Carcinoma vena cava superiore
Salve a tutti, vi ringrazio fin d'ora per le risposte esaurienti che sicuramente riceverò da voi professionisti nel settore della medicina, vi sottopongo il mio caso, Mio papà, 59 anni, non fumatore non bevitore e attentissimo nel mangiare, ha recentemente fatto degli esami (Tac,radiografie,pet con contrasto ecc ecc) in quanto soffrifa da tempo di una tosse secca diagnosticatagli dal medico come tosse da stress, insomma da questi esami gli hanno diagnosticato un carcinoma al polmone dx, che secondo l'oncologo funzionava ormai da mesi al 10% scarso, ultimamente ha avuto anche delle forti tachicardie....fissato l'intervento la mattina stessa l'oncologo decide di cambiare strategia e rimuovere completamente il polmone che oramai era troppo compromesso e avrebbe garantito solo futuri rischi.....dopo qualche ora di intervento un oncologo dell'equipe torna in camera e annuncia che l'operazione non è stata possibile in quanto non avevano visto che il carcinoma è esteso nella vena cava superiore.....quindi non hanno rimosso nulla....gli hanno prescritto chemio e radio per diverse sedute e poi FORSE un'intervento di ricostruzione della vena cava, ora io mi chiedo come mai non hanno intanto rimosso il grosso? e come mai non si puo subito operare la vena ma bisogna prima trattare questo carcinoma con le suddette terapie??..
Grazie e Cordiali Saluti
Grazie e Cordiali Saluti
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Carissimo,
le sue domande sono leggittime.
Un intervento di questa portata ha la velleità di solito, di essere radicale, cioè di eradicare la malattia. Il fatto di infiltrare un grosso vaso, di per sè, inficia questo intento, in quanto si ipotizza una colonizzazione della corrente sanguigna da parte delle cellule neoplastiche e probsbilmente l'impossibilità a resecare un grosso vaso portante drenante nel cuore. Di conseguenza si opta per terapie alternative meno invasive. Non ho i mezzi per poter dire se vlaleva la pena aprire il torace e non effettuare più il trattamento chirurgico detto; in ogni caso il trattamento combinato radio-chemioterapico, nelle sue modalità specifiche, è da definire in funzione della reale estensione della malattia a livello intratoracico(stadio localmente avanzato). Per questo è necessario sapere tutti i dettagli e fare una valutazione multidisciplinare in funzione del tipo di intervento fatto, anche se parziale,
tra chirurgo, oncologo radioterapista e chemioterapista.
Cordialità
Filippo alongi
le sue domande sono leggittime.
Un intervento di questa portata ha la velleità di solito, di essere radicale, cioè di eradicare la malattia. Il fatto di infiltrare un grosso vaso, di per sè, inficia questo intento, in quanto si ipotizza una colonizzazione della corrente sanguigna da parte delle cellule neoplastiche e probsbilmente l'impossibilità a resecare un grosso vaso portante drenante nel cuore. Di conseguenza si opta per terapie alternative meno invasive. Non ho i mezzi per poter dire se vlaleva la pena aprire il torace e non effettuare più il trattamento chirurgico detto; in ogni caso il trattamento combinato radio-chemioterapico, nelle sue modalità specifiche, è da definire in funzione della reale estensione della malattia a livello intratoracico(stadio localmente avanzato). Per questo è necessario sapere tutti i dettagli e fare una valutazione multidisciplinare in funzione del tipo di intervento fatto, anche se parziale,
tra chirurgo, oncologo radioterapista e chemioterapista.
Cordialità
Filippo alongi
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
[#2]
Gentile utente concordo con il dr. Alongi.Del resto nonostante le scarse informazioni che ci ha fornito, Lei stesso ci descrive che " l'oncologo ha modificato la strategia programmata" inizialmente,perchè durante l'atto chirurgico probabilmente si è reso conto dell'impossibilità di resecare il grosso vaso con intento radicale !
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#3]
Ex utente
Salve torno a scrivervi per chiedervi un'altro parere dopo quasi un'anno, beh di cose ne sono successe, dopo diversi cicli di chemio e dopo la radioterapia i medici hanno decretato a mio padre la sentenza "tutti prima o poi dobbiamo morire", al che finalmente mio padre ha deciso di rivolgersi altrove, dove nonostante la parziale devastazione del corpo dovuta alle varie terapie hanno deciso che fosse un caso operabile, gli è stato tolto il polmone destro, e ricostruita in parte la vena cava superiore, per quanto riguarda il chirurgo la malattia non c'è più, è stata tolta completamente e non ci sono metastasi visibili con esami, mio padre ha trascorso due giorni in terapia intensiva e ormai 9 giorni in camera, non è mai stato intubato dopo l'intervento, però il decorso operatorio è parecchio preoccupante, passa da giornate in cui si sforza molto di parlare e cammina anche per ore, a giornate in cui è totalmente abbattutto, gli sale la febbre, si alza appena dal letto e necessita addirittura di ossigeno, ora io mi chiedo se la situazione sia normale a una decina di giorni trascorsi dopo l'intervento, e vorrei sapere una volta per tutte concretamente da cosa sono dovuti i rischi che lui corre in questo momento, i medici non fanno altro che parlare di possibili complicazioni, ma c'è poca concretezza nelle loro affermazioni, dicono che la situazione non va male ma che queste complicazioni possono insorgere da un momento all'altro, e che centra molto il fatto che sia stato sottoposto alla radioterapia, ma sono sempre molto vaghi.....chiedo a voi esperti una spiegazione concreta, io penso che sapere il più possibile sia sempre d'aiuto....
[#4]
Più che mai in questo momento, solo i medici che lo seguono possono darle la migliore idea possibile sulla situazione di suo padre.
E' frequente che un paziente con un intervento impegnativo, già decisamente pretrattato con varie metodiche e con un fisico già provato da una lunga storia di malattia e di cure, possa avere un decorso post-operatorio lungo, delicato e suscettibile di varie complicanze. Deve considerare che dopo tutto questo ora la funzione respiratoria e cardiocircolatoria si deve adattare anche all'asportazione di una parte più o meno ampia di tessuto polmonare.
Le posso comunque confermare che gli esiti della radioterapia possono aver reso l'intervento tecnicamente più complesso, ma comunque quando è stata eseguita era necessaria in un caso così. Tutto quello che le posso dire è comunque generico perchè, ripeto, solo i medici che lo stanno seguendo conoscono "concretamente" il dettaglio della sua situazione momento per momento.
Cordiali Saluti
Dr Vito Barbieri
E' frequente che un paziente con un intervento impegnativo, già decisamente pretrattato con varie metodiche e con un fisico già provato da una lunga storia di malattia e di cure, possa avere un decorso post-operatorio lungo, delicato e suscettibile di varie complicanze. Deve considerare che dopo tutto questo ora la funzione respiratoria e cardiocircolatoria si deve adattare anche all'asportazione di una parte più o meno ampia di tessuto polmonare.
Le posso comunque confermare che gli esiti della radioterapia possono aver reso l'intervento tecnicamente più complesso, ma comunque quando è stata eseguita era necessaria in un caso così. Tutto quello che le posso dire è comunque generico perchè, ripeto, solo i medici che lo stanno seguendo conoscono "concretamente" il dettaglio della sua situazione momento per momento.
Cordiali Saluti
Dr Vito Barbieri
Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 19.9k visite dal 19/04/2007.
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