Tessuto cicatriziale post intervento chirurgico
A seguito esportazione ernia con intervento chirurgico di laminectomia e flavectomia sinistra effettuato in data 29/12/2008, si è creato tessuto fibro-cicatriziale post chirurgico, risultante da RM. Si alterna dolore a/e insensibilità a tutta la gamba, e formicolio continuo che arriva alla caviglia. Non riesco piu' a svolgere le normali attività di lavoro e neppure di casa.
Non so piu' cosa fare? Posso fare qualcosa per intervenire sul tessuto cicatriziale e liberare il nervo e me da questi continui fastidi??? Nulla è servito, antinfiammatori, fisioterapia, ultrasuoni ecc.. ecc...Secondo lei perchè nessuno mi ha consigliato invece la microchirurgia? .. è fattibile e potrebbe migliorare la mia situazione attuale di dolore cronico... Se si' a chi posso rivolgermi? A quale centro di cura del dolore posso rivolgermi per la provincia di Bergamo? Ormai è un anno che proseguo con antinfiammatori. Ringrazio anticipatamente per la cortese attenzione prestatami.
Non so piu' cosa fare? Posso fare qualcosa per intervenire sul tessuto cicatriziale e liberare il nervo e me da questi continui fastidi??? Nulla è servito, antinfiammatori, fisioterapia, ultrasuoni ecc.. ecc...Secondo lei perchè nessuno mi ha consigliato invece la microchirurgia? .. è fattibile e potrebbe migliorare la mia situazione attuale di dolore cronico... Se si' a chi posso rivolgermi? A quale centro di cura del dolore posso rivolgermi per la provincia di Bergamo? Ormai è un anno che proseguo con antinfiammatori. Ringrazio anticipatamente per la cortese attenzione prestatami.
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Gent.le Sig.a,
direi che quello che Lei segnala è un tipico (anche se non frequente) effetto collaterale della chirurgia a cielo aperto, per cui eseguire un secondo intervento, sempre a cielo aperto, appare essere, se non estremamente necessitati, un controsenso in termini, perchè si rischia di riproporre i presupposti per ulteriori effetti collaterali.
Riterrei più opportuno un eventuale, se esistono le condizioni sintomatologiche e neuroradiologiche come Lei dice, intervento in mininvasiva direttamente in sede intraforaminale (cioè la zona dove si trova la radice nervosa sofferente).
Tale tipo d'intervento offre il vantaggio, oltre ad essere minitraumatico, di agire direttamente sulla causa dei disturbi e di non essere causa di possibile ulteriore tessuto cicatriziale.
A tal proposito, La invito a leggere i miei articoli in MinForma sull'argomento.
Mi tenga informato e cordiali saluti.
direi che quello che Lei segnala è un tipico (anche se non frequente) effetto collaterale della chirurgia a cielo aperto, per cui eseguire un secondo intervento, sempre a cielo aperto, appare essere, se non estremamente necessitati, un controsenso in termini, perchè si rischia di riproporre i presupposti per ulteriori effetti collaterali.
Riterrei più opportuno un eventuale, se esistono le condizioni sintomatologiche e neuroradiologiche come Lei dice, intervento in mininvasiva direttamente in sede intraforaminale (cioè la zona dove si trova la radice nervosa sofferente).
Tale tipo d'intervento offre il vantaggio, oltre ad essere minitraumatico, di agire direttamente sulla causa dei disturbi e di non essere causa di possibile ulteriore tessuto cicatriziale.
A tal proposito, La invito a leggere i miei articoli in MinForma sull'argomento.
Mi tenga informato e cordiali saluti.
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
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Gentile signoora,
sicuramente la tecnica mini-invasiva al pari di quella microchirurgica riducono entrambe il rischio di reazione cicatriziale clinicamente significativa, ma entrambe non lo annullano del tutto poichè la cicatrice è una risposta naturale dell'organismo a qualsiasi insulto traumatico, come è qualsiasi intervento chirurgico.
Nel Suo caso se le condizioni cliniche, ovvero i Suoi sintomi ed eventuali deficit neurologici, dovessero porre la necessità del reintervento, dopo aver valutato con una RM con contrasto l'estensione del tessuto cicatriziale, potrà prendersi in considerazione l'una o l'altra tecnica operatoria che, a sua volta,dipenderà anche dal considerare se ci si dovrà limitare alla sola lisi delle aderenze su un'unica radice oppure se sussistono le indicazioni a ulteriori manovre e tecniche operatorie.
Cordiali saluti
sicuramente la tecnica mini-invasiva al pari di quella microchirurgica riducono entrambe il rischio di reazione cicatriziale clinicamente significativa, ma entrambe non lo annullano del tutto poichè la cicatrice è una risposta naturale dell'organismo a qualsiasi insulto traumatico, come è qualsiasi intervento chirurgico.
Nel Suo caso se le condizioni cliniche, ovvero i Suoi sintomi ed eventuali deficit neurologici, dovessero porre la necessità del reintervento, dopo aver valutato con una RM con contrasto l'estensione del tessuto cicatriziale, potrà prendersi in considerazione l'una o l'altra tecnica operatoria che, a sua volta,dipenderà anche dal considerare se ci si dovrà limitare alla sola lisi delle aderenze su un'unica radice oppure se sussistono le indicazioni a ulteriori manovre e tecniche operatorie.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 9.5k visite dal 11/03/2010.
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