Morbo di crohn o colite?

Buonasera Dottori, sono una donna di 30 anni, affetta da celiachia da 10 (dieta senza glutine e esami in regola).
Ho effettuato una colonscopia per ematochezia importante dopo evacuazione (trattata dopo visita proctologica con Prisma e Daflon e pomate locali); spesso ho crampi addominali ma dopo anni, li ho normalizzati e pensato sia la normalità.
Dalla colon è emerso:

Esame condotto fino all’ultima ansa ileale che mostra minute rilevatezze sottomucose rivestite da mucosa regolare, ascrivibili in prima ipotesi a iperplasia linfoide.
Retto rivestito da mucosa rosea
Dagli esami istologici emerge:
Ileo- frammenti grigiastri di mucosa intestinale sede di intenso infiltrato infiammatorio cronico della lamina propria, talora in aggregati linfocitari simil follicolari
Colon- frammenti di mucosa colica sede di discreto infiltrato infiammatorio cronico, talora in aggregati linfocitari, della lamina propria con note di edema.


Ho già parlato con la gastroenterologa che mi ha in cura da anni, la quale consiglia di effettuare la calproteina fecale (nel 2023 il valore era 12, 5 quindi negativo).
Mi domando se, sia un quadro clinico in cui il crohn sia una possibilità o sia semplice colite.
L’esame dirimente è solo la calproteina?
Grazie per quanto leggeranno fin qui e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.7k 248
In primo luogo suppongo che, in virtù della diagnosi di celiachia, lei sei a dieta rigorosa priva di glutine con attenzione ai possibili contaminanti e che nelle indagini di follow up la sierologia (IgA anti-tTG, EMA) sia negativa e i parametri nutrizionali siano stabili in buon compenso funzionale.
L'esame endoscopico e istologico evidenzia una condizione infiammatoria cronica aspecifica e attualmente non orienta per la diagnosi di m. di Crohn.
L'esame della calprotectina fecale è un indice infiammatorio aspecifico NON diagnostico per Crohn, quindi non dirimente in tal senso, ma utile per valutare l'intensità dell'infiammazione intestinale, seguirla nel tempo e modulare una eventuale terapia complementare antinfiammatoria (verosimilmente steroidea).

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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