Riconoscimento malattia professionale

Buonasera, vorrei sottoporre alla Vostra attenzione un mio problema.
Sono un magazziniere di 54 anni e fin dal 2016 faccio presente durante la visita medica aziendale annuale di avere dei dolori da sovraccarico articolare alle ginocchia, meniscopatia degenerativa e un'ernia discale lombare, ampiamente certificati da risonanze e visite specialistiche ortopediche.
Ho chiesto anche due volte visita medica su richiesta del lavoratore.
Nel primo caso, il medico aziendale mi ha dato la seguente prescrizione: "evitare carichi eccessivi sugli arti inferiori".
Nella seconda il medico riformava il giudizio del medico precedente, andato in pensione, e mi dava l'idoneità alla mansione senza prescrizioni.
Quattro giorni dopo la visita medica straordinaria, mi recavo dal patronato che effettuava la denuncia di malattia professionale, riconosciuta dall'inail con percentuale di danno del 6%.
È facile comprendere che all'atto della visita la malattia era già in atto, non potendo sorgere in quattro giorni (causa lenta) e ciò nonostante il medico aziendale non effettuava la denuncia anzi, toglieva anche la prescrizione.
Ieri, nel corso della visita annuale, il medico aziendale confermava la piena idoneità alla mansione senza prescrizioni, chiedeva notizie della malattia professionale (che lui aveva omesso di denunciare) ed esigeva copia della stessa.
Oggi mi ha chiamato l'ufficio del personale ribadendo la richiesta del medico competente.
Ora io vi chiedo cortesemente se potete illuminarmi a riguardo: 1) è lecito il comportamento del medico che omette di denunciare una malattia professionale?

2) l'inail, oltre al lavoratore, non comunica l'esito della denuncia anche al medico competente a cui peraltro aveva chiesto copia della cartella sanitaria e di rischio?
3) nonostante la malattia professionale riconosciuta, è lecito continuare a procurare un danno al lavoratore "ricollocandolo" nello stessa postazione in cui si è verificata la malattia professionale?
4) dato che, probabilmente, anche se lo consegno, il medico aziendale "comunque" si "disinteresserebbe" della mia salute, la legge mi impone di fornire il documento rilasciato dall'inail?

Vi sarei grato se mi consigliaste a riguardo
Vi ringrazio e Vi auguro buon lavoro
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Dr. Gilberto Marcello Boschiroli Medico del lavoro 178 12
Rispondo, per quanto mi è possibile, per punto:
1)il medico competente , come tutti i medici, decide in scienza e coscienza se c'è un nesso di causalità tra le attività lavorative e la malattia, ritenendola o meno di origine professionale. L'omessa denuncia, se derivasse da incuria o negligenza è penalmente sanzionata.
2. INAIL comunica l'esito della denuncia solo al lavoratore.
3. L'idoneità alla mansione dipende dai rischi relativi alla mansione stessa. Se esistono rischi che possono essere correlati alla malattia professionale da lei riportata, è evidente che occorre cambiare mansione, se nel documento di valutazione dei rischi non emergono rischi correlabili alla malattia denunciata, è ovvio che lei è idoneo . Si ricordi comunque che avverso i giudizi di idoneità del medico competente si può fare il ricorso alla ASL di competenza entro 30 giorni dall'emissione e dalla consegna dello stesso giudizio.
4. Il Lavoratore ha l'obbligo di comunicare al medico competente tutte le informazioni utili a definire il proprio stato di salute e al conseguente giudizio di idoneità.
La denuncia di malattia professionale e relativo riconoscimento dell'INAIL fanno parte di questo obbligo.
D'altra parte non vedo quale nocumento possa recarle consegnare la documentazione al medico competente, tutt'al più sarà un vantaggio per lei nel caso di ulteriore contenziosi sulla sua collocazione.

Dr. Gilberto Marcello Boschiroli

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Dr. Gilberto Marcello Boschiroli Medico del lavoro 178 12
Nessuna

Dr. Gilberto Marcello Boschiroli

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore, innanzitutto grazie per la professionalità e la risposta esaustiva.
Vorrei solo aggiungere che, due giorni dopo la visita medica aziendale con relativa idoneità alla mansione specifica, il medico aziendale mi ha fatto chiamare dal responsabile del personale dicendomi di esibire al medico competente il verbale di riconoscimento della malattia professionale e mi ha esortato di riprendere l'attività lavorativa dopo aver fatto una nuova visita medica. Dato che la visita l'ho fatta il 30 agosto u.s. e la nuova visita è programmata per il 06 settembre 2023, Vorrei sapere se è giuridicamente corretta questa procedura perché fino al 30 settembre siamo ancora in costanza di termine per impugnazione del giudizio di idoneità emesso dal medico competente. E, come è noto, soltanto il lavoratore o, eventualmente, il datore di lavoro possono, se lo ritengono, impugnare il giudizio di idoneità davanti ai funzionari del Servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il d.lgs 81/2008 non dice che il medico aziendale può ritoccare il giudizio emesso. Io penso che il medico competente si sia reso conto di aver commesso un errore di valutazione e vuole t sui suoi passi. Inoltre, ha violato la legge sulla privacy parlando della malattia professionale da me contratta con l'ufficio del personale. Vorrei sapere se mi posso rifiutare di sottopormi a nuova visita annuale nel giro di una settimana e se posso rientrare a lavoro visto che il 30 agosto ho già avuto l'idoneità alla mansione specifica.
La ringrazio ancora e colgo l'occasione per porre i più cordiali saluti.
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Dr. Gilberto Marcello Boschiroli Medico del lavoro 178 12
Buongiorno,
le visite del medico competente sono strettamente regolamentate dall'articolo 41 del D.Lgs. 81/08, al di fuori di questo campo di applicazione non sono lecite. In effetti la procedura aziendale da lei descritta non sembra corretta: né il datore di lavoro o un suo delegato né tantomeno il medico competente possono disporre visite mediche se non espressamente richieste dal lavoratore o per gli altri motivi previste per legge (visite periodiche, preventive per assunzione o cambio mansione, dopo rientro del lavoratore dopo assenza > 60 giorni per malattia o infortunio, cessazione del rapporto di lavoro in alcuni casi).
Dopo aver chiesto le motivazioni di questa nuova visita, Lei a mio avviso se tali motivazioni non rientrano nelle previsioni di legge può rifiutarsi.
Una volta scaduto il termine di malattia o di assenza per qualsiasi altro motivo Lei può (anzi deve ... ) riprendere il lavoro. Sarà cura del datore di lavoro o chi per lui assegnarle attività lavorative compatibili con le Sue condizioni di salute, sulla base del giudizio espresso dal medico competente.
Mi permetto, tuttavia, di darle un consiglio non strettamente medico, ma che si basa sulla mia esperienza di 45 anni in questo lavoro.
La conflittualità più o meno accesa tra lavoratore, azienda e medico competente non giova a nessuno, tanto meno al lavoratore che spesso è l'anello più debole della catena.
Io se fossi in Lei chiederei le motivazioni della nuova visita e andrei al colloquio con il medico competente, chiedendo anche a lui le ragioni di tali comportamenti. Se poi il tutto si dovesse concludere con un giudizio di idoneità con limitazioni e/o prescrizioni, in fondo sarebbe solo un vantaggio per Lei.
Se invece intende proseguire sulla via del conflitto, si prepari a una serie di guai infiniti e si appoggi a un buon legale, magari facendosi assistere dal sindacato.
Mi scusi se sono uscito un po' dal seminato delle mie competenze professionali, ma mi sembrava ingiusto non presentarLe tutti gli aspetti del problema, almeno per come la penso io.

Le auguro comunque che la vicenda possa risolversi positivamente e La saluto cordialmente.

Dr. Gilberto Marcello Boschiroli