Il sonno che faccio

salve, sono una donna di 41 anni.
faccio le pulizie in un grande ente pubblico
ed i miei orari di lavoro sono per 5 giorni
dalle 06.00 del mattino alle 12.30,
alzandomi alle 04.30 del mattino con una buona colazione,
poi un giorno di riposo,
e poi per altri cinque giorni lavoro
dalle 17.30 alle 24 rientrando a casa alla 01.00
e andando a dormire verso le 02.00- 02.30
del mattino.
sono stata così dettagliata negli orari
perchè nonostante abbia questo ritmo di lavoro
da diversi anni,
sono invece diversi mesi che ho problemi
di ipersonnia.
durante il giorno di riposo mi capita veramente
di passare la giornata a dormire
alzandomi solo per mangiare e subito
tornare a dormire,
e così mi succede anche durante la normale giornata.
quando lavoro di mattina torno a casa verso
le quattordici, dormo fino alle sedici e trenta,
mangio e mi riaddormento fino alle diciannove,
mangio un frutto,
e poi verso le venti e trenta ricomincio
a dormire fino alle quattro e trenta
del mattino del giorno dopo.
non bevo molti caffè, ma quando ho provato
a berne specie nel pomeriggio,
non ne ho trovato nessun beneficio.
il problema è che quasto continuo dormire
mi sta causando problemi di vita
cosiddetta normale.
non vado quasi più in palestra,
non mi vedo con amiche,
addirittura faccio fatica
ad andare a fare la spesa.
è vero che ho avuto un periodo
anche emotivo faticoso,
ma il sonno che faccio
non è disturbato ma al contrario
molto forse anche troppo soddisfacente
perchè quando mi sveglio sono comunque
ben riposata.
ne ho parlato con il mio medico di base
e facendo le analisi del sangue,
le uniche due anomalie sono state
trigliceridi ed albumina bassi
rispetto al range.
se poteste darmi un aiuto concreto
che non sia di bere più caffè,
ve ne sarò ben lieta,
anche perchè a me il caffè
neanche piace. :))
grazie infinite a voi.

[#1]
Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 75.2k 2.3k 20
Gentile Utente,

l'unico modo di affrontare seriamente il problema è di rivolgersi ad un centro del sonno ed avere una diagnosi precisa in base alla quale potere instaurare un'adeguata terapia.

Cordiali saluti

Dr. Antonio Ferraloro

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