Epatocarcinoma primitivo su fegato sano - chemioembolizzazione/resezione??? - assistenza
Vi scrivo per mio padre, età 64 anni, con condizioni fisiche generali buone.
Da poco gli è stato diagnosticato un epatocarcinoma primitivo su fegato sano, con n. 6/8 lesioni epatiche di dimensioni comprese tra 0,2 e 5,6 cm.
Abbiamo consultato 2 equipe specializzate nel centro e nel nord Italia.
Lo specialista (primario,chirurgo-trapiantista) del centro biliare-pancreatico-epatico e dei trapianti afferma che, nonostante le numerose lesioni sarebbe possibile un intervento di resezione.
Questi afferma che i rischi post-operatori di possibili complicazioni sarebbero intorno al 50%. Afferma anche che la resezione dopo un trattamento di chemioembolizzazione non sarebbe facilmente realizzabile e quindi propende per l'operazione.
L'altra equipe (oncologi-chirurghi-radio interventista) afferma sia preferibile un pre-trattamento di chemioembolizzazione super-selettiva, con eventuale e successivo intervento chirurgico.
Vi chiedo dunque:
1 - i rischi connessi all'operazione di resezione immediata valgono gli eventuali benefici maggiori provenienti da questo tipo di intervento?
2 - la chemioembolizzazione porta a gravi scompensi sulla parte sana di fegato, dopo il trattamento?
3 - quali i pro e i contro della chemioembolizzazione?
4 - con quale tecnica secondo voi è maggiormente combattibile il tumore?
5 - quali sono i migliori centri in Italia per il trattamento di tale neoplasia?
Aggiungo che mio padre si è accorto tramite un controllo casuale della presenza di lesioni epatiche, poi rivelatesi non angiomi o cirrosi regresse, ma tumore.
Non ci sono stati sintomi di alcuna natura.
La sua condizione fisica è buona (ha appetito, è attivo fisicamente).
Ringrazio in anticipo gli specialisti che vorranno rispondermi.
Cordialmente,
Da poco gli è stato diagnosticato un epatocarcinoma primitivo su fegato sano, con n. 6/8 lesioni epatiche di dimensioni comprese tra 0,2 e 5,6 cm.
Abbiamo consultato 2 equipe specializzate nel centro e nel nord Italia.
Lo specialista (primario,chirurgo-trapiantista) del centro biliare-pancreatico-epatico e dei trapianti afferma che, nonostante le numerose lesioni sarebbe possibile un intervento di resezione.
Questi afferma che i rischi post-operatori di possibili complicazioni sarebbero intorno al 50%. Afferma anche che la resezione dopo un trattamento di chemioembolizzazione non sarebbe facilmente realizzabile e quindi propende per l'operazione.
L'altra equipe (oncologi-chirurghi-radio interventista) afferma sia preferibile un pre-trattamento di chemioembolizzazione super-selettiva, con eventuale e successivo intervento chirurgico.
Vi chiedo dunque:
1 - i rischi connessi all'operazione di resezione immediata valgono gli eventuali benefici maggiori provenienti da questo tipo di intervento?
2 - la chemioembolizzazione porta a gravi scompensi sulla parte sana di fegato, dopo il trattamento?
3 - quali i pro e i contro della chemioembolizzazione?
4 - con quale tecnica secondo voi è maggiormente combattibile il tumore?
5 - quali sono i migliori centri in Italia per il trattamento di tale neoplasia?
Aggiungo che mio padre si è accorto tramite un controllo casuale della presenza di lesioni epatiche, poi rivelatesi non angiomi o cirrosi regresse, ma tumore.
Non ci sono stati sintomi di alcuna natura.
La sua condizione fisica è buona (ha appetito, è attivo fisicamente).
Ringrazio in anticipo gli specialisti che vorranno rispondermi.
Cordialmente,
[#1]
Gentile Utente,
definire tramite un sito di consulenza medica un delicato inquadramento clinico-chirurcico come quello da lei richiesto è inadeguato.
Per definire i criteri di operabilità (che sia chirurgica o mininvasiva) bisogna avere a disposizione tutta la storia del malato, la documentazione radiologica ed ematochimica. La visita, possibilmente in un centro ad impronta multidiscipllinare potrà poi indirizzare al meglio per l'una o per l'altra opzione.
In senso generale la chirurgia resettiva, per quanto impegnativa se effettuata in mani esperte assicura buoni risultati, ma anche in questo caso dipende poi dalla "biologia della malattia stessa" e la sua propensione all'essere o meno "aggressiva".
La chemioembolizzazione effettuata in modo selettivo può consentire "risparmio" di fegato sano, ma questo dipende dalla tecnica utilizzata e dalla anatomia vascolare del fegato, che è peculiare per ogniuno di noi.
Si affidi ad un centro polispecialistico di chiara fama, la indirizzeranno per il meglio.
Cordialità,
definire tramite un sito di consulenza medica un delicato inquadramento clinico-chirurcico come quello da lei richiesto è inadeguato.
Per definire i criteri di operabilità (che sia chirurgica o mininvasiva) bisogna avere a disposizione tutta la storia del malato, la documentazione radiologica ed ematochimica. La visita, possibilmente in un centro ad impronta multidiscipllinare potrà poi indirizzare al meglio per l'una o per l'altra opzione.
In senso generale la chirurgia resettiva, per quanto impegnativa se effettuata in mani esperte assicura buoni risultati, ma anche in questo caso dipende poi dalla "biologia della malattia stessa" e la sua propensione all'essere o meno "aggressiva".
La chemioembolizzazione effettuata in modo selettivo può consentire "risparmio" di fegato sano, ma questo dipende dalla tecnica utilizzata e dalla anatomia vascolare del fegato, che è peculiare per ogniuno di noi.
Si affidi ad un centro polispecialistico di chiara fama, la indirizzeranno per il meglio.
Cordialità,
Dr. Rodolfo Lanocita, Fondazione Istituto Nazionale Tumori - Milano
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.4k visite dal 07/06/2012.
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