Lombalgia ernia discale l5-s1

Buongiorno. sono un ragazzo di 25 anni, 74 kg per 175 cm di altezza.
Da 2 anni, dopo un periodo prolungato di lavoro fisico estenuante, è iniziato un dolore Lombosciatalgico dx. A seguito di RM mi viene diagnosticata ernia L5-s1, mediana e paramediana bilaterale del disco stesso, sottolegamentosa, con accenno ad impronta sul sacco durale, un po' ridotto lo spessore del disco.
procedo con la terapia farmacologica e, a seguito del fallimento di questa, effettuo fisioterapia e agopuntura senza riscontrare miglioramenti. infine pratico un breve ciclo di 4 infiltrazioni epidurali con cortisone che mi fanno sparire il dolore alla gamba dx. ma non nella zona sacrale.
dopo questo breve periodo di miglioramento, senza traumi particolari la sintomatologia si fà lentamente più dolorosa nela zona sacrale, ambo i glutei con fastidio nella faccia antero-laterale della coscia destra senza interesse alla zona inferiore delle gambe nè dei piedi.
Comincio un ciclo di ozonoterapia paravertebrale e integrazione con Normast, Nicetile e Byodinoral che mi danno un discreto sollievo. Dopo RM di controllo emerge: Disidratato il disco L5-S1, lievemente ridotto in altezza, esso presenta voluminosa ernia estrusa mediana che determina impronta su entrambe le radici, maggiormente a sinistra, nei confronti del precedente esame l'ernia è più ampia con maggiore contatto con entrambe le radici nervose. L'elettromiografia invece segnala denervazione parziale (di grado modesto e con qualche aspetto più recente) al territorio radicolare di L5 a dx, non vi è interessamento radicolare all' arto inf. di sx.
A questo punto effettuo una visita da un Neurochirurgo che constata marcia senza caratteri patologici; Lasegue ai gradi alti bilateralmente; non deficit s-m.
Mi sconsiglia la microdiscectomia a causa della mia giovane età, suggerisce invece attendere che l'ernia diminuisca da sola con gli anni od altre tecniche percutanee mini- invasive perchè, secondo lui, l'ernia è molto voluminosa ma ancora contenuta e non estrusa come invece avevano diagnosticato il radiologo e l'ozonoterapeuta.

Ora, la mia domanda è: sapendo che gli interventi percutanei sono praticabili solo in caso di ernia contenuta come posso capire se questa ernia lo è ancora o se è effettivamente estrusa? Inoltre: è veramente così problematico sottoporsi ad un intervento a cielo aperto alla mia età? se lo facessi dopo quanti anni (teoricamente) potrei sviluppare problemi tali da dover ricorrere a distanziatori discali o simili? Gradirei moltissimo se qualche professionista di questo sito potesse darmi un parere in merito; mi rendo anche disponibile qualora qualcuno desiderasse prendere visione delle risonanze da me effettuate per darmi un parere riguardo all'estrusione o meno dell'ernia
Con profondo apprezzamento per il lavoro che svolgete in questa sede, auguro buona giornata a tutti i professionisti di MEDICITALIA.

Nicola
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signor Nicola,
l'intervento a cielo aperto con tecnica microchirurgica, ovvero eseguito al microscopio operatorio, è la metodica migliore poichè consente di avere sotto controllo tutta la zona anatomica di accesso chirurgico.
Le metodiche percutanee possono essere valide a seconda di molte variabili che sarebbe lungo discutere in questa sede.

Se l'ernia è voluminosa e se Lei avverte disturbi "nella zona sacrale", forse sarebbe opportuno riconsiderare l'atteggiamento terapeutico, sia perchè è un pò difficile capire dalle immagini RM se un disco voluminoso è estruso o ancora contenuto, sia perchè, aspettando che l'ernia si riduca, i sintomi clinici potrebbero aggravarsi seriamente.

Inviare le immagini servirebbe a poco perchè, come Le dicevo la decisione e l'indicazione terapeutica scaturisce principalmente dall'esame clinico del paziente.
Una massima importante: <Si deve operare il paziente, non la sua RM!>

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti




[#2]
dopo
Utente
Utente
Anzitutto la ringrazio per la risposta veramente celere, ho anche avuto modo di leggere in questo sito un suo articolo molto esaustivo riguardo l'approccio chirurgico.

Chiedo scusa, cosa intende dire per "sarebbe opportuno riconsiderare l'atteggiamento terapeutico"? Forse che, qualora ci fossero le condizioni per farlo, è il caso di prendere in considerazione l'eventualità della via chirurgica?
Francamente a causa della mia insoddisfacente qualità di vita sarei propenso a orientarmi verso questa scelta ma la cosa che mi preoccupa è che essa mi possa portare ad un precoce "consumo" del disco fino a dover ricorrere ai distanziatori che tanto temo, ora, se tale problema mi si dovesse presentare all' età di 50, 60 anni me ne potrei fare anche una ragione me se invece questo dovesse accadere dopo una decade o addirittura a pochi anni dall'intervento allora lo escluderei.

Mi rendo conto che a distanza e senza esame clinico non è possibile dare un responso certo e personalizzato ma sarebbe gentilmente in grado di dirmi se i miei timori sono ragionevoli e fondati?

Le porgo cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Si, certamente! I Suoi timori sono infondati e poco ragionevoli in quanto non supportati da alcuna conoscenza di Medicina e quindi del caso che La riguarda.
Innanzi tutto la Sua qualità di vita potrebbe peggiorare proprio se non si sottopone all'intervento, in secondo luogo se il disco è espulso, cioè fuori dalla sua sede,è già "consumato", cioè inservibile.

Il disco non è più al suo posto, non esercita alcuna funzione se non quella di comprimere le radici della cauda (le radici che nascono dal midollo spinale e si distribuiscono agli organi genitali e agli arti inferiori ecc.) danneggiandole.
Ne parli con chi Le consiglia di aspettare 20 -30 anni!

Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la sua disponibilità e chiarezza, ora provvederò a fare ulteriori accertamenti ed eventualmente, rincuorato dalle sue delucidazioni, intraprendere la via chirurgica.

Le auguro buon lavoro e una buona giornata.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor Migliaccio, la volevo aggiornare sulla mia situazione.
20 giorni fa mi sono sottoposto ad un intervento di discectomia endoscopica, non mi è stata data alcuna indicazione di indossare un busto o assumere medicinali ed io mi sono strettamente attenuto alle raccomandazioni di riposo.
Ad ora, però, a distanza di 3 settimane non mi sento ancora in condizioni di tornare alle mie normali attività quotidiane, in particolare avverto dolori ossei alla digitopressione di vertebre lombari e ileo, non riesco a stare seduto più di qualche minuto e nemmeno in piedi per più di una quindicina, in generale sento ancora tutti i fastidi che precedevano l'operazione ed anche più fortemente, non ho invece problemi alle gambe (che non avvertivo neanche prima dell'intervento), e nemmeno febbre.

Lei cosa ne pensa? è bene che mi faccia visitare dal neurochirurgo che mi ha seguito o i miei fastidi fanno parte di un normale decorso post operatorio?

Ho pensato di esporre prima i miei dubbi in questa sede perché il neurochirurgo curante riceve a 130 km da me e nelle condizioni in cui sono il solo viaggio mi spaventa.

Grazie anticipatamente e cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Sono domande che deve rivolgere al neurochirurgo curante e non a chi Le aveva consigliato l'intervento di microchirurgia.

Auguri