Decesso da Emorragia Cerebrale per sovradosaggio anticoagulante

Gentili Dottori e Dottoresse,
vorrei gentilmente un consulto legale sul decesso di mia madre avvenuto per emorragia cerebrale.

Il motivo per cui vi contatto principalmente è perché secondo il cardiologo di famiglia e il laboratorio analisi sono stati commessi una serie di errori
che possono aver contribuito o addirittura essere la causa principale dell'emorragia e, pertanto, vorrei sapere se effettivamente vi siano i presupposti per una denuncia.

Mia madre soffriva di diabete mellito, fibrillazione atriale e ultimamente di embolia. Inizialmente le venivano somministrati 4000 u.i. di Clexane.
Successivamente il cardiologo ha ritenuto opportuno associare al Clexane anche una compressa di Coumadin di 5 mg e il dosaggio doveva essere regolato monitorando l'INR.
Per via degli impegni lavorativi abbiamo affidato, due mesi fa, la cura di nostra madre a un infermiera che veniva a domicilio e si occupava della somministrazione dei medicinali e dei prelievi del sangue.
L’INR che doveva essere calcolato ogni settimana è stato calcolato soltanto una settimana dopo la prima assunzione di Coumadin in quanto gli altri prelievi effettuati risultavano essere non idonei:
-coagulo presente nella provetta
-sangue emolizzato
-provetta non sotto vuoto
Ho chiamato difatti il laboratorio analisi per delle spiegazioni e mi è stato riferito che probabilmente la non idoneità dei prelievi era dovuta alla poca professionalità dell'infermiera. Mi hanno rilasciato anche un attestazione nel quale viene indicato che l'infermiera era stata avvisata sia verbalmente che telefonicamente della non idoneità dei prelievi.

L'infermiera decide di sua spontanea volontà senza alcuna autorizzazione medica di aumentare per più di un mese il Coumadin di mezza compressa (ovvero per un tot di 7,5 mg). La giustificazione dell’infermiera è stata che ha ritenuto opportuno aumentare il dosaggio del Coumadin per "coprirla" in quanto non vi era l'INR. In un secondo momento ha asserito che lo ha fatto anche per sopperire alla mancanza del "Clexane" che prima assumeva (in quanto il medico curante si rifiutava di prescriverlo).
Inoltre, aveva aumentato anche i dosaggi di quietapina (dicendo che aveva chiamato personalmente il geriatra) e le U.I. di insulina. Una sera mia madre per l'aumento dell'insulina era andata in calo ipoglicemico.

Ecco i valori delle analisi, in riferimento alla coagulazione del sangue, della cartella clinica del ricovero in ospedale (giorno del decesso):

Tempo di protrombina: non dosabile
INR: non dosabile
aPTT: * 127 sec (range 25,9-36,6)
RATIO: * 4,22 (range 0,80 - 1,20)

La dott.ssa del Laboratorio Analisi mi ha spiegato che "non dosabile" viene specificato quando il valore è troppo alto.
Le ho spiegato che l'infermiera che curava mia madre ha aumentato il Coumadin e la dott.ssa ha asserito che addirittura doveva diminuirlo se non sospenderlo. Mi ha spiegato, in riferimento all'INR, che la dicitura "non dosabile" indica un valore maggiore di 10.

Cordiali saluti,
Luca
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,

l'attività dell'infermiere professionale prevede la somministrazione di farmaci dietro prescrizione medica.
Nello specifico la terapia anticoagulante, che può avere se non eseguita correttamente rilevanti effetti indesiderati, fra cui emorragie gravi e fatali, deve essere obbligatoriamente effettuata sotto controllo medico, oltre che laboratoristico.
Le suggerisco di sottoporre il caso, certamente non semplice, ad un legale esperto in responsabilità professionali sanitarie, acquisendo tutta la documentazione sanitaria ed eventualmente anche le dichiarazioni testimoniali di chi ha avuto in cura Sua madre.

Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere valutazioni o stime del grado di invalidità]

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Nicola Mascotti,

la ringrazio per la celere risposta.
Prima di richiedere un consulto ad un avvocato avevo intenzione di rivolgermi ad un medico legale per certificare eventuali concause inerenti il decesso.
Le analisi del sangue indicano chiaramente una coagulazione del sangue severamente compromessa da sovradosaggio di anticoagulante e, pertanto, le chiedo se ritiene ciò sia sufficiente ai fini di una perizia legale.

Ho già acquisito buona parte della documentazione sanitaria necessaria al caso. Se preferisce posso inviargliela in privato.

Cordiali saluti,
Luca
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,
può anche rivolgersi preventivamente ad un medico legale da sentire prima dell'avvocato, anche se è mio parere che i due professionisti debbano operare di concerto, tenendo presente che la strategia di parte, e gli atti che ne conseguono, viene in definitiva stabilita dal legale.
Per un elaborato peritale affidabile è indispensabile disporre di tutta la documentazione sanitaria, compresa quella antecedente agli eventi in questione.
Purtroppo non svolgo attività privata, per cui non posso esserLe utile al di là del consulto anonimo on-line.

Ancora Distinti Saluti.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Spett.le Dr. Nicola Mascotti,
la ringrazio nuovamente per il consulto.

Volevo chiederle un'ultima informazione... ritiene che sia necessaria anche la riesumazione del corpo ai fini della perizia medico-legale? Oppure la documentazione medica dovrebbe bastare?

Colgo l'occasione per ringraziarla nuovamente.

Cordiali saluti,
Luca

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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,
se la documentazione sanitaria indica inequivocabilmente che la causa iniziale che, attraverso successive complicanze, ha determinato il decesso è stata un'emorragia cerebrale, a mio parere l'esumazione non aggiungerebbe elementi significativi.

Distinti Saluti.
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dopo
Utente
Utente
Spett.le Dr. Mascotti,

ho contattato il medico legale più rinomato nella mia provincia.
La segretaria, tuttavia, non mi ha voluto dare un appuntamento in quanto il dottore è responsabile del servizio di reperibilità medico-legale per la Procura della Repubblica
del Tribunale della provincia presso cui risiedo e, pertanto, vi è dell'incompatibilità.
Da ignorante in materia però ho notato un incongruenza, perché, in questo caso specifico, un eventuale azione legale coinvolgerebbe soltanto il soggetto privato nell'esercizio della libera professione. Peraltro, l'infermiera durante l'esercizio della libera professione non era assunta nè da strutture pubbliche nè private.

Inoltre, qualora il tribunale volesse verificare la perizia medico-legale (pur trattandosi di azione legale tra soggetti privati) chiamando per l'appunto lo stesso medico-legale che l'ha redatta... non potrebbe semplicemente dichiarare l'incompatibilità al momento della convocazione?

Dunque, sono un pò confuso e gradirei una sua delucidazione, grazie.

Cordiali saluti,
Luca
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,

i professionisti iscritti all'Albo dei Periti e dei CTU hanno limitazioni all'effettuazione di attività nei riguardi dei privati, in quanto potrebbero essere chiamati in causa sia dalla Procura che dal Tribunale per consulenze in casi in cui risultano atti da loro già sottoscritti. Quando tale evenienza si è verificata nei miei confronti, ho semplicemente richiesto di essere esonerato dalla consulenza tecnica, ed il caso è stato assegnato ad un altro professionista. E' tuttavia possibile che il Medico Legale a cui si è rivolto intenda privilegiare l'attività peritale che svolge per gli Uffici Giudiziari, non volendo ricusare incarichi per incompatibilità, ed in tale caso non Le potrà essere utile.
Distinti Saluti.
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