Aggiunta integratore

Gentilissimi dottori innanzitutto buongiorno. Scrivo a nome di un mio carissimo amico in quanto, soffrendo di attacchi di panico con agorafobia in modo piuttosto pesante, stà seguendo oramai da parecchi mesi una cura a base di Zolft 100mg 1 al giorno, Xanax 0,50mg 4 volte al giorno e una compressa di Valdorm 30 mg la sera prima di coricarsi. Conosco la terapia che stà assumendo in quando sono io che l'ho accompagnato più volte dallo psichiatra anche se, a mio modesto parere, mi sembra che per i tempi di assunzione dei suddetti farmaci, i risultati latitano perchè è ancora limitatissimo nello svolgere anche le più semplici cose. E di questo me ne dispiaccio. La settimana scorsa, all'ennesima visita di controllo, lo psichiatra ha aggiunto alla cura un "integratore"
precisamente Brioplus 1 compressa al giorno dopo pranzo.
Ieri sera ci siamo visti e mi ha detto che questo Brioplus non lo ha ancora assunto in quanto, leggendo il "bugiardino" dello Zoloft ha paura che gli si possa scatenare una pericolosa "sindrome serotoninergica" (riporto le sue testuali parole).
A questo punto cortesemente vi chiedo: può tale integratore interferire negativamente con la terapia farmacologica che stà seguendo?
Nel ringraziraVi in anticipo per l'attenzione attendo una Vostra gentile risposta.
Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Brioplus contiene L-triptofano, nelle "integrazioni" (che non c'entrano con gli integratori alimentari) dei farmaci a serotonina si usa se mai l'idrossitriptofano, ma questo quando a dose massima il primo farmaco non funziona benissimo e in alcune sindromi, non per tutte le indicazioni. Non vedo il senso dell'integratore vitaminico.

Inoltre, non è chiaro, se da mesi la terapia è questa,:
a) perché non sia modificata in assenza di risultati;
b) perché le benzodiazepine, anziché essere gradualmente ridotte e tolte, siano sempre lì senza svolgere alcuna funzione per un meccanismo di assuefazione che ormai si è realizzato.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Gentilissimo Dottor Pacini, innanzitutto La ringrazio per avermi risposto così prontamente. Quindi a Suo avviso tale aggiunta è inutile..Sul fatto poi di una terapia così lunga (sono più di 6 mesi che la assume) dai risultati molto blandi Le dirò che sono molto perplesso anch'io pur essendo profano a tal proposito; gliel'ho anche fatto notare a questo mio amico così come pure un'ipotetico cambio di medico, ovviamente con tutte le cautele e le prudenze del caso. Ma per farLe un'esempio, tornando all'ultima visita sono entrato anch'io nello studio e ho fatto presente allo psichiatra che in realtà questo mio amico non stà affatto bene ma lui laconicamente mi ha risposto che questo tipo di disturbi, attacchi di panico, richiedono terapie dai tempi molto lunghi prima di vedere i primi risultati. Mi creda che ho dovuto attingere a tutte le mie risorse in fatto di buona educazione per far sì che il tutto non degenerasse in uno scontro piuttosto acceso!
Sul fatto poi dell'uso prolungato delle benzodiazepine Dottor Pacini, io tempo fà proprio su questo sito, ho aperto un post a tal proposito ma come vede...il dilemma, o meglio questo controverso argomento, è duro a morire.
Ripeto e ribadisco quando ho scritto precedentemente, portando pure l'esempio di mia mamma, persone che le assumono da anni se non da una vita prescritte a suo tempo dal tal neurologo o psichiatra.
Concludo Dottor Pacini, visto che la terapia è quella "giusta", fatalità prima, nel primo pomeriggio questo mio amico mi ha telefonato in preda ad una crisi e sono dovuto andare a recuperarlo presso un centro commerciale dove l'ho trovato seduto in macchina che tremava, spaventatissimo, gli occhi sbarrati che piangeva come un bambino; quando mi ha visto mi si è aggrappato e c'è mancato poco che scoppiassi a piangere pure io nel vedere ed assistere a tanta sofferenza.
Nel ringraziarLa per La Sua disponibilità La saluto cordialmente e colgo l'occasione per augurarLe una buona domenica.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

In un disturbo di panico, che lei riferisce come diagnosi, i risultati si vedono a 1 mese, al più tardi 2, e proseguono poi ovviamente nei mesi successivi, ma non direi che si debba attendere a lungo (almeno per bloccare gli attacchi di solito 1 mese). Pertanto, una cura si valuta a 1 mese, 2 mesi e nel caso si sostituisce, ammesso che sia stata data a dose efficace (in questo caso siamo nell'ambito delle dosi efficaci con 100 mg di sertralina).

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Egregio Dottor Pacini buongiorno e buona domenica ed è mio dovere ringraziarLa per la Sua disponibilità.
Allora Le faccio un resoconto sulla storia di questo mio amico: ha cominciato a soffrire di disturbi d'ansia e attacchi di panico parecchi annni fà poi con una cura azzeccatissima a base di Seroxat (paroxetina) ne è uscito alla grande e per tantissimi anni è stato non bene, benissimo. Ricordo però che anche all'ora di mezzo c'era questo Xanax ma non sò a che dosaggi però. E' sempre stato un ragazzo solare, allegro, pieno di energia, mai stanco amante delle passeggiate in mezzo alla natura non parliamo poi degli innumerevoli viaggi che ha fatto, sempre da solo, nelle sue adorate isole Canarie. Pensi che era arrivato al punto di acquistarsi un'appartamentino e trasferirsi là. E la trattativa era pure iniziata. Poi...l'anno scorso...c'è stata questa ricaduta ed è iniziato il calvario. Sò che prima si è rivolto al medico di famiglia che ha tentato di curarlo lui, o meglio lei visto che è una donna, con effetti disastrosi e poi ha iniziato l'iter delle visite psichiatriche. La cosa che gli fà più male, e anche a me se devo essere sincero, è che si è radicata il lui la convinzione che non ne uscirà più e ne ha forse ben donde di pensarla così perchè lo Zoloft è l'ultimo di un serie di farmaci provati che non hanno dato esito. All'inizio ricordo gli è stato prescritto Efexor 75 s.r. che ha interrotto dopo pochi giorni in quanto gli ha provocato un rialzo pressorio molto grave ed è finito al pronto soccorso; poi è passato a Xeristar 60mg ma niente, anzi si sentiva ancora più agitato e nervoso; poi è stata la volta di cipralex 10mg 1 compressa al giorno ma anche quello dopo qualche settimana lo ha sospeso in quanto gli procurava dolori alle gambe. Infine è approdato a questo Zoloft 100mg 1 compressa al giorno; oddio non ha riscotrato fastidi che ha avuto con gli altri farmaci però non si è risolto nulla o molto poco.
Abbiamo pure preso in considerazione di provare con un percorso psicoterapeutico e ne era ben convinto e contento ma anche lì c'è stato un blocco. Si è documentato su quale terapia intraprendere e, da quanto mi ha raccontato, gli erano state proposte 2 tipi di psicoterapie: cognitivo-comportamentale oppure strategia-breve. Salvo poi che consultando degli psicologi si è trovato difronte ad un bivio nel senso che alcuni hanno consigliato la prima bocciando categoricamente l'altra e viceversa. Un vero e proprio caos. Ed intanto lui è diventato l'ombra di sè stesso, passa le giornate chiuso in casa, a volte cerca di sminuire il suo malessere ma lo sguardo parla per lui; e se riesco a portarlo fuori, mi prende sottobraccio perchè così non gli tremano le gambe, non si sente sbandare in poche parole si sente sicuro. E a me dottor Pacini poco importa se chi ci osserva per il centro di Verona possa scambiarci per una "coppia alternativa": io sò che sto aiutanto una persona in difficoltà, attanagliata da un'assedio d'angoscia che gli stà compromettendo non poco un'esistenza che fino a poco tempo fà era piena.
Questo è quanto dottor Pacini. Un quadro a dir poco penoso e non Le nascondo, che l'assistere a questo inferno, ha fatto vacillare pure me ma non potrei mai abbandonarlo, anzi; quello che faccio e lui lo sà, lo faccio col cuore al di là della nostra lunghissima amicizia che ci lega fin dall'infanzia grazie la quale nel corso del tempo abbiamo spartito e condiviso tante cose belle e meno. Ma adesso è arrivata prorio la più brutta.
Nel ringraziarLa ancora le porgo i miei più distinti saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Se la diagnosi è "disturbo di panico", tra i farmaci citati non rientrano comunque altri più vecchi e di uso comune e assodato. Non ho idea se siano o meno stati usati e se l'elenco sia completo.
Di solito i farmaci si impiegano in maniera da escludere, che a dosi piene (sempre se tollerati) abbiano efficacia apprezzabile, mentre "cassarli" se non impiegati a dosi piene (cioè medie-alte) significa anche non sapere se e fino a che punto possono funzionare.
Ci sono ovviamente forme resistenti in ogni malattia, e strategie per vincere la resistenza (che è della malattia, non del paziente).

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Egregio dottor Pacini, sarò anche ripetitivo ma dirLe grazie per la pazienza che stà dimostrando nel rispondermi è a dir poco lodevole.
Questo mio amico al momento non sà dello scambio di mail tra me e Lei dottor Pacini e siccome che questa sera ci si dovrebbe vedere (forse riesco a portarlo al cinema che è sempre stata una sua grande passione) per correttezza e onestà sarò ben contento di fargli leggere sopratutto l'ultima frase della Sua ultima risposta: ci sono ovviamente forme resistenti in ogni malattia e strategie per vincere la resistenza. Uno spiraglio di luce in mezzo a tanta nebbia. E aggiungo pure, sia mai che non riesca a convincerlo a sganciarsi da quello psichiatra con il quale non ha risolto nulla; riguardo i vari farmaci che ho elencato dottor Pacini posso garantirLe che sono quelli, altri non ne ha provati e lo sò per certo dal momento che l'ho sempre accompagnato io alle visite quindi ho avuto modo di leggere le varie ricette, i vari cambi di terapia, i modi di assunzione etc. etc.
Approfitto inoltre dottor Pacini della Sua competenza per chiederLe se un percorso di psicoterapia potrebbe rivelarsi utile ma sopratutto secondo la Sua esperienza se è meglio la cognitivo-comportamentale oppure la strategia-breve "modello Nardone".
Rinnovo come sempre i ringraziamenti e augurandoLe una buona serata Le porgo i miei più cordiali saluti.
Ah dimenticavo, la diagnosi è proprio "disturbo da attacchi di panico con agorafobia".
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

nel disturbo di panico devono in primis esaurirsi gli attacchi maggiori e minori, dopo di che l'agorafobia può essere tratta con varie tecniche, compresa la stessa farmacoterapia che a volte risolve il tutto, prima gli attacchi e gradualmente l'agorafobia.
Tuttavia, mentre la persona si espone nuovamente alle situazioni temute, può avere nuovi attacchi, di solito minori, o difficoltà iniziali, mano a mano che fa nuovamente tutte le cose prima impedite, e la cura va adeguata tenendo come obiettivo il recupero della libertà, oltre che l'assenza degli attacchi in sé.
Alcune psicoterapie possono essere utili, dipende però da quali obiettivi e dal fatto di essere più o meno "liberi" di non avere attacchi.
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Utente
Egregio dottor Pacini, oltre ai miei ovviamente, Le porto i saluti ma sopratutto gli infiniti ringraziamenti da parte del mio amico in quanto ieri sera, gli ho fatto leggere tutta la corrispondenza che abbiamo avuto io e Lei riguardo il suo problema. E' rimasto piacevolmente sorpreso e anche l'ho visto sollevato all'idea che ci possano essere altri farmaci da testare perchè possa tornare a vivere. Non sò se Lei ricorderà della mia proposta di aprire uno studio qui a Verona, ma viste le difficoltà, guardi non escludo di portarglielo io a Brescia. Nel caso ci sentiremo ok?
Sul discorso psicoterapie che dirLe dottor Pacini io non me ne intendo, ho letto un pò quà e un pò là sulla cognitivo-comportamentale ed effettivamente, stando agli esperti sul campo, pare che sia quella più indicata per disturbi d'ansia e non solo. Se non ho interpretato male, tale approccio dovrebbe sistemare l'assetto cognitivo del paziente, fargli passare la cosidetta "paura della paura" tramite tecniche di graduale esposizione alle situazioni temute. Se così fosse si potrebbe anche tentare perchè più che l'attacco di panico in sè, a questo mio amico è rimasta proprio la paura che ciò possa capitargli e da lì l'evitare tantissime situazioni; oppure se proprio ne è costretto, non lo fà di sicuro a cuor leggero anzi. D'altro canto però ammetto che prima che ripiombasse in questo incubo, con la prima cura a base di Seroxat tutti questi "blocchi" non c'erano anzi, ed io ne sono testimone portando pure a Lei con alcuni esempi, il tenore di vita che conduceva. Vedremo il da farsi dottor Pacini.
Grazie di tutto, per la disponibilità, i Suoi punti di vista scaturiti da una ferrata esperienza sul campo ma sopratutto per la pazienza che ha dimostrato nei miei confronti che riconosco, posso essere stato un pò assillante.
Con stima, distinti saluti.

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