Un adenocarcinoma non
A mio padre è stato diagnosticato un adenocarcinoma non a piccole cellule del polmone destro con secondarismi polmonari. Non vi sono metastasi in altri organi, la lesione coinvolge il ramo segmentario del bronco posteriore destro (formazione solida a margini spiculata di 58 mm, con SUV max 26.6), vi sono millimetrici e subcentimetrici noduli (almeno 9, con incremento del metabolismo glicidico) sparsi in tutti i segmenti del polmone destro, nodulo centimetrico al segmento superiore del lobo superiore destro (SUV max 2.8), nodulo di 14mm al segmento apicale anteriore sinistro (SUV max 10.3) micronoduli al parenchima polmonare sx, linfoadenopatie ilomediastiniche a destra, il maggiore nella loggia del Barety di 19 mm (SUV max 7.0).
Sta effettuando trattamento chemioterapico con schema Carboplatino AUC 5 + Paclitaxel 175 mg/mq + Bevacizumab 15 mg/kg con cicli ripetuti ogni 21 giorni.
Chiedo un parere tecnico circa il programma terapeutico e i risultati che si possono ottenere grazie a questo.
Come agiscono questi farmaci e cosa ci si aspetta che facciano?
Sarebbe o sarà possibile effettuare una lobectomia?
Attualmente vi sono terapie innovative migliori alternative a quella citata o interventi (magari trapianti di bronchi i di polmoni) in fase sperimentale. Si possono porre effettive speranze nella ricerca (di nuovi farmaci o di nuovi interventi) in questo caso?
Sarebbe opportuno in questo caso fare una ricerca delle mutazioni che hanno causato il tumore anche se mio padre è un fumatore (perché ho sentito che vi sono farmaci come Erlotinib che agisce principalmente su i non fumatori ma il tipo di carcinoma di mio padre non è quello più presenti dei fumatori, allora anche se è poco probabile, non potrebbe anche avere quella particolare mutazione?)?
Mi scuso per la prolissità ma ho molti dubbi e ho cercato di essere il più chiaro possibile, spero di avere risposta. Ringrazio anticipatamente, Francesco.
Sta effettuando trattamento chemioterapico con schema Carboplatino AUC 5 + Paclitaxel 175 mg/mq + Bevacizumab 15 mg/kg con cicli ripetuti ogni 21 giorni.
Chiedo un parere tecnico circa il programma terapeutico e i risultati che si possono ottenere grazie a questo.
Come agiscono questi farmaci e cosa ci si aspetta che facciano?
Sarebbe o sarà possibile effettuare una lobectomia?
Attualmente vi sono terapie innovative migliori alternative a quella citata o interventi (magari trapianti di bronchi i di polmoni) in fase sperimentale. Si possono porre effettive speranze nella ricerca (di nuovi farmaci o di nuovi interventi) in questo caso?
Sarebbe opportuno in questo caso fare una ricerca delle mutazioni che hanno causato il tumore anche se mio padre è un fumatore (perché ho sentito che vi sono farmaci come Erlotinib che agisce principalmente su i non fumatori ma il tipo di carcinoma di mio padre non è quello più presenti dei fumatori, allora anche se è poco probabile, non potrebbe anche avere quella particolare mutazione?)?
Mi scuso per la prolissità ma ho molti dubbi e ho cercato di essere il più chiaro possibile, spero di avere risposta. Ringrazio anticipatamente, Francesco.
[#1]
Gentile Francesco,
il caso di suo padre è già in trattamento con una chemioterapia con intento neoadiuvante che risulta abbastanza intensiva considerato che in genere si usa negli stadi IIIB e IV, e questo sarebbe uno stadio IIIA se i linfonodi sono solo quelli che ha indicato e non ve ne sono di controlaterali.
In questo stadio è possibile in una parte dei casi ottenere la "scomparsa" dei linfonodi mediastinici e quindi l'operabilità.
Questa andrà condotta non prima di un mese dall'ultimo ciclo (lo richiede il bevacizumab). Tuttavia è il chirurgo toracico che può esprimersi sull'operabilità e sul tipo di intervento anche perchè vede le immagini radiologiche.
Altre terapie biologiche (come gefitinib o erlotinib dopo ricerca della mutazione attivante l'EGFR) non sono applicabili in questo stadio.
A disposizione per eventuali altri quesiti.
il caso di suo padre è già in trattamento con una chemioterapia con intento neoadiuvante che risulta abbastanza intensiva considerato che in genere si usa negli stadi IIIB e IV, e questo sarebbe uno stadio IIIA se i linfonodi sono solo quelli che ha indicato e non ve ne sono di controlaterali.
In questo stadio è possibile in una parte dei casi ottenere la "scomparsa" dei linfonodi mediastinici e quindi l'operabilità.
Questa andrà condotta non prima di un mese dall'ultimo ciclo (lo richiede il bevacizumab). Tuttavia è il chirurgo toracico che può esprimersi sull'operabilità e sul tipo di intervento anche perchè vede le immagini radiologiche.
Altre terapie biologiche (come gefitinib o erlotinib dopo ricerca della mutazione attivante l'EGFR) non sono applicabili in questo stadio.
A disposizione per eventuali altri quesiti.
Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro
[#2]
Ex utente
Gentile Dr. Barbieri,
la ringrazio per la risposta, per quanto riguarda l'operabilità ho posto una domanda simile nella categoria chirurgia toracica, anche se, come ha detto lei, il chirurgo deve vedere le immagini radiologiche.
Riguardo alla sua risposta, perché i medici hanno scelto di effettuare una terapia che si usa negli stadi IIIB e IV se si tratta di uno stadio IIIA? E' possibile che in realtà vi siano linfonodi ingrossati contro laterali visualizzati con la TAC ma non con la PET? E in questo caso caso è più importante il risultato della TAC o della PET?
Nel caso in cui si ottenga l'operabilità quali sono le reali speranze di miglioramenti della qualità della vita? E' necessario ancora continuare la terapia dopo l'intervento?
Nuovamente grazie per la risposta, è stato molto gentile.
Con osservanza, Francesco.
la ringrazio per la risposta, per quanto riguarda l'operabilità ho posto una domanda simile nella categoria chirurgia toracica, anche se, come ha detto lei, il chirurgo deve vedere le immagini radiologiche.
Riguardo alla sua risposta, perché i medici hanno scelto di effettuare una terapia che si usa negli stadi IIIB e IV se si tratta di uno stadio IIIA? E' possibile che in realtà vi siano linfonodi ingrossati contro laterali visualizzati con la TAC ma non con la PET? E in questo caso caso è più importante il risultato della TAC o della PET?
Nel caso in cui si ottenga l'operabilità quali sono le reali speranze di miglioramenti della qualità della vita? E' necessario ancora continuare la terapia dopo l'intervento?
Nuovamente grazie per la risposta, è stato molto gentile.
Con osservanza, Francesco.
[#3]
Gentile Francesco,
La terapia scelta, tipo stadio IV, non è un "di meno" ma semai un "di più".
Purtroppo rileggendo il referto e non potendo vedere le immagini, mi viene il dubbio che abbiano scelto di cominciare con questa terapia perchè se ci sono noduli ocntrolaterali (noduli a sx con tumore principale a dx) veramente neoplastici, si tratterebbe più che altro di uno stadio IV e tramonterebbe la possibilità di un intervento radicale.
E' fondamentale valutare le immagini di rivalutazione che saranno ottenute dopo alcuni cicli di terapia.
La terapia scelta, tipo stadio IV, non è un "di meno" ma semai un "di più".
Purtroppo rileggendo il referto e non potendo vedere le immagini, mi viene il dubbio che abbiano scelto di cominciare con questa terapia perchè se ci sono noduli ocntrolaterali (noduli a sx con tumore principale a dx) veramente neoplastici, si tratterebbe più che altro di uno stadio IV e tramonterebbe la possibilità di un intervento radicale.
E' fondamentale valutare le immagini di rivalutazione che saranno ottenute dopo alcuni cicli di terapia.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.2k visite dal 24/04/2011.
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