Totale confusione

Buonasera dottori, cerco di sintetizzare in breve senza tralasciare alcun dettaglio che possa esservi utile per capire. Premetto che ho deciso di affrontare la situazione di petto affidandomi ad uno specialista, tuttavia vorrei un parere preliminare da voi. Comincio con il dire che sono vergine e questa situazione è arrivata al punto da crearmi un certo disagio perché arrivi ad un momento della vita in cui vorresti sentirti completo sotto ogni punto di vista e non riuscire a fare una cosa così naturale come il sesso, con la persona che ti piace è davvero invalidante. Altra premessa. Io ho sempre creduto di essere gay per cui credo di essere vergine proprio per questo motivo e cioè, nonostante non sia affatto un brutto ragazzo, non mi sono mai spinto oltre perché sapevo che poi non avrei raggiunto l’erezione e quindi quel fantomatico trasporto che potevo provare sarebbe svanito e avrei dovuto raccontare di essere omosessuale. Tuttavia in questi miei anni non mi so mai spinto oltre nemmeno con i ragazzi. E fino a qualche tempo fa non mi sono mai nemmeno innamorato di loro. Anticipo che qualcosa è cambiato qualche anno fa ed è questo il motivo del mio consulto ma ho bisogno di arrivarci x gradi per farvi capire. Come mai ho sempre creduto di essere omosessuale? Io sono nato con una malattia e purtroppo sin da piccolo non potevo assolutamente farmi male per cui ho sempre passato la maggior parte della mia infanzia a giocare con le bambine per evitare di fare giochi con cui potevo farmi male. Questo mi ha portato a fare giochi da bambine, come giocare cn le bambole e ad allontanarmi sempre di più dal mondo maschile. Non avevo amici maschi, i quali, data l’ingenuità dell’eta Mi chiamavano femmina ed evitavano di invitarmi a feste e compleanni. Continuavo a crescere e più crescevo e più mi rendevo conto di non avere argomenti cn i maschi, mentre mi trovavo a mio agio con le ragazze. Ogni tanto di nascosto in casa mi vestivo da ragazza usando un lenzuolo e così arrivo alle medie. Qui faccio amicizia per la prima volta con un gruppo di ragazzi ma mi sentivo in imbarazzo perché iniziavano a parlare di ragazze, a fare masturbazioni, anche di gruppo e, poiché mi sentivo in imbarazzo, mi sono allontanato per ritornare ad essere “amico delle ragazze”. Tra l’altro inizia il mio sviluppo sessuale ed iniziano le mie prime pulsioni. Al mare con i miei genitori guardavo i ragazzi; poi tornavo a casa e mi masturbavo pensando a loro e al loro pene che riuscivo ad intravedere dai costumi. Solo che non ero contento di tutto ciò e poiché non avevo amici ho iniziato ad allontanarmi dal mondo esterno. Non uscivo mai di casa se non con i miei genitori o per andare a scuola ma non avevo nessuna vita sociale. Se qualche volta uscivo era per stare con delle amiche e devo dire che durante l’adolescenza ero pure un po’ effemminato.Tuttavia sono sempre stato una persona molto riflessiva e sicuramente notavo la mia diversità rispetto agli altri e siccome ho sempre avuto una mente analitica...
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Gentile utente,

il Suo raconto è rimasto a metà a causa dell'esaurimento dei caratteri previsti dalla piattaforma...

Tuttavia, per quanto leggo,
considerata la Sua età ed il tempo che è trascorso nella "Totale confusione", come dichiara il titolo,
mi permetto di consigliarLe un percorso di persona
al fine di esplorare
la Sua vita personale,
le Sue pulsioni,
i Suoi desideri,
..... .

In tale modo sarà in grado di riannodare i capi del filo e riprendere una vita affettiva e sessuale finora latitante. E' ancora ampiamente in tempo.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
- [ ] Dovevo capire il motivo di questa mia diversità. Da lì ho iniziato a capire che probabilmente ero attratto dal mio stesso sesso e questo mi portava ad avere solo amiche donne. Per questo non giocavo a calcio e per questo non guardavo nessun tipo di sport. Nonostante la mia giovane età mi ero autoconvinto che come avevo accettato la mia malattia avrei accettato anche questa parte di me stesso...anche perché ad ognuno di noi vengono date le croci che si possono sopportare. Ora, lo so che L ‘omosessualità non è una malattia...ma vallo a spiegare ad un ragazzo di 15 anni che già aveva una vita diversa dagli altri per via del suo handicap che ora anche a livello sessuale era diverso. Non era semplice. Ovviamente che io avessi un disagio anche i miei genitori se ne erano accorti, tant’è che spesso, proprio perché non uscivo mai, mi chiedevano di andare a parlare con uno specialista. Io però ho sempre odiato la loro apprensione e cercavo di mascherare sempre tutto con L allegria e la solarità. In questo periodo ricordo che lessi un articolo in cui si diceva che i ragazzi gay in adolescenza non uscivano mai perché si sentivano diversi e questa per me è stata un ulteriore prova. Arrivo alle superiori...cambio compagni e come al solito faccio amicizia solo cn le ragazze. I ragazzi mi danno del gay, ma per me era la consuetudine tanto che non ci facevo più caso. Anche perché ero abbastanza forte da non sentirmi oggetto di scherno. Certo, non mi faceva piacere ma mai avrei dato loro la soddisfazione di fargli vedere che questa cosa mi feriva. Diciamo che non ho ancora capito a cosa devo tutta questa mia forza interiore e questo mio orgoglio. Comunque Passano così i primi due anni delle superiori. Io mai innamorato, ne di ragazzi, ne di ragazze. Oddio credo che mi piaccesse qualche ragazza ma sinceramente non so manco io che provavo. Al terzo anno qualcosa dentro di me cambia. Mi ero stancato di non uscire mai perché avevo paura che la gente vedendomi con delle ragazze mi potesse dare del gay. Al diavolo mi dico. La vita è una e io voglio divertirmi. Sono molto legato a due mie compagne di classe. Inizio ad uscire cn loro. Loro conoscono alcuni ragazzi tra cui alcuni compagni di classe. All’inizio dovermi relazionare anche cn loro mi crea disagio, non riesco ad essere me stesso, ma poi piano piano mi inizio ad abituare. Certo non sono completamente tranquillo ma per lo meno mi smuovo. In quarto superiore vado in gita per la prima volta da solo e avevo una paura matta di stare nella stanza con i ragazzi perché non sapevo cosa dire e perché avevo paura di tradirmi con qualche erezione spontanea. Qui, tra gli altri c è pure un mio compagno. Inizialmente non mi stava molto simpatico, ma noto in lui qualcosa di diverso dagli altri. Lui mi prendeva in giro per la mia malattia. Ma a me faceva ridere. Ovviamente non lo ha mai fatto in maniera brutta...anzi! Mi sentivo una persona normale e lui mi trattava come una persona normale. Mi prendeva in giro come faceva cn tt gli altri, ne più ne meno. Poi in stanza si prodigava ad aiutarmi con i medicinali. E devo dire che per la prima volta in lui, in un ragazzo, ho visto una sensibilità a cui non ero abituato. Decido di conoscere questo ragazzo e noto che pure lui ha delle debolezze. È sfortunato cn l altro sesso e pure lui è vergine...non riesce a guidare perché troppo ansioso, insomma pure lui come me non era perfetto. Iniziamo a legare. Si inizia ad uscire la sera...io che guidavo lo andavo a prendere da casa. E ricordo che per me era un momento davvero bello. Solo che la mia mente analitica mi portava a farmi sempre domande e volevo capire xke fossi così “attratto” da questo ragazzo. Ovviamente è facile capire che la motivazione che mi sono dato era che ero gay. Però mai mi sarei spinto oltre con lui. La sua amicizia era troppo importante e mai e poi mai L’avrei rovinata. Anche se spesso mi masturbavo pensando a lui. Ad ogni buon conto passo una delle estati più belle della mia vita...esco, vado al mare con gli amici, conosco altri amici maschi. Mi sento davvero felice. Poi improvvisamente cambia tutto. Io ed il mio amico veniamo adocchiati da due ragazze e lui da il suo primo bacio. Io ho un forte bruciore allo stomaco a vederlo. In verità lo ho attribuito al fatto che in qualche modo ero geloso, poi però la sera anche io baciai quest’altra ragazza e devo dire che il mio morso allo stomaco mi era passato. Come se fossimo di nuovo pari. Cerco di sintetizzare x arrivare alla domanda. Passano gli anni e il mio amico è ancora il mio migliore amico, tuttavia lui seppur a fatica e cn le sue grosse difficoltà è riuscito a perdere la verginità e a sistemarsi e io non riesco a non essere arrabbiato con lui...anche se ovviamente non glielo dici. Tra l’altro non è che lui mi manchi se non lo vedo o non lo sento. Semplicemente ho paura che ai suoi occhi...possa essere meno importante perché non avendo esperienze con le ragazze lui non mi vedrà mai come un punto di riferimento...come magari potevo esserlo prima. Non mi chiamerà più per chiedermi consigli perché cosa posso saperne io di combine sa o di problemi con l'altro Sesso. Detto ciò la mia domanda è questa...è possibile che in realtà io non sia affatto gay visto che non m sono mai veramente approcciato con nessuno e che l’unico forma di innamoramento L’ho provata verso il mio amico? E ancora... è possibile che nei suoi confronti io provi in realtà invidia perché è riuscito in qualcosa in cui io non riuscirò mai e quella morsa che sentivo quando bacio la sua prima ragazza o quando mi disse che aveva perso la verginità in realtà non è amore o gelosia? Chiedo scusa x la lunghezza ma credo che avevate bisogno di tutti i dettagli per un consulto sua pure sommario
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
"..è possibile che in realtà io non sia affatto gay visto che non m sono mai veramente approcciato con nessuno e che l’unico forma di innamoramento L’ho provata verso il mio amico? E ancora... è possibile che nei suoi confronti io provi in realtà invidia perché è riuscito in qualcosa in cui io non riuscirò mai e quella morsa che sentivo quando bacio la sua prima ragazza o quando mi disse che aveva perso la verginità in realtà non è amore o gelosia?.."

Tutto è possibile.
Soprattutto quando una malattia cronica colpisce fin dall'infanzia, scardinando i regolari gradini di crescita del bambino, compresi quelli della maturazione psico-sessuale.

Riconfermo quanto scrittoLe in #1,
auspicando che Lei lo prenda concretamente in considerazione.
Un consulto unicamente online non le serve, purtroppo,
anche se rappresenta un buon punto di partenza.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti
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dopo
Utente
Utente
Si lo immagino che online serve a poco. Tuttavia mi chiedevo se in base al racconto che vi ho fatto vi è possibile darmi qualche suggerimento. Il problema è che io il dubbio che potessi non essere omosessuale non me lo sono mai posto. Però non mi so spiegare perché alla fine cerco sempre e solo le attenzioni di ragazze. Indubbiamente il corpo maschile mi attrae. Guardò porno gay e mi masturbo pensando alle immagini viste in video o ad alcuni ragazzi che mi hanno colpito particolarmente. Tuttavia non ho mai sentito l’esigenza di un legame affettivo con loro. Cosa che invece cerco nelle ragazze e che non porto avanti perché consapevole di essere gay, quindi mi dici che sarebbe meglio troncare prima che la situazione mi sfugga di controllo. La storia con il mio amico anche mi fa dubitare che io sia innamorato di lui. Cioè se sei innamorato di una persona questa non ti dovrebbe mancare? Io si lo penso spesso ma riesco a vivere bene anche senza di lui. Solo che ultimamente mi ha confessato che è andato a convivere con la sua ragazza e io ho avuto l’ennesima morsa allo stomaco. Ma poi li vedo insieme e vedo lui innamorato e mi fa tenerezza. Non dovrei essere geloso se fossi innamorato di lui? E se non sono innamorato di lui allora in pratica in vita mia non mi sono mai innamorato. Quindi ho uno sviluppo psico-sessuale di un quindicenne. Possibile?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Gentile utente,

Lei torna sempre sulle stesse domande,
segno che le ha coltivate a lungo nella Sua mente diventando impermeabile a quanto proviene dall'esterno.

Non esiste "..qualche suggerimento. .." per queste problematiche,
bensì la necessità di un percorso di persona,
per non lasciar trascorrere altro tempo arrovellandosi senza frutto.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti