un nuovo intervento, con tutto quello che ne consegue immediatamente dopo (ho una bimba di 10 anni che ha bisogno del mio aiuto pratico in tutte le azioni quotidiane) con l'alta probabilità di non essere in grado di gestire nemmeno me stessa, e non so nemmeno per quanto tempo nel periodo post.operatorio, risulta il minore dei problemi.
Nel malcapitato caso, invece, di una non riuscita dell'intervento, quali potrebbero, realmente, essere le conseguenze?
Vivere in un contesto di simile sofferenza limita e penalizza, di questo ne sono cosciente, ma i casi narrati e/o conosciuti, soprattutto grazie alla rete, a volte sanno infondere serio timore...
Ancora grazie infinite
La ringrazio per l'immediata ed esauriente risposta.
Questa conferma avvalora le tesi dei Suoi Colleghi, sicuramente, ma il mio dubbio su quali saranno gli esiti, purtroppo, non troverà risposta.
Si sentono pareri discordanti, come accade per qualsiasi altra tematica, oltre alla chirurgia, motivo per cui si arriva veramente a non sapere che decisione prendere.
Non esistono garanzie e la possibilità di sottopormi ad un nuovo intervento, con tutto quello che ne consegue immediatamente dopo (ho una bimba di 10 anni che ha bisogno del mio aiuto pratico in tutte le azioni quotidiane) con l'alta probabilità di non essere in grado di gestire nemmeno me stessa, e non so nemmeno per quanto tempo nel periodo post.operatorio, risulta il minore dei problemi.
Nel malcapitato caso, invece, di una non riuscita dell'intervento, quali potrebbero, realmente, essere le conseguenze?
Vivere in un contesto di simile sofferenza limita e penalizza, di questo ne sono cosciente, ma i casi narrati e/o conosciuti, soprattutto grazie alla rete, a volte sanno infondere serio timore...
Ancora grazie infinite
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Personalmente ritengo che se in seguito a recidiva emorroidaria esiste anche un prolasso importante, l'intervento di scelta è una emorroidectomia tradizionale secondo Milligan che con i nuovi strumenti a disposizione è gravata da poche complicazioni e da un dolore accettabile e facilmente controllabile. Nel caso invece di un prolasso non eccessivo è possibile valutare il nuovo intervento mini invasivo THD.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 17.9k visite dal 16/09/2012.
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