Probabile s.l.a. o neuropatia diabetica

Ho un lontano parente, che recentemente, dopo che la moglie è stata colpita da demenza senile e alzheimer ad evoluzione molto rapida, è stato colpito a sua volta da tetrapalegia agli arti inferiori e con limitazioni nei movimenti delle mani . Ricoverato presso l'ospedale di Modica (RG) è stato dimesso dopo un paio di settimane di ricovero con tre presunte diagnosi: S.L.A. - Neuropatia diabetica - Pressione midollare causate da alcune ernie cervicali. Al soggetto non è stata consigliata nessuna terapia ne tanto meno un qualche istituto specialistico di eccellenza a cui rivolgersi per eseguire gli accertamenti necessari a definire la patologia di cui è affetto e la eventuale terapia. Ora la situazione familiare com'è evidente è del tutto insostenibile in quanto entrambi completamente disabili e immobilizzati sono accuditi dalla figlia che non è in grado di svolgere indagini per migliorare la situazione del padre. Chiedo se nella città di Messina, provincia in cui io risiedo,vi sia un centro specialistico per far sottoporre il mio parente ad indagini strumentali, quale è la procedura per eseguirne il trasferimento (di persona immobilizzata) da Modica a Messina e la relativa prassi per effettuarne il ricovero. Mi scuso per queste domande che potrebbero sembrare futili, ma non sono addentro in questioni della sanità e non so come muovermi soprattutto come fare per far ricoverare un ammalato. Ringrazio per l'aiuto che riuscirete a darmi a risolvere questa situazione drammaticamente umana.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signore,
quanto riferisce mi sembra alquanto strano e soprattutto ancora più strano che il Suo parente si sia rassegnato a tale diagnosi.
In verità non si tratterebbe di una sola diagnosi, ma di ben tre diverse, e la cosa sembrerebbe assurda, anche in considerazione della gravità dei sintomi.

Viene fatta la diagnosi di SLA, di neuropatia diabetica e di compressione midollare cervicale.
Tutte e tre queste patologie in effetti dare come sintomi la tetraplegia e non ci si preoccupa di fare la diagnosi differenziale?
La tetraplegia se dovessse essere dovuta alla compressione midollare potrebbe essere curata con un intervento chirurgico e sia i medici che il Suo parente non sve ne preoccupate?

Spero che quanto Lei ha scritto sia frutto di una errata trascrizione delle diagnosi.

Ci dia notizie più dettagliate e molto precise.

Cordialità

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dopo
Utente
Utente
Gentile dr. Migliaccio,
innanzitutto La ringrazio per il Suo interessamento al caso del mio parente.
Mi spiace, però, di non essere creduto della veridicità del mio racconto forse perché non corroborato dagli opportuni esami . Capisco anche che la storia descritta ha dell’incredibile se si tiene conto che si svolge in un paese dove la medicina nel suo insieme sia ritenuta alla pari e forse,in qualche caso, al di sopra degli altri paesi europei. Ma la situazione rimane proprio quella che ho descritto. L’unica cosa che a discolpa della struttura ospedaliera in cui è stato ricoverato il paziente è perchè tale struttura è priva della branca di neurologia e si avvale di collaborazioni esterne.
Peccato che non posso farLe avere la cartella clinica e il cd della risonanza magnetica l’esito della TC e dell’elettromiografia effettuati in ospedale a dimostrazione delle mie affermazioni.
Tenga conto che il mio appello è stato lanciato anche alle associazioni locali dei familiari ammalati di S.L.A. al fine di ricevere indicazioni utili a capire come fare a far ricoverare l’interessato. Senza, purtroppo, alcun esito
Mi sono rivolto, anche, al locale Policlinico universitario, dove mi sono recato personalmente, ma a causa di indisponibilità di posti letto sono riuscito ad ottenere solo la promessa verbale che “il caso sarà tenuto presente non appena ci sarà un posto letto libero”.
Come vede caro dottore non è che non ci si stia preoccupando (anche se io sono soltanto un lontano parente che purtroppo vive in un’altra città lontana diverse centinaia di km dal malato) ma tutta questa vicenda è dovuta, forse, al caso ed ad un ingranaggio perverso dov’è difficile per un non addetto ai lavori potersi districare.
.Nel frattempo l’interessato si aggrava in quanto oltre alla completa immobilizzazione degli arti inferiori e la già limitata funzionalità delle dita delle mani quest’ultimi hanno perduto quasi del tutto la loro attività tanto che adesso deve essere imboccato in quanto non riesce più a tenere le stoviglie in mano.
La cosa più grave, a mio modesto parere, e che l’ospedale non si sia attivato per ricoverare direttamente il paziente presso un ospedale ove era possibile fare una diagnosi attendibile magari attraverso esami differenziati che ad “excludendum” si potesse arrivare ad un diagnosi certa e a praticare una qualche terapia utile alla diagnosi.
Infine, mi lasci esprimere la mia amarezza nel constatare come nel “forum di medicitalia” ci siano tanti medici specializzati in neurologia residenti nella zona da dove ho lanciato il mio appello e la sola persona che ha voluto interessarsi e a chiedere notizie più dettagliate sia Lei che esercita a Milano e che pertanto non può risolvere il problema del ricovero. A Lei, caro dottore MIGLIACCIO, và, in ogni caso, la mia gratitudine e il mio più sentito ringraziamento. Con ogni cordialità e stima suo A.M.



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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. Signore,
La ringrazio per le parole di apprezzamento nei miei confronti.
Non sono io che non credo a Lei,non credo invece che sia possibile che da un Ospedale venga dimesso un paziente con 3 diagnosi diverse.
Non saprei in effetti come poter aiutare il Suo parente, ma sappia che sono disponibile per quanto mi dovvesse essere possibile.

Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
Egr. dr. Migliaccio
Finalmente dopo quasi un mese di quotidiane quanto pressanti richieste sono riuscito a trovare un'anima pia (un medico) che ha raccolto il mio appello e ha fatto ricoverare e ha disposto il ricovero del mio parente presso il locale Policlinico Universitario.
Purtroppo, dopo circa 20 giorni e dopo essere stato sottoposto a tutti gli esami di rito, l'interessato è stato dimesso in data odierna con la seguente diagnosi:
"mielopatia cervicale compressiva di natura spondilogenetica - Polineuropatia sensori-motoria."

L'esame neurologico effettuato evidenzia:
Paziente vigile orientato nel tempo e nello spazio.Decubito supino obbligato per il severo deficit di forza agli arti inferiori. Trofismo globalmente scaduto. Marcata ipotrofia dei mm interossei, dell'eminenza tenar ed ipotenar di entrambe le mani con atteggiamento ad artiglio. Ipostemia dei mm antibranchiali dell'avambraccio (MRC 3) (dx>sx) ipostenia dei mm interossei (MRC1) in entrambe le mani Paraparesi di grado severo (plegia a sinistra, minimi movimenti di flesso estensione piede destro) Segno di Babinski da ambo i lati. Ipoestesia supeficiale e anapallestia da D" in giù. Ritenzione urinaria. Stipsi ostinata"


Il referto del RMN CERVICO-DORSALE:"Si documenta discreto reperto di stenosi del canale spinale cervico a livello C6-C7 sostenuta da marcata protusione del margine posteriore discale, pruduzione osteofitosica marginosomatica pèosteriore ed iperrofia artrosica dei massicci articolari, prevalentamente sul versante di sinistra. L'insieme di tali reperti determina deformazione concentrica del sacco durale. E' inoltre rilevabile allo stesso livello, nel contesto della corda midollare. La presenza di circoscritto focolaio lesionale iperintenso delle scansioni a TR lungo, da riferire ad aree di sofferenza ischemica parenchimale cronica"

Dalla conseguente consulenza neurochirurgica si rileva che:

"il quadro di compressione midollare cervicale, pur essendo molto importanti, non riveste significato chirurgico per il quadro clinico ormai stabilizzato da mesi"
L' esame elettromiografico evidenzia "sofferenza neurogena da patologia dei tronchi nervosi periferici"
Effettuata consulenza Diabetologica con una diagnosi di "diabete di tipo II"
E' stato eseguito esame del liquor: "Isoelettrofocusing: si rileva la presenza di bande di oligoclonali nel siero e nel liquor. Re*erto non indicativo di sintesi intratecale di IgG oligoclonali"
Dal quadro su esposto mi sembra di capire:
1° che è stata esclusa la S.L.A.

2°che se si fosse intervenuto in tempo e cioè quando al primo segnale di mancanza di forza agli arti e quando ail paziente era ancora in grado di deambulare da solo un possibile intervento neurochirurgico(Cioè un anno fa) per togliere la compressione midollare avrebbe potuto evitare la completa immobilizzazione degli arti inferiori e il rattrappimento delle mani.
Non so invece individuare quale possa essere la prognosi e cioè se la immobilizzazione continuerà a progredire interessando altri organi quali intestino, vescica e funzioni respiratorie ecc. fino a condurre alla morte il paziente? In merito cosa mi può dire Lei,Gentile dr.Migliaccio? La ringrazio per i suoi attesi e competenti commenti e le invio cordiali saluti
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signore,
non ho elementi oggettivi per esprimere un parere sulle condizioni cliniche del Suo parente.
Posso intuire che quanto Lei stesso descrive al punto 2) possa essere più che realistico, ma solo la valutazione diretta potrebbe consentirmi di esprimere una diagnosi.
Di conseguenza non so dirLe se, pur nel grave stato clinico stabilizzato o in progressivo peggioramento, un intervento chirurgico possa produrre un qualche giovamento.
All'esordio dei sintomi, come mai non è stata posta una indicazione chirurgica?

Con cordialità
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.
A maggior chiarimento di quanto espostoLe nella mia precedente relazione e in risposta alla sua domanda perchè "all'esordio dei primi sintomi ( e cioè quando il paziente ha cominciato ad avvertire dolori all'arto inferiore e a improvvisa mancanza di forza tanto che nell'alzarsi per mettersi in piede è crollato a terra(questo succedeva quasi più di un anno fa)non sia stato preso un provvedimento di carattere chirurgico?"

Ebbene, caro Dr. Migliaccio,purtroppo si sono verificati una serie di concomitante quanto incredibile coincidenze che, ahimè in medicina, accadono spesso. Il mio parente gli era stata, alcuni anni prima, impiantata una protesi all'anca.
I dolori e la mancanza di forza che successivamente si erano presentate all'altra anca facevano ritenere al medico di famiglia, ma anche ai famigliari che si dovesse intervenire impiantando una protesi anche all'altra anca.
Tale ipotesi era suffragata da una radiografia all'anca che attestava che il femore era corroso e quindi da sostituire con una protesi.
L'interessato ha quindi continuato ad aspettare un ricovero per l'impianto di una protesi che aveva una lista di attesa di quasi un anno.
Nel frattempo egli deambulava sorreggendosi ad un bastone e ciò malgrado nel tempo abbia avuto ancora altri episodi di improvvisa perdita di forza agli arti.
Si è arrivato al ricovero attraverso il pronto soccorso solo quando è caduto e non è stato più in grado di rialzarsi.
Il ricovero effettuato presso un ospedale privo di un reparto specialistico di neurologia e di neurochirurgia hanno portato a quella dimissione senza una precisa diagnosi che aveva suscitato in Lei dell'incredulità .
L'impossibilità di un immediato ricovero ha portato altro deprecabile ritardo che hanno impedito d'intervenire chirurgicamente sulla compressione che aveva comportato alla paresi degli arti.
Il neurochirurgo che ha esaminato il paziente presso il policlinico dove era ricoverato verbalmente così si è espresso:"Un intervento a distanza di tanto tempo dal primo evento clinico non avrebbe dato quasi sicuramente risultati apprezzabili tali da compensare i gravi rischi che in un intervento del genere immmancabilmente si corrono".
Questo è quanto!
L'incompetenza e la negligenza l'hanno fatto da padroni e purtroppo, quando mi sono interessato dalla questione era ormai troppo tardi.
Ora all'interessato gli è stato prescritto una fisioterapia e una terapia farmacologica per cercare di attivare i nervi periferici attaccati dal diabete.
La ringrazio per l'attenzione che mi ha riservato e mi scuso di averLe fatto perdere del tempo con ogni cordialità
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