Ipertensione giovanile e sport

Buonasera a tutti,
Chiedo un consiglio qui perché purtroppo non riesco trovare un medico nelle vicinanze con cui confrontarmi su quanto mi sta succedendo.
Sono una ragazza di 23 anni, normopeso e monorene dalla nascita.
In seguito al suggerimento del mio medico curante, che ha riscontrato valori pressori alti nel corso di una visita di routine, mi sono sottoposta a holter pressorio delle 24 ore.
Questo esame ha dato risultati allarmanti, registrando una media di 165/106.
Il cardiologo mi ha immediatamente prescritto Norvasc (2, 5 mg al giorno, per ora) e mi ha detto di rivolgermi a un centro per la diagnosi dell'ipertensione secondaria.
Il mio medico di base si è molto insospettito per i valori registrati dall'holter, che sembravano davvero troppo eccessivi, e mi ha consigliato di approfondire.
Mi sono quindi rivolta al Policlinico Umberto I, dove ho eseguito vari accertamenti: eco cardio, cardiogramma, eco doppler collo e delle arterie renali, ecografia addominale completa, tutti risultati nella norma.
Aspetto i risultati delle analisi del sangue.
Nel frattempo, sempre presso il Policlinico, ho ripetuto l'holter, che ha registrato valori che denotano comunque uno stato ipertensivo ma più moderato (145/94). Si tratta di una media coerente con i valori che sto registrando nelle misurazioni quotidiane.


Vengo al cuore della mia domanda: al momento della diagnosi io praticavo Crossfit da un anno, e ovviamente ho dovuto smettere nell'immediato, il che mi è costato molto.
Anche su suggerimento del cardiologo, che mi ha consigliato attività fisica aerobica moderata, ho deciso di iscrivermi alla squadra di pallavolo della mia università, che si allena due volte alla settimana, per un totale di due ore.
Il problema è che l'università richiede un certificato di idoneità alla pratica agonistica, perché si gioca un piccolo torneo con le altre università della città, e io temo che non avrò mai questa idoneità viste le problematiche riscontrate.
Sono molto triste, perché lo sport è una componente fondamentale della mia vita, mi aiuta a scaricare lo stress e a sentirmi bene.
Ho compreso l'esigenza di dover smettere con la pesistica e l'attività ad alto carico cardiaco, ma non voglio dover rinunciare alle due ore di svago che mi rimangono per quella che è a tutti gli effetti una formalità (ho praticato pallavolo a livello agonistico per diversi anni e posso assicurare che in questo specifico caso il carico di lavoro non è realmente quello di un'attività agonistica).
Quello che vorrei chiedervi è: c'è qualche speranza che, spiegando a un medico sportivo la mia situazione attuale, io riesca a ottenere l'idoneità, visto il contesto in cui il certificato si applica?
E' possibile ottenere un'idoneità parziale che mi permetta anche solo di allenarmi?
Non mi interessa delle partite, io vorrei solo continuare a fare uno sport che mi piace davvero.


Mi scuso per la lunghezza ma la situazione mi causa molta sofferenza, nonché ulteriore stress che incide negativamente sui valori pressori.

Grazie per aver letto fin qui
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Dr. Fabio Guerrini Medico dello sport, Farmacologo 63 4
In linea di massima se la situazione cardiologica è ok e i valori pressori possono essere tenuti mediamente più bassi con il farmaco, (lo stesso che già assume a dosaggio diverso o un altro farmaco), potrebbe ottenere il certificato, eventualmente per tutela Sua e del medico specialista, con una validità temporale ridotta inizialmente (6-9 mesi anziché 12). Poi, alla scadenza ed in prossimità del rinnovo, potrebbe presentare un referto di una visita cardiologica e/o di un ecocardiocolordoppler e, in base all'esito, ottenere un rinnovo per il periodo standard. Certo, poi sta anche a Lei, ovviamente, dosare le proprie energie durante le 2 volte settimanali di allenamento durante le quali si suppone che i periodi di sovraccarico cardiovascolare (nell'arco temporale di 1 ora) non siano numerosi né troppo intensi.
Saluti.

Dr. fabio guerrini

Ipertensione

L'ipertensione è lo stato costante di pressione arteriosa superiore ai valori normali, che riduce l'aspettativa di vita e aumenta il rischio di altre patologie.

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