In psicolgia al limite della disperazione per un problema di sovrappeso

Genrili dottori, sono una laureanda in psicolgia al limite della disperazione per un problema di sovrappeso.Nell' adolescenza ho messo su molti kg, pur non mangiando in maniera eccessivamente disordinata.Alla soglia dei 18 anni ho deciso di perdere peso ( seguita da una nutrizionista : dieta a 1200kcal e molto sport), e in effetti, sono passata dai 65 kg ai 55kg nel giro di più di anno ( per 1,65cm altezza).Ero molto felice .Tuttavia questo dimagrimento è stata la mia rovina, perchè i kili persi sono ritornati con effetto parabola( ho seguito dieta di mentenimento e tutto il necessario) e, oggigiorno, nonostante abbia consultato diversi specialisti, rimango un " caso clinico davvero singolare" e ogni medico consultato o getta la spugna dopo alcuni tenativi, o mi accusa di essere una bulimica sonnambula che ingurgita cibo nella notte.Mi spiego: molti specialisti mi hanno prescritto ogni sorta di regime alimentare (che io ho seguito scrupolosamente con privazioni e scrificio) e ho seguito programmi di allenamento sportivo di ogni sorta ( anche tre ore giornaliere ( corsa, sala, cardio, nuoto.) per mesi, mesi e mesi..) e il risultato? dopo un' iniziale perdita di peso ( nel range dei 2kg) il peso tornava ad aumentare e anzi tornavo ai controlli più grassa di prima. Potete immaginare la frustrazione mia e di chi mi ha seguito ...ormai sono quasi 5 anni che vado avanti con un'alimentazione minima e uno stile di vita da atleta ( 2h di corsa al giorno e 1 ora e mezza di sala ) per riuscire a mantenermi...sono disperata.. ho fatto dei controlli tiroidei, tutto ok, dosaggi ormonali ( progesterone un pò basso ma solo il fase follicolare) e ovaio micropolicistico. L' ho riferito ai medici che mi hanno detto che qst condizione non è preoccupante, nè può essere legata al mio sovrappeso e continuano a sostenere che se non dimagrisco vuol dire che nascondo qualcosa per forza o mento spudoratamente su ciò che mangio.Sono stata costretta a portare dei testimoni per dimostrare che seguivo le diete con scrupolo e che facevo attività fisica così eccessiva.Mi sto laureando in psicologia e so perfettamente che le malattie psicosomatiche rappresentano una buona parte del repertorio delle sindromi possibili ma, almeno nel mio caso, ci sono dei dati evidenti e quantomeno paradossali che ne escludono la presenza.Vi lancio un ultimo appello: immaginate di alzarvi la mattina alle cinque e di percorrere 8km di corsa, tornare a casa all' alba e sbrigare le propie faccende, andare in palestra nel pomeriggio,correre un' altra ora più un ora e mezza di sala pesi, e poi, dopocena anche lezioni di ballo .Tutto ciò avendo ingerito meno di 1200kcal...e poi pensate che pesandovi sfiorate i 60kg,poi61, poi 62 e così via senza smettere mai di aumentare...vi sembra posssibile svenire in strada per la fatica e non riuscire ad infilare un jeans che avete comprato meno di 15 giorni prima?Questo è un appello.Se qualcuno ha qualsiasi tipo di consiglio gliene sarò estremamente grato!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

non so se esistano motivi non indagati di altro tipo. Il problema è che se si intraprendono diete con lo scopo di dimagrire il risultato finale nel tempo tende ad essere negativo, al punto che una storia di diete caratterizza ovviamente soggetti che sono sovrappeso, non soggetti che grazie a queste ricorrenze riescono a contenere il peso.
La scienza dell'alimentazione non nasce per far perdere chili a scopo estetico o di prova di controllo, per cui la sua applicazione su questo tipo di presupposto è incerta e spesso controproducente, anche se diffusissima.

Una persona che non ha problemi di controllo dell'appetito non ha necessità di fare quel regime di privazioni e supersforzo, inoltre tenga presente che se ingerisce poco non può pensare di consumare molto, questo è un concetto facilmente comprensibile. Se sviluppa massa muscolare allenandosi il peso in sé aumenterà. I culturisti sono "magri" ma aumentano di peso, ad esempio, quindi peso, grasso e bellezza non devono essere prese come sinonimi, inoltre l'umore è il jolly che rende anche cinque chili un sovrappeso intollerabile, il che non è un ragionamento di salute.

Si faccia dare una valutazione in ordine alla presenza di un problema psichiatrico. Non sembra che questa accoppiata di diete e esercizio sia la via giusta, del resto non può teoricamente esserlo per quel che se ne sa. In questo non è assolutamente un caso anomalo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Pacini,
la ringrazio per la sua sollecita risposta ma mi trovo ( ironia?) di nuovo di fronte ad uno specialista che riduce la mia problematica ad un problema di tipo psichiatrico. Io mi sto specializzando in psicologia clinica e le assicuro che la mia salute mentale è costantemente monitorata da professionisti che seguono ( come avviene in ogni corso di specializzazione) tutti i futuri professionisti nel campo delle patologie psichiche e psichiatriche. Non le nascondo che sicuramente il mio comportamento alimentare è anomalo, le mie condotte sportive eccessive, la mia proeoccupazione iperbolica.Ma se così non fosse stato, nel giro di tre anni avrei sfiorato l' obesità ( ringrazio la compulsione e la costanza che giornalmente mi sostengono! ) Tuttavia noto con piacere che la diagnosi di disturbo prichiatrico viene spesso apposta in tutte quelle circostanze in cui non si riesce a trovare una risposta clinicamente pertinente.Come gli altri medici che ho conosciuto, Lei non ha nemmeno preso in considerazione il fatto che io possa avere una sindrome metabolica di qualsiasi tipo( ovaio micropolicstico-insulino resitenza-diabete ... ) ma si è limitato a sfatare il binomio sport- sana alimentazione senza, tuttavia, riportare un' alternativa. Le cose che Lei mi scrive sui culturisti sono note da anni anche ai profani e, se la vista e il plicometro non mi ingannano, i kg di grasso e di muscolo sono facilmente misurabili. 5 kg di sovrappeso non rendono sicuramente la vita impossibile, nè costituiscono un problema insormontabile per colui che , seduto in poltrona e ben sazio, si limita a rispondere all' e-mail di una persona in difficoltà.
La realtà è molto variegata e tutto è relativo. Concludo solo facendola riflettere su un fatto molto semplice: esistono o no malattie o disordini ormonali o metabolici che impediscono alle persone di perdere o mantenere peso? La sfido a rispondermi di no.
Cordiali saluti
a presto
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Lei riferisce di essere stata già valutata da molti specialisti, quindi se non è vero riferisca le cose meglio. Le sindromi di cui sopra sono la base di una valutazione endocrinologica, se non è mai stato fatto nessun accertamento in senso medico generale o endocrinologico, o c'è una ragione, o in realtà non ha seguito nessun percorso di diagnosi differenziale del sovrappeso. Non vedo perché, in presenza di un sospetto di sindrome endocrina, qualcuno avrebbe dovuto ostinarsi nel farle seguire una dieta dimagrante.

Per contro Lei invece afferma che diversi altri specialisti le hanno dato un parere riguardante il fatto che può esservi un problema alimentare essenziale, cioè non legato ad altro, questo presumo voglia dire con problema psichiatrico.

Quindi mi sembra più che altro che lei abbia avuto numerosi pareri di cui non tiene conto perché presume di sapere Lei tutto, al punto da indirizzare diagnosi e rifiutare pareri e impressioni, il che rende francamente inutile la richiesta di consulti.

Comunque fare psicologia non significa essere in terapia, non vedo il nesso. I suoi professori e compagni di corso non sono da confondersi con altro.

E l'essere psicologo non significa poter capire come gestire i propri personali problemi né saperne riconscere la natura cerebrale o extracerebrale.

Quindi la conclusione è che se ha già sentito pareri medici multipli e certe cose sono già state escluse non mi sembra costruttivo insistere, mi sembrerebbe più costruttivo se mai seguire le prescrizioni ricevute da chi le ha fatto diagnosi psichiatriche. Quali diagnosi psichiatriche sono state fatte ?
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dopo
Utente
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Gentile Dott.Pacini,
mi preme risponderLe onde evitare ulteriori confusioni. La diagnosi differenziale di sovrappeso da Lei riportata non è mai stata fatta per il semplice motivo che tutti gli specialisti visti non hanno nemmeno preso in considerazione l' idea che potesse esserci un problema di tipo endocrinologico ( mi domando a questo punto se hanno la super vista....si può escludere ciò a priori e senza analisi???????).Essendo giovane e non ritenendo affatto di avere maggiori competenze di un medico, ho dato loro fiducia e mi sono affidata ad essi.Lei ritiene che io abbia squalificato il parere dei medici perchè ritenga di sapere tutto...ma se ho squalificato le loro informazioni, perchè ho passato 5 anni di restrizioni alimentari e controlli e plicometrie e privazioni alimentari da loro costantemente prescrittemi ?? Come Lei ben saprà una persona che ne squalifica un' altra ne effettua una disconferma ( e cioè non la prende in considerazione come entità avente pensiero), io invece ho effettuato un rifiuto( ho considerato cioè ciò che mi è stato detto, l' ho sperimentato, non ha funzionato ed ora me ne allontano) D' altro canto come fa il singolo paziente (che non pretende di sapere tutto ) a condurre autonomamente indagini di questo tipo ? Mi sembra scontato ricordarLe che la maggior parte delle persone in sovrappeso hanno condotte alimentari errate e vita sedentaria e solo una piccola parte ha problematiche esterne che causano il sovrappeso. Detto ciò tutti gli specialisti che ho consultato hanno ritenuto più facile ritenere che io semplicemente mentissi sulle mia reale alimentazione e sulle attività sportive, anzichè andare ad impegnare tempo e cervello in analisi più approfondite. E' più facile e proficuo guadagnare 100 euro a seduta sostenedo che il paziente non si impegna, anzichè guadagnare la stessa cifra impiegando qualche minuto o conoscenza in più per vagliare un' ipotesi che, in fondo, rappresenta una remota possibilità. Per spiegarLe la situazione , Le dico io soffro da anni di ovaio micropolicistico e lo ho riferito diverse volte ai medici ( Le assicuro che ne ho contattati diversi e rinomati); nessuno ha ritenuto che ciò potesse influire nel mio stato di sovrappeso.Dopo 5 anni ho ritenuto opportuno muovermi ed indagare da sola e leggendo ed informandomi ( si, a questo punto ritengo di saperne più dei medici che ho profumatamente pagato!)ho scoperto che la sindrome di per sè non causa il sovrappeso ma può essere correlata con esso. Inoltre ho livelli di progesterone sotto la norma e anche questo per tutti sembra essere irrilevante. Ora mi chiedo come possa un medico con tali dati asserire che sono irrilevanti ( parliamo del sovrappeso, ma qualcuno ha pensato alla mia salute riproduttiva??? sembra cha alcune branche della mdicina siano a compartimenti stagni...boh).
Lei che cosa ne pensa? Nella mail precedente Le avevo riferito questi dati e che nessuno li aveva presi in considerazione...anzi, era proprio questo il motivo per cui scrivevo sul forum...
Per quanto riguarda il disturbo psichiatrico, lo ha tirato in causa Lei nella risposta quando ha parlato della necessità di un consulto psichiatrico.
La informo che attualmente, quando ci si specializza in psicologia si ha L' OBBLIGO di seguire una terapia personale, che non viene fatta nè dai professori, nè dai compagni di corso, bensì da psichiatri, psicoterapeuti ecc, liberi professionisti iscritti all' albo. Sinceramente mi offende sapere che Lei ritenga che io sia così ignorante ( spero non si tratti di un altro aggettivo ) da riferire le mie problematiche ai colleghi di corso e pernsare che essi siano dei professionisti. Faccio sedute ogni 15 giorni da circa un anno con terapeuti abilitati e non ho dipendenze da cibo, non ho un disordine alimentare, non sono anoressica,non sono bulimica, non faccio abbuffate compulsive, non ho dismorfofobie e dico pure le preghierine prima di andare a dormire!ah..dimenticavo...nella mia scheda c' è scritto qualcos' altro in asse III " sovrappeso" .
Essere psicolo non significa conoscere lo sciibile delle emozioni, nè capire tutto ciò che ci avviene internamente, ma l' essere psichiatra , forse, dovrebbe significare tentare di empatizzare con il paziente e con le sue difficoltà, tentando, ove possibile, di non farlo sentire un pazzo o uno squilibrato, anche qualora lui lo fosse realmente.

Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Il solito polemismo assurdo contro gli psichiatri, sulla base di una conoscenza assolutamente errata della natura e della tecnica di questa professione.
No, lo psichiatra non deve empatizzare con le difficoltà. Pazzo è un termine dispregiativo che usa Lei e che per Lei avrà un significato, nel caso specifico purtroppo una scusa per rifiutare qualsiasi diagnosi provenga da fonte psichiatrica, o anche solo ipotesi di diagnosi.
Il ragionamento di fondo è francamente sbagliato. Una persona deve avere l'idea di malattia se è malata, altrimenti non si cura. Se poi siamo qui a parlare di problemi difficoltà e parole dolci tanto per evitare alla fine di inquadrare tutto ciò in maniera seria e specifica, è inutile a tutti.
Non vedo l'utilità di cheidere consulti o di farsi visitare alla ricerca di chi le dia risposte gradite. Purtroppo al momento questo è il suo atteggiamento.
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