Autocertificare di non essere affetto da covid19: è legale?

Può il datore di lavoro (sono infermiere) farmi firmare, al rientro dopo un periodo di assenza, un'autocertificazione in cui si dichiara sotto la propria responsabilità di non essere o non essere stato affetto da Covid19?
Non si tratta di dichiarare uno stato attuale di sana e robusta costituzione, ma mi si richiede di farmi un'autodiagnosi.
Dovrebbe essere un atto medico escludere l'assenza di una patologia specifica, o sbaglio?
Poi mi si richiede di dichiarare, sempre sotto la propria responsabilità, di non essere venuto a contatto con soggetti positivi.
Anche qui siamo nell'assurdo! Andando per esempio al supermercato, non chiedo mica lo stato di salute al salumiere, il quale teoricamente potrebbe essere un positivo asintomatico.
Mi si potrebbe dire che si intende "positivo accertato".
Ok, anche in questo caso potrei essere venuto a contatto con un soggetto positivo accertato (e sul mio luogo di lavoro è facilissimo possa essere avvenuto nei 14 giorni precedenti!! ! ) ed io, per la sua privacy, ne sia ignaro.
Con quale principio dovrei fare simili dichiarazioni assumendomene anche la responsabilità?
Credo che, al massimo, io possa solo dichiarare di sentirmi in forma.
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.6k 226 26
Spett.le Utente,

la richiesta è perfettamente legittima, tant'è che viene richiesta praticamente a tutti i lavoratori dei servizi pubblici, ivi compreso il comparto sanitario.
L'oggetto della dichiarazione non è infatti una diagnosi (nel qual caso sarebbe una richiesta impropria) ma uno stato di fatto:
l'interessato dichiara che nei suoi confronti non è stata formulata una diagnosi di infezione da COVID-19 (ovviamente, per quanto è a sua conoscenza, ed a cura del medico che lo avesse eventualmente visitato, comunicandoglielo).

Stessa cosa per quanto riguarda il contatto con soggetti notoriamente positivi al test per COVID-19, che il dichiarante attesta di non essersi verificato per quanto è a sua conoscenza (e quindi con esclusione dei contatti non testati per il virus in questione).

La dichiarazione di "forma fisica" a mio parere nel contesto dell'emergenza attuale non assume alcuna rilevanza nè utilità epidemiologica.

Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere valutazioni o stime del grado di invalidità]

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio della risposta.
Lavoro in una struttura in cui ci sono stati diversi casi positivi fra pazienti e dipendenti. Sono stato raffreddato due settimane fa. Non avendo altri sintomi, il mio medico mi ha dato solo qualche giorno di malattia. Quindi sono tornato a lavoro lunedì scorso. Mercoledì ho avuto affanno mentre lavoravo. Mi sono fatto visitare dai medici i quali hanno constato febbre a 38.3, 180 bpm, ma saturazione nella norma. Subito sono stato ricoverato in isolamento come "sospetto covid". Dimesso dopo due giorni per scomparsa di febbre, RX torace negativo. Non essendo stato a contatto diretto con un positivo "accertato" nel mio reparto (ma diversi casi nella struttura) non ero candidabile al tampone. Sono stato mandato a casa in quarantena. Nessuno si sta preoccupando di sapere come sto (fra medico di medicina generale e Asl), sono semplicemente in malattia e tuttora mi sento raffreddato e debole. Altri miei colleghi diretti hanno avuto o hanno febbre, ma anche loro non candidabili al tampone. Chi invece è stato a contatto diretto con un positivo accertato (quindi nello stesso reparto) ha avuto diritto al tampone pur manifestando una semplice febbricola o un po' di tosse (risultando molti positivi). Come devo comportarmi io?
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dopo
Utente
Utente
A quanto pare non è partito nessun iter nei miei confronti: la diagnosi è di "episodio febbrile" e la mia è una quarantena, a detta dei medici, volontaria e non obbligatoria. Quindi mi trovo semplicemente in malattia. Da qui la mia perplessità all'auto dichiarazione. Dal canto mio seguo scrupolosamente la quarantena, i miei famigliari hanno avuto anch'essi sintomi come febbre, tosse e congiuntivite.

Lancio un appello: estendere i tamponi almeno ai sanitari, tra i quali si celano molti positivi asintomatici che in questo momento lavorano e diffondono il contagio. A quanto pare è previsto solo se si hanno sintomi importanti o si è venuti a diretto contatto con un positivo.
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Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.6k 226 26
Spett.le Utente,

l'effettuazione dei tamponi prevede diverse fattispecie a seconda delle regioni, in funzione della diffusione dell'epidemia.
Per la Sardegna, che è la regione in cui vivo ed opero come sanitario, l'esecuzione dei tamponi è attualmente riservata "ai soli casi sintomatici di ILI (influenza-like illness o sindrome simil-influenzale) e SARI (severe acute respiratory infections o infezione respiratoria cuta grave) , oltre ai casi sospetti di COVID-19 (persona con infezione respiratoria acuta -insorgenza improvvisa di almeno uno tra i seguenti segni e sintomi: febbre, tosse, difficoltà respiratoria + che soddisfi almeno uno dei 2 criteri epidemiologici (riferiti al periodo dei 14 giorni precedenti la comparsa dei sintomi e segni): 1.essere un contatto stretto di un caso confermato o probabile di COVID-19 ; 2.essere stato in zone con presunta trasmissione comunitaria.

Tuttavia l'Assessore Regionale alla Salute, a causa di un cluster di casi di positività verificatisi in operatori dell'AOU di Sassari, sta disponendo l'effettuazione del tampone per tutti gli operatori sanitari dell'ospedale, indipendentemente dalla sintomatologia.

Tenga presente che per l'effettuazione del tampone per il COVID-19 è richiesta un adeguata formazione/informazione/addestramento all'operatore, oltre al set di DPI indispensabili per un'adeguata protezione (mascherina FFP2 o FFP3, doppio paio di guanti, camice protettivo, cuffia ed occhiali).

Distinti Saluti.
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Utente
Utente
Buongiorno, ho chiesto chiarimenti alla direzione. Nel caso dei soggetti in quarantena, è stata disposta l'autorizzazione da parte del medico competente che deve avvenire subito prima del rientro a lavoro. Mi hanno spiegato che, terminata la mia quarantena, potrebbe anche non autorizzarmi poiché i miei familiari conviventi sono attualmente sintomatici. Nel frattempo è risultato positivo un paziente con cui sono venuto a contatto nei giorni precedenti ai miei primi sintomi. Questo ha fatto sì che si siano "aperte delle porte" nei nostri confronti, con una sorveglianza più stretta e attiva da parte dell'Asl e del medico di medicina generale, cosa che secondo me andava attuata anche prima, a prescindere dal tampone: ci siamo sentiti abbandonati!

Il Covid-19 è la malattia infettiva respiratoria che deriva dal SARS-CoV-2, un nuovo coronavirus scoperto nel 2019: sintomi, cura, prevenzione e complicanze.

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