Trombosi venosa profonda bilaterale
Mio marito, 38 anni, a seguito di uno sclerosante sulla safena ha avuto 15 anni fa una trombosi venosa profonda bilaterale che ha chiuso completamente la vena cava.
A livello del malleolo soprattutto nel periodo estivo gli si aprono diverse ulcere. E negli ultimi anni pare ci sia un peggioramento generale della situazione con delle flebiti (ultimi 2 anni: 2).
La sua terapia: l'angiologo che lo segue gli ha presctitto l'aspirina e l'uso delle calze elastiche lunghe fino alla vita. Ogni anno si sottopone all'eco-color doppler. La situazione è stabile, l'esame evidenzia numerosi circoli collaterali.
Il motivo del consulto: parlando con un ematologa è emerso che la terapia farmacologica con l'aspirina non serve a prevenire ulteriori episodi trombotici (che nella sua situazione sarebbero devastanti) e che sarebbe meglio passare al Cumadin (che peraltro ha già fatto per qualche mese dopo l'incidente). Ci potete dare un vs parere?
A livello del malleolo soprattutto nel periodo estivo gli si aprono diverse ulcere. E negli ultimi anni pare ci sia un peggioramento generale della situazione con delle flebiti (ultimi 2 anni: 2).
La sua terapia: l'angiologo che lo segue gli ha presctitto l'aspirina e l'uso delle calze elastiche lunghe fino alla vita. Ogni anno si sottopone all'eco-color doppler. La situazione è stabile, l'esame evidenzia numerosi circoli collaterali.
Il motivo del consulto: parlando con un ematologa è emerso che la terapia farmacologica con l'aspirina non serve a prevenire ulteriori episodi trombotici (che nella sua situazione sarebbero devastanti) e che sarebbe meglio passare al Cumadin (che peraltro ha già fatto per qualche mese dopo l'incidente). Ci potete dare un vs parere?
[#1]
Gentile Utente,
sì, in effetti, sono d'accordo con la sua ematologa che la terapia migliore in questi casi è quella con anticoagulanti nel lungo periodo.
Sono i farmaci più indicati in caso di TVP; naturalmente la valutazione finale spetta sempre al medico che ha in cura suo marito e che lo ha visitato direttamente. Ne parli con lui
sì, in effetti, sono d'accordo con la sua ematologa che la terapia migliore in questi casi è quella con anticoagulanti nel lungo periodo.
Sono i farmaci più indicati in caso di TVP; naturalmente la valutazione finale spetta sempre al medico che ha in cura suo marito e che lo ha visitato direttamente. Ne parli con lui
Un saluto
A. Baraldi
[#2]
Utente
Qundi la terapia con l'aspirina (che peralto gli causa problemi gastrici) nei fatti non si rileva essere efficace?
Glielo chiedo perchè certamente ci rivolgeremo all'ematologa ma vorremmo capire se,a suo parere e in base a quanto dice la letteratuta, per il problema che ha mio marito, non serve prenderla...Pechè è un antiaggregante e non un anticolagulante e sembra agire a livello arterioso preminentemente e non venoso...
Può darci quest'ultimo cortese feedback? E grazie 1000
Glielo chiedo perchè certamente ci rivolgeremo all'ematologa ma vorremmo capire se,a suo parere e in base a quanto dice la letteratuta, per il problema che ha mio marito, non serve prenderla...Pechè è un antiaggregante e non un anticolagulante e sembra agire a livello arterioso preminentemente e non venoso...
Può darci quest'ultimo cortese feedback? E grazie 1000
[#3]
La terapia si attua con anticoagulanti. Gli antiaggreganti possono svolgere un ruolo positivo ma non sono risolutivi. Nel lungo tempo in soggetti con ripetute TVP gli anticoagulanti si sono dimostrati farmaci efficaci
[#4]
Utente
Mio mario ne ha molta paura della terapia anticoagulante...sostiene che i rischi che si corrono con tali tipi di farmaci non sono banali.
Quando gli assumeva i controlli erano settimanali, doveva stare attento all'alimentazione limitando il consumo delle verdure a foglia larga, verdi a non fare sport...Non so se le cose sono cambiate oggi, parlo di 15 anni fa...
Che cosa ne pensa lei? E' vero che i rischi sono alti (di avere emmoragie anche importanti). Nel suo caso inoltre non ha avuto ripeture TVP ma solo una importante causata dall'erorre del medico che ha sbagliato ad iniettare lo sclerosante...il suo screening per la trombofia è negativo mentre il valore dell'omocisteina è esageratamente alto (53) tanto che segue una cura con i folati e la B12 (che sembra da alcuni recenti dati in letteratura abbassino l'efficacia dell'aspirina...)
di nuovo grz per l'attenzione
Quando gli assumeva i controlli erano settimanali, doveva stare attento all'alimentazione limitando il consumo delle verdure a foglia larga, verdi a non fare sport...Non so se le cose sono cambiate oggi, parlo di 15 anni fa...
Che cosa ne pensa lei? E' vero che i rischi sono alti (di avere emmoragie anche importanti). Nel suo caso inoltre non ha avuto ripeture TVP ma solo una importante causata dall'erorre del medico che ha sbagliato ad iniettare lo sclerosante...il suo screening per la trombofia è negativo mentre il valore dell'omocisteina è esageratamente alto (53) tanto che segue una cura con i folati e la B12 (che sembra da alcuni recenti dati in letteratura abbassino l'efficacia dell'aspirina...)
di nuovo grz per l'attenzione
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Io, Signora, le ho riportato quali sono le linee guida in tali casi.
Un certo rischio suffragato anche dai valori alti di omocisteina c'è, per cui sarebbe opportuno utilizzare la terapia più idonea; è vero che con gli anticoagulanti bisogna fare controlli periodici, limitando il consumo di verdure a foglia larga , ma, se si seguono poche regole e si fanno controlli periodici regolari, non ci sono alti rischi. Ne parli con la sua ematologa. Piuttosto ci sarebbe da fare una valutazione congiunta ematologo angiologo sulla situazione vascolare di suo marito anche alla luce di un singolo e non ripetuto episodio di TVP
Un certo rischio suffragato anche dai valori alti di omocisteina c'è, per cui sarebbe opportuno utilizzare la terapia più idonea; è vero che con gli anticoagulanti bisogna fare controlli periodici, limitando il consumo di verdure a foglia larga , ma, se si seguono poche regole e si fanno controlli periodici regolari, non ci sono alti rischi. Ne parli con la sua ematologa. Piuttosto ci sarebbe da fare una valutazione congiunta ematologo angiologo sulla situazione vascolare di suo marito anche alla luce di un singolo e non ripetuto episodio di TVP
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Biochimico clinico, Allergologo, Medico di laboratorio
L'antiaggregante piastrinico (riduce la appiccicosita' delle piastrine) non e' indicato nei problemi venosi, bensi' in quelli arteriosi. Le arterie si tappano perche' le piastrine si aggrappano all'endotelio, danneggato dalla sottostante malattia aterosclerotica, restringono il lume e infine lo tappano.
Nelle vene l'ostruzione ha un meccanismo diverso, dipende dal plasma che improvvisamente coagula allorquando il flusso di sangue rallenta. Questo fatto viene evitato con una terapia anticoagulante che riduce i fattori plasmatici della coagulazione.
Le ulcere distali "distrofiche" del marito sono segno della fatica che il sangue fa a tornare al cuore, a causa dell'ostacolo cavale e nonostante i circoli collaterali. Quando il sangue circola lentamente il rischio trombotico e' aumentato. E' un rischio acquisito, e' iatrogeno, ma c'e'.
La valutazione dell'opportunita' della terapia anticoagulante compete a chi cura fisicamente il paziente, io le segnalo che e' possibile impostare dei target medio bassi (INR fra 2 e 2,5). Tenendo una scoagulazione bassa, il sanguinamento da ferite non si allunga sensibilmente e lo sport non e' controindicato. L'attenzione alla dieta invece c'e' ancora, e ci sara' sempre, finche' si useranno antagonisti della vitamina K.
La terapia anticoagulante orale e' una pratica diffusissima che interessa un italiano su cento e ne allunga la vita. Comporta controlli periodici che sono necessari non tanto perche' sia "intrinsecamente pericolosa" ma perche' e' intrinsecamente variabile, i controlli servono per aggiustare la terapia di volta in volta tenendola sempre in mezzo all'intervallo terapeutico (massima efficacia minimo rischio).
La terapia puo' essere efficacemente gestita dal medico di base, se ne ha tempo e voglia, oppure da uno dei molti centri di sorveglianza anticoagulati, che a Milano abbondano (trova l'elenco sul sito www.fcsa.it).
Attenzione, non e' vero che i controlli devono essere settimanali. Questo puo' essere necessario all'inizio della cura, quando "si prendono le misure" al paziente. Ma poi, se il paziente ci sta attento e rispetta dosi e tempi, i controlli si allungano, si arriva a una volta al mese, con quelli piu' stabili noi arriviamo anche anche a un mese e mezzo o due.
Nelle vene l'ostruzione ha un meccanismo diverso, dipende dal plasma che improvvisamente coagula allorquando il flusso di sangue rallenta. Questo fatto viene evitato con una terapia anticoagulante che riduce i fattori plasmatici della coagulazione.
Le ulcere distali "distrofiche" del marito sono segno della fatica che il sangue fa a tornare al cuore, a causa dell'ostacolo cavale e nonostante i circoli collaterali. Quando il sangue circola lentamente il rischio trombotico e' aumentato. E' un rischio acquisito, e' iatrogeno, ma c'e'.
La valutazione dell'opportunita' della terapia anticoagulante compete a chi cura fisicamente il paziente, io le segnalo che e' possibile impostare dei target medio bassi (INR fra 2 e 2,5). Tenendo una scoagulazione bassa, il sanguinamento da ferite non si allunga sensibilmente e lo sport non e' controindicato. L'attenzione alla dieta invece c'e' ancora, e ci sara' sempre, finche' si useranno antagonisti della vitamina K.
La terapia anticoagulante orale e' una pratica diffusissima che interessa un italiano su cento e ne allunga la vita. Comporta controlli periodici che sono necessari non tanto perche' sia "intrinsecamente pericolosa" ma perche' e' intrinsecamente variabile, i controlli servono per aggiustare la terapia di volta in volta tenendola sempre in mezzo all'intervallo terapeutico (massima efficacia minimo rischio).
La terapia puo' essere efficacemente gestita dal medico di base, se ne ha tempo e voglia, oppure da uno dei molti centri di sorveglianza anticoagulati, che a Milano abbondano (trova l'elenco sul sito www.fcsa.it).
Attenzione, non e' vero che i controlli devono essere settimanali. Questo puo' essere necessario all'inizio della cura, quando "si prendono le misure" al paziente. Ma poi, se il paziente ci sta attento e rispetta dosi e tempi, i controlli si allungano, si arriva a una volta al mese, con quelli piu' stabili noi arriviamo anche anche a un mese e mezzo o due.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.4k visite dal 17/07/2008.
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