Emorragia cerebrale per rottura aneurisma
La ragione per cui Vi scrivo prende spunto da un drammatico episodio che si è verificato in famiglia soltanto pochi giorni fa: la sorella di mia madre, di 68 anni appena compiuti, è stata colpita da una grave emorragia cerebrale, dovuta all’improvvisa rottura di un aneurisma di 3 cm.
All’arrivo in Ospedale, le condizioni sono apparse subito gravissime.
Mia zia è ancora in vita, intubata, in stato di coma e moderatamente reattiva: muove a comando la gamba, stringe la mano in segno di assenso, cerca di trattenere chi le sta accanto, muove le labbra e la testa in presenza di qualcuno, la parte sinistra è bloccata.
Ci dicono che il rischio è ancora molto elevato, ma nel contempo sono moderatamente e cautamente ottimisti.
Non posso chiederVi alcun tipo di previsione in quanto, mi rendo conto, allo stato attuale è impossibile fare. Vorrei porre l’attenzione, però, sulla forte incidenza delle malattie cardiovascolari in famiglia, spesso con esiti nefasti:
PADRE di mia madre: DIABETICO (insulino-dipendente); due ICTUS, il terzo fatale.
MADRE di mia madre: deceduta per EMORRAGIA CEREBRALE all’età di 67 anni.
MIA MADRE (1938): malattie del metabolismo trattate farmacologicamente (ipertensione, ipercolesterolemia, controllo della glicemia, ipotiroidismo (tiroidite autoimmune).
IL FRATELLO (1940): ipertensione, ipercolesterolemia, operato per un ANEURISMA ADDOMINALE 6 cm, scoperto casualmente durante una visita cardiologica.
LA SORELLA (1942): è colei che giace, al momento, in rianimazione per l’EMORRAGIA CEREBRALE; DIABETICA non insulino-dipendente, CARDIOPATICA (ebbe un bruttissimo infarto qualche anno fa, preceduto da un lungo periodo di attacchi di angina, trattati chirurgicamente).
LA SORELLA (1944): ipertiroidea, ipertesa, deceduta nel 2004 per un’improvvisa e devastante FIBRILLAZIONE CARDIACA.
Mi chiedo e gentilmente Vi chiedo: potrebbe, mia madre (che è L’UNICA dell’intera famiglia a non aver MAI fumato), presentare un aneurisma cerebrale? Un’ecografia mirata, in passato, escluse aneurismi addominali. Non sarebbe opportuno, vista la storia familiare, eseguire indagini mirate ed approfondite per prevenire - nei limiti del possibile – un evento tragico come quello appena verificatosi? In caso di esito positivo, si può intervenire per limitare i rischi di un'emorragia cerebrale?
Mi rendo conto che la posizione dell'aneurisma, se presente, svolge un ruolo fondamentale ai fini del trattamento chirurgico, ma quante possibilità ci sono oggi di prevenire ed evitare esiti fatali?
Perdonate la prolissità della mail, ma sono molto angosciata dall’idea che, da un momento all’altro, una situazione perfettamente serena si trasformi in una condizione pienamente drammatica.
Vi ringrazio anticipatamente e Vi auguro un buon lavoro, prezioso ed insostituibile per i vostri pazienti.
All’arrivo in Ospedale, le condizioni sono apparse subito gravissime.
Mia zia è ancora in vita, intubata, in stato di coma e moderatamente reattiva: muove a comando la gamba, stringe la mano in segno di assenso, cerca di trattenere chi le sta accanto, muove le labbra e la testa in presenza di qualcuno, la parte sinistra è bloccata.
Ci dicono che il rischio è ancora molto elevato, ma nel contempo sono moderatamente e cautamente ottimisti.
Non posso chiederVi alcun tipo di previsione in quanto, mi rendo conto, allo stato attuale è impossibile fare. Vorrei porre l’attenzione, però, sulla forte incidenza delle malattie cardiovascolari in famiglia, spesso con esiti nefasti:
PADRE di mia madre: DIABETICO (insulino-dipendente); due ICTUS, il terzo fatale.
MADRE di mia madre: deceduta per EMORRAGIA CEREBRALE all’età di 67 anni.
MIA MADRE (1938): malattie del metabolismo trattate farmacologicamente (ipertensione, ipercolesterolemia, controllo della glicemia, ipotiroidismo (tiroidite autoimmune).
IL FRATELLO (1940): ipertensione, ipercolesterolemia, operato per un ANEURISMA ADDOMINALE 6 cm, scoperto casualmente durante una visita cardiologica.
LA SORELLA (1942): è colei che giace, al momento, in rianimazione per l’EMORRAGIA CEREBRALE; DIABETICA non insulino-dipendente, CARDIOPATICA (ebbe un bruttissimo infarto qualche anno fa, preceduto da un lungo periodo di attacchi di angina, trattati chirurgicamente).
LA SORELLA (1944): ipertiroidea, ipertesa, deceduta nel 2004 per un’improvvisa e devastante FIBRILLAZIONE CARDIACA.
Mi chiedo e gentilmente Vi chiedo: potrebbe, mia madre (che è L’UNICA dell’intera famiglia a non aver MAI fumato), presentare un aneurisma cerebrale? Un’ecografia mirata, in passato, escluse aneurismi addominali. Non sarebbe opportuno, vista la storia familiare, eseguire indagini mirate ed approfondite per prevenire - nei limiti del possibile – un evento tragico come quello appena verificatosi? In caso di esito positivo, si può intervenire per limitare i rischi di un'emorragia cerebrale?
Mi rendo conto che la posizione dell'aneurisma, se presente, svolge un ruolo fondamentale ai fini del trattamento chirurgico, ma quante possibilità ci sono oggi di prevenire ed evitare esiti fatali?
Perdonate la prolissità della mail, ma sono molto angosciata dall’idea che, da un momento all’altro, una situazione perfettamente serena si trasformi in una condizione pienamente drammatica.
Vi ringrazio anticipatamente e Vi auguro un buon lavoro, prezioso ed insostituibile per i vostri pazienti.
[#1]
Gentile signora,
Sua zia è stata operata? Se non ancora, c'è qualche particolare motivo per non averlo fatto? Un aneurisma cerebrale che ha sanguinato dovrebbe essere operato entro 72 ore dal sanguinamento.
Per quanto riguarda il rischio di essere portatori di un aneurisma cerebrale, seppur la trasmissione genetica non è provata, sembra che una certa famigliarità ci sia.
Comunque, al giorno d'oggi è possibile, senza esami invasivi (vedi angio-RNM), diagnosticare la presenza di un aneurisma, clinicamente muto.
Il problema subentra eventualmente dopo una tale diagnosi, ovvero decidere se operarsi o no.
Un aneurisma potrebbe essere presente in un individuo e non dare segni di sè per tutta la vita, ma se scoperto si pone il problema tra il rischio operatorio e il rischio di sanguinamento in un "tot" periodo della vita.
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, La saluto con cordialità e formulo molti auguri per Sua zia.
Sua zia è stata operata? Se non ancora, c'è qualche particolare motivo per non averlo fatto? Un aneurisma cerebrale che ha sanguinato dovrebbe essere operato entro 72 ore dal sanguinamento.
Per quanto riguarda il rischio di essere portatori di un aneurisma cerebrale, seppur la trasmissione genetica non è provata, sembra che una certa famigliarità ci sia.
Comunque, al giorno d'oggi è possibile, senza esami invasivi (vedi angio-RNM), diagnosticare la presenza di un aneurisma, clinicamente muto.
Il problema subentra eventualmente dopo una tale diagnosi, ovvero decidere se operarsi o no.
Un aneurisma potrebbe essere presente in un individuo e non dare segni di sè per tutta la vita, ma se scoperto si pone il problema tra il rischio operatorio e il rischio di sanguinamento in un "tot" periodo della vita.
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, La saluto con cordialità e formulo molti auguri per Sua zia.
[#2]
Utente
Caro Dr. Migliaccio,
La ringrazio per la sua cortese risposta che ho letto solamente ieri, essendo stata in ferie una settimana.
Il 18 luglio scorso, quando mia zia giunse all'ospedale di Taranto, dove vive, le condizioni apparvero immediatamente disperate, tant'è che i medici - in un primo momento - non dettero alcuna speranza di sopravvivenza ai familiari in attesa. Una leggera, piccola, positiva risposta dell'organismo alla terapia, però, creò le condizioni minime per tentare l'intervento di svuotamento e pulitura, che durò molte ore. Durante l'intervento hanno provveduto anche a "congelare" (non so se il termine è appropriato!) un secondo, grande aneurisma. Hanno parlato anche di un'ischemia che ha interessato una parte del cervell. Trasferita in rianimazione, ha cominciato ben presto e progressivamente a dare segnali di ripresa e di coscienza: stringere la mano in risposta alle sollecitazioni, muovere la gamba ed il braccio (quest'ultimo l'hanno dovuto legare), dare risposte coerenti facendo si e no con la testa, aprire un occhio e guardarsi intorno, fare ciao con la mano a richiesta, indicare correttamente i numeri con le dita, tentare di emettere suoni. Le hanno praticato la tracheotomia per liberarle la bocca. Domenica primo agosto il grande passo: ha iniziato a respirare autonomamente e, progressivamente, l'hanno staccata dalla macchina. Di fronte alla necessità di posti letto in rianimazione - potendo lei respirare - pochi giorni fà è stato addirittura anticipato il suo trasferimento nel reparto di neurologia, dove la presenza consentita dal personale e costante delle persone care è motivo di stimolo e cure. Il trasferimento in reparto ha rappresentato il secondo, grande passo verso una sopravvivenza sempre più garantita, credo! I medici(neurochirurgo e rianimatori), che con grande competenza l'hanno finora trattata e seguita, sono sconcertati e molto soddisfatti per l'andamento nel suo complesso, ma soprattutto per i tempi inaspettatamente rapidi di ripresa e di risposta della paziente, anche se siamo solamente all'inizio di un lunghissimo percorso. Le varie TAC hanno confermato il netto miglioramento e, considerate le condizioni iniziali, ad un passo dal decesso, i medici reputano il caso di mia zia davvero "particolare ed interessante", ed inusuale nel suo decorso. Cautamente si avanza l'ipotesi di una dimissione a fine mese per iniziare, forse, un programma di riabilitazione (una metà del corpo è al momento paralizzata). Sembra - se abbiamo capito bene - che non sia necessario l'inserimento della valvolina per regolare il flusso del Liquor, ma si prospetta forse la necessità di un secondo intervento di "riassestamento". Purtroppo, non potendo parlare personalmente con i medici in quanto vivo a Roma con la mia famiglia (genitori compresi), non sono informata con minuziosa precisione. Le notizie che giornalmente riceviamo, però, sono confortanti. Il marito ed i figli di Cristina, mia zia, hanno deciso - appena i medici daranno l'ok, di portarla a Bologna, vicino Imola, dove c'è un centro di riabilitazione molto quotato. Avevano pensato anche ad Innsbruck per un eventuale altro intervento.
Ora, per tornare a noi che stiamo "ancora" bene, intendo mia madre, io (48 anni) e mio fratello (47); a settembre vorremmo prendere contatti con il neurologo che segue mia madre per un tremore essenziale delle mani; esercita ed insegna in Clinica Neurologica presso l'Università di Roma "La Sapienza". Mi rendo conto che il dilemma - in caso di esito positivo - di fronte al quale ci si può trovare sia impegnativo, ma sarei più tentata di sapere come stanno le cose (magari non c'è nulla!!), piuttosto che non sapere e temere, senza poter neppure valutare una possibile soluzione (o valutare di non considerarla). La angio-RNM è una risonanza magnetica con liquido di contrasto? E la TAC? Cosa evidenzia con la maggiore precisione possibile la presenza di un aneurisma cerebrale? E per l'aorta? Basta un'ecografia dell'addome per escludere la presenza di un aneurisma pure lì, oppure bisognerebbe estendere un pò il "campo" di osservazione???
Mi scuso ancora una volta per la prolissità della mail e rinnovo i saluti ed i ringraziamenti per la Sua disponibilità.
Rosaria
La ringrazio per la sua cortese risposta che ho letto solamente ieri, essendo stata in ferie una settimana.
Il 18 luglio scorso, quando mia zia giunse all'ospedale di Taranto, dove vive, le condizioni apparvero immediatamente disperate, tant'è che i medici - in un primo momento - non dettero alcuna speranza di sopravvivenza ai familiari in attesa. Una leggera, piccola, positiva risposta dell'organismo alla terapia, però, creò le condizioni minime per tentare l'intervento di svuotamento e pulitura, che durò molte ore. Durante l'intervento hanno provveduto anche a "congelare" (non so se il termine è appropriato!) un secondo, grande aneurisma. Hanno parlato anche di un'ischemia che ha interessato una parte del cervell. Trasferita in rianimazione, ha cominciato ben presto e progressivamente a dare segnali di ripresa e di coscienza: stringere la mano in risposta alle sollecitazioni, muovere la gamba ed il braccio (quest'ultimo l'hanno dovuto legare), dare risposte coerenti facendo si e no con la testa, aprire un occhio e guardarsi intorno, fare ciao con la mano a richiesta, indicare correttamente i numeri con le dita, tentare di emettere suoni. Le hanno praticato la tracheotomia per liberarle la bocca. Domenica primo agosto il grande passo: ha iniziato a respirare autonomamente e, progressivamente, l'hanno staccata dalla macchina. Di fronte alla necessità di posti letto in rianimazione - potendo lei respirare - pochi giorni fà è stato addirittura anticipato il suo trasferimento nel reparto di neurologia, dove la presenza consentita dal personale e costante delle persone care è motivo di stimolo e cure. Il trasferimento in reparto ha rappresentato il secondo, grande passo verso una sopravvivenza sempre più garantita, credo! I medici(neurochirurgo e rianimatori), che con grande competenza l'hanno finora trattata e seguita, sono sconcertati e molto soddisfatti per l'andamento nel suo complesso, ma soprattutto per i tempi inaspettatamente rapidi di ripresa e di risposta della paziente, anche se siamo solamente all'inizio di un lunghissimo percorso. Le varie TAC hanno confermato il netto miglioramento e, considerate le condizioni iniziali, ad un passo dal decesso, i medici reputano il caso di mia zia davvero "particolare ed interessante", ed inusuale nel suo decorso. Cautamente si avanza l'ipotesi di una dimissione a fine mese per iniziare, forse, un programma di riabilitazione (una metà del corpo è al momento paralizzata). Sembra - se abbiamo capito bene - che non sia necessario l'inserimento della valvolina per regolare il flusso del Liquor, ma si prospetta forse la necessità di un secondo intervento di "riassestamento". Purtroppo, non potendo parlare personalmente con i medici in quanto vivo a Roma con la mia famiglia (genitori compresi), non sono informata con minuziosa precisione. Le notizie che giornalmente riceviamo, però, sono confortanti. Il marito ed i figli di Cristina, mia zia, hanno deciso - appena i medici daranno l'ok, di portarla a Bologna, vicino Imola, dove c'è un centro di riabilitazione molto quotato. Avevano pensato anche ad Innsbruck per un eventuale altro intervento.
Ora, per tornare a noi che stiamo "ancora" bene, intendo mia madre, io (48 anni) e mio fratello (47); a settembre vorremmo prendere contatti con il neurologo che segue mia madre per un tremore essenziale delle mani; esercita ed insegna in Clinica Neurologica presso l'Università di Roma "La Sapienza". Mi rendo conto che il dilemma - in caso di esito positivo - di fronte al quale ci si può trovare sia impegnativo, ma sarei più tentata di sapere come stanno le cose (magari non c'è nulla!!), piuttosto che non sapere e temere, senza poter neppure valutare una possibile soluzione (o valutare di non considerarla). La angio-RNM è una risonanza magnetica con liquido di contrasto? E la TAC? Cosa evidenzia con la maggiore precisione possibile la presenza di un aneurisma cerebrale? E per l'aorta? Basta un'ecografia dell'addome per escludere la presenza di un aneurisma pure lì, oppure bisognerebbe estendere un pò il "campo" di osservazione???
Mi scuso ancora una volta per la prolissità della mail e rinnovo i saluti ed i ringraziamenti per la Sua disponibilità.
Rosaria
[#3]
Gentile signora Rosaria,
mi compiaccio che Sua zia stia migliorando.
Ovviamente sarà necessario un periodo di controlli clinici seriati nel tempo al fine di cogliere eventuali modificazioni che potrebbero subentrare con l'instaurarsi della dilatazione ventricolare (idrocefalo post emorragico)
Per quanto riguarda la Riabilitazione, in Italia, Puglia compresa, ci sono molti Centri validi e non credo sia necessario varcare i patri confini solo per questo.
I deficit residuati sono l'effetto del sanguinamento e, in parte delle necessarie manovre chirurgiche.
La completa riabilitazione di tali deficit è difficile e buoni risultati, seppur incompleti, si possono ottenere anche qui da noi.
Per quanto riguarda il <vostro> problema di famiglia, il mio discorso è valido solo per gli aneurismi cerebrali che, per la maggior parte congeniti, possono essere diagnosticati con una angio-RM (è un normale esame RM con un software per la visualizzazione dei vasi).
L'aneurisma della arteria aorta (arteria che parte dal cuore e giunge fino all'addome dove poi si divide in vari rami)è una patologia diversa che non ha alcuna correlazione con gli aneurismi cerebrali.
E' una patologia che ha maggior incidenza in età adulta (60-80 anni).
Gentile signora, non si faccia venire <paturnie> alla ricerca di patologie, altrimenti passerà la Sua vita da un laboratorio medico all'altro.
Cordialmente
mi compiaccio che Sua zia stia migliorando.
Ovviamente sarà necessario un periodo di controlli clinici seriati nel tempo al fine di cogliere eventuali modificazioni che potrebbero subentrare con l'instaurarsi della dilatazione ventricolare (idrocefalo post emorragico)
Per quanto riguarda la Riabilitazione, in Italia, Puglia compresa, ci sono molti Centri validi e non credo sia necessario varcare i patri confini solo per questo.
I deficit residuati sono l'effetto del sanguinamento e, in parte delle necessarie manovre chirurgiche.
La completa riabilitazione di tali deficit è difficile e buoni risultati, seppur incompleti, si possono ottenere anche qui da noi.
Per quanto riguarda il <vostro> problema di famiglia, il mio discorso è valido solo per gli aneurismi cerebrali che, per la maggior parte congeniti, possono essere diagnosticati con una angio-RM (è un normale esame RM con un software per la visualizzazione dei vasi).
L'aneurisma della arteria aorta (arteria che parte dal cuore e giunge fino all'addome dove poi si divide in vari rami)è una patologia diversa che non ha alcuna correlazione con gli aneurismi cerebrali.
E' una patologia che ha maggior incidenza in età adulta (60-80 anni).
Gentile signora, non si faccia venire <paturnie> alla ricerca di patologie, altrimenti passerà la Sua vita da un laboratorio medico all'altro.
Cordialmente
[#4]
Utente
Gentile Dr. Migliaccio,
la ringrazio per la Sua tempestiva risposta e terrò conto del Suo invito a non andare "a caccia" di patologie; è una strada che non porta da nessuna parte! Sono d'accordo con Lei che "in casa" abbiamo ottime strutture riabilitative; in Puglia, ho sentito parlare un gran bene del Centro di Cassano delle Murge, lo conosce?? I familiari sono disposti a portarla ovunque si possa ottenere il miglior risultato, ovunque si possano sfruttare al meglio le sue capacità, indubbiamente ridotte e compromesse. Lei potrebbe indicarmi alcuni Centri d'eccellenza? Ovunque essi si trovino, andranno bene! Proprio ieri sera ho appreso che di qui a poco sarà ri-operata, se non sbaglio anche per chiudere la calotta cranica. Il reparto di neurologia non è adatto per la serietà delle sue condizioni... si attende una posto libero in neurochirurgia. Mi chiedo, quando si può dire che un paziente è fuori dal coma?? Ci sono vari gradini del coma, immagino; ma quali sono le condizioni per dire "ne è uscita". Non credo che per Cristina, al momento, si possa affermare questo; non parla, spesso è più stanca del solito e meno reattiva agli stimoli, non sempre ha l'occhio aperto... Ce ne vuole, immagino! Mi auguro solamente che non sia stato troppo azzardato mandarla in reparto per "far spazio" in rianimazione.
La ringrazio ancora per la collaborazione e La ringrazio sinceramente
Rosaria
la ringrazio per la Sua tempestiva risposta e terrò conto del Suo invito a non andare "a caccia" di patologie; è una strada che non porta da nessuna parte! Sono d'accordo con Lei che "in casa" abbiamo ottime strutture riabilitative; in Puglia, ho sentito parlare un gran bene del Centro di Cassano delle Murge, lo conosce?? I familiari sono disposti a portarla ovunque si possa ottenere il miglior risultato, ovunque si possano sfruttare al meglio le sue capacità, indubbiamente ridotte e compromesse. Lei potrebbe indicarmi alcuni Centri d'eccellenza? Ovunque essi si trovino, andranno bene! Proprio ieri sera ho appreso che di qui a poco sarà ri-operata, se non sbaglio anche per chiudere la calotta cranica. Il reparto di neurologia non è adatto per la serietà delle sue condizioni... si attende una posto libero in neurochirurgia. Mi chiedo, quando si può dire che un paziente è fuori dal coma?? Ci sono vari gradini del coma, immagino; ma quali sono le condizioni per dire "ne è uscita". Non credo che per Cristina, al momento, si possa affermare questo; non parla, spesso è più stanca del solito e meno reattiva agli stimoli, non sempre ha l'occhio aperto... Ce ne vuole, immagino! Mi auguro solamente che non sia stato troppo azzardato mandarla in reparto per "far spazio" in rianimazione.
La ringrazio ancora per la collaborazione e La ringrazio sinceramente
Rosaria
[#5]
Il riposizionamento dellla teca cranica asportata per eseguire l'intervento è una necessità non solo estetica, ma funzionale e di protezione del cervello.
Non conosco personalmente quel Centro di Riabilitazione, ma potrà avere informazioni dettagliate dagli stessi colleghi che hanno operato la zia.
Io conosco i Centri lombardi situati quasi tutti attorno a Milano.
Per accedere però so che è necessario l'accordo, previo scambio di informazioni cliniche, tra la Struttura di provenienza e il centro scelto per l'eventuale ricovero.
Con i più cordiali saluti
Non conosco personalmente quel Centro di Riabilitazione, ma potrà avere informazioni dettagliate dagli stessi colleghi che hanno operato la zia.
Io conosco i Centri lombardi situati quasi tutti attorno a Milano.
Per accedere però so che è necessario l'accordo, previo scambio di informazioni cliniche, tra la Struttura di provenienza e il centro scelto per l'eventuale ricovero.
Con i più cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 15.5k visite dal 26/07/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ictus
Come riconoscere l'ictus? Ischemico o emorragico: scopri le cause, i fattori di rischio e i sintomi. Cure e guarigione: terapie possibili e complicanze.