Cistite cronica e sospetta pielonefrite

Buongiorno,

Soffro di cistite cronica post-coitale da anni. Una delle prime cistiti (al tempo non curata) si era evoluta in pielonefrite (sangue nelle urine, febbre alta, brividi, dolori ai reni), curata con due settimane di antibiotico. Dopo 5 anni, due episodi di pielonefrite (entrambi curati con 2 settimane di antibiotico) sempre scatenati da cistiti, il cui ultimo due mesi fa.
A Settembre 2018 ho effettuato un'ecografia superiore e inferiore, che non ha riscontrato alcun problema se non il rene destro leggermente inclinato.

La scorsa settimana è comparsa nuovamente la cistite. L'attacco non è stato inizialmente forte, gestendolo con il mannosio. Durante la prima notte i dolori si sono però intensificati, iniziando ad avvertire anche un pizzichio al rene sinistro. Allarmata, ho subito assunto un sacchetto di Monuril. Al mio risveglio tuttavia il bruciore e la pesantezza vescicale erano insopportabili, accompagnati da forte nausea e linee di febbre. Mi sono recata al pronto soccorso (sono in vacanza in Francia), dove l'uricultura è risultata negativa (penso ovviamente, avendo preso il Monuril) e non ho avuto alcuna reazione alla manovra di Giordano. Il giorno successivo il dolore al rene era scomparso, restando presenti però spasmi alla vescica e all'uretra (che mi sembra sempre contratta), ma nessun bruciore alla minzione tipico dell'infezione batterica.
Nei successivi 5 giorni il dolore al rene è tornato, in modo intermittente. A volte sembra un pizzichio e un formicolio, altre un dolore costante e abbastanza forte da svegliarmi, altre volte "pulsa" e in alcuni momenti non lo percepisco. Ogni tanto continuo ad avere qualche linea di febbre. L'urina non ha odori particolarmente forti, forse è un po' torbida. A parte questo, non percepisco alcun altro sintomo.
Appena torno in Italia ho prenotato le analisi delle urine e del sangue. Mi chiedo tuttavia se sia una scelta incosciente aspettare ancora qualche giorno e se fosse invece meglio tornare in Italia per effettuare gli esami il prima possibile. Temo di volermi convincere di non avere niente e di sottovalutare i miei sintomi.
Chiedo a voi quindi un parere più oggettivo ed esperto.
Grazie per l'attenzione,
Valentina
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.5k 1.9k
In assenza di febbre ed altre evidenti complicanze (es. sanguinamento) l'assunzione di un antibiotico è addirittura sconsigliata, tantopiù se effettuata in modo empirico. Il primo approccio deve essere unicamenmte una abbondante idratazione e, se del caso, l'assunzione di qualche antidolorifico. Ovviamente buona idea eseguire un esamen delle urine quando possibile ed una urocoltura se dovesse risultare presenza significativa di globuli bianchi nel sedimento.
A parte questo però, le infezioni delle basse vie urinarie della donna in età fertile sono causate quasi esclusivamente da batteri intestinali, la cui aggressuvità è aumentata a causa di una funzione non soddisfacente od una flora batterica locale squilibrata. Pertanto, fin quando non si affronta la situazione da questo punto di vista, le cistiti continueranno a ripresentarsi ciclicamete, in particolare quelle post-coitali.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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