Un paziente ricoverato deve aspettare una lista d'attesa

Gentili Dottori,

scrivo per chiedere un consiglio "comportamentale", mi piacerebbe poter chiedere anche un consiglio medico su quello che sta succedendo ad un mio parente se solo sapessi cosa chiedere!

Mio cugino è stato ricoverato in ospedale sabato scorso (è arrivato in ospedale alle 5 del mattino) con coliche addominali molto forti, il pronto soccorso ha subito chiesto il ricovero (anche se non c'era posto e non si trovava in nessun altro ospedale della città), il ragazzo è stato parcheggiato su una sedia a rotelle per 12 ore sempre in preda a questi dolori terribili. Solo nella serata di sabato si è liberato un letto. Nel frattempo nessuno è stato in grado di dirci nulla, solo l'indomani su richiesta (molto agitata) del padre qualcuno ha dedicato 5 minuti del suo tempo a spiegare che in realtà fino a quel momento non avevano fatto nessuna ipotesi di diagnosi perchè gli esami del sangue, urina e radiografia non avevano rilevato nessun problema (o almeno niente che potesse indurli a fare una diagnosi!), e che lunedì avrebbero fatto altri esami,

Nel frattempo si arriva a mercoledì sempre senza che nessuno ci dica niente (i dolori continuano ad essere forti e l'antidolorifico somministrato fino a quel momento è inefficace). Lo stesso giorno scopriamo che anche l'esame dell'urina in realtà non era stato effettuato perchè il macchinario si era rotto (!!!) e che dunque il campione era andato perso, solo l'indomani (giovedì) avremmo avuto il risultato di questi esami.

Oggi è venerdì e la risposta del primario ai parenti che chiedono: "ha notizie da darci?" è: la notizia è che non ho notizie. Inoltre dice che lunedì (perchè chi è ammalato il fine settimana non ha diritto ad essere curato) faranno una tac e che se anche questa sarà negativa procederanno con una colonscopia che però "sperano" di poter fare martedì, ma non è detto perchè i laboratori sono intasati e la lista è lunga!

Dove siamo capitati? Un paziente ricoverato deve aspettare una lista d'attesa per un esame diagnostico? Cosa può fare un padre che vede soffrire suo figlio per un'intera settimana e quando chiede al medico di turno se può dargli un antidolorifico più forte si sente rispondere che non può prendersi la responsabilità di cambiare il farmaco!!! E chi deve prendersela questa responsabilità?

E' possibile che solo al quinto giorno di ricovero siano stati fatti gli esami per escludere una serie di infeszioni e di virus se nei gg precedenti il problema non accennava a risolversi? Mi spiego meglio dopo gli esami effettuati il sabato al momento del ricovero gli altri accertamenti sono stati fatti solo il mercoledì!

Vorrei che qualcuno rispondesse alle mie domande e soprattutto mi consigliasse il da farsi.
Dobbiamo portarlo via da questo ospedale? E nel caso come potremmo farlo ricovevare in un'altra struttura, come facciamo ad essere sicuri che lo accetteranno? L'unica soluzione se lo portiamo via da lì è la clinica privata?

Ringrazio in anticipo chiunque voglia rispondere.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 26.6k 662 233
Ho letto la sua richiesta, per quanto riguarda l' aspetto 'medico' del problema non posso dire nulla ovviamnete non avendo visitato e visto l' esito degli esami del ragazzo.
Per quanto riguarda l' altro aspetto, deve esistere un rapporto di fiducia e rispetto reciproco tra medico e paziente. Se questo viene a mancare, è suo diritto chiedere una dimissione volontaria e, se desidera, accedere ad un' altra struttura pubblica o privata di sua fiducia. Auguri!

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
La ringrazio per aver risposto così velocemente.

Il problema è averla una struttura di fiducia!

Vorrei sapere però se è lecito che un ricoverato debba rispettare una lista d'attesa per fare un esame, purtroppo la vulnerabilità che ci coglie quando stiamo male, o un nostro caro sta male, è spesso aggravata dalla totale mancanza di informazione rispetto ai nostri diritti.

Grazie ancora.